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Intervista a Toti Scialoja (rispondi alle domande)

Comprensione scritta B1-B2

LA FUGA DALL’ITALIA - 1

In base al testo dell’intervista trascritto, scegliere la risposta giusta.

Intervistatore: [00:12:38] Ecco però, dopo quel lungo periodo, diciamo, della guerra - che forse solo chi non l'ha vissuto non può immaginare quanto era, dico con un po' di ironia e autoironia, distraente da altri pensieri - ecco, tu sei stato uno dei primi che, finita la guerra, a un certo punto hai fatto il bagaglio e ti sei andato subito oltreconfine e qui è la differenza, ripeto… quello che fin dal primo momento ti aveva differenziato, questa tua grande curiosità intellettuale, questa tua grande cultura, che in fondo… tu sei veramente un intellettuale nel senso più vero del termine. Hai sentito il bisogno di andare fuori. Perché, secondo te?

Toti Scialoja: [00:13:18] Sì, e beh, io intanto avevo un'avversione per il mio paese - e devo confessarlo purtroppo - perché il mio paese era fascista, era tutto completamente fascista, solo… fino… gli ultimi… proprio negli ultimi… gli ultimi due anni - quando la disfatta è apparsa come una cosa ormai inevitabile - c'è stato un cambiamento di rotta di certi intellettuali, di certi amici, ma insomma… cioè, tutta l'Italia era fascista completamente. E anche nei migliori, insomma, solo alcune eccezioni, ci sono… alcune pers… alcune sante eccezioni ci sono state, ma non bastavano, ecco, non bastavano, francamente. Quindi, io ho contratto un'avversione per il mio paese, volevo andare nei paesi civili, democratici, nei paesi dove c'era un altro tipo di… di esperienza sull'uomo, ecco, meno rozzi, ecco, meno sottosviluppati, com'era allora il fa… il… l'Italia fascista. Quindi avevo questa voglia di… di patrie come, diciamo… come la pittura era… è una patria per me, così era patria Parigi, in quanto la capitale del pensiero ottocentesco della borghesia a cui appartenevo; il pensiero borghese in senso alto, cioè laico, democratico, eccetera. E così New York - anche un'altra grande patria dell'anima per me era New York - che era città dove la gente viveva - io lo sentivo benissimo e poi l'ho percepito, poi ci ho vissuto e l'ho... e l'ho sperimentato - viveva senza il principio di autorità: è una cosa straordinaria, che a dirla… non… non basta dirla, ma va sentita. Lì si vive senza il principio di autorità, si vive con una fiducia in se stessi. Fiducia in se stessi, senza principio di autorità. Quindi c'è una libertà innata, proprio de… della struttura della coscienza - fin da quando nasce - che non è la nostra libertà conquistata, faticata, che ogni volta è una… una vetta che tu… a cui tu arrivi… continuamente contrastata - messa in dubbio - da forze che non accettano questa libertà dell'uomo; e tutta questa lotta continua, per cui sì, arrivi alla libertà, però con una gran fatica. Lì in America si nasce liberi e questo è come… come dico io, alle volte per scherzo: il vero ricco è quello che nasce ricco, non quello che si fa la ricchezza, perché quello che si fa la ricchezza, fa tanta… dura tanta fatica che poi questa ricchezza non se la gode veramente. Il vero ricco è chi nasce ricco e così direi - in un modo un po' crudele, un po' troppo crudele, forse - ma il vero libero è chi nasce libero.

Domanda a scelta singola

Toti Scialoja è andato via dall’Italia perché: