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Intervista a Sergio Giunti (rispondi alle domande)

Comprensione scritta B1-B2

L’ALLUVIONE A FIRENZE

Leggi il testo della trascrizione del frammento dell'intervista e scegli la risposta giusta.

Stefano Totoro: [00:12:39] Mi può raccontare che cosa è stata l'alluvione, anche da un punto di vista… a parte per l'azienda e per la casa di editrice?

Sergio Giunti: [00:12:48] Per Firenze? Per me?

Stefano Totoro: [00:12:48] Per lei e per Firenze.

Sergio Giunti: [00:12:51] Ma sa, l’alluvione è stata una cosa, prima di tutto incredibile che ci ha spavent… che lì per lì ha spaventato… Però uno spa… u… uno spavento-meraviglia perché quando si vede in una strada normale, dove hai passeggiato per tutta la tua vita fino a quel momento, che arrivano… tre metri d'acqua - dico tre metri d'acqua, perché in certe strade del centro sono stati più di tre metri, ma dove abitavo io avevo tre metri d'acqua - a questo punto ne può arrivare anche 10… non… Quindi è talmente… è talmente incredibile che siano arrivati tre metri d'acqua, ne possono arrivare… - primo. E quando, a un certo punto, all'imbrunire, quando… quando è notte si sente passare le lance dei pompieri che vanno lungo questa strada, veramente si pensa che il mondo si sia rovesciato eh… Non… non si capisce, è una cosa, non c'è nemmeno da aver paura, c'è veramente da rimanere stupiti. Ecco. Questo è uno, la prima cosa. La seconda cosa è - perché poi quest'acqua… ha buttato giù degli argini… lo abbiamo saputo … ovunque - nel giro di un'ora, dall'una alle due è andata via, tutta, lasciando asciutto, asciutto insomma… bagnato ma insomma… e allora...

Stefano Totoro: [00:14:21] Il tutto quanto è durato…?

Sergio Giunti: [00:14:24] Il tutto è cominciato la mattina alle 10. Noi stavamo - nonostante fosse un giorno di festa, il 4 novembre - noi stavamo stampando allo stabilimento perché eravamo in ritardo. Tutto è li… tutto è… tutto è relativo. Ci sembrava di essere in ritardo per le strenne, eh… Ci sembrava di essere in ritardo per le strenne. E sicché le macchine andavano. L'acqua è arrivata - lì per lì c'era un po' d'acqua per la strada - però, dice: “Sì, d’accordo, è straripato l'Arno”, se ne parlava sempre come di qualcosa di incredibile, va bene? E… Come qualcosa di incredibile appunto. Comunque, a un certo punto - dato che aprirono la diga perché avevan paura che la diga si rompesse e allora l’hanno aperta – è arrivato, d'improvviso, un metro e mezzo d'acqua,eh… d’improvviso un metro e mezzo d’acqua. Poi ha continuato a crescere ma inizialmente sarà stato un metro e mezzo. E per cui… ma così repentino che le nostre macchine son rimaste attaccate, è saltata l'elettricità, quando è tornata l'elettricità, continuava a fare cortocircuito perché le macchine erano ancora attaccate. Capito? Mi spiego? Va beh, tanto per dire la velocità e l'incredibile della cosa. … Questo. E sicché la mattina a… alle… 4 ero a casa di mio padre perché eravamo andati lì… ci eravamo messi insieme… non messi insieme, ma insomma… eravamo andati lì per questa evenienza. Siamo usciti per vedere che cosa era successo in casa editrice. Per cui io, per la strada, ho visto delle cose - uscendo di casa, da casa mia - ho visto delle cose incredibili. Ho visto per esempio quattro automobili una sopra l'altra, io come sia possibile non lo so, però ho visto quattro automobili una sopra l'altra. Ho visto due automobili dentro un negozietto - io non so come hanno fatto a entrare - però in questo negozietto c'erano due automobili dentro. Questo per dire… tutti i tombini scoperchiati, per cui era pericolosissimo girare al buio… avevamo una lampadina perché sennò non potevamo... sennò si rischiava di precipitare da qualche parte. Questo - anche questo -di nuovo incredulità… Sì, c'era anche un fondo di preoccupazione. Arrivammo in casa editrice e vedremo tutto distrutto, tutto... c’era un fondo di preoccupazione, però non so, è strano, ma, c'era una specie di… euforia – io credo che è come quando i ragazzi si mettono d'impegno a fare, che ti devo dire… che so…

Domanda a scelta singola

Nel parlare dell’alluvione a Firenze, Sergio Giunti parla di “spavento-meraviglia”. Perché?