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Intervista a Mario Luzi (rispondi alle domande)

Comprensione scritta B1-B2

LA LETTURA DI "IN DUE"

Leggi il testo della trascrizione del frammento dell'intervista e ordina correttamente le frasi.

Intervistatrice: [02:00:25:47] Forse voleva leggere una poesia… Nel magma? Che potrebbe essere…

Mario Luzi: [02:00:25:56] Sì, che denota be… abbastanza, forse, nettamente questa… questo passaggio, che effettivamente c'è stato, ehm… ecco… sì, ecco… da una posizione più… solitaria, vorrei dire, e contemplativa, a una posizione, che non è, forse, priva di solitudine, ma è la solitudine nel… in mezzo al numero, in mezzo alla moltitudine, è, quindi, una discesa nell'opera, nel farsi, nel… l'avverarsi, ecco, del… del mondo, nella verità che si avvera, appunto, proprio, ecco, divenendo. Sì, dal Magma posso leggere questa poesia, che si intitola In Due. È una poesia caratteristica di questa raccolta, in cui oltre al dialogo, c'è anche, come dire, il dialogo mancato, ecco, che è anche più drammatico, naturalmente… il dialogo impossibile, che comunque, ecco, scende nella dialettica, eh, degli uomini e delle cose.

In Due

«Aiutami» e si copre con le mani il viso
tirato, roso da una gelosia senile,
che non muove a pietà come vorrebbe ma a sgomento e a orrore.
«Solo tu puoi farlo» insistono di là da quello schermo
le sue labbra dure
e secche, compresse dalle palme, farfugliando.
Non trovo risposta, la guardo
offeso dalla mia freddezza vibrare a tratti
dai gomiti puntati sui ginocchi alla nuca scialba.
«L’amore snaturato, l’amore infedele al suo principio»
rifletto, e aduno le potenze della mente
in un punto solo tra desiderio e ricordo
e penso non a lei
ma al viaggio con lei tra cielo e terra
per una strada d’altipiano che taglia
la coltre d’erba brucata da pochi armenti.
«Vedi, non trovi in fondo a te una parola»
gemono quelle labbra tormentose
schiacciate contro i denti, mentre taccio
e cerco sopra la sua testa la centina di fuoco dei monti.
Lei aspetta e intanto non sfugge alle sue antenne
quanto le sia lontano in questo momento
che m’apre le sue piaghe e io la desidero e la penso
com’era in altri tempi, in altri versanti.
«Perché difendere un amore distorto dal suo fine,
quando non è più crescita
né moltiplicazione gioiosa d’ogni bene,
ma limite possessivo e basta?» vorrei chiedere
ma non a lei che ora dietro le sue mani piange scossa da
un brivido,
a me che forse indulgo alla menzogna per viltà o per
comodo.
«Anche questo è amore, quando avrai imparato a ravvisarlo
in questa specie dimessa,
in questo aspetto avvilito» mi rispondono, e un poco ne ho paura
e un po’ vergogna, quelle mani ossute
e tese da cui scende qualche lacrima tra dito e dito
spicciando.

Attività di riordino

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