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Maria Luisa Spaziani: [04:00:39:12]
Rito di novilunio
Lo so che il suo racimolo l'ulivo
oggi mi porge a mia salvezza. Sento
salire dalla terra un gregoriano
intessuto di vento, e non si espanse
in ritmi e pause mai sotto il mio cielo
più viva musica, più vera e segreta.
Ancora ieri questa irsuta landa
- isola dentro l'isola - stringevano
invisibili mura. Più chiostrata
ero di Chiara, di Teresa d'Avila,
Gertrude e Caterina. Urlava il mare
su dalle gole profonde dei pozzi.
Mi porge il suo racimolo a salvezza
quell'ulivo dell'Arca. Sorgeranno
borghi a Levante. O suoneranno trombe,
trascinando con tonfi di vetrata
le opache mura. Schiodo la tua effige,
la brucio in voto per la luna nera.
La tua triplice effige di baccante,
di santa e di sparviera.
Maria Luisa Spaziani: [04:00:40:20] Una poesia che io considero politica e… e la ragione per cui io la consideri politica mi pare abbastanza evidente.
I burattini
Non date incauti il potere a quella rozza
mano che strazia per suonarle le corde dell'arpa
e goffa torce gli steli a mannelli fra gemiti
a risucchi di lingue di vacca. Se sacro è il pipistrello,
guai a quei jolly che si proclamano angeli
urlando in imbuti da fiera
e si lanciano dalle gronde e annaspano
nell'aria macilenti straccetti di membrane.
Con bacchetta infallibile trasformano i mucchi di guano,
il tuo limo, il tuo seme, i maggenghi della Terra Promessa,
fuggili più del fulmine, del ladro,
più della siccità, più della lebbra.
Peggio che morti sono, burattini di piombo
che mimano la vita,
vampiri che ti succhiano la musica
sciolta azzurra nel sangue.
