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Giugiaro, Giorgetto - 2006 - Moncalieri

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Trascrizione

Stefano Totoro: 1:00:00:00 Moncalieri, 29 giugno 2006, ore 11, sono Stefano Totoro. Mi trovo a Moncalieri, presso gli uffici della Italdesign, per realizzare un'intervista al presidente Giorgetto Giugiaro, nell'ambito del progetto Voci del Novecento, l'Italia dell'economia, dell'impresa e del lavoro. Progetto avviato in collaborazione con la Discoteca di Stato, Museo dell'Audiovisivo di Roma. Presidente Giugiaro, le sue dichiarazioni saranno parte integrante dell'archivio della Discoteca di Stato, Museo dell'Audiovisivo, sezione storia orale, ove vengono raccolte le fonti orali, per lo studio della storia contemporanea. Qual è stato il punto di partenza della sua attività?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:00:37 Ma, a parte quelle che sono le proprie disposizioni naturali, perché da bambino uno vede i propri genitori, cosa fanno, i nonni... E quindi, io ho vissuto in un ambiente dove era importante la pittura, le decorazioni, vedevo mio nonno disegnare, vedevo come lui affrontava questo tipo di lavoro. Però, poi uno studia, arriva un momento in cui deve scegliere, cosa fare. Però, vorrei fare il pittore, e quali sono le scuole. E allora, si inizia una scelta che è di indirizzo artistico. Però, dato che mio padre, voleva che io utilizzassi tutte le discipline del disegno. Perché, se il disegno decorativo, disegno figurativo, eccetera, però c'è il disegno tecnico. Quando mi parlò, da ragazzino, di questo tipo di disegno disciplinato, per me era un qualcosa di restrittivo, di impegnativo, non era la libertà in senso assoluto, pur avendo degli esempi di quello che la pittura italiana, quella della decorazione. Mentre, invece la disciplina di disegno tecnico, è la matematica, è la realtà che si vive tutti i giorni, come è fatto un tavolo, come è fatto una sedia, come lo disegni, come è fatto un oggetto, ha tre dimensioni, non due. Allora, tutti quei trucchi, quell'abilità, del vedere la pittura, e poi vedere quella effetto tridimensionale, nel disegno tecnico, è veramente a tre dimensioni. Per cui, io ho iniziato un corso addirittura serale per affrontare, così, un possibile mondo della creatività secondo questo tipo di disciplina.

Stefano Totoro: 1:00:02:43 A che età ha iniziato a fare questo lavoro?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:02:45 Dunque, io frequentavo ancora le medie, e andai di sera, a un corso speciale di disegno tecnico. Proprio per aggiungere, e capire qualcosa. E addirittura, mio padre venne a scuola, dopo il lavoro, per evitare che io tagliassi la scuola. Quindi, si quasi sacrificò nelle poche ore libere, pur di seguire e avere la capacità di affrontare un tema più ostico rispetto a quello che era naturale. Cioè, uno trascurava tutte le lingue, la letteratura, pur avendo zii, che erano tutti insegnanti. Allora, fatto questo tipo di corso, nell'affrontare poi, nell'età più avanzata, di fare un liceo artistico, io di sera frequentavo anche i disegni tecnici. Non ho mai abbandonato, questa doppia disciplina, che era in contrasto per i professori del mattino, rispetto a quelli che erano di sera, mi diceva "tu così ti rovini la mano" eccetera. Però mi diede l'opportunità di venire a contatto con Giacosa, l'ingegnere Giacosa, della Fiat, che a fine anno vide i nostri bozzetti, e io misi in caricatura, le vetture, e fu informato anche della mia preparazione tecnica, che lo sorprese un po'. E mi chiese di fare un'esperienza alla Fiat, anche per poter vedere una possibilità di lavoro.

Stefano Totoro: 1:00:04:27 Quando avvenne l'incontro?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:04:27 L'incontro avvenne a Torino, nel 1955, diciamo il mese di giugno, più o meno, quando si chiudono le scuole. Io frequentavo un corso serale, e ebbi questa opportunità. Scelse dei disegni che gli piacevano, erano i miei, e fui presentato. Ebbi l'opportunità di fare questo primo inserimento, in una grande industria. Quindi, il temperamento più artistico, ma però con conoscenze o discipline, che sono caratteristiche di chi fa il perito, di chi ha un allenamento ad affrontare temi tecnici. Allora, sono entrato in Fiat come un ragazzo che vede per la prima volta una fabbrica, e che mette in atto quella doppia esperienza, quella della creatività, rappresentazione, figurini illustrazioni, a quello che è la conoscenza tecnica, di questa, di questo mondo. Per cui, vidi i disegni tecnici, come vengono preparati, tutto l'aspetto che coinvolge poi, un progetto di un'auto. E dopo tre anni di inserimento mi resi conto che potevo scegliere un possibile futuro, alternativo a quello ambito da me e dalla mia famiglia, di scegliere quello puramente artistico.

Stefano Totoro: 1:00:06:06 E quindi ha visto la parte pratica del suo lavoro, molto dopo quella teorica. Qual è stato il primo impatto con quel mondo?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:06:14 Per me... Cioè, era un altro mondo, cioè un mondo che vive di edonismo a due dimensioni, no? La pittura e la decorazione, no la scultura. Entrai in un mondo dove si produce, cioè la realtà vera, quella della fatica dell'uomo, vista in un altro indirizzo, nelle discipline ferree, che sono quelle dell'economia. Io non conoscevo qual erano i problemi economici, quanto costa, hai fatto tante ore, di persone che vengono pagate, che l'organizzazione incide. Quindi, ho iniziato a capire il mondo così diverso, così moderno, rispetto a quello più tradizionale, per quello che era l'ambizione della famiglia.

Stefano Totoro: 1:00:07:08 Tutto questo, nell'epoca del miracolo economico italiano.

Giorgetto Giugiaro: 1:00:07:11 Sì, perché era il momento in cui, l'auto entrava prepotentemente nelle ambizioni degli uomini e degli impiegati, della stragrande maggioranza. Perché, io sono entrato nella fabbrica, chiamiamola fabbrica, nel 1955, settembre '55. Quindi, era proprio l'inizio di un oggetto, di un mezzo, che era l'ambizione per muoversi, per presentarsi, per dire quanto ho come disponibilità finanziaria. Perché, nel piccolo, avere l'auto nel 55, era già un aspetto importante.

Stefano Totoro: 1:00:08:06 [...]il fondatore di Quattroruote la definì una rivoluzione ...

Giorgetto Giugiaro: 1:00:08:06 E così poi, dall'auto, tutti gli altri oggetti, dalla lavatrice, al frigo, alla radio, alla la televisione. E quindi, vidi come scelta, che forse poteva essere buona. Perché non c'erano scuole di design, scuole di progetto, di automobile. E allora feci tesoro di questa esperienza artistica, con quella tecnica. Però mi resi conto che in una grande fabbrica, sei giovane. Prima di poter vedere un tuo lavoro, una tua immagine di forma, anche non completa, realizzata, sarebbe passato molto tempo. Quindi, l'abilità e la conoscenza è un conto. Però veder realizzato quel che immagino, che disegni la vedevo molto lunga. Quindi, ero in una fase, in cui dovevo rivedere un po' quali erano le ambizioni, o i desideri. E quindi, dovevo fare il militare, ero vicino alla leva, e quindi avevo poco tempo per fare una scelta definitiva. In quell'occasione ho conosciuto Bertone, che aveva bisogno di un disegnatore, per creare le vetture che loro sia, per fabbricarne una per un cliente, o fare una piccola serie. Era andato via il suo, il suo responsabile. Io presentai dei disegni, più che altro per avere un'alternativa, di disponibilità di denaro, per comprarmi, ad esempio, gli sci o qualsiasi altra cosa, quindi di farlo fuori dell'orario. Quindi, gli presentai questi disegni, e mi dette dei temi precisi, e mi fece una proposta, dico "quanto guadagni, tu verresti da me?" Ma, io dico "ma io guadagno tanto", ma io ti dò di di più. Però, io devo fare il militare. Ma no, se vieni, magari troviamo il sistema di non interrompere questa tua attività. Eh sì, perché tutti cercavano di evitare il militare, a quell'epoca. E allora, pur avendo fatto presente che avevo questo obbligo, lui mi disse: "ma no riusciremo a trovare la soluzione che tu inizi a lavorare e poi troveremo...". E invece ha dovuto...

Stefano Totoro: 1:00:10:37 Quanto guadagnava prima in Fiat, e quanto poi da Bertone?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:10:41 Io mi ricordo perfettamente, che guadagnavo 80 mila lire, e me ne diede 120, quindi, era un salto importante. Però, mi resi conto che non erano compresi gli straordinari. Perché, entrato in una piccola realtà industriale, come una carrozzeria. Poi, le ore non contano, fai il sabato di sera, di domenica. Alla fine ti tiri giù, io non sono un ragioniere, però mi sono reso conto a occhio che aveva fatto l'affare lui, perché avevo sottoscritto, perché di ore ne avevo spese più... Speravo che non arrivasse la cartolina, mi arriva la cartolina.. e dissi, ma, "devo andare al militare, Lei, mi aveva ha promesso che non l'avrebbe fatto. No no, sono riuscito a mandarti negli alpini, a Bra, vicino a Torino. Affittiamo una camera quando esci dal servizio, puoi lavorare in questa, diciamo camera affittata. Arrivò il tecnigrafo, feci quello che normalmente facevo, facevo alla carrozzeria, però con un sacrificio notevole, perché dovevo rientrare alle 10, come tutti i militari.

Stefano Totoro: 1:00:11:54 Quindi, durante il militare lavorava ancora? s

Giorgetto Giugiaro: 1:00:11:58 Sì, io ero pagato, come fossi...perché svolgevo il mio lavoro, in modo molto più sacrificato, ma quello che era importante, riuscivo a farlo.

Stefano Totoro: 1:00:12:09 Quindi, straordinari anche durante il militare,

Giorgetto Giugiaro: 1:00:12:12 Sono riuscito, ad avere anche dei, degli ottimi permessi per tante ragioni, poi invece, facevo, svolgevo il mio lavoro.

Stefano Totoro: 1:00:12:23 Quindi, è stato un po' raccomandato, diciamo per andare negli alpini.

Giorgetto Giugiaro: 1:00:12:27 Sì, esatto. Io ero destinato in aeronautica, per via che nella selezione avevo fatto dei disegni di aerei, o di sezione di ali, la portanza, tutto quello che è un aspetto un po' tecnico, mi piaceva. E allora, avevo questa ambizione di fare il militare, ma poter essere scelto. E invece cambiò, riuscì a cambiare la mia destinazione, per essere vicino a Torino, e quindi svolsi il mio lavoro di progettista, con la scusa di fare del lavoro di fureria. Avevo delle facilitazioni, perché io avevo utilizzato, la mia velocità nel fare ritratti. E fece ritratti, al colonnello, alla madre del colonnello, ai vari tenenti, marescialli. E quello, mi dava l'opportunità di avere più ore a disposizione per abbellire delle sale della mensa con delle figurine di militari dell'epoca, allora facevo rapidamente qualche disegno, per il resto me lo passavo a sviluppare.

Stefano Totoro: 1:00:13:43 Quindi poche marce.

Giorgetto Giugiaro: 1:00:13:46 Poche marce, che ho avuto anche dei problemi. Perché, quando andai a fare il lancio della bomba a mano, non feci l'istruzione. Per cui, mi trovai intruppato con tutti gli altri, vicino alla cassa delle bombe a mano, che dovevo poi lanciarle, presi la bomba a mano, tolsi subito la sicura, vicino alle altre bombe, e tutti scapparono, e io rimasi come un ebete, con la bomba a mano già sganciata, dovevo fare ancora dieci passi per lanciarla. Per cui, si immagini, ero proprio un imbranato terribile, perché avevo utilizzato molto del tempo per l'istruzione, a fare cose artistiche-tecniche diciamo.

Stefano Totoro: 1:00:14:31 Facciamo un attimo un passo indietro, lei ha parlato di sua nonno e di suo padre. Che lavoro faceva suo padre?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:14:35 Allora, mio padre.. Lui faceva il decoratore, e faceva anche il pittore. Nel senso, viveva della pittura, faceva delle decorazioni di restauro, di chiese, di palazzi di una certa epoca. E dopo la guerra, questo tipo di disciplina, andava via via sparendo. Perché dopo la guerra, tutto quello che era la decorazione costava. Aveva pochi clienti, per decorare una sala da pranzo, o un androne, o una chiesa restaurata, o via di questo passo. Per cui, mio padre viveva di questo tipo di lavoro. Mio nonno, il quale mi mise già in età, proprio da bambino, a bucare i disegni che vengono trasferiti sul muro, cioè, come facevano i pittori del Cinquecento, quindi non è cambiato nulla. Cioè, queste decorazioni che faceva delle volute, dei fregi, e io che gli rompevo le scatole. E allora, lui mi dette, la prima volta, me lo ricordo, un cuscino e metteva il disegno che aveva fatto e mi diceva, "Adesso tu lo buchi, cercando di stare sulla linea". Questo è il mio primo lavoro, proprio fatto così. Poi questi buchi vicini, quando lei deve fare l'affresco, perché mio nonno mi ha insegnato, e io ho imparato l'affresco. Quindi, sì la figura, la decorazione, viene con un tampone di nero, si trasferisce lungo tutti quei puntini, che si vedono ancora adesso in certe decorazioni. Quindi, io mi ricordo che il mio primo lavoro, il contatto, con quello che era il disegno. Perché da bambino e già, è già tanto stare sulla linea. Cioè, quindi la mia prima disciplina era di stare sulla linea tracciata da mio nonno.

Stefano Totoro: 1:00:16:49 Quanti anni aveva?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:16:49 Avrò avuto quattro anni. Sa, quando si è bambini e si va dai nonni, finisci di dar fastidio, e lui per darmi qualcosa, e farmi star buono. "Toh, divertiti a bucherellare". Questi, sono i primissimi ricordi, sono ricordi importanti. Poi, l'odore del colore, la calce, la polvere, la mescola. Tutto quello che, è parte di un qualcosa che sta scomparendo. Perché, non c'è un'attività molto intensa, di decorazione in questo senso.

Stefano Totoro: 1:00:17:34 Questo, nel periodo della seconda guerra mondiale?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:17:37 Sì, perché io, sono nato nel 38. Quindi, io mi ricordo i tedeschi, cioè l'invasione... Però, mio nonno, aveva già una certa età, quindi poteva svolgere questo lavoro, mentre mio padre fuggiva. Essendo partigiano, faceva quel che ha fatto... Però lui era nei pompieri, mio padre, durante la guerra. Per cui, era spesso in Toscana, a Livorno, in una sede, dove poi è stata bombardata, quindi ha vissuto come tutti. Però, io ho questi ricordi da bambino, di questa carta che lui disegnava, e io mi divertivo a bucherellare.

Stefano Totoro: 1:00:18:22 E sua madre?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:18:23 Mia madre era sarta. Quindi, vedere come si riesce a utilizzare i cappotti risvoltati, perché, durante la guerra si usava fare così. Oppure i vestiti anche, anche così utilizzati o fare le gonne, o fare l'abito. Quindi, vedere l'abilità di prendere un foglio, tracciare col gesso il taglio, e poi comporlo. E quindi, è stato anche interessante, come avviene ad esempio nel fare le carrozzerie. Quando ho visto fare a mano, si fa il taglio della lamiera, poi poco alla volta si bomba, si da quella forma, con un modello, che poi viene messo per controllare, se la bomba è giusta, se il pezzo.... Quindi, io ho avuto questa visione del disegno, della pittura, di tutto quello che è, nel mondo artistico. e invece da parte di mia mamma, questo mondo di taglia e cuci. Il mio primo vestito da uomo, l'ha fatto mia madre, quindi andare alla ricerca di un tessuto, come la cucitura, quindi anche per fare i sedili di un'auto. Io mi occupo col sellaio, ed è un piacere vedere l'abilità di questi professionisti, che fanno queste, questi interni con molta perizia. E quindi, mi è servito anche in questo senso.

Stefano Totoro: 1:00:19:57 Si può dire che lei ha preso la parte razionale del disegno da sua madre, e la vena artistica da suo padre?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:20:03 Sì sì, direi di sì. Perché noi siamo fatti di aspetti razionali, e poi anche irrazionali, e allora dobbiamo sempre giocare in questi due sensi, no. Essere abbastanza utopistici, per poi, far qualcosa più avanti, di quello che la pura razionalità. La pura razionalità, senza dell'utopismo, non credo che vada avanti molto nell'evoluzione, perché bisogna sperimentare. Quindi, parte anche da un'illusione. Fai un cristallo inclinato, ti dicono non riesce a vedere, oppure ha una doppia bombatura, non si fanno, poi si arriva a farli. Oggi, siamo in un'epoca dove l'esperienza di come si fa una lamiera, la struttura, la bombatura e poi la plastica... C'è tutto una disciplina, che è il progresso della tecnologia. Però, lo stimolo è sempre un po utopistico, no? Questi, studi avanzati, che le fabbriche non sono ancora in grado di poter razionalizzare, perché c'è un problema economico. Fare un vetro bombato costa, farlo dritto costa di meno, farlo cilindrico è un costo, farlo conico ne ha un altro, se ha una doppia bombatura. E quindi, sono passato attraverso tutto questo aspetto tecnico - economico, e mi rendo conto, che bisogna avere anche un po' di illusione. Cioè, conoscere la realtà, è fondamentale per fare un buon lavoro. Però, ogni tanto, esci fuori, con la speranza che qualcuno, colga questa idea e la renda possibile. Perché poi, è il momento più bello, perché i prototipi show care, non c'è problema, si fa tutto. Però, quando entra nel fare un oggetto, un mezzo come l'auto, non so, un frigo, una macchina da foto, deve diventare di grande produzione, allora capisce, che la disciplina economica è alla base, deve costare X, e come fare per farlo costare X? E' tutto un processo, che devi conoscere, o se non conosci proprio completamente, insieme agli specialisti ti rendi conto che uno stampo è fatto di 5 o 6 operazioni. Allora, vuol dire 5 momenti di utilizzo di un pezzo, e costa. Se fai, uno stampo di un pezzo che è solo due operazioni, se fai una saldatura in un certo modo, o lo scompone in quest'altro, ha un X di... Quindi, ho imparato quella che è l'economia del prodotto.

Stefano Totoro: 1:00:23:14 L'economia del prodotto è un freno, o uno stimolo alla creatività?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:23:19 Alla creatività, è un freno, perché ti rendi conto che non puoi fare tutto quel che ti pare. Allora ti serve per progredire, con questo indirizzo un po' utopistico, un po'. Perché, il treno non propone nulla di nuovo. Ti serve conoscerlo, perché non ti illudi più di tanto, se non posso andare sulla cima rimango a tre quarti. Ecco, questo. Però, è un vantaggio, di conoscenze, di tutto il percorso. Perché, riesci a proporre anche delle soluzioni tecniche. Cioè, nella scomposizione di un auto, ci sono degli aspetti architettonici, che nella struttura scelta, possono diventare delle nuovi soluzioni tecniche. Nessuno se ne accorge di quello, perché, sono solo gli addetti ai lavori. Chi, è al di fuori vede, apprezza, si rende conto, come chi sente una musica, non è che si preoccupa se fatta con 5 bemolle oppure re, oppure... Voglio dire, la quantità delle note come son predisposte, li sente, sente l'armonia. Piaccia o non piaccia, però è un qualcosa che non lo costringe a vedere il perché di questo. L'auto, in tanti suoi aspetti è uguale. Perché, noi vediamo,- ma non sappiamo come, è venuto fuori questo tipo di piacere, o di armonia della forma. Io, e chi fa questo mestiere lo conosce, come uno che compone la musica. Cioè, una curva nello spazio, la si può scegliere come una disciplina di proiezione, cioè, se lei fa un'ipotesi, tanto per fare un esempio. Una curva così, che stringe qui, e poi qui la fa dritta, ha un effetto. Ma, se lei fa, così e così, questa linea le dà un'altra armonia, dato che il volume, è fatto di un insieme di linee, e la composizione di queste note. Io avevo mio nonno, e mio padre che conoscevo bene la musica, e suonavano tre o quattro strumenti. Io neanche uno, perché sono stato costretto a questa disciplina qui. Allora la scelta di questo tipo di note, vanno bene per quelli che compongono, noi sentiamo la musica. L'auto, l'auto, è un oggetto, diciamo così di grande utilizzo, di necessità. Non vogliamo, a tutti i costi vederne l'arte che può esserci, o più di tanto, come può essere uno spartito di musica. Però fa parte della dell'attività dell'uomo che vuole creare delle forme, vuole dare degli effetti, pur limitati, perché poi, non è che andiamo davanti alla statua di Michelangelo, e stiamo lì un'ora e guardiamo la macchina, è un po' diverso, no?

Stefano Totoro: 1:00:27:11 Lei comunque ha una passione dell'arte?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:27:11 Sì, io faccio questo mestiere, questo tipo di professione. Ma a casa mia ci sono solo dei quadri e non c'è neanche una foto di un'auto. Quindi, io posso dire che faccio le auto per comprare i quadri. Visto che non ho potuto fare di mestiere questo, quindi...

Stefano Totoro: 1:00:27:35 Dunque, torniamo ancora indietro, lei ha fatto il militare, quanto tempo è durato il periodo di leva?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:27:39 Se guardiamo il tempo vero, avrò fatto tre mesi, voglio dire.. Quello, quattro mesi, anziché i 15... tra permessi...

Stefano Totoro: 1:00:27:49 [...]tra permessi, poi ...

Giorgetto Giugiaro: 1:00:27:53 Cioè, io posso dire di aver avuto molte casualità fortunate. Perché quando io sono arrivato ad esempio, alla caserma di Bra, io andai a prendere la divisa...ti danno, ti buttano in mano un sacco di roba. Mentre mi stavo avvicinando alla zona del come si può dire? Non mi viene in mente la parola dove alloggiano i militari, attraversavo un cortile, e sulla sinistra c'era un piccolo stabile che era la fureria. Vidi un signore che si affacciò sulla fureria e disse "Chi di voi sa disegnare?" Io alzai subito le mani, lasciando andar per terra la divisa, pur di prendere quell'occasione. Quindi, ebbi il privilegio di entrare in fureria. E quindi, con le necessità di farle cartine, di fare i percorsi, i permessi. E quindi, è lì che vidi una fotografia e feci un ritratto, perché avevo fatto questo tipo di esperienza, mi veniva bene, perché mi piaceva fare i ritratti, e il maresciallo mi disse "Ma sai fare ritratti?" dico sì. Beh, Io ho mia mamma, mia nonna, ho qui e là. Ecco, ho potuto avere, un privilegio di fare delle... in alcune ore, questo tipo di esperienza, che mi permise però di essere in una camera isolata, che facevo i disegni di auto, facevo gli schizzi rapidi dei ritratti, e quindi passai parecchi giorni in questo modo. Oltre poi, ad uscire poi, e andare all'albergo Lo Spigolo di Bra...

Stefano Totoro: 1:00:29:58 Quindi, il militare, in realtà è stato un investimento di Bertone?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:30:02 Diciamo lui sì, come si dice, si diede da fare per far sì che io potessi essere disponibile, per andare a vedere quello che si faceva i modelli in officina, seguire il progetto. Poter fare, tutto quello, che si può fare quando uno ha a disposizione delle giornate. Poi, dopo il Car venni a Torino. Quindi, nelle mezze giornate di libertà, il colonnello mi fece fare delle esperienze, diciamo così utili alla caserma, ma in compenso, mi dava anche qualche ora, o delle mezze giornate, quindi feci un militare... Poi, andai anche all'ospedale, per tanti motivi. Trovai tutte le scuse, per non perdere il contatto con il mondo che avevo appena affrontato. Per cui, importanti casualità, occasioni, e la paura di non trovarmi poi, un altro sopra di me, quando sarei rientrato. Quindi, è stato presidiato con economicità per Bertone, con molto, molta esperienza del sottoscritto.

Stefano Totoro: 1:00:31:30 E quanto tempo ci ha lavorato?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:31:30 Io sono entrato nel '55 in Fiat, settembre '55, e andai via nel '59, ottobre del '59. Poi il militare era a marzo del '60 fino ad agosto del 61. Ma, questo intermezzo, è stato, poi di pochi mesi, anche se poi ho fatto, i campi estivi li ho fatti tutti e due. Però, mi trovavo con dei pannelli da disegnare sotto i pini, perché, dovevo decorare la mensa ufficiale. Quindi, ebbi dei privilegi dovuta a questa predisposizione alla pittura e al disegno.

Stefano Totoro: 1:00:32:21 Quindi '55 - '59 in Fiat, '60 - '61 al militare.

Giorgetto Giugiaro: 1:00:32:26 Però, ero già, ero già, ancora ero impiegato, cioè era stipendio ancora della Carrozzeria Bertone, per cui, non persi nulla di quello che era l'esperienza. E poi andai via nel 1965, e andai con mio direttore alla Ghia.

Stefano Totoro: 1:00:32:54 Quindi, è stato dal 61...

Giorgetto Giugiaro: 1:00:32:54 Dal 1961 al 1965

Stefano Totoro: 1:00:32:54 Con Bertone?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:32:54 Con Bertone, sì.

Stefano Totoro: 1:00:32:54 E poi, è andato alla Ghia, lì sentiva già un desiderio di autonomia professionale?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:33:00 No, proprio, mi resi conto, con queste due esperienze, fatte prima da Bertone, poi alla Ghia, che, il mio lavoro potevo svolgerlo anche senza essere un dipendente, in quanto mi si dava quella responsabilità che è tipica di chi riesce a fare le cose in modo autonomo. Allora rischiai, nel senso di avere un posto fisso, ero dirigente, quindi ben pagato, a fare prima il consulente per un anno, e poi di iniziare l'attività.

Stefano Totoro: 1:00:33:37 Il posto fisso dove era?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:33:37 Alla Ghia come dirigente, prima da Bertone, e poi alla Ghia.

Stefano Totoro: 1:00:33:40 Come mai da Bertone, poi è passato alla Ghia?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:33:44 Ma, è stato dovuto a questo. Il lavoro che svolgevo, mi rendevo conto che avevo un certo valore, avevo... Mi ero sposato, quindi avevo già avuto un bambino, per cui aumentavano anche i desideri, di una maggior disponibilità di risorse. Quindi, l'offerta di essere direttore alla Ghia, fu perché non ottenni in modo... Chiamiamolo, era più l'orgoglio che non poi il denaro in più che mi davano. Era, il fatto di passare di dirigente, che dava una qualifica importante, e quindi dava un certo prestigio, di quello che... E Allora Bertone mi poteva dare i soldi, ma non la qualifica. Allora, è stato un po' questo tipo di... Poi, quello di dimostrare di poter svolgere un lavoro, anche senza la persona che in effetti ha diciamo così titoli, per dire è fatto da Bertone, è fatta da Giugiaro. Anche se vai alla Ghia, è fatta dalla Ghia, non è fatta da Giugiaro. Però, non esiste più Ghia come persona, sei tu, e c'è un amministratore delegato. E poi, conscio di questo tipo di esperienza, quella di avere amicizie particolare, quindi Mantovani, che è il mio socio attuale, che, è stato con me il fondatore dell' Italdesign. E'un tecnico Fiat, conosciuto quando io ero alla Fiat, conosciuto quando ero da Bertone, perché si mise un ufficio di sviluppo che sviluppava le carrozzerie, che venivano disegnate da me, alla Bertone. E decidemmo di fare una piccola società, non di produzione, ma di ingegnerizzazione dell'auto. Quindi a supporto di chi aveva necessità di questo tipo di lavoro, ...con l'ingegner Mantovani.

Stefano Totoro: 1:00:36:05 Quindi era ingegnere?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:36:05 Non era ingegnere, è diventato poi honoris causa. Quindi, un tecnico bravissimo. Aveva già un un'indipendenza, e decidemmo di fare il l'Italdesign.

Stefano Totoro: 1:00:36:21 Subito dopo Ghia?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:36:22 Sì, subito dopo Ghia, Anzi...

Stefano Totoro: 1:00:36:23 Nel...?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:36:25 1967. Io, dal 1966 al 1967, ho fatto il consulente fino al 1967. Però, ero già libero di poter iniziare un'attività, che è nata nel 1967, come inizio, poi la vera società è nata nel 1968. Quindi una...

Stefano Totoro: 1:00:36:51 Lei si è dedicato soprattutto all'auto, ma non soltanto all'auto?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:36:54 Diciamo che io ho voluto ampliare il mondo della creatività, oltre all'auto. Perché quando si è in diversi, si inizia con due persone, tre persone, per quanto riguarda la creatività. Invece, per avere un ruolo, non c'è un numero di persone abbastanza importante. Allora, nelle attesa tra un progetto e l'altro, accettai qualsiasi tipo di oggetto da disegnare. Quindi siamo partiti dalle biro, a una bottiglia, un frigo, a una macchina foto, a una lavatrice.. Diversi sono gli oggetti, a un telefono fisso, ai treni, alle macchine da foto prestigiosa, agli orologi. Quindi ho voluto creare questo tipo di settore. Perché, la disciplina di disegnare un orologio e disegnare un'auto è uguale. E' chiaro, che l'auto ha un'importanza maggiore di un orologio. Quindi, le ore spese nella ricerca di un'auto, non sono paragonabili a quella di disegnare questa bottiglia che abbiamo fatto noi alla San Bernardo. Allora, Si è creato un team specializzato, che sviluppa tutto quello che non è automobili. Io, sono più legato all'auto perché ne conosco di più, per cui, io sono più direttore d'orchestra. Per il resto, sono suonatore più per l'auto. L'auto, è la parte più importante, come fatturato, e quindi abbiamo voluto fare, ho voluto...Adesso, abbiamo anche architettura. Per cui ci sono degli architetti, ci sono delle ragazze, degli architetti giovani, e quindi sviluppiamo in questo contesto l'arredo urbano. Costruzione vera e propria. Un settore che ha questo tipo di indirizzo.

Stefano Totoro: 1:00:39:18 Quindi è stata la Fiat a indirizzarla sull'auto, se quei disegni non li avesse visti nessuno...

Giorgetto Giugiaro: 1:00:39:24 No, io facevo il pittore. Perché ero deciso di fare il militare, e poi scegliere un'autonomia diciamo così, di lavoro. Ed ero più predisposto alla pittura, come Dna. Quindi, ecco perché a casa mia, ho tutto meno che automobili, neanche una foto, neanche una. Ma c'è un modellino di una vettura del 1963. No, non mi interessa, a casa vivo di altre cose, qui è un altro discorso..

Stefano Totoro: 1:00:40:03 [...] è casa sua anche questa [...]

Giorgetto Giugiaro: 1:00:40:04 Beh, si, si vive più qui, che a casa. A casa, arrivi quando sei stanco, e quindi la vivi nel momento di relax.

Stefano Totoro: 1:00:40:14 Ma quante volte disegna al giorno?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:40:17 Io continuo a disegnare tutti i giorni. Io sono presidente, però sono un disegnatore, come ero ero cinquant'anni fa.

Stefano Totoro: 1:00:40:26 Diciamo come una carica...

Giorgetto Giugiaro: 1:00:40:26 Io mi metto a carica istituzionale. Però il mio lavoro è disegnare. Allora io sono uno dei tanti, il quale imposta le cose, fa il suo esercizio, coordina i vari disegnatori e affianco ai modellatori, e affianco all'aspetto tecnico. Per cui, sono un continuo, sono come ho iniziato, non è cambiato nulla, uso la stessa tipologia di matita e i fogli di carta. Poi, però c'è il processo informatico, con il computer, che ha snellito e ha accelerato il processo di un'idea che è nella testa, a vederla realizzata. Prima c'era un percorso lungo. Fai un disegno in piccolo, ingrandisce in scala 1:1, poi seguì la costruzione, poi vai a fianco ai modellatori, fai le modifiche tridimensionali. Oggi questo viene fatto, nella prima fase uguale perché io ho provato col computer, poi alla fine non fai più veloce. Anche se i giovani usano questo, per fare il disegno. Io preferisco utilizzare questa disciplina, per poi scannerizzare, vedere la realtà virtuale con questo processo matematico, anticipare quello che è in testa. Correggere, in base a quello che vedi, correggi la curva. Se nella realtà virtuale vedi che non è bello, correggei la vista in pianta, dove c'è il parabrezza. Cambi magari la curva, o lo sposti più indietro, e così è nella vista laterale. Viene visto su questo schermo definito e poi si avvia il processo di realizzazione della forma. La forma viene fatta automaticamente, dai disegni. Poi si lavora anche parecchio, per ritoccare, quindi c'è sempre una certa manualità. Perché la realtà virtuale non ti mette a contatto fisico. La fisicità, è la parte finale perché vedi già tutto per esperienza in virtuale che ruota. Però ti manca veramente l'oggetto che tocchi. E quando lo tocchi anche se in virtuale puoi vedere tutte le angolazioni. Però, quando ci sei vicino hai un'altra percezione importante, per cui....

Stefano Totoro: 1:00:43:14 La causa, per cui la tecnologia, e lo sviluppo è diventato sempre più uguale.

Giorgetto Giugiaro: 1:00:43:14 Il cervello è sempre uguale. Alla fine, quello che vedi in realtà virtuale, è come vedere un film, no? Si vede il film di questa bottiglia, di questo tavolo, questo libro. Ed è diverso, poi quando tu lo puoi toccare, lo puoi confrontare col fisico. Questa è la fisicità.

Stefano Totoro: 1:00:43:37 Quanto tempo passa dal disegno alla produzione?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:43:41 Alla produzione in serie, dura da quando hai definito la forma, passano 15- 18 mesi, dipende. Perché, se è tutto nuovo il telaio, c'è una sperimentazione maggiore, di uno che è già esistente. Però il processo di 3- 4 3 diventa di 2 anni.

Stefano Totoro: 1:00:44:06 Questa azienda ha più di trent'anni, c'è stato un momento particolarmente difficile?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:44:11 Ma ci sono, Comunque sempre dei momenti difficili, perché non producendo nulla, ma solo idee o sviluppate da noi, o solo ideate da noi. C'è sempre dei momenti di grande lavoro, poi in momenti di pausa, poi in momenti di cambiamento delle norme, delle guerre, della crisi del petrolio. Moltissime sono le cose che possono creare momenti di incertezza e quindi l'economia. Poi, il cambiamento delle tecnologie. Le persone, che lei ha assunto in un certo periodo, fanno determinati lavori. La tecnologia avanza e che gli fai fare? Devi trasformare questa manualità, in una tecnica città diversa. Quindi c'è comunque un impegno notevole. Che è tutto basato poi sull'economia. Allora momenti di grande entusiasmo, non ci fanno dimenticare quei momenti, che sono anche difficili. Quindi non è che voliamo a mezz'aria, siamo con i piedi per terra.

Stefano Totoro: 1:00:45:30 L'inizio di questa azienda, di questo lavoro autonomo. Com'è stato? Eravate già ben avviati anche con i contatti in Fiat?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:45:36 No, si è conquistato tutto, con la nostra volontà di fare bene, di utilizzare le occasioni, di poter renderci conto che ci possono essere dei margini, per creare... Perché, avendo fatto un'azienda nel 1968, tutti dicevano che siamo... Quando l'abbiamo inaugurata, qui c'erano tutti i giornalisti. Abbiamo presentato una vettura, e abbiamo messo come sorteggio una vettura fatta da noi, che era una Volkswagen Scirocco. E quando abbiamo inaugurato questo stabilimento, tutti dicevano... Questi qui sognano, come fa, uno studio indipendente riuscire in un mondo così importante, da un punto di vista economico finanziario, dialogare con gruppi di grande, di grande esperienza, e così anche come anni. Perché, l'auto è nata più o meno da un secolo, un po' di anni. Però voglio dire, quando abbiamo cominciato c'era già una situazione consolidata, e quindi non facile. Invece il Giappone è venuto fuori, la Corea è venuto fuori. Adesso abbiamo la Cina. Quindi vede che ci sono, bisogna credere ed essere ottimisti. Ma, soprattutto bisogna essere molto affidabili, molto seri, molto attenti di non illudersi, che uno ha fatto un buon lavoro sei morto. Cioè, quando pensi di aver raggiunto qualcosa, ti rendi conto che non raggiunto un bel niente.

Stefano Totoro: 1:00:47:28 Quanti eravate all'inizio?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:47:28 Ma, siamo partiti già con un nutrito numero, saranno stati una sessantina, in tutto. Poi si è ampliato subito. Perché man mano che arrivavano le richieste, noi ampliavamo le disponibilità di sviluppare e siamo arrivati adesso ad essere 1.100, gli più esterni che collaborano, è un nutrito numero. Certo, mi rendo conto che non è facile. Perché tutte le case automobilistiche si sono super organizzate. Però c'è un aspetto che il prodotto automobile sta aumentando come numero di esigenze. Dalla sportiva, alla sportiva alta, al fuoristrada, al monovolume, all'Alfa. C'è, una crescita enorme di tipologie, per fortuna. Allora ogni industria trova poi dei punti che non vuole superare, per affrontare le crisi. E allora, noi siamo arrivati a un livello di grande efficienza e di fiducia delle case importanti. Come dico, lavoriamo per Peugeot, Renault, Fiat e Toyota. Quindi sono tante le case, che ormai.. Però non è facile perché c'è l'orgoglio della casa, che non vuol far sapere. C'è anche questo, perché noi non che cerchiamo la pubblicità. Lo dicono o i responsabili, o i giornalisti, o chi in questo mondo. Quindi noi dobbiamo combattere, con l'eccessiva visibilità che ci gratifica, ma ci isola. Nel senso che se vado negli Stati Uniti, vado a Detroit, son trattato come un principe. Però non è che ti danno del lavoro, più di tanto, te ne danno. Hai una buona considerazione, ma a me interessa non la considerazione, il lavoro. Allora, è più difficile quello di dialogare, di far lobby, di avere la possibilità di dimostrare, di essere capaci a dialogare che non la creatività, la prova più difficile è tutto il resto.

Stefano Totoro: 1:00:50:14 Diciamo, che la parte più difficile è vendere.

Giorgetto Giugiaro: 1:00:50:17 E più difficile avere il lavoro, non farlo o immaginarlo, o proporlo. E avere sempre questo, perché gli uomini cambiano. Le direzioni ad esempio, alla Fiat siamo partiti con Boschetti, che ci ha dato fiducia, e abbiamo fatto tutte queste vetture. Però, da Boschetti, all'attuale Marchionne, sono già passati tre o quattro persone, staff che cambiano esigenze, sensibilità, conoscenze. Quindi lei si immagini qual è il problema. E così è in tutte le aziende. Ci sono degli uomini che fanno carriera, da tecnico diventano presidenti, oppure da un'azienda, vanno in un altra, oppure arrivano da un'altra azienda, Allora c'è tutto questo movimento, che è importante nel gestire poi questo tipo di lavoro.

Stefano Totoro: 1:00:51:18 Lei mi ha detto che ci sono mille e cento dipendenti.

Giorgetto Giugiaro: 1:00:51:22 Vuol dire, allora. A Barcellona abbiamo uno studio che sono 100 persone, 90 così. In Francia, a Parigi abbiamo 150 persone, gli altri sono tutti a Torino. Per cui, cioè, da amministratore delegato che vince è il trucco. Perché adesso sono quasi dieci anni, e l'inserimento di uomini che sono addetti al commerciale. Sono addetti alla gestione, che pesa al 50% di chi disegna. Chi disegna al 50% e forse neanche. E chi invece, deve gestire, i rapporti, le cose, capire che si trasforma l'azienda. Se prima eravamo in quattro gatti, come dirigenti è aumentato, solo quando siamo diventati 70 dirigenti, per farle capire quale è diventato questo tipo di lavoro.

Stefano Totoro: 1:00:52:29 Che rapporto ha con i suoi dipendenti?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:52:32 Allora, io ho un difetto, che deriva già da quando andavo a scuola, non mi ricordo i nomi, ho dovuto farmi fotografare tutte le persone, che quando devono incontrarle, me li guardo e dico, già questo qui si chiama così. Quindi è terribile no. Allora quelli con cui che ho un dialogo giornaliero va bene sì. Ma, persone che magari non vedo tutti i giorni.. E Ogni tanto devo andare guardare nell'album, per ricordarmi quando è entrato, che nome ha, io ho questo difetto. Non si può riconoscere, 100 o più, cioè 1100 persone. Come si chiama lei (ride).

Stefano Totoro: 1:00:53:26 Lei ha due figli, hanno preso tutti e due la stessa strada?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:53:31 Allora, mia figlia, che è la più giovane, è entrata nell'attività nostra, con una sua autonomia, che poi dovendo rispondere a dei diciamo così, responsabili, e non ha me, ha preferito crearsi una sua indipendenza, perché era intollerante ai pareri di quelli. Tu sei qui come un'impiegata, deve rispondere al tuo capo, non sono io, quindi. (ride) Invece, mio figlio, anche lui è entrato con la passione dell'auto. Ha visto questo, da quando era bambino. Per cui per fortuna, che lui era un appassionato e può prendere il testimone. Può così, vivere di questo piacere, impegno, sacrificio. Perché è un lavoro al di là della fatica, ancora bello. Quindi, qui è in una foto con l'ex presidente della Volkswagen, quindi lui ancora più tecnico del sottoscritto, più passione. Lui è pilota di elicotteri. Pilota proprio bravo, anche se voleva fare il pilota, lo fa in un altro contesto. E quindi, segue questo tipo di lavoro e a lui ho affidato il centro di design, come responsabilità. Anche se presiedo sempre io e allora, tante volte mi dice, tu sei il mio dipendente. Perché io sono più attaccato...

Stefano Totoro: 1:00:55:27 Lei ha mai forzato...

Giorgetto Giugiaro: 1:00:55:31 No, io non li ho forzati. Anzi, lui voleva venire quando aveva diciott'anni e forse sarebbe stato meglio. Invece, l'ho costretto a fare architettura. Poi, ha voluto fare un'esperienza, prima di prendere la laurea, e non è più uscito. Rinfacciandomi che gli ho fatto perdere del tempo. E sì perché abbiamo architettura, però poi l'auto, è l'oggetto importante. Allora dice, "Io ho passato tanti anni a fare l'architetto, mentre se ero qui conoscevo ancora più cose, di quelle che conosco".

Stefano Totoro: 1:00:56:14 Non è stata male come esperienza.

Giorgetto Giugiaro: 1:00:56:14 No, non è stata male, assolutamente.

Stefano Totoro: 1:00:56:17 Invece, sua figlia, Laura ha..

Giorgetto Giugiaro: 1:00:56:24 Dunque, lei adesso, lei ha fatto esperienza, nel disegno industriale, soprattutto anche nella moda. Perché noi abbiamo fatto anche questo tipo di attività, ha fatto delle sfilate. Poi o tu investi nella organizzazione commerciale, o disegnare e fare degli abiti, o fare delle cose, le puoi fare. Però commercializzare è un'altra cosa. Per cui, ha abbandonato questo tipo di attività, che l'ha fatta bene, forse è colpa mia, che non ho puntato su un mondo che ho conosciuto da ragazzo. Poi, io sono per l'automobile. E quindi lei adesso si occupa di momenti di presentazione, di vari oggetti come si dice eventi, è indipendente, e quindi segue in un modo differente.

Stefano Totoro: 1:00:57:26 Quanti anni hanno i suoi figli?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:57:26 Allora, mio figlio ha 41 anni, e mia figlia ne ha 38, è del 68.

Stefano Totoro: 1:00:57:34 Quindi, quanti sono?

Giorgetto Giugiaro: 1:00:57:37 sì, 38.

Stefano Totoro: 1:00:57:42 38.

Stefano Totoro: 1:00:57:47 E invece, sua moglie in tutto questo è...

Giorgetto Giugiaro: 1:00:57:47 Mia moglie è diciamo così, la schiava di noi. Però è quella che riesce con il suo carattere, con la sua organizzazione a gestire. Adesso, gestisce solo me, che sono già tanto, perché, il figlio ormai uno è sposato, l'altra è a Milano. Però è stata la persona, che mi ha permesso di fare questo lavoro al meglio. Perché tutti i problemi della casa, tutti i problemi la scuola, per i ragazzi qualsiasi problema, lo ha gestito in modo egregio. Tanto è vero, che anche se c'è un filo, o una lampadina che non va qualcosa, fa lei. Se il bruciatore ha dei problemi sono convinto che... L'ha sempre fatto lei. Quindi, era veramente un organizzatrice e io ho potuto far bene il mio lavoro. Quindi è una grande fortuna. Mai messa di traverso sulle scelte, da impiegato Fiat. Anche se eravamo fidanzati, andare da Bertone, da Bertone mi sono sposato, ho lasciato Bertone per andare alla Ghia. Poi, ho lasciato la Ghia per creare una mia attività. Non ha mai creato la minima resistenza, a quelle che erano le mie idee di scelta. Quindi possiamo mettere un quadro, San Maria Teresa.

Stefano Totoro: 1:00:59:18 Quando lei diventa un agente, lei si mette sempre.. Porta sempre alla fine il disegno, no dico il progetto, proprio il disegno manuale.

Giorgetto Giugiaro: 1:00:59:25 Tantissimi disegni fanno parte di una ricerca che viene selezionata, o da me, o dal cliente. E quindi sono tante le idee, le forme che si perdono per strada. Se tutto quello che abbiamo disegnato o che abbiamo realizzato, fosse andata in produzione, sarebbero eccessivi.

Stefano Totoro: 1:01:00:02 E qualcosa che non è riuscito a portare a termine?

Giorgetto Giugiaro: 1:01:00:02 Ma noi stavamo lavorando per la capsula, diciamo così. Il modulo abitativo della Nasa, la stazione spaziale. La NASA aveva dato alla Alenia, il compito proprio italiano. Quindi sia il mangiare, sia diciamo così, l'aspetto estetico era un po' nelle caratteristiche degli italiani, oltre a quella tecnologica. Quindi l'Alenia, ha avuto questo incarico e affidò a noi lo studio del modulo abitativo. Che abbiamo sviluppato e che a causa del crollo delle Torri Gemelle, per un problema finanziario, si sospese. E questo aspetto di arrivare a fare un modulo, dove all'interno gli astronauti avevano 4 - 2 qui, 2 sopra, zone di relax, di conversazione. Qui abbiamo messo... Non so se sono 8 persone, ma quattro lavorano e quattro si riposano, due dormono e si alternano. Quindi, avranno fatto questo studio. Con la realtà virtuale, abbiamo montato la nostra l'abbiamo fatto noi, il montaggio, e tutto questo.

Stefano Totoro: 1:01:01:31 Dove è stato realizzato?

Giorgetto Giugiaro: 1:01:01:33 Qui, Qui. Noi abbiamo lo schermo, che ha sorpreso quelli dell'Alenia, perché loro non ce l'avevano. E quindi, abbiamo fatto questo modulo qui. Che è un cilindro, dove dentro c'è questo tipo di... E questo, è un sogno che si è infranto con il crollo delle Torri. Perché il finanziamento è stato sospeso, quindi siamo arrivati a fare un manichino, Dopodiché... Eh, sarebbe stato bello poter dire, la Stazione Spaziale l'abbiamo disegnata noi, Cioè, come extra voglio dire.

Stefano Totoro: 1:01:02:15 E'il più grande rimpianto? o ce ne sono altri?

Giorgetto Giugiaro: 1:01:02:15 Direi che sono tantissimi i rimpianti, perché si vive di quello. Però sappiamo che non è possibile realizzare tutto quello che viene proposto e non tutto quello che viene proposto come prototipo, poi diventa una vettura di serie. Ad esempio, questo che ha qui davanti è un prototipo, che doveva diventare una vettura di serie. E poi, per tanti motivi finanziari, hanno scelto di fare la produzione della Bugatti, così estrema, da 400 più chilometri all'ora, mille e un cavallo. E così... Svolgi il lavoro come dovesse andare in serie, e poi si fermano e allora ce ne sono tanti.

1:01:03:10 Le piace disegnare l'auto, poi c'è l'auto quando guida.

Giorgetto Giugiaro: 1:01:03:10 Ma non è la stessa cosa. Cioè, guidare fa parte di un piacere che hanno tutti quello, chi più, chi meno. Per me, guidare è verificare dall'interno, quello che tu fai nell'impostazione dell'esterno. Quindi ti rendi conto quando ad esempio, fai questi piantoni sempre più inclinati. Che per effetto prospettico quando guidi, te li vede così. Ma io ho incominciato che erano qui. Io invece guidavo e avevo il piantone qui, così, dritto. Perché le vetture avevano altri angoli di parabrezza, altri triangoli. E poi, via via abbiamo trasformato questo guscio. E allora, quando lei entra in macchina, io lo vivo come osservazione, che dall'interno mi dice come dev'essere l'esterno. Quindi, uno degli aspetti dei piantoni di guida. Se lei sale, su una macchina degli anni '60, e sale su una macchina di oggi, lei troverà che si allarga la visuale di sinistra e si restringe quello che è la visuale di destra. E poi ci sono le norme, no, che gli dicono, non oltre quest'angolo. Quindi c'è tutto un vivere per me, l'interno o la guida come verifica di quello che faccio all'esterno. Però il piacere è immaginare e poi vederlo realizzato. Ovviamente, siamo in un mondo di visione, di tanti oggetti e tante forme di mezzi. Per cui, c'è un dare e avere no. Cioè, da un'idea me ne viene un'altra per essere differente. E io creo, sulla base di quello che esiste, faccio delle differenze, non invento niente, faccio delle invenzioni di differenza. Queste differenze, io dico sempre, che si riducono sempre più. Per cui la gente dice, sono tutte uguali queste macchine, come quando va in Cina e dici, sono tutti uguali i cinesi. Non è vero. C'è questa differenza così sottile, ma enorme, come nello sport. Si arrivava mezz'ora prima, adesso con pochi centesimi il grande campione di sci a millesimi e il campione. Il secondo, neanche se lo ricorda nessuno, si ricorda, quello che è è arrivato a un secondo premio. Allora vede, cioè noi finiamo per essere dei frustrati, perché vediamo questi secondi come importante della forma, che la maggioranza del pubblico, dice sono tutte uguali. Quindi, ha il premio e il castigo.

Stefano Totoro: 2:00:00:03 Dunque lei disegna su ciò che esiste....

Giorgetto Giugiaro: 2:00:00:07 Lei conosce, lei conosce, conosce quello che c'è... E deve oggi, disegnare una vettura dove è già stabilito quel motore lì, quel sedile lì e quel serbatoio lì e deve fare un'architettura. Ci sono anche dei momenti, che inventa, come mettere il motore, come mettere il passo, come gestire, questi insieme. Ma sono sempre più rari. Perché c'è ormai una grande organizzazione, che predispone in base a questo aspetto. No, esce un fuoristrada... Allora, una casa deve correre ai ripari, per migliorare l'efficienza della fabbrica, l'utilizzo degli impianti. Quindi, decide di fare un veicolo simile a questo tipo di fuoristrada, non importa cosa. Allora lei ha come visione quello che esiste. Cosa fa il tecnico? Allora devo fare una vettura in concorrenza con questa. Allora magari la faccio un po più larga, c'è un po più di abitabilità, le ruote magari più grandi e così avviene su tutto.

Stefano Totoro: 2:00:01:23 Lei, studia appunto una linea, ad esempio, lei disegna una macchina, per l'Alfa Romeo, cercando di mantenere quella che linea della casa automobilistica.

Giorgetto Giugiaro: 2:00:01:33 Cioè ogni casa ha un suo, un suo family feeling chiamiamolo, proprio una caratteristica. Quando lei deve fare un'auto, che è così tipicamente marcata, deve, ovviamente vederne la storia, le caratteristiche e come fosse. parte di questa casa, proporre qualche cosa, che quando la forma è fatta sia riconducibile all'origine. Ma nel tempo queste cose si trasformano. Come per la Lancia, la calandra è in un modo, è poi diventata in un altro, poi ritorna oggi ad avere più somiglianza con l'antica, pur essendo moderna. Allora tutto un gioco di grafica di scelta, che è legata alla casa. Poi ci sono ad esempio i cinesi, che non hanno una tradizione. Però, vogliono fare concorrenza, ipotesi, alla Toyota Corolla, allora analizzi questa vettura e devi essere moderno differente, ma simile nel senso commerciale. Quindi non puoi fare delle cose strane perché il problema è economico, noi siamo gestiti dall'economia. Girala come vuoi, noi dobbiamo fare i conti con il costo di un oggetto, rispetto all'altro. E allora devi trovare nel contesto economico, quell'appeal che ti fa scegliere questo anziché quell'altro. E poi c'è più da combattere con un'organizzazione, che è disciplinata, ingegneristica. Con un mondo che di ingegneri, che compra la macchina non sono il 10%, il 15. Ma il 90% non sono mica ingegneri. Per cui hanno un'ottica diversa. Guardi che io ho a che fare con degli ingegneri che ti dicono, va così va cosà. Poi, hai un'occasione diversa, come mi è capitato, e questo ingegnere mi dice "Io non riesco a capire, come fa avere tutto questo successo, che la nostra vettura è meglio per questo, per quell'altro, per il bagaglio, per la rotazione del piede. Dico "Ma ingegnere, ma chi compra le macchine, sono tutti ingegneri, ce ne sarà il 10%." Il successo lo fa l'altro 90. E quindi, è inutile che diventi matto più di tanto.

Stefano Totoro: 2:00:04:11 Lei ha ricevuto molte onorificenze, che rapporto ha con queste onorificenze?

Giorgetto Giugiaro: 2:00:04:11 Allora io, allora le dico sinceramente io non vivo di questi aspetti. Perché non svolgo un lavoro per avere questo. Il lavoro fatto bene, nell'equipe e nel contesto, ti dà una visibilità e poi finisci per avere dei premi. Però non con i premi, io vado avanti nel lavoro. Anche, se mi hanno fatto il design del secolo, non è servito avere più lavoro di quello che ho. Non lo vedo, come un qualcosa, di grande interesse. Cioè lo vivo normalmente, ma senza essere preso più di tanto. Quindi non vado a esibire...come i patrioti russi, che hanno 40 medaglie, tutti le volte che escono hanno 40 medaglie. Per dire io ho fatto questo, quest'altro. I riconoscimenti piacere perché vuol dire che ho lavorato bene. Però non è che mi cambiano la vita più di tanto. Sono abbastanza semplice al di fuori del lavoro, mi trovo benissimo con persone semplici, umili. Non è che cerco la mondanità, o per forza un certo mondo. Lo vivo con naturalezza, sia quello aristocratico, sia quello esaltante, ma avendo i piedi per terra, conscio da dove sono partito. Il contesto, in cui ho vissuto i primi anni. Faccio tesoro di tutto, ma non mi dà più di tanto.

Stefano Totoro: 2:00:06:02 Qual è il mondo che non sopporta?

Giorgetto Giugiaro: 2:00:06:02 Ma io non sopporto quello eccessivo, quel mondo che ormai ho letto anche qualche accenno di critica, televisivo, volgare, che spazia dappertutto, ha influenzato anche la politica. E non abbiamo più, diciamo così, una traccia di quello che è il patrimonio dei secoli trascorsi, nel linguaggio, nell'approccio, nell'eleganza vera, nel comportamento sempre più raffinato. Io, mi ricordo da bambino, quella che era l'educazione, sia dai miei nonni, della sorella di mia nonna, che era un'insegnante, che già allora ti insegnava a non fare certe cose. Un mondo, che stabilisce certi rapporti. E vederne che invece è esaltato tutto il contrario, vuol dire che potevamo già farlo quand'eravamo bambino, parlar male. Invece, se si parlava male, c'era comunque un contesto particolare, nell'affrontare la società, di guardare bene, di dire certe parole, certi comportamenti. Oggi, questo è messo in primo piano, come ormai la pornografia. Ho letto, che il famoso Grande Fratello, in Australia hanno dovuto fermarlo, perché c'erano delle evidenti scene, che va bene per i film pornografici, però esibito come il clou di una società mi sembrava un po'.. Allora, posso rimpiangere l'eccesso. Secondo me, ci vuole sempre rigore. Non voler togliere la libertà, per l'amor di Dio. Ma vedere che poi alla fine rimane tutto così superficiale. Una donna vale solo più, perché è fatta bene. Ha un bel corpo, un bel seno, un bel viso, poi chi se ne frega del resto.

Stefano Totoro: 2:00:08:22 Con la politica come va?

Giorgetto Giugiaro: 2:00:08:22 Ma, con la politica, non ho un rapporto. Perché mi rendo conto che la politica devi essere diciamo impregnato fin da bambino. Perché è un mondo particolare no, e quindi, non la amo. Perché vuol dire che devi essere, devi rappresentare, anche quello che non ti è congeniale o che non logico. Pur di essere in un mondo, devi anche fare anche la figura di cose che tu non condividi. Io penso che ci sono cose buone in tutti i sensi, in tutti i partiti, sia di destra che di sinistra. E allora, contestare solo perché sei di destra, o contestare solo perché di sinistra, vuol dire che annulli il raziocinio dell'uomo. Cioè, voglio dire, ci sono cose buone da tutte le parti. Poi ci sono gli eccessi, però quando sei un partito devi fare bel viso e cattivo sangue. Mi rendo conto, che la politica, ci vuole veramente una struttura interiore, che ha resistenze da tutti i lati. Capisce? Cioè tu ti rendi conto, che c'è proprio... L'invidia. Non ti sei realizzato, allora trovi il politico che sfrutta questa arroganza, questa posizione. Cioè, la politica è un po' ostica.

Stefano Totoro: 2:00:10:02 Nessuno ha mai cercato di coinvolgerla?

Giorgetto Giugiaro: 2:00:10:10 No, tutti han cercato di coinvolgermi, non sono predisposto a questo tipo di comportamenti.

Stefano Totoro: 2:00:10:25 Al di fuori della azienda, del suo lavoro, cosa ama?

Giorgetto Giugiaro: 2:00:10:26 La pittura era non adesso, ma nei tempi più giovanili, il vero mio sport. Poi dopo i quarant'anni con un figlio che inizia così a fare dello sport finisci per avvicinarti. Un po' per essere vicino, un po' per fare qualcosa che fisicamente hai trascurato. Quindi il vero sport, l'ho cominciato a 40 anni. A parte lo sci che lo facevo tutti gli anni. Però un sport un po' più di continuo, fa parte di un desiderio fisico che ti porta anche aver dei momenti di relax assoluto. Poi è importante perché dal punto di vista della salute. direi che è indispensabile, anche se te ne rendi conto anche tardi. Perché lo sport fa parte anche del gestire bene, tutti gli altri aspetti. Allora adesso più che mai, quando al sabato, devo rinunciare ad andare in montagna, o la domenica, per i viaggi, o per un matrimonio, io sono nevrastenico. E allora cerco di riservarmi due giornate. A fare anche dello sport.

Stefano Totoro: 2:00:11:57 C'è un aneddoto, l'aneddoto più bello, che lei...

Giorgetto Giugiaro: 2:00:12:05 Ma più bello in assoluto, è difficile, perché sono tanti. Ad esempio, quello più curioso, più fuori dal mio lavoro, quando, quando c'è stato il Festival di Cannes e io sono stato invitato da Kurosawa, perché conoscevo lui, per via del Giappone. Lavorando per il Giappone, ho avuto questa occasione di poter frequentare questo grande regista. Mi invitò a Cannes. Conobbi molti attori, e molte persone di quel mondo e mi guardavano come fossi un produttore. Perché mi presentava e dicevano, "questo qui deve essere un produttore." E quindi, ho conosciuto un sacco di gente, come che veniva a stringere la mano, perchè ero vicina a Kurosawa. Poi, diciamo così, nell'andare al Festival, dentro il teatro, ognuno va su una vettura, due per vetture, e poi sono tutti fotografi, chi c'è, chi non c'è. E questa curiosità, di vedere, uno, ma chi è questo qui, che non lo abbiamo mai visto, poi scendi dalla scaletta che va su, no. Si avvicina, poi ti guarda, e dice "ma chi sei tu". Curioso no?

Stefano Totoro: 2:00:13:33 A lei piace il cinema?

Giorgetto Giugiaro: 2:00:13:33 Il cinema piace, come penso a molti. Però vivere questi momenti, è un po' curioso per chi fa questo tipo di lavoro. E poi altri anche più interessanti, come conoscere il re del Brunei, la reggia, Khashoggi con cui abbiamo fatto dei progetti. Questo mondo, non è effimero, perché diciamo... Però così lontano, da quella disciplina di fabbriche, di lavoro.... Allora c'è un mondo che vive bene, non ha problemi così stressanti, come quello di andare a Parigi a presentare un progetto. Ti vengono a prendere con un aereo, vai lì e facciamo la presentazione. Ma, adesso lei prende la suite del Ritz, a che mi frega. Sono venuto a presentare i disegni. Ma, no, no, lei prenda questa, poi stasera... poi ti dicono "Ma l'ho portato lo smoking?" E dico "No, io quando presento i disegni non mi porto lo smoking". No, dice "Ma perché, prima di presentare i disegni, c'è una cena importante in questo ristorante, famoso di Parigi". E dico "Ma... io" Eh vabbè, ma a Place Pigalle, puoi trovare lo lo smoking, lo affitti. Allora, eravamo in due. Andare a cercare lo smoking, perché c'era questa cena con tanti personaggi. "Ma quando li presentiamo questi disegni?" "Ah dopo". Allora, l'ospite arrivava alle 10 di sera, quindi si è incominciato a mangiare le undici, abbiamo finito alle 3. Tra una cosa e l'altra, alle tre abbiamo fatto la presentazione dei progetti. Una nave, uno yacht strabiliante. E poi ce ne sono tanti aneddoti curiosi. Come quello di essere a Caselle e dire, "Dovrebbe esserci un aereo, mandato dal cliente, per prenderci e portarci a Londra", "No, ma guardi che non è arrivato nessun aereo." Ma non è possibile, alle 10, hanno detto che che alle 10 in punto, sarebbero stato lì. E poi vedo le insegne del Re, su un Boeing 707, no, 307 mi pare o 206, non mi ricordo più. E dico "E' quello lì, e si figuri, per venire a prendere lei mandano un boeing così?". Eravamo in due, eravamo in due!

Stefano Totoro: 2:00:16:09 E chi era il secondo?

Giorgetto Giugiaro: 2:00:16:11 E' della Compagnia del Re del Brunei. Allora, dovevamo presenta dei progetti a Londra e quindi.. No, no, vi mandiamo a prendere. E io, in attesa. Quelli ci guardavano, si immagini, era un salotto, con dei divani. Era un aereo attrezzato che lo utilizzava lui, per i suoi viaggi. Ha mandato il pilota a prenderci, eravamo in due. C'era di tutto e di più. Avevamo, due - tre scatole di modellini, di progetti... Perché, voleva fare, nella sua reggia bellissima, che ha nel Brunei, voleva, un ufficio, delle cose e dei progetti in più, una barca, così, ero rimasto sconvolto. Poi ci sono tanti episodi. Come il più grande della Yakuza Giapponese, che abbiamo fatto un progetto, acquistato un prototipo, e quindi le trattative. Quindi, con personaggi del genere, ci rendevamo conto che tremavano tutti, perché, erano personaggi. Sia nel ristorante, sia nella hall, dove dovevamo presentare, c'era una situazione di panico negli addetti ai lavori, noi invece tranquilli, poi, lui era simpaticissimo. Quello, che faceva dopo la musica.

Stefano Totoro: 2:00:17:57 L'impulso, un forte impulso, sicuramente lei lo ha dato...

Giorgetto Giugiaro: 2:00:17:57 Io non so quale impulso può essere. Però abbiamo svolto un lavoro importante, per quanto riguarda l'industria italiana, apprezzato. Che ci ha dato anche l'opportunità di lavorare per molte altre industrie non italiane. Quindi un contributo senz'altro, l'abbiamo fatto.

Stefano Totoro: 2:00:18:25 Per qualche anno l'azienda è stata quotata in borsa.

Giorgetto Giugiaro: 2:00:18:25 Sì, noi abbiamo deciso questo. Però ci siamo resi conto, che la tipologia del nostro lavoro che deve essere discreto, non può dire cosa fa. Era un handicap, per quanto riguarda una società quotata in Borsa, che nel periodo in cui noi siamo entrati, sono entrati le vari aziende, di quelle importanti, che non avevano nulla, però facevano dei margini pazzeschi. Ed era tutto proiettato sul futuro. No, sul tipo di...

Stefano Totoro: 2:00:19:07 A fine anni '90... Quando, per la borsa, era un po' il periodo...

Giorgetto Giugiaro: 2:00:19:11 Di grande interesse, per questa tipologia di aziende. Allora noi siamo entrati lì, siamo entrati bene. E poi vedevamo che dal 7%, che era quotato l'azione era andata fino a 12 era una cosa esaltante. Poi vedere che man mano, questo 7 12,11, 10, poi 7, poi 9 , poi 8, 7, 6, 5, 4, 3. Ha detto è ora di uscire, perché non ha una logica. Eravamo una delle terze aziende italiane che produceva utili. Non considerata, quindi non era interessante l'utile che produceva, ma le proiezioni.. Potevamo mica diventare acquirenti della General Motors, cioè voglio dire, quindi abbiamo detto meglio, prima che arrivino a 0, ricompriamoci le azioni. Perché li stanno svalutando, e quindi abbiamo fatto

Stefano Totoro: 2:00:20:14 E quanto tempo è durato questo?

Giorgetto Giugiaro: 2:00:20:14 Dal 1997 al 2000... No no, 2000 ma sa che non me lo ricordo neanche più. Guardi, non me ne frega più niente.

Stefano Totoro: 2:00:20:31 La cosa che la spaventa di più, e la cosa che la diverte di più?

Giorgetto Giugiaro: 2:00:20:35 La cosa che mi spaventa di più, è una sola cosa. Di essere in un'azienda che è riuscita ad avere una credibilità e che debba ridurre eventualmente il personale, per una tecnologia che avanza prepotentemente. E che dato che ogni azienda deve fare efficienza, mi preoccupa enormemente il poter vedere una riduzione di persone per questo tipo di aspetto, che sono i cambiamenti innaturali. Quello che dispiace, no, che tu sei credibile, fai di tutto, molta gente lavora, attraverso questa ambizione poi. Perché noi facciamo le cose perché ci piace farle. E questo mi spaventa, che ci sia un trend così. Perché noi siamo sempre andati così. Poi lei può arrivare ad andare orizzontale che va benissimo. Ma quello che può essere il dispiacere, è la discesa. Anche se poi sappiamo che ci sono sempre... Quello spaventa, no, spaventa intimamente.

Stefano Totoro: 2:00:21:58 E quello che diverte?

Giorgetto Giugiaro: 2:00:21:58 Quello che diverte, uno sport che posso permettermi di fare la domenica, limitato e divertente, il lavoro che si fa, perché al di là della fatica, dell'impegno c'è un attimo di gioia. Quando io provavo, quando facevo i ritratti, che lei abbozza, e poi c'è quella somiglianza colta. Ed è un attimo di gioia interna che sparisce. Allora anche per fare una macchina del genere, è breve il momento in cui lei è appagato o gioisce. Poi, dopo lo dimentica, come qualsiasi altra cosa.

Stefano Totoro: 2:00:22:34 C'è un consiglio che lei darebbe a chi vuole intraprendere questo lavoro?

Giorgetto Giugiaro: 2:00:22:39 Ma il consiglio che posso dare, è di armarsi di tanta pazienza, umiltà e di sapere che c'è sempre gente che è più brava di te e quindi devi remare sempre.