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Lorenzetti, Carlo - Roma - 1988

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Trascrizione

Francesco Vincitorio: 00:00:05 Carlo Lorenzetti, è scultore, oggi è qui davanti a me, 1988, 28 aprile. Ecco, nato dove e quando, Carlo?

Carlo Lorenzetti: 00:00:19 A Roma, il 4 novembre del 1934.

Francesco Vincitorio: 00:00:25 Bene, allora andiamo subito nel discorso del tuo lavoro. In questi giorni tu c'hai una mostra - alla Galleria Giulia - dove presenti delle opere che non avevamo ancora visto e direi anche il tipo di lavoro che tu fai, forse ha suscitato qualche sorpresa in chi non ti conosce o meglio, chi ti conosce meglio ancora. Ecco, sono opere molto grandi, in metallo, mentre invece finora sì, c'erano state anche opere a parete di un certo rilievo - penso a quelli di Gubbio, alla mostra di Gubbio - ma qui hanno accentuato a carattere quasi monumentale, di grandezza - addirittura uno occupa tutta la prima sala, due occupano la sala di là, e c'è quella centrale che addirittura fanno scomparire le altre - quindi opere molto grandi. Io vorrei chiarire, come mai te, che sei così consapevole di quanto è difficile trovare collocazione alle sculture - oggi il collezionismo è veramente un problema grosso per uno scultore - addirittura hai sentito l'esigenza di fare queste cose così gigantesche, quindi ancora più difficili da poter entrare in un mercato normale?

Carlo Lorenzetti: 00:01:54 Molto interessante la domanda, infatti all'inizio di questa impresa me l'ero già posta personalmente. Ti confesso che in fondo ho dato corpo a un vecchio sogno. D'altro canto il nostro, il nostro mestiere non è altro che un dare appunto corpo a certi fantasmi e quindi mi ritengo un buono utopista in questo caso. Arrivato alla soglia dei 54 anni - mi sembra - mi sembrava doveroso appunto, rispettare questo impegno.

Francesco Vincitorio: 00:02:48 E qual era questo sogno a cui tu volevi dare corpo?

Carlo Lorenzetti: 00:02:57 In questo lavoro c'è anche un impegno oltre tutto di ordine fisico, quindi...quindi io vengo sottoposto a uno sforzo notevole dal punto di vista fisico, e per l'appunto mi son detto, ancora ce la fai. Ebbene, è bene affrontare questo problema in termini ancora favorevoli, felici. Quindi, questa è un po' la giustificazione così...

Francesco Vincitorio: 00:03:33 Ecco, ma il sogno?

Carlo Lorenzetti: 00:03:33 Il sogno, il sogno riguarda chiaramente la sfera appunto delle ambizioni e delle utopie, che entrano sempre in conflitto con la realtà quotidiana, la realtà di gente. Per realtà intendo anche questa società no, che ci circonda e a volte ci rifiuta proprio categoricamente, proprio in quanto utopisti, ovvero elementi estranei a questo a questo tipo di organizzazione. Perché in effetti mi pare che questa società sia tutta, tutta improntata a ideali di consumo molto, molto piatti, molto livellati. Quindi il ruolo dell'artista in questo caso è automaticamente bandito. Proprio perché è un libero pensatore e quindi libero pensatore effettivamente appare il grande utopista, poi non parliamo del ruolo specifico dell’utopista artista quindi, quindi inventore di favole di forme, nella fattispecie appunto lo scultore.

Francesco Vincitorio: 00:05:21 Ma tu che cosa volevi contrapporre, con queste tue sculture, con queste tue forme, a questa società della quale in due parole hai detto, tutto il male che si merita?

Carlo Lorenzetti: 00:05:39 Ma, appunto soprattutto una dimensione di bene, ma un bene che scaturisse appunto dalla bontà del messaggio, per cui è preposto l'artista per l'appunto. Però evidentemente siamo appunto in un ambito dove la parola, la parola artista o autonomia di pensiero è qualcosa che...

Francesco Vincitorio: 00:06:43 Disturba.

Carlo Lorenzetti: 00:06:43 Disturba, insomma ecco non vorrei entrare in polemica...

Francesco Vincitorio: 00:06:50 Ecco, però quando io invece noto - e di proposito ho voluto, se possibile, rimanesse questa breve pausa, tra la parola bene e la parola bene che tu...perché, noto che in fondo - c'è da parte tua - fa parte anche della tua natura, la discrezione diciamo, con la quale stai girando intorno al problema del tuo messaggio. Eh, mentre invece mi accade - quando ne parliamo io e te senza testimoni di fronte alle opere - che in fondo questo discorso invece sul messaggio viene fuori, anche perché a mio avviso è chiarissimo nelle forme. Cioè, io non ho dubbi come tu sai, su cosa tu vuoi dire - a me piacerebbe da parte tua, una autoanalisi, così molto alla buona, di che cos'è questo tuo lavoro? Capisco che parlare della poesia, che è poi così parte preponderante del tuo lavoro, non si può dire a parole. Però ecco, vorrei così che venisse fuori - per esempio il discorso delle tue anime - che viene fuori così bene da questa tua mostra nei disegni addirittura contrapposti. Ecco, una piccola tua analisi non mi dispiacerebbe che venisse fuori, proprio anche come vedere la tua capacità di leggere quello che stai facendo.

Carlo Lorenzetti: 00:08:16 Poiché mi sono sempre mosso tra questi due poli - due poli contrastanti fra di loro - perché l'anima, diciamo razionale, tende appunto a ricreare certi rapporti di equilibrio di lucidità appunto linguistica, formale. L'altra è più libera, più immaginativa, più fantasiosa, appunto interviene proprio per - oserei dire - per correggere la prima. E il risultato, di questi rapporti appunto, dovrebbe dare come effetto positivo, la poesia. Poesia intesa appunto come condizione spirituale, morale, condizione ideale in cui si dovrebbe identificare appunto l'artista.

Francesco Vincitorio: 00:09:56 E anche chi guarda, cioè in fondo tu cosa chiedi a chi ti guarda?

Carlo Lorenzetti: 00:10:00 In effetti, in effetti il messaggio mira, mira poi a trasferire queste capacità anche in chi osserva.

Francesco Vincitorio: 00:10:17 Questo discorso della maggiore dimensione di queste forme ecco - oltre al fatto che tu hai giustificato - che significato, secondo te, acquistano rispetto ai lavori precedenti?

Carlo Lorenzetti: 00:10:38 Sicuramente acquistano un maggiore significato proprio di espansione, sempre in rapporto al messaggio. Cioè, mi pare che si stia facendo un po' più perentorio, ecco è proprio un atto un atto di fede, il mio.

Carlo Lorenzetti: 00:11:05 Ovvero, io esisto, mi identifico con questo gesto, per cui a questo punto della mia vita ho sentito il bisogno, la necessità di ampliare questo gesto, dilatarlo fino a raggiungere dimensioni monumentali, con le forme plastiche. Però, in realtà nascondono o forse traspare - non lo so, questo sarebbe anche interessante sentirlo dire da altri non da me - spero che traspaia da questa dilatazione, un senso, un bisogno proprio di acquistare maggior respiro, proprio respiro vitale. In fondo, io mi sono sempre occupato dei problemi di spazio e quindi per me lo spazio aereo, l'aria sono elementi che effettivamente mi danno...mi danno il senso della vita. Da qui appunto rimando alla necessità di acquistare sempre più vita, sempre più valore dinamico, in questo senso.

Francesco Vincitorio: 00:12:40 Tu hai parlato di sogno di un artista, abbiamo parlato di come questo sogno oggi viene presentato più perentoriamente da parte tua, secondo me è molto giusto questo. Che in effetti si ha questa sensazione, di una maggiore voglia di dire - con più sicurezza forse, con meno titubanze, esitazioni - di essere capito, la voglia di dire, allora un sogno. Dove tu le vedresti queste sculture, queste tue sculture, in quale luogo le collocheresti, proprio in funzione del dire questo che tu hai voglia di dire?

Carlo Lorenzetti: 00:13:22 Sicuramente in uno spazio, che forse, quindi in luoghi che forse ancora, ancora non esistono. E però, le parole, le vedo molto bene anche in uno spazio, al contrario, molto antico. Pertanto, le potrei collocare proprio idealmente in una dimensione antica e futuribile. Mi sembrano delle cose già avvertite dentro di me, in epoche lontanissime e contemporaneamente però le sento proiettate in un futuro, in uno spazio che sarà bellissimo, ma che ancora non è arrivato.

Francesco Vincitorio: 00:14:24 Ecco, dato che parliamo di sogni...

Carlo Lorenzetti: 00:14:26 Ai miei occhi ovviamente.

Francesco Vincitorio: 00:14:27 Dato che parliamo di sogni concretamente, fai un sogno ad occhi aperti, dove le metteresti tu? hai detto questo luogo, che ancora non è nato.

Carlo Lorenzetti: 00:14:37 Per esempio, in uno spazio urbano, appunto completamente diverso dall'attuale.

Francesco Vincitorio: 00:14:47 E cioè?

Carlo Lorenzetti: 00:14:50 Quasi, quasi in un paesaggio di favola per l'appunto, fantastico.

Francesco Vincitorio: 00:14:58 Ma con delle case intorno?

Carlo Lorenzetti: 00:15:00 Con delle case intorno a dimensione umana, dimensione di uomo, ma di uomo autentico. Attualmente non vedo, non vedo una collocazione possibile e corrispondente a ciò, a queste forme.

Francesco Vincitorio: 00:15:24 E il museo?

Carlo Lorenzetti: 00:15:26 Il museo, ovviamente è il destino, il destino finale, tombale del prodotto artistico oggi. Quindi, potrebbe essere la destinazione inevitabile, mio malgrado.

Francesco Vincitorio: 00:15:47 Quindi torno...

Carlo Lorenzetti: 00:15:48 Io non le ho mai pensate, per il museo.

Francesco Vincitorio: 00:15:53 Questo è molto importante.

Carlo Lorenzetti: 00:15:54 Infatti, quello che interessa a me è sempre l'uomo. L'uomo mi pare che sia al centro del mio lavoro, per cui questo prodotto è per per lui insomma, non ho altri destinatari in pratica.

Francesco Vincitorio: 00:16:14 Ma direi che questo che tu dici, secondo metto tocca un problema storico, no? La collocazione, è quello che appunto poi ha messo in crisi il monumento. Come dici te, l'uso del monumento scultoreo, la crisi. Io vorrei soffermarmi su questo, perché secondo me, questo sogno che tu fai di questo luogo, io vorrei avercelo un po' più chiaro. Perché appunto secondo me, tocchi forse il problema più grosso oggi della scultura. Cioè, la sua collocazione, quando tu dici "malgrado va a finire nel museo", chiaramente rifiuti questa idea del museo. In qualche posto deve andare, che vada almeno nel museo, perché i posti, però tu insisti su questo luogo, probabilmente ancora. Io vorrei, che tu un momentino, proprio chiudendo gli occhi me lo descrivessi questo luogo, se ce l'hai, così anche poeticamente dentro. Pensiamo per esempio quella scultura - proprio quella dell'ingresso, quella lunga, coricata - in fondo tu parli dell'uomo, che forse va- per chi non ha presente l'immagine - questa immagine, che cos'è una forma, potrebbe anche far pensare, come dicevamo un giorno, alla forma di un cetaceo, sulla riva del mare, informe. Non c'è più distinzione forse se...Forme organiche e inorganiche, oppure la colonna centrale, è un albero ma non è un albero, no? Può richiamare l'idea di un albero, ma certamente non ha niente a che vedere. Ecco, come vedresti tu per esempio queste cose? Descrivimi un luogo dove tu le collocheresti.

Carlo Lorenzetti: 00:18:10 In un giardino sicuramente, certo è che con questo con quest'argomento appunto stiamo toccando un aspetto della problematica relativa all'urbanistica. Qui chiaramente entrano in ballo tutti quegli operatori responsabili. Purtroppo appunto, la scultura oggi non ha la sua giusta collocazione, perché si esclude direi a priori questa presenza nel paesaggio, paesaggio umano. Non a caso si parla sempre - quando si affrontano i problemi dell'arte - si parla sempre di pittura, non so se questo l'hai avvertito anche tu questo, questo limite, no? Questa povera scultura in fondo, in altri tempi, mi sembra sia stato proprio il cardine dell'espressione umana, così nei vari cicli della civiltà. Se pensiamo all'Antico Egitto, non so...

Francesco Vincitorio: 00:19:46 ...alla Grecia...

Carlo Lorenzetti: 00:19:47 Alla Grecia.

Francesco Vincitorio: 00:19:51 Certo.

Carlo Lorenzetti: 00:19:51 Ma anche a quei paesi...

Francesco Vincitorio: 00:19:54 Il Romanico...

Carlo Lorenzetti: 00:19:57 Si appunto. Quindi abbiamo sempre assistito, alla presenza di questa disciplina, con un ruolo veramente determinante proprio fulcro, su cui veramente tutto ruota, no? Oggi, tutto ciò non...

Francesco Vincitorio: 00:20:24 Non ci sarà più.

Carlo Lorenzetti: 00:20:25 Non è minimamente considerata.

Francesco Vincitorio: 00:20:28 E' un esigenza non sentita. E secondo te perché...

Carlo Lorenzetti: 00:20:28 Non è considerato proprio.

Francesco Vincitorio: 00:20:31 Allora, appunto è un discorso che viene sempre fatto, appunto scultura lingua morta?

Carlo Lorenzetti: 00:20:38 E già, ma questo sì, forse è vero, ma per volontà di alcune categorie che gestiscono la società stessa. E allora vediamo appunto un ibridimento dei ruoli. Voglio dire, ci sono architetti urbanisti e progettisti, che appunto si autodefiniscono progettisti globali. Oggi appunto si dà molto, molto rilievo all'attività urbanistica. E il ruolo, ricoperto dal urbanista praticamente fagocita poi tutti gli altri ruoli. Ruoli che in un tempo invece venivano, venivano appunto a contribuire, per la progettazione e la nascita, di nuclei appunto urbanistici.

Francesco Vincitorio: 00:22:10 Da parte, anche in antico, in fondo era quasi sempre un architetto, che però poi molto spesso si affiancava a uno scultore, lo chiamava a sé. Se oggi non avviene, ci sarà pure qualche ragione, secondo te quale può essere?

Carlo Lorenzetti: 00:22:27 Le ragioni credo siano soprattutto di ordine speculativo.

Francesco Vincitorio: 00:22:34 Non pensi che ci sia realmente, cioè che queste persone sentano meno l'esigenza, cioè non è che sono cattivi...

Carlo Lorenzetti: 00:22:42 No, no.

Francesco Vincitorio: 00:22:43 Sentono meno l'esigenza di affiancare e - appunto collocando un'opera come la tua - perché poi deve essere vista in funzione di un'integrazione, insieme all'architettura. Perché, fammi così, un momentino, una tua riflessione. Perché questo non avviene?

Carlo Lorenzetti: 00:23:05 Ma forse però c'è, c'è una punta di estremo orgoglio da parte di questi operatori, altrimenti non si spiegherebbe questa concentrazione, su un unico ruolo diciamo della persona. Mi domando, perché l'architetto oggi si è sostituito poi, non so all'artigiano, all'artista e giù di lì. Oggi, in fondo, l'architetto, il progettista, il designer, è veramente polivalente.

Francesco Vincitorio: 00:23:58 Onnicomprensivo.

Carlo Lorenzetti: 00:23:59 Onnicomprensivo, polivalente, sì. Lui, lui può spaziare appunto dal progetto dell'intera città, sino al piccolo particolare, non so del soprammobile o dall'elemento di arredamento...

00:24:21 Quindi, è più un fatto storico - sociologico, che probabilmente andrebbe analizzato e a questo proposito sempre - se ci spostiamo leggermente su un piano così di sociologia, o di antropologia probabilmente, perché è una storia umana questa. Il discorso di questa condizione, che in fondo emerge dalle tue parole, non dico di frustrazione, ma di scontentezza del ruolo dello scultore, ma che poi diventa un po' la scontentezza del ruolo dell'artista oggi, come tu accennavi all'inizio. E il discorso - visto che siamo così vicini a un avvenimento periodico, come appunto quello della Biennale di Venezia - che rinfocola ogni anno, ogni biennio, un grosso problema, un eterno problema secondo me, quello che un artista che non va, che non viene chiamato, che non viene invitato a Venezia...Che poi, così ragionandoci sopra ci si rende conto, che non è che sia questa meta così fondamentale nella vita di un artista, tanti artisti non sono passati per Venezia e hanno fatto la storia, come tu sai. Però invece è una ferita su cui forse è bene dire due parole, specie da una persona in fondo pacata come te. Ecco, che cos'è che muove questo senso di scontentezza, quando in un elenchino fatto - si sa molto spesso come - non appare il nome di un artista.

Carlo Lorenzetti: 00:26:13 Vedi, per l'appunto queste organizzazioni sostituiscono i titoli. I titoli, intesi come gradi di valore, di conseguenza l'artista escluso è uno squalificato, oppure si può considerare appunto persona di poco prestigio. In quanto la Biennale ti nomina, ti assegna un grado. E' tutto qui, mi sembra.

Francesco Vincitorio: 00:27:28 Da parte di te, Carlo Lorenzetti, non trovi che sia un sentimento in fondo, come dire, non tanto probabile questo, di dare così importanza a un riconoscimento che ti viene da un'organizzazione di un certo tipo, nel quale sai come vengono fatte le nomine, chi sono, chi non sono. Cioè, non la consideri una debolezza, questa molto spregiudicatamente?

Carlo Lorenzetti: 00:28:01 Da parte degli artisti?

Francesco Vincitorio: 00:28:02 Da parte gli artisti.

Carlo Lorenzetti: 00:28:03 Sì, sono d'accordo. Io la considero tale, è una debolezza, senza dubbio.

Francesco Vincitorio: 00:28:15 Ed è una debolezza che, tu per esempio, hai cercato di vincere, oppure così l'hai accettata come una debolezza, senza fare nessun gesto - io dico verso di te stesso - ecco no, per superare questo stato di debolezza?

Francesco Vincitorio: 00:28:33 Ma io devo confessare sono anche abbastanza sereno. Ho cercato e cerco di vincerla con molta, con molta serenità, in fondo non gli attribuisco tutta questa importanza che si riscuote invece, si riscontra al di fuori di questa posizione.

Francesco Vincitorio: 00:29:05 E perché non gli dai questa importanza?

Carlo Lorenzetti: 00:29:07 Perché, per l'appunto, forse sono ancora uno dei pochi, così idealisti, sognatore appunto. Per me, conta molto di più considerare un valore autentico all'interno di queste posizioni, valore, valore di qualità, valore morale, valore intellettuale.

Francesco Vincitorio: 00:29:44 Ecco, a proposito di valore intellettuale, come ti collochi? Cioè io...

Carlo Lorenzetti: 00:29:48 È vero che il riconoscimento è anche un fatto, un fatto importante nella dinamica appunto temporale sull'operazione di un'artista indubbiamente. Però, al di là, al di là di tutto ciò, cadiamo appunto nell'effimero e qualche volta sarebbe, sarebbe importante e giusto dedicare un po' più di spazio a quelle ipotesi appunto, a quelle proposte che tendono a costruire qualcosa. Costruire un linguaggio, costruire un messaggio a costruire anche una condizione di poesia.

Francesco Vincitorio: 00:30:48 Ecco, a questo proposito - il discorso che ti volevo fare - quando tu hai parlato appunto di questi elementi, come ti vedi nei riguardi della ricerca contemporanea anche internazionale? Cioè, tu sai che ci sono le tante linee di tendenza, che poi sono un po' la vita. Ecco, come ti collochi? io ti so attento, cioè sei uno che guarda quello che fanno gli altri, ti incontro spesso tranquillo a guardare le mostre ecc. Come ti collochi tu, proprio come tua consapevolezza, in questo panorama così articolato e variegato? Io parlo di quelli che contano...

Carlo Lorenzetti: 00:31:33 Sicuramente in primissima linea. Io sono veramente convinto, ecco, questa è una cosa di cui vado proprio molto orgoglioso. Perché ho una tale sicurezza dentro di me, avverto proprio questa pienezza di autenticità, però ovviamente non ti posso dare le indicazioni giuste per una collocazione schematica, questo mi riesce molto difficile.

Francesco Vincitorio: 00:32:30 Ecco, ma è già molto importante questo che dici.

Carlo Lorenzetti: 00:32:32 Però ecco, la mia ricerca la vedo avanzatissima. Proprio come ti dicevo poco fa, la vedo proiettata molto nel futuro, ma con un grande grande bagaglio, un grande retaggio antico. Quindi mi considero un artista antico e modernissimo.

Francesco Vincitorio: 00:33:02 Tu sai, che questa consapevolezza, è di due ordini - mi pare che fosse proprio il vecchio Fidler, che alla fine del secolo scorso diceva - che esistono appunto uomini che hanno questa grossa capacità interiore, però a questa capacità interiore deve corrispondere anche un risultato di questo spessore. Cioè, io capisco molto bene questo giudice, probabilmente di cogliere esattamente ogni sfumatura di questa tua certezza, di essere una persona con certe qualità. Questa anche consapevolezza di questa parola così difficile, che si chiama poesia, anche i valori morali, cioè non aver mai concesso niente ad altre cose che non siano alla tua autenticità, questo io sono fermamente convinto, conoscendo il tuo lavoro, ecco, ma proprio il tuo lavoro. Qual è il tuo rapporto col lavoro? cioè, consideri che riesci a dire, a mettere in queste due forme tutta questa ricchezza di cui tu sei consapevole? O ci sono ancora margini che tu senti non realizzati?

Carlo Lorenzetti: 00:34:23 Ora avverto di essere proprio nel centro, per cui d'ora in avanti credo, credo che mi corrisponderà felicemente questo rapporto.

Francesco Vincitorio: 00:34:47 E quando è avvenuto secondo te il momento in cui tu...

Carlo Lorenzetti: 00:34:52 Beh, in questi ultimi anni. Dunque, ricordi quelle prime ricerche con i materiali poveri raccolti dal quotidiano, non so, le graffette, le puntine, i fiocchi di cotone, gli stuzzicadenti no. Queste, queste carte anche povere, poverissime. Ecco, e questa operazione risale intorno al 1976, 75-76.

Francesco Vincitorio: 00:35:40 Una dozzina d'anni fa.

Carlo Lorenzetti: 00:35:43 Lì ho avvertito proprio questo - sai, come quando apri la finestra un bel mattino - ti trovi davanti così questo profumo di freschezza, di novità. Pur facendolo tutti i giorni questo gesto, però c'è sempre un bel mattino che ti rivela, ti rivela così la bellezza della novità, e questo è avvenuto appunto circa...

Francesco Vincitorio: 00:36:18 Questo è avvenuto addirittura, con queste cose minime, che io ricordo che mi avevano colpito, anche perché erano una specie di gioco come in fondo tu facevi.

Carlo Lorenzetti: 00:36:31 Sì, sì stranamente poi molti mi parlano di questo aspetto del mio lavoro, della componente giocosa, ludica.

Francesco Vincitorio: 00:36:47 E c'è ancora in queste - adesso siamo passati addirittura dagli stuzzicadenti ai cetacei, lunghi quanti saranno?

Carlo Lorenzetti: 00:36:57 5 metri.

Francesco Vincitorio: 00:36:58 5 metri, quindi il passaggio è in una dozzina d'anni,ne hai fatta di strada. Ecco, senti ancora questo senso di pienezza? Mi interessa?

Carlo Lorenzetti: 00:37:15 Sì, molto. Mi pare che ci sia proprio questa corrispondenza completa e totale proprio.

Francesco Vincitorio: 00:37:27 Questo discorso sul materiale....

Carlo Lorenzetti: 00:37:30 E però, scusa se ti interrompo.

Francesco Vincitorio: 00:37:36 Prego.

Carlo Lorenzetti: 00:37:36 La componente ludica - appunto, di cui si parlava - mi pare, che attualmente sia un tantino meno evidente, meno evidenziata non trovi?

Francesco Vincitorio: 00:37:47 Beh, direi nell'albero, quello che io chiamo l'albero, c'è quella specie di corona, non tanto ludica, direi è grazia, nel senso più vero del termine, grazia come leggerezza.

Carlo Lorenzetti: 00:38:05 Grazia intesa come stato di felicità, cioè, appunto a proposito di questa corrispondenza tra idea e forma.

Francesco Vincitorio: 00:38:15 Ecco, ma...

Carlo Lorenzetti: 00:38:15 Ecco però, non vorrei che fosse equivocato il discorso - a livello proprio formale. Perché, vuoi, non vuoi. Non so, la scultura che è nella seconda sala, una delle due, l'unica a parete, poi in fondo, che dà proprio il titolo alla mostra, Astro ferroso. Presenta quella coda, c'è la coda. E infatti, per i più è stata letta come uno scivolo, oppure come un getto d'acqua di una fontana fantastica.

Francesco Vincitorio: 00:38:59 Ecco, sei contento di questa lettura?

Carlo Lorenzetti: 00:39:01 Ecco, no. Non sono molto soddisfatto.

Francesco Vincitorio: 00:39:06 Cosa volevi che ci trovassero?

Carlo Lorenzetti: 00:39:09 Mi sta bene anche questa chiave di lettura, però mi pare che ci sia ecco qualche altra cosa.

Francesco Vincitorio: 00:39:18 E secondo te?

Carlo Lorenzetti: 00:39:20 Beh, questa proiezione verso una dimensione futura. Per esempio, il rapporto di contrasto tra questa coda stellare che si aggancia con una prepotenza sul cono spaziale della forma appeso alla parete, rivela mi sembra un momento proprio di contatto drammatico. Quindi, ecco mi pare che ci sia qualcosa di nuovo anche in questo senso.

Francesco Vincitorio: 00:40:04 E una cosa che non abbiamo avuto tempo di sviluppare, e che invece secondo me è molto importante e ne abbiamo anche parlato, ma che adesso con questa specie di forma che si protende, secondo me è ancora evidente, come è evidente in tutte le altre, cioè questo tuo rapporto col materiale. Ecco, però direi che anche questo, non è che si...in fondo anche quando facevi le sculture geometriche, se così possiamo dire, c'era questa tua capacità di sentire il materiale, ma adesso mi sembra che c'è una totale padronanza del materiale, o meglio più che padronanza lo lasci andare.

Carlo Lorenzetti: 00:40:41 Sì, questo è il famoso stato di grazia a cui accennavi proprio tu poca fa. E questo è fondamentale per il mio lavoro. Perché, posso dire con tutta tranquillità che c'è una identificazione straordinaria.

Francesco Vincitorio: 00:41:10 Con il materiale stesso.

Carlo Lorenzetti: 00:41:12 Con il materiale stesso.

Francesco Vincitorio: 00:41:12 Ecco, ma quanto lo controlli o quanto lo lasci andare, scusa?

Carlo Lorenzetti: 00:41:17 C'è un controllo fortissimo, fortissimo. Tanto che appunto, quei margini che poi appaiono invece lasciati così al loro destino, a questa loro felicità proprio, non sono altro che appunto il frutto di questo controllo formidabile. Quindi, è una tensione interna al lavoro, violenta, che secondo me da qui scaturisce forse l'aspetto più drammatico di questa...

Francesco Vincitorio: 00:42:02 Forse anche più nuovo, in fondo...

Carlo Lorenzetti: 00:42:04 E' più nuovo certamente.

Francesco Vincitorio: 00:42:05 Una volta io ho detto austuav, è come se tu auscultassi la materia.

Carlo Lorenzetti: 00:42:10 Sì appunto, per me è materia viva, respira quel materiale e io mi metto proprio in perfetta sintonia con esso. E quindi lo assecondo, lo violento, lo guido, e poi mi faccio, mi faccio anche catturare.

Francesco Vincitorio: 00:42:41 Ecco, proprio questo - tornando alla domanda, che ti avevo fatto e alla quale tu hai glissato. Vedi altri esempi, intorno a te, di questo rapporto con il materiale?

Carlo Lorenzetti: 00:43:02 No, no.

Francesco Vincitorio: 00:43:04 Questo è molto importante che tu lo dica.

Carlo Lorenzetti: 00:43:05 Sì, senza falsa modestia.