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Berlucchi, Pia Donata - 2006 - Borgonato di Corte Franca

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Trascrizione

Stefano Totoro: 00:00:00 Borgonato di Corte Franca, 30 giugno 2006. Sono Stefano Todaro, mi trovo a Borgonato di Corte Franca presso l'azienda Berlucchi Franciacorta per realizzare un'intervista al presidente Pia Donata Berlucchi, nell'ambito del progetto Voci del Novecento, l'Italia dell'economia, dell'impresa e del lavoro, progetto avviato in collaborazione con la Discoteca di Stato, Museo dell'Audiovisivo di Roma. Presidente Berlucchi le sue dichiarazioni saranno parte integrante dell'archivio della Discoteca di Stato, Museo dell'Audiovisivo sezione storia orale, ove vengono raccolte le fonti orali per lo studio della storia contemporanea. Lei è una donna molto vivace, sicuramente si vede che le piace il suo lavoro come è iniziata la sua avventura?

Pia Donata Berlucchi: 00:00:40 La mia avventura è iniziata quando già avevo due bambini di dodici e di nove anni, quando facevo la mamma a tempo pieno, però sempre con mille altri interessi nelle altre attività. Quando i fratelli, io sono l'ultima di cinque fratelli, quindi Francesco Gabriella, Marcello, Roberto, io sono Pia Donata. Quando i fratelli professionisti - del resto come sempre nella mia famiglia non riuscivano più ad occuparsi dell'azienda agricola, che nostro padre, pure lui professionista ingegnere ci aveva lasciato in eredità. Le aziende agricole venivano portate avanti in Italia - secondo il vecchio sistema della mezzadria - ed in questo modo si riusciva ad essere professionisti e a occuparsi anche della propria azienda. Quando però la mezzadria decadde e si passò da una gestione di tipo manageriale, bisognava dedicare molto tempo - e naturalmente un professionista serio che deve passare otto, nove, dieci ore in ufficio - soprattutto gli ingegneri, come i fratelli sui cantieri, sparsi nelle varie parti d'Italia non riuscivano più a gestire questo tipo di direzione. Mi chiesero di provare, francamente era un argomento totalmente estraneo al mio modo di vivere fino ad allora. Io moglie di medico, conosciuto quando facevo la crocerossina, ero molto portata più all'ambiente sanitario dell'ambiente manageriale. Però, cominciai ad avvicinarmi a questo campo. Avevo una carta vincente dalla mia parte ed era quella che ci avevano lasciato i genitori e cioè la passione straordinaria per tutto ciò che ci circonda - per l'universo che ci circonda e quindi per la Terra - questo dono di Dio questo variare delle stagioni, insomma questo fascino continuo che la terra dà a chi la guarda con gli occhi aperti, perché c'è anche chi non la guarda. Questa era l'unica mia carta vincente, per il resto piano piano mi avvicinai a tutto quello che era necessario per poter seguire la Terra, quindi le cose meno romantiche, le cose molto più legate alle contabilità e alle cose pratiche. Però, devo dire che la passione continuò ad avere il sopravvento e oggi dopo trent'anni mi piace ancora quello che faccio.

Stefano Totoro: 00:02:52 Quindi lei quando ho iniziato, che anni erano?

Pia Donata Berlucchi: 00:02:54 Erano gli anni 1976 - 1977. Oggi, nel 2006, posso dire che sono dunque quasi trent'anni che mio di questa cosa, sì di questa attività. Naturalmente il mondo è cambiato. La cosa straordinaria è che non cambia la Terra, il Sole sorge sempre, il caldo, il freddo, la grandine, grande pericolo.

Stefano Totoro: 00:03:21 Lei aveva studiato?

Pia Donata Berlucchi: 00:03:21 Allora, io avevo come in casa mia avevo fatto gli studi classici, perché mia madre grande, grande donna di cultura straordinaria, oltre che pianista diceva, che esisteva un'unica scuola superiore e che valeva la pena di fare in Italia e che era il liceo classico. Nonostante poi questo liceo classico avesse portato gli ingegneri, ma gli ingegneri pure raccontavano come il Politecnico di Milano, - dopo i primi mesi di shock -per trovarsi a contatto coi numeri, dagli studi classici - poi il liceo classico un tempo era talmente impegnativo dal punto di vista delle ore di studi, e anche l'elasticità mentale dovuta al greco al latino. Dicevano poi gli ingegneri che non avevano fatto nessuna fatica a passare ai numeri, questo è un concetto che ancora oggi a volte si sente dire. Devo dire che anch'io ricordo con piacere - sommo questo tipo di studio, di scuola che magari allora trovavo un po' pesante, però ancora oggi quel poter godere in qualche momento di libertà, di qualche citazione, di qualche ricordo dei lirici greci. Poi, ero un appassionatissima della lingua greca e quindi - anche la mattina, naturalmente ritrovare oggi ancora queste cose, è una grande ricchezza. Ecco, dopo il liceo successe che io ero l'ultima di cinque, mia madre rimase vedova molto giovane. Allora Brescia, la nostra città non aveva università e quindi per studiare l'università bisognava che gli ingegneri bresciani andavano tutti a Milano, e la mamma pensò che in fondo secondo una sua frase celebre "tre figli all'Università di Milano bastassero" e io ho forse la mia colpa fu di non insistere più di tanto, però mi sembrava che avrei dovuto, avrei dovuto forse stare un po' vicino a lei data la sua solitudine. Allora cominciò ad affascinarmi il campo, il campo della sanità. E da allora, lì feci all'ospedale di Brescia - che già allora era all'avanguardia, una scuola di laboratorismo di alto livello. Infatti era un quadriennio, praticamente l'università e poi perfezionai questi tipi di studi e il destino volle che incontrai mio marito medico e mi sposai poi, e lasciai il lavoro per dedicarmi ai bambini. Dopo di che, ecco l'aggancio con la natura. Quindi due cose totalmente diverse - ma che in fondo, se vogliamo possono sempre avere delle connessioni, soprattutto quando si fa una cosa con passione, la passione di per sé connette anche delle cose diverse.

Stefano Totoro: 00:05:42 Gli anni settanta erano comunque degli anni molto movimentati in Italia, lei come li ha vissuti?

Pia Donata Berlucchi: 00:05:46 Lei dirò, io ero talmente affascinata dalla famiglia, da questi bimbi che io adoravo, cioè adoravo, ero severissima perché io non dimentichiamo, che sono dico sempre scherzando che sono un po austro ungarica e quindi lo ero anche con i figli. Però, devo dire che li ho vissuti forse in una forma un po' ovattata se lei intende gli anni'70 da un punto di vista politico. Perché i figli erano così piccoli che non c'erano ancora problemi legati alle scuole e quindi alla politica nelle scuole. Quindi, io mi occupavo di loro - seguivo il campo della medicina di mio marito perché era una mia grande passione. Perciò, tutte le riviste mediche, che arrivavano in casa prima le leggevo io e poi le leggeva lui, come i congressi medici. Devo dire che il nostro mondo, - come spesso il mondo della medicina, fortunatamente pensando alla salute della persona ne riesce anche a scavalcare quelle che sono le movimentazioni, i drammi positivi e negativi della politica.

Stefano Totoro: 00:06:45 Dopo lei, nel 1970...

Pia Donata Berlucchi: 00:06:45 Nel '77, nel 1977 ho cominciato ad avvicinarmi.

Stefano Totoro: 00:06:50 In che modo lei si è avvicinata?

Pia Donata Berlucchi: 00:06:50 Beh, mi avvicinavo, cominciando, venendo naturalmente in azienda, allora addirittura si producevano, cosa le devo dire 40 mila bottiglie, 30 mila, 50 mila bottiglie e venivano i clienti col camioncino a prendere le bottiglie loro. Io venivo due mattine alla settimana, mi ricordo che nell'inverno c'era una stufetta - in queste cantine, come lei sta vedendo con zone del 1300 fino ai giorni nostri - non c'era un ufficio riscaldato perché con la mezzadria mica serviva. Allora c'era una stufetta che veniva accesa dal custode - quando io venivo la mattina a vedere - e mi barcamenavo con le prime cose, le prime contabilità. Usando tutto sommato il buon senso, che ha una donna. Perché, in fondo io ancora oggi, sostengo che il bilancio della Fiat, il bilancio della Fratelli Berlucchi - che è molto più piccolo - il bilancio di una famiglia segue la stessa linea: spese, ricavi, dare avere. Non cambia, cambiano le dimensioni, cambia il concetto di investimento. Però, come nella famiglia, uno deve stare molto attento alle spese e ai ricavi sennò la situazione non va avanti. E quindi usai così - il buon senso che secondo me l'equilibrio è la parte della mente femminile. E poi cercai di imparare da tutti, imparai dalle banche quando andavo in banca, dal commercialista imparai. Il problema è quello di umilmente ascoltare e farsi spiegare, e non vergognarsi di dire che non si è capito. Perché se uno non ha capito glielo rispiegano no? Ecco quello che noto oggi in questi giovani, è che non capiscono dicono di sì perché si vergognano a dire che non ha capito. Ma dì che non hai capito e cambiamo modo di spiegare no. Invece si vergognano, invece ci vuole un po di umiltà - perché anche oggi sbagliamo in continuazione - ancora oggi quante volte dico a un direttore di banca "Senta, non ho capito questo passaggio, mi spieghi questo passaggio " e il direttore me lo spiegano, come io posso spiegare al direttore un passaggio di lavoro della cantina. C'è una cosa è uguale all'altra, no.

Stefano Totoro: 00:08:59 Quindi lei quando è entrata si occupava più della contabilità che di altro.

Pia Donata Berlucchi: 00:09:04 Ma si, sa allora c'era magari solamente un operaio, due.Io mi occupavo di tutto, mi occupavo di tutto. Perché non so, un operaio deve essere pagato, una fattura deve essere pagata che invece è in pagamento. Piano piano mi occupavo di queste cose, e cominciai poi ad avere con me una signora una ragioniera, che chiaramente per queste cose ci vogliono i ragionieri e insieme, ancora c'è ancora questa signora oggi, infatti c'è un grande affetto fra di noi perché abbiamo cominciato... No, lei già cominciava, già lavorava già da tempo, ma poi venne con noi. E la situazione poi piano piano, diventò direi sempre più importante. Perché si cominciarono ad avere dei rappresentanti - e da un rappresentante oggi ne abbiamo quasi sessanta - quindi c'è tutta una gestione di marketing enorme, enorme. D'altra parte, volendo mantenere il canale horeca di vendita - e per canale horeca intendiamo solo la piccola distribuzione quindi ristoranti, enoteche gastronomie e bar, escludendo la grande distribuzione - se vogliamo tenere questo livello di vendita di marketing, dobbiamo avere molti rappresentanti. Mentre, se uno decidesse di vendere alla grande distribuzione chiaramente dimezza, tri-mezza il lavoro d'ufficio.

Stefano Totoro: 00:10:24 Dalla grande distribuzione voi avete avuto delle richieste?

Pia Donata Berlucchi: 00:10:28 Abbiamo spesso delle richieste e ringraziamo dell'onore che ci viene fatto, nel richiedercelo. Per ora rispondiamo che la nostra idea è di continuare sulla strada intrapresa, non sappiamo cosa succederà domani. Questo non toglie che la grande distribuzione sia una delle scoperte più straordinarie del marketing mondiale. Io stessa per la mia famiglia mi fermo in automobile, dove trovo un supermercato se conosco una linea che mi va bene, mi fermo per fare la spese per la famiglia. Però c'è un certo tipo di clientela - mi riferisco ai ristoratori alle enoteche - che se il prodotto è presente in grande distribuzione, non sono molto contenti di distribuirlo loro. Quanto durerà ancora questo? Non le so dire. Non le so dire, perché io penso che è destinata a finire questa credenza. Per ora noi continuiamo su questa strada, molto difficile, molto impegnativa sicuramente di grande soddisfazione.

Stefano Totoro: 00:11:24 Lei prima mi ha raccontato come è nata la terra di Franciacorta, gli sforzi che hanno fatto i professionisti di allora dopo la seconda guerra mondiale.

Pia Donata Berlucchi: 00:11:32 Dunque io sono nata nel '42 quindi ero in pace. Però, diciamo che ho visto la situazione quando la cosa era già un po' più avanti. Beh, diciamo che la Franciacorta viene definita un po' dalla stampa mondiale un'isola, un'isola senz'acqua, senza essere circondata dall'acqua, anche se vicino noi abbiamo il preziosissimo lago d'Iseo, a 5 chilometri. Un'isola proprio perché rappresenta un modo di concepire l'approccio alla Terra un po' diverso da quello che era stato fino allora. Oggi molti approcciano in questo modo. Diciamo che fino a allora, la terra la rappresentava la grande tradizione - intesa non solo nei suoi pregi che tutti noi oggi continuiamo a seguire. Guai a perdere la tradizione, che è il più grande valore dell'Italia della sua italianità, ma la tradizione significava sentirsi legati a dei costumi, legati per esempio solamente al tempo, all'umidità, alla stagione. Tutti ricordiamo il contadino che dicevano non posso infiascare il vino perché c'è nuvolo, posso sì, no perché c'è il vento, sì perché c'è il sole. Credenze che avevano una loro ragion d'essere. Perché naturalmente quando c'era l'umidità si poteva presentare un tipo di muffa, quando c'era la secchezza si poteva... Quindi sicuramente c'erano delle metodiche. Però c'erano anche molte credenze popolari. Non si poteva più rimanere fermi in quel modo e da allora, l'isola della Franciacorta si presentò tale, perché i proprietari terrieri erano nella massima parte degli imprenditori o dei professionisti, la classica imprenditoria lombarda che avevano avuto una parte di terra lasciata anche loro in eredità, come tutto sommato noi fratelli Berlucchi da mio padre. Se non che, la mentalità dell'imprenditore è quella assolutamente di guardare il cielo, di sperare che piova che ci sia il sole. Per carità, viviamo nella terra e siamo ben felici di doverci confrontare con le caratteristiche della Terra, ma l'imprenditore pensa sempre molto avanti, corre con la mente. E allora l'imprenditore cerca di trovare un accordo fra quelle che sono le caratteristiche principali della terra e che non sono cambiabili per fortuna, per fortuna. Ma di avvicinarle, alla sua mentalità. E quindi, a cercare di unire a quello che la terra dà da secoli, qualche cosa che l'uomo può dare. Non ha da aspettarsi tutto dalla terra, ecco la differenza. Il contadino si aspetta tutto dalla Terra, quindi grandine accettiamo la grandine, allora l'accetto anche io, cosa me la prendo a fare. . Però, la terra è magra me ne nutro, la terra grassa, le cambio la pianta, la pianticella cresciuta in questo modo soffre se c'è la siccità, cambio il modo di crescere, la direzione nord sud è sbagliata, la strappo e ci metto sud est. Tutte cose che l'agricoltore non ha mai fatto, anche perché la terra è molto lenta nel riprendere la vegetazione, perciò l'agricoltore si trova davanti degli anni in cui non ha produzione. Ma l'imprenditore professionista con la mentalità imprenditoriale - non le dico che improvvisamente strappa tutti i vigneti, senno si trova anche lui senza produzione. Ma studia un piano di investimento, nel quale nell'arco di una serie di anni, se i vigneti che ha hanno una posizione sbagliata li sposterà un po' alla volta, cercherà di fare i cambi un po' alla volta, che è la stessa cosa che fa nel suo stabilimento. Lo stabilimento ha dei tempi molto più veloci, la terra no. Però, l'imprenditore della Franciacorta ha dimostrato che anche nell'agricoltura, volendo si può studiare un investimento con mentalità manageriale. Ha chiamato subito i professori dell'Università, anche questa un'università enorme. L'agricoltore non ha mai creduto nella scienza, il contadino nel fascino, che noi abbiamo delle poesie che parlano del contadino, della musica. Però attenzione che il contadino è fortemente cocciuto, crede solo in questi suoi idee che le sono state tramandate. Io ricordo da bambina, quando veniva qualche specialista per caso, il contadino che diceva "cosa vuoi che sappia lui che ha studiato" quasi con disprezzo, io sì che so quando devo fare le cose, il che non è sbagliato ma non è vero fino fino alla fine. E quindi ecco quindi - l'imprenditore proprio per la sua mentalità - che immediatamente chiama le università specialiste nello studio della terra, la Cattolica di Piacenza, alla Statale di Milano. E con un coraggio veramente da quasi follia, segue pedissequamente ciò che i grandi specialisti di agraria gli consigliano - strappare i vigneti e cambiare la posizione, cambiare la qualità del clone del vigneto, studiare la qualità dell'uva non solo per il nome finale Cabernet, Merlot, Chardonnay, ma per il clone che è più adatto a questo tipo di terra, studiare il terreno in rapporto all'uva - ecco la famosa zonazione, questo studio fortissimo che la prima in Italia lo fece la Franciacorta. Questo è l'investimento, non solo economico ma mentale e ideologico.

Stefano Totoro: 00:16:49 Dunque, lei ha fatto studi classici poi si è dedicata all'ambito sanitario. Dove ha imparato a usare tutti gli strumenti che servono alla vita della sua azienda?

Pia Donata Berlucchi: 00:16:58 Li ho imparati sul campo. Anche perché mi piace molto imparare, ancora oggi mi piace molto ascoltare gli altri, oltre che chiacchierare quando c'è qualcosa che mi si chiede come lei mi sta chiedendo che mi appassiona. Ma mi piace molto ascoltare quelli che raccontano. E soprattutto quelli che raccontano e fanno - perché nella mia mentalità bisogna essere molto operativi. Non mi piacciono i fumi, le parole sono straordinarie. Amo molto chi parla bene, mi piace ascoltarlo ma mi piace soprattutto che queste parole vengano realizzate. Ecco quindi che, dirigendo l'azienda per tanti anni trovandomi vicino gli agronomi, gli enologi, i giornalisti, la stampa, il semplice contadino, il cliente - per forza, per forza ho preso un po' tutte queste cose in maniera magari empirica, ma comunque insomma credo abbastanza profondamente.

Stefano Totoro: 00:17:49 Lei si sente più manager o più dedita in modo operativo al processo vitivinicolo?

Pia Donata Berlucchi: 00:17:55 Le dirò, io amo un po' tante cose della vita, fa parte della mia caratteristica. Io amo molto l'uomo - con la U maiuscola - quindi il concetto dell'uomo al centro dell'universo. Mi piace molto il rapporto umano e il mio rapporto umano è veramente multiforme - perché varia dalla persona più semplice alla persona più importante - dal contadino al Presidente della Repubblica quando vi capita. Quindi amo molto i rapporti umani. Però adoro la terra - adoro la terra, in tutto questo suo svolgersi della giornata, della stagione, dei colori questa terra sempre uguale, sempre diversa. Questa sfida che la terra dà a chi lavora per la Terra. Lavorando nella terra la sfida inizia di mattina. Ogni mattina, in base al cielo, in base alla temperatura, in base a cosa succederà e devo dire che questo è molto connaturato anche col DNA femminile. La donna ama molto la sfida contrariamente a quanto uno possa pensare. Io nella mia vita ho incontrato tantissime donne che lavorano e tutte sono coraggiosissime. Lei pensi che le statistiche ci portano le aziende con maggiore innovazione, guidate statisticamente in maggior parte da donne.

Stefano Totoro: 00:19:10 Lei crede che in Italia, in questo momento, ci siano troppe o poche donne al comando.

Pia Donata Berlucchi: 00:19:16 Però troppe direi di no - perché se guardiamo le statistiche - io direi che sarebbe il caso - e io questo lo penso già da anni - che non si parlasse più di ghettizzazione, tipo quote rosa che trovo un termine orripilante, mostruoso da cancellare. Perché se noi cominciamo a destinare delle quote per una situazione, noi ghettizziamo la situazione. Parliamo di persone valide e non valide, di persone in gamba e di persone non in gamba che poi siano donne, se non uomini non ha nessuna importanza. Noi abbiamo medici bravi e non bravi, donne e uomini, avvocati bravi e non bravi, abbiamo impiegati bravi e non bravi, e operai. Lei pensi che la nostra cantine è una cantina al femminile, ma non per mia scelta. Perché è successo così. Noi abbiamo donne negli uffici e donne in cantina. Abbiamo un cantiere e un capo produzione. I quali se manca una delle donne che lavorano con loro e la deve sostituire, la sostituisce con un'altra donna ma di sua volontà non di mia volontà. Quando c'è il valore, il valore non ha sesso, è questo il vero raggiungimento della parità. La parità non è dire, uno è più bravo dell'altro - io ho delle quote - ma che bisogno hai di avere delle quote, dimostra quello che vali e la quota si fa da solo.

Stefano Totoro: 00:20:29 Qual è la difficoltà più grande che incontra una donna nel mondo imprenditoriale?

Pia Donata Berlucchi: 00:20:34 La difficoltà è una difficoltà non tanto del mondo che la circonda, ma della doppia posizione che una donna ha nella vita. Se una donna non vuole perdere la sua femminilità - e guai a perderla - e per femminilità intendo non solo la bellezza, e la esteriorità che è molto importante, ma l'eleganza, il modo di fare, l'educazione, la gentilezza ma vuole anche lei, avere una sua famiglia avere dei figli. La grossa difficoltà è gestire le due cose insieme. Conosciamo migliaia di donne che le gestiscono benissimo. Conosciamo migliaia di giovani che escono da famiglie la cui mamma lavora 20 ore al giorno e i giovani hanno dei risultati strepitosi. Quindi, non è affatto vero che il maggior numero di famiglie con divorzi sia quello dove la donna lavora, non è affatto vero. Io ho esempi oserei dire all'incontrario, anche qui non si può ghettizzare. Allora la donna deve sapere che nel suo DNA c'è questa duplicità e deve viverlo come un vantaggio come un dono straordinario, del destino di poter gestire due cose insieme. Perché gestire la famiglia, è pesante ma una soddisfazione senza limiti, gestire il lavoro con piacere è un'altra soddisfazione. Allora se una donna capisce, che questa apparente o anche reale difficoltà - però in fondo è una ricchezza che lei ha in più - riesce sicuramente a gestirla. Se invece comincia la teoria del lamento - che io non sopporto, io sono severissima con le donne molto più che con gli uomini, proprio perché so che una donna vale, quindi sono molto cattiva. Guai piangersi addosso. Guai dire, ma io non riesco a ottenere il risultato. Tu impegnati. Devi dare il meglio di te stesso, riuscirai meglio non riuscirai pazienza, riuscirai un'altra volta, ma tu hai dato il meglio di te. Nella vita non possiamo pensare di riuscire sempre tutto, però non è neanche giusto che ci mettiamo a lamentarci. Ecco io do sempre questo tipo di messaggio alle giovani.

Stefano Totoro: 00:22:40 Suo marito...lui fa sempre il medico, ha sempre continuato a fare...

Pia Donata Berlucchi: 00:22:47 Sì sì sì, lui si è limitato a bere il vino, il Franciacorta e a consigliarlo magari agli ammalati, ma non è mai entrato in questo campo. Anche perché proprio -sa i medici poi sono molto settoriali e attenzione, loro pensano giustamente, fortunatamente solo al benessere del malato ed è difficile che riescano a fare. È più facile che riescano a saltare da una parte all'altra, da un altro tipo di professionista - per esempio il nostro presidente, mio fratello avvocato. Gli altri consiglieri della società sono due ingegneri. - Ecco, ma io vedo che i medici - i colleghi di mio marito sono molto settoriali, quando fanno veramente il medico bene, perché sono molto assorbiti proprio da questa mentalità che esula da quelli che sono i problemi del management.

Stefano Totoro: 00:23:31 Da una parte un medico, dall'altra l'amministratore delegato di un'azienda, e i figli?

Pia Donata Berlucchi: 00:23:35 Allora i miei figli guardi, mio figlio in questo momento è a Londra ha fatto 14 anni all'estero fra Madrid, Parigi, Londra, 5 lingue, broker di borse internazionali. Mia figlia psicologa, dopo 10 anni di psicologia, lei è stata assorbita dall'azienda e mi cura la parte estera e anche lei ha dei rapporti con la stampa dove non ci sia la necessità che intervenga io personalmente.

Stefano Totoro: 00:24:00 Lei è sempre riuscito a stare con il suo lavoro molto vicino ai figli?

Pia Donata Berlucchi: 00:24:05 Beh le dirò, la vita di una donna che fa tante cose inizia alle 6 di mattina e finisce a mezzanotte o l'una, le due. Se uno riesce - anche fisicamente questo è probabilmente anche proprio un dono di Dio, avere una certa salute e una certa robustezza fisica sicuramente uno riesce moltissimo ecco. Anche perché, diciamo che io ho avuto questa fortuna che mi sono avvicinata al lavoro, quando i piccoli non erano piccolissimi perché avevano già 12 e 9 anni. Quindi, allora magari facevo un po' meno ore di quelle che faccio oggi e quindi loro erano a scuola fino a una certa ora del pomeriggio - poi lei sa che i ragazzini hanno gli sport, hanno la musica, il pianoforte piuttosto che il flauto. E queste cose perciò quando io rientravo, rientravano tutto sommato anche loro. Ed allora, ecco che poi si continuava. Ma direi che dal risultato ho avuto negli studi loro, mi sembra che non abbiano sofferto anche perché si sono laureati prestissimo tutti con voti molto alti, perciò si vede che tutto sommato non si sono sentiti defraudati, anzi erano molto affascinati quando io raccontavo quello che stavo facendo, se ottenevo dei risultati, allora loro si sentivano fieri della mamma. Quindi questo è molto divertente.

Stefano Totoro: 00:25:26 Quindi, dei due figli soltanto sua figlia è entrata?

Pia Donata Berlucchi: 00:25:29 Per ora è solo mia figlia. Vedremo, perché poi ci sono i figli dei miei fratelli - che tutti sono dei professionisti di vario campo, abbiamo un po' passato tutte le discipline possibili, anche con tre presenze all'estero in questo momento. Tutti amano molto questa azienda - che è proprio nel cuore di tutti, secondo loro io rappresento il fulcro, per cui nelle feste Natale, Pasqua ci troviamo tutti nelle sale aziendali, che sono sale comuni dove riceviamo la stampa, dove riceviamo gli ospiti e dove magari ci ritroviamo tutti noi per la sera del Natale e della Pasqua. E noi siamo in tanti - magari siamo anche 30 - 35, tra fratelli e nipoti.

Stefano Totoro: 00:26:11 Torniamo un attimo agli anni in cui ha iniziato, i suoi figlie avevano 12 e 9 anni. L'azienda aveva una produzione, ma non una produzione così...

Pia Donata Berlucchi: 00:26:20 No, perché l'azienda - anche se la mezzadria era decaduta, però continuava a produrre anche cereali. Come erano le aziende di una volta, dove c'erano cereali, un po' di animali, poi c'era anche la parte dedicata al vino. Diciamo che quando venne creata la DOC Franciacorta, che allora era solo doc, era il 67 - nel 1967 io non ero ancora entrata in azienda, entrai dieci anni dopo - però, mio fratello primo, l'ingegnere primo Francesco che aiutava la mamma, che era già vedova, decise che queste tre lettere doc erano le tre lettere a cui bisognava credere. Mentre molti non credettero a queste lettere - e quindi già lui e la mamma decisero che bisognava adeguare l'azienda a questa linea. Quindi pochi vigneti che c'erano allora vennero adeguati secondo la legge del disciplinare. Quando io entrai - i vigneti erano sempre abbastanza pochi - devo dire che negli anni a seguire continuiamo ad allargare le piantagioni nei terreni che già avevamo, che già avevamo, continuiamo ad allargarci. La nostra è un'azienda di 100 ettari, 100 ettari in Franciacorta sono tanti - in Puglia o in Sicilia sarebbero niente, perché là le aziende sono di 1000 o di 2000 ettari. Ma in Franciacorta sono tanti. Quindi noi, non dovremo mai comperare terreno, non facciamo altro che allargare le piantagioni di vite. Perché capimmo che forse si poteva intravvedere un vantaggio dal punto di vista dell'agricoltura vitivinicola più che nei cereali - i cereali cominciavano a crearsi i grossi problemi non tanto degli Ogm che quello è una cosa recente, ma i grossi problemi delle grosse produzioni della Russia, della Francia. Quindi facevano crollare i prezzi, perciò la coltivazione di cereali non rendeva assolutamente nulla e si continuò ad aumentare la produzione delle vigne. Tant'è, che oggi siamo sui 70 abbondanti ettari di vigneto. Il resto 30 ettari sono boschi, sono naturalmente strade vicinali- e abbiamo ancora così per ricordo dei genitori una piccola parte di cereale, proprio a dimostrare che la nostra anche se dal punto di vista vitivinicolo vuole essere all'avanguardia e credo che lo sia - non disdegniamo ciò che la terra dà nelle parti più basse, proprio per riservare al vigneto le colline dove c'è una ventilazione migliore, più ideale per la vite.

Stefano Totoro: 00:29:00 Quindi siete dal da consorzio fino alla DOC internazionale.

Pia Donata Berlucchi: 00:29:00 E andando avanti restringemmo anche la parte dei cereali - e oggi siamo a questa produzione di 70 ettari con 400 mila bottiglie, dove una piccola parte di scarsi 10 ettari, sono solo i cereali che praticamente corrisponde alla parte piatta della Franciacorta, che peraltro è tutta collinare, in quanto la Franciacorta rappresenta morfologicamente quello che migliaia di secoli fa era la presenza di un ghiacciaio. Il ghiacciaio ritirandosi lasciò queste colline moreniche. Ecco quindi il terreno, il terreno vocato alla produzione spumantistica, dato proprio da questa presenza di calcare, di sali minerali molto adatti allo spumante.

Stefano Totoro: 00:29:42 Lei si sente protagonista di questo passaggio dell'azienda, dalla produzione agricola a tutto campo a quella esclusivamente vitivinicola?

Pia Donata Berlucchi: 00:29:50 No, onestamente no. Perché questa parte la curavano soprattutto i fratelli devo dire. Io quando entrai in azienda, non mi ricordo esattamente bene ma forse la parte dedicata alla zootecnia non c'era più, non c'era già più. Diciamo che una parte del mio giardino attuale - che è proprio qui vicino all'azienda agricola, è un giardino movimentato con delle parti più alte e più basse. Ecco, nella parte più alta del giardino ricordo, che quando uno dei miei fratelli ingegneri ristrutturò quella cascina di contadini, per farla diventare la mia abitazione ricordo che demolì una tettoia che serviva proprio per tenere un allevamento modello di vitelli all'aria aperta. Lei sa che l'allevamento all'aria aperta facilita la salute dell'animale contro il famoso spauracchio della TBC, la tubercolosi bovina. Ecco mi ricordo quella tettoia che venne cancellata, ed ora c'è questa parte di giardino movimentato molto bello e in fondo è quello che era l'allevamento. Diciamo che oggi la brescianità, la parte bresciana della zootecnia, che è la più forte d'Italia - riguarda la parte, di quella che chiamiamo la Bassa Bresciana - cioè, dove la provincia di Brescia si estende, molto piatta verso il Po. Brescia è una provincia molto varia, perché ha le montagne, l'Adamello, ha la zona pedemontana la Franciacorta e scende nella piatta, verso verso il Po. Perciò abbiamo dell'agricoltura molto diverse, da quella montanara a quella agricola. E lì verso il Po, oltre avere la zootecnia abbiamo tutti i cereali. Però la Franciacorta essendo tutta collinare era più adatta al vino.

Stefano Totoro: 00:31:32 Qual è l'impulso che lei pensa di aver dato all'azienda, una cosa che sente sua.

Pia Donata Berlucchi: 00:31:37 Diciamo che sicuramente un marketing di questa potenza, è forse la cosa più grossa che sia stata creata. Anche perché, se oggi noi ci guardiamo in giro vediamo che in tutti i campi, non solo in quello vitivinicolo, il campo del marketing è in assoluto il più difficile. Io a volte dico una frase che sembra una frase quasi assurda, ma tutto sommato non lo è: produrre è molto meno difficile che vendere.Anche se con la terra noi dobbiamo fare i conti con la natura, perché chiaramente noi non possiamo decidere quando pioverà o quando verrà il sole. Se però abbiamo, un terreno adatto - parliamo della Franciacorta, zone moreniche, che è quindi terreno vocato alla produzione dell'uva, prendiamo un bravo agronomo, ed ecco la mentalità dei franciacortili che vogliono subito la scienza per supportare la terra che ci curi la produzione esterna, poi prendiamo un enologo, scienza che ci cura la trasformazione dell'uva in vino, noi avremo 99 su 100, un ottimo prodotto. Non possiamo non averlo ottimo, abbiamo la terra abbiamo la scienza che conduce la produzione terriera, abbiamo l'enologo. Il prodotto deve per forza essere buono al di là del gradimento personale che uno preferisca un sapore piuttosto che un altro. Quando apriamo il discorso marketing - oggi il mondo è diventato difficilissimo, per gli uomini e per le donne - non solo per l'iperproduzione - ma perché c'è questa grossa concorrenza, questa famosa globalizzazione, parola oramai che ci annoia a forza di sentirla dire, ma che vuol dire produrre tutto, in tutto il mondo. E allora tu ti devi confrontare con quello che producono gli altri ad un'altra latitudine, dove hanno dei prezzi economici di produzione che sono la metà. Perché c'è una politica economica diversa, perché c'è una situazione diversa. Tu qui non puoi cambiare la tua situazione economica, perché vivi in questo paese devi seguirla e allora lì diventano cominciano i grattacapi. Perciò, secondo me è la ricchezza di un'azienda oggi è il suo, la sua movimentazione è il marketing.

Stefano Totoro: 00:33:57 In questo è più bravo un uomo o una donna?

Pia Donata Berlucchi: 00:33:57 Le statistiche dicono - io non vorrei dire, perché il solo fatto di dire un uomo o una donna diventerebbe una ghettizzazione, come ho detto prima. Le statistiche dicono, che le donne - non per pregio, perché qui non si sta parlando di pregio - il pregio è legato al singolo che abbia voglia di impegnarsi di studiare, di lavorare quindi non è legato al sesso. Ma le statistiche dicono che le donne, proprio perché - sempre nel loro famoso Dna hanno un approccio multiforme alle situazioni. Proprio per questa multiformità - multiformità significa anche sapersi adeguare velocemente ai cambiamenti di situazione. Ecco la donna è dotata dalla natura - anche quando si occupa solo della famiglia dei bambini è dotata alla velocità di cambiamento, perché improvvisamente un bambino ha 40 di febbre, però fino ad ora, prima saltava in cortile, perché gli brucia il cibo sul gas e tutti devono mangiare, allora in 3 minuti lei deve mettere a tavola le persone, quando gli bruciava il cibo. Io sto dicendo delle banalità, ma la velocità di testa che è caratteristica di una donna oltre alla psicologia che una donna riesce a avere, e qui il marketing dove c'è molto la psicologia. Dicono che si è più portati al marketing, infatti abbiamo esempi di grandissime case dove i direttori marketing sono donne. Quindi, forse c'è una caratteristica proprio dell'animo, della mente femminile che la porta di più al mercato. Però ciò non toglie che quando un uomo va, ci mancherebbe altro.

Stefano Totoro: 00:35:30 Forse la donna sente di più la competizione rispetto all'uomo.

Pia Donata Berlucchi: 00:35:34 Ma è il modo di confrontarsi con la competizione. La competizione esiste e c'è e abbiamo detto tutti che è difficilissima e drammatica. Ci sono vari modi di avvicinarsi. C'è il modo violento, che può avere il suo vantaggio o non averlo. C'è il modo di piangersi addosso, che sicuramente perdente. Secondo me la donna ha tanto di astuzia, prettamente femminile per capire chi ha davanti, sapendo chi ha davanti sa anche come parlare, come porsi. Quindi, la donna per la vendita secondo me è piuttosto forte. E' chiaro che non deve assolutamente diventare aggressiva, senno è la fine. Perché oggi, oggi con l'aggressività. - secondo me, proprio in un mondo aggressivo come oggi, l'aggressività è perdente. Perché, così una volta poteva essere vincente l'aggressività, perché spaventava. Oggi uno si spaventa.

Stefano Totoro: 00:36:27 Lei dove pensa di aver avuto più coraggio, il momento in cui ha avuto più coraggio.

Pia Donata Berlucchi: 00:36:31 Secondo me il coraggio comincia tutte le mattine quando uno si alza. Non posso dirle che io ho fatto un investimento estremamente coraggioso - perché noi siamo cinque fratelli e quando si decide per fare degli investimenti societari gli decidiamo tutti insieme, quindi direi una bugia. Se fosse solo mia l'azienda potrei dire il giorno che ho il vestito che so io, nel Sudafrica piuttosto che in Giappone, allora è stato fortemente coraggioso. Ma gli investimenti vengono fatti dalla, dalla Fratelli Berlucchi, quindi da tutti insieme. Il coraggio potrei averlo avuto, forse all'inizio - nel buttarmi in un campo che assolutamente non mi era congeniale. Io detestavo i numeri, amavo la classicità, amavo la medicina che non c'entrava niente con la cultura, però mi affascinava. La scienza medica mi affascinava molto, e poi la cultura classica. Devo dire che sono finita in un terzo elemento, che non è scienza né cultura classica. Però forse chi lo sa ho portato nel mio lavoro un po dell'uno e dell'altro.

Stefano Totoro: 00:37:36 Come va adesso con i numeri?

Pia Donata Berlucchi: 00:37:36 Detesto, Continuo a detestare i numeri. Per fortuna ho delle bravissime ragioniere. Però detestando i numeri, a volte il divertente è che le ragioniere sono fantastiche nel fare la contabilità, con le loro tutte calcolatrici, 2000 calcolatrici. Io che non amo la contabilità spicciola, anche perché non devo farla. Sono devo dire molto veloce, nel fare la contabilità di investimento, così in velocità. E allora a volte ridiamo in ufficio anche perché essendo tutte donne c'è un rapporto molto bello, molto allegro, molto spiritoso. E allora io dico eccole qui le mie ragioniere, che quando io devo dire 5685 euro 15 % tatata... io ad occhio faccio la percentuale, e loro "ma come ha fatto a farla?" E io rispondo "certo, solo perché non sono ragioniera, se fossi ragioniera non lo saprai fare". Allora scherziamo ecco.

Stefano Totoro: 00:38:30 Quindi si può dire che questa è un'azienda al femminile.

Pia Donata Berlucchi: 00:38:33 È un'azienda femminile non arriviamo all'azienda, di una mia socia donna del vino, la famosa bravissima dottoressa Donatella Cinelli Colombini, che ha una delle sue aziende che si chiama Casato PrimeDonne, dove anche l'enologo e l'agronomo sono donne, lì siamo proprio al cento per cento.

Stefano Totoro: 00:38:52 Per scelta o per...

Pia Donata Berlucchi: 00:38:52 Credo che per Donatella sia una scelta.

Stefano Totoro: 00:38:55 Per lei no?

Pia Donata Berlucchi: 00:38:55 No, per me è si è creata nel tempo e d'oggi le devo dire - che io se ho bisogno di un'altra persona in ufficio prendo una donna. Forse perché...Pensi che io lavoro i nostri rappresentanti quasi 60, sono solo uomini. Quindi io tratto con il consiglio di amministrazione maschile, tratto con la commerciale maschile, tratto con l'enologo che è un uomo, con l'agronomo che è un uomo. Devo dire che in ufficio riconosco questa grande velocità di adeguamento alle situazioni. Ho avuto qualche volta dei ragazzi che facevano degli stage - intelligentissimi, simpaticissimi, tranquilli, meno effervescenti. Quindi forse anche che danno più tranquillità all'ufficio. Perché l'ufficio con tutte donne è sempre una corrente elettrica a 380 gradi. Però, la multiformità che ha una ragazza in gamba, parliamo di persone in gamba. Diciamo che il ragazzo tende a fare una cosa alla volta, le ragazze brillanti ne fanno tre - quattro in contemporanea. Ecco devo dire che qua da noi, oramai siamo abituati a fare tre o quattro cose insieme. Io parlo di una cosa a, e loro rispondono. Il computer acceso, due telefoni che vanno. È un modo di vivere, noi non ce ne rendiamo conto e in fondo ci divertiamo, lavoriamo e ci divertiamo.

Stefano Totoro: 00:40:15 Lei è presidente dell'Associazione Nazionale Donna del Vino. E' questa visione particolare che ha verso la donna nel lavoro, che l'ha spinta ad assumere questa carica?

Pia Donata Berlucchi: 00:40:25 Se lei sapesse la storia di questa carica, sorriderebbe. Io non ho mai voluto entrare in un'associazione di sesso, proprio perché sono coerente nella mia vita. E ritengo che oggi, oggi non esista più la distinzione di sesso ma esiste la distinzione dei valori di una persona. Lei pensi, che anche lei lo sa meglio di me. Il Rotary ha aperto alle donne, il Lyons ha aperto alle donne. Quindi, io non sono mai voluta entrare in questa associazione. Me l'hanno buttata sulle spalle - pochi anni fa tutto sommato sette anni fa come semplice socia, per rappresentare la Franciacorta. E davanti al consorzio di Franciacorta che mi ha obbligato affettuosamente, non ho potuto non accettare. Dopo tre mesi mi buttano sulle spalle la Delegazione Lombardia, con cento e trenta soci. Dopo tre anni mi catapultano alla presidenza nazionale- quando assolutamente io, non solo non l'ho volevo ma proprio non me l'aspettavo lontanamente. E devo dire che è stata una sorpresa che mi ha scioccato - quando c'è stata una votazione nazionale di 600, allora erano 600 socie. E mi avevano chiesto di entrare nella rosa delle consigliere. Ma sì dissi, ok consigliera mi va anche bene. Quando fecero lo spoglio alla sede di Milano, su 600 voti ce n'erano 450 col mio nome, una follia pura, follia pura. A quel punto lì, il consiglio poi ha eletto, tra cui una consigliera doveva votare la presidente. E quando ci riunimmo nel nel Consiglio parlò una consigliera e disse "Chiedo che non vengano fatte le votazioni". Direi che all'unanimità noi chiediamo a Pia Donata Berlucchi di fare la presidente e devo dire che mi commossi in quel momento, mi venne da piangere. Io sono una terribile sentimentale, io ho questa fama di carro armato, ma carro armato molto sentimentale. Per cui non venne fatta la votazione e plebiscitariamente mi chiesero di fare la presidente. A quel punto lì cominciai a raccogliere le idee, andai a Milano, una volta, due volte alla settimana per vedere nella sede di Milano cosa succedeva. E partii da una rimessa appunto, un po' di tante situazioni anche così banali. Ma ecco contabili che andavano messi a posto. Naturalmente la prima cosa che un presidente fa è vedere come la situazione economica, quindi costi, tagliare i costi la famosa frase i nuovi manager tagliano sempre i costi. E ci riuscì, ci riuscì piuttosto bene a tagliare i costi. Per cui, alla fine del primo anno il bilancio dimostrò questo taglio dei costi. Mi sono trovata con i numeri, con una validissima socia tesoriera - la quale veramente dà corpo a quelle che sono le mie idee. E quindi lei prepara queste statistiche addirittura troppo precise perché essendo un'associazione senza fini di lucro non avrebbe bisogno di bilancio. Ma io preparo il bilancio comparativo con le osservazioni, secondo le normative eccetera. Ho presentato quindi il principio di fare l'altro bilancio e mi sembra che i bilanci siano molto interessanti e le consigliere sono molto contenti di questo. Ma al di là, del fatto economico devo dire, che in questi anni credo di aver dato tutto ciò che potevo dare. Ma d'altra parte è un po la mia caratteristica, io non riesco a fare le cose a metà. Purtroppo per me mi butto a capofitto nelle cose. Tant'è, che oggi la nostra associazione - non solo ha una rilevanza nazionale incredibile. Io non ho più la privacy, mi sposto molto per lavoro Fratelli Berlucchi. E io vedo, che mi guardano in qualche posto dove arrivo e poi hanno il coraggio di dirmi ma è lei la presidente della.. l'abbiamo visto fotografata, l'abbiamo vista. Quindi, la rilevanza nazionale è enorme. Ma al di là di ciò, il mio obiettivo che era quello, non solo di potenziare il sud - cosa ottenuta - non solo di dare voce alle minoranze, questa è un mio desiderio e mi sembra di aver ottenuto anche quello, pur avendo i grossi nomi che sono tutti ovviamente con noi. E quindi volevo spiegare alle minoranze l'importanza dei grossi nomi, affinché non si creasse una forma di invidia che è abbastanza umana. Quindi, i nomi importanti dovevano accettare i nomi piccoli. Perché il numero avrebbe creato la forza. E quelli piccoli dovevano dare a Cesare quel che è di Cesare.

Stefano Totoro: 00:45:05 E che cosa dovevano dare?

Pia Donata Berlucchi: 00:45:07 Gliel'ho spiegato dicendo che la fortuna del singolo è la fortuna di tutti, e la fortuna di tutti è data dalla fortuna del singolo. E' quello che dico ai miei ragazzi. Se l'azienda va avanti voi con le famiglie traete vantaggio, fate gli straordinari, guadagnate di più. Avete l'onore e il vanto di lavorare per la nostra azienda oltre ad avere la situazione economico. Se voi non fate il vostro dovere e l'azienda non riesce a sostenere il bilancio costi ricavi. Voi andate in difficoltà - va in difficoltà l'azienda e di conseguenza ci andate voi. Quindi cercare di spiegare che è l'unione anche morale di una azienda che porta il risultato. E non solo, se tutti lavorano la fortuna dell'azienda ricade a ombrello sulla fortuna del singolo. Questo è il modo di pensare.

Stefano Totoro: 00:45:57 Quanto era grande l'azienda?

Pia Donata Berlucchi: 00:45:57 I dipendenti di un'azienda agricola, variano da 15 a 100 a seconda dei momenti dell'anno. Ecco, quindi abbiamo dipendenti fissi da 3 - 4 generazioni. Grande soddisfazione.

Stefano Totoro: 00:46:12 Che rapporto ha con i suoi dipendenti?

Pia Donata Berlucchi: 00:46:15 Io devo dire, mi vogliono molto bene e io parlo in questa forma - devo dire che non ho mai messo l'orologio per stabilire gli orari di entrata ma le posso assicurare che le persone arrivano tutte prima dell'orario, sempre prima, questa è una grande soddisfazione da trent'anni. Però, se uno deve andare per una visita, c'è un funerale di un amico, lo chiede, va tranquillamente, non vengono detratte le ore di lavoro, assolutamente. Quindi, chiaramente bisogna mantenere una linea di funzionamento. Però c'è questa grande rapporto umano, ho bisogno di dire una cosa me la viene a dire, io le chiedo questa cosa posso farlo, certo che puoi farla. Però, devo dire che in questo modo e anche quando io chiedo qualcosa. Ricordo un anno, giorno della Madonna Immacolata, 8 dicembre. Noi abbiamo l'onore di fornire la prima classe intercontinentale dell'Alitalia. Quindi la Magnifica, la classe Magnifica dove si versa la bottiglia grande. Alitalia telefonò chiedendo 10 mila bottiglie, per il 10 dicembre. Noi eravamo sulle bottiglie natalizie, perché le nostre aziende vanno in surmenage sotto Natale per gli omaggi natalizi. Allora io chiamai il capo produzione e gli dissi che bisognava accontentare l'Alitalia e lui mi disse "Signora come facciamo?" allora scesi nella sotterranea, dove stavano lavorando e feci fermare le macchine e dissi "Ragazzi devo farvi una domanda molto difficile. Sono venuta in persona a farlo, voi sapete vero che noi siamo sull'Alitalia". Certo, loro si facevano belli, anche perché io li coinvolgo in questo. Quando abbiamo dei risultati un po' particolari li chiamo e dico ragazzi abbiamo fatto.... Ebbene dico "Mi chiedono tot bottiglie per il 10 dicembre, oggi è 7. Vidi che si guardavano fra di loro. Domani è la festa della Madonna Immacolata, 8 dicembre - oltretutto compleanno di mio figlio. Cosa facciamo ragazzi? Diciamo di no dall'Italia?. Facciamo in fretta, diciamo di no, dire di no è la cosa più veloce. Secondo voi è giusto che diciamo di no?" Parla una donna e fa "Non si può dire di no all'Alitalia" dice questa donna con fare burbero. Risponde un uomo dall'altra parte dice "domani mattina, se la signora è d'accordo, lavoriamo dalle 6 alle 11, se lei ci lascia andare a casa alle 11". Ecco, questa è stata una soddisfazione straordinaria. Allora, ho detto ragazzi, straordinario festivo, tutti portati a casa un bottiglione da tre litri, ve lo regalo. A me piacciono queste cose. Quindi è chiaro che - ma io ce la faccio sempre. Perché c'è questo tipo di rapporto vede - è chiaro che in una grande azienda non si può scendere a queste cose. Però, nella nostra che ha numero limitato io continuo a gestire in questo modo - sbaglierò, sarà giusto? Non lo so. È ovvio che a questo punto della mia vita non posso cambiare. Questo è pacifico.

Stefano Totoro: 00:49:24 Raccontava che....

Pia Donata Berlucchi: 00:49:26 Stavamo parlando del vino.

Stefano Totoro: 00:49:27 Sì, parlavo della...

Pia Donata Berlucchi: 00:49:31 Il mio obiettivo era quello di togliere dall'immaginario collettivo maschile, il pensiero che le donne del vino fossero delle sciocche fanciulle - o non fanciulle - che per diletto, per passatempo vendessero il vino, se gli capitava loro qualche amico in qualche serata in discoteca. E quindi questo è lo spauracchio che io ho battuto in tutti i consigli e devo dire che oggi mi sembra che in Italia l'associazione non solo abbia una visibilità veramente incredibile. Tutti i giornali ne scrivono, ne parlano. Se le mostre una rassegna stampa pesa 4 chili, con tutti gli articoli su di noi. Ma mi sembra che assolutamente nessuno abbia il dubbio della professionalità delle donne del vino.Questo era l'obiettivo principale.

Stefano Totoro: 00:50:30 Lei rispetta molto privacy

Pia Donata Berlucchi: 00:50:33 Allora, secondo i momenti della vita. Certe volte mi dispiace per questo, ma comunque devo stare attento a come mi muovo certe volte, sicuramente è anche un grande onore. Non neghiamo mai queste cose, non facciamo..

Stefano Totoro: 00:50:47 Si fa l'attenzione di...

Pia Donata Berlucchi: 00:50:47 A volte è molto pesante, a volte è molto pesante. All'ultimo Be wine ho detto all'addetta stampa delle donne del vino- "Se vedo un giornalista ancora giuro che gli sparo" lei mi ha risposto "Non puoi perché non hai la pistola" scherzosamente. Le ho detto "Anna, non portarmi più qui qualcuno della stampa perché non li posso più vedere." perché avevo veramente il rigetto delle interviste, le cose. Quindi lei mi ha trovato in un momento buono, se no le dicevo di no.

Stefano Totoro: 00:51:13 (ride)

Pia Donata Berlucchi: 00:51:13 Ecco quindi a volte non ne potevo più di televisione, di cose sono andato a volta a Roma, andata e ritorno in aereo per fare un'intervista al Gambero Rosso e quindi questo è molto pesante. Non nascondiamoci dietro gli alberi, perché da un lato è molto pesante dall'altro è gratificante. Secondo me nella vita dobbiamo sempre essere molto onesti, molto onesti. Ho avuto tante soddisfazioni nel lavoro continuo averne che mi domando veramente come siano meritate così tante soddisfazioni.

Stefano Totoro: 00:51:44 Qual è la più grande?

Pia Donata Berlucchi: 00:51:46 Parliamo proprio di lavoro?

Stefano Totoro: 00:51:48 Sì, sia del lavoro che...

Pia Donata Berlucchi: 00:51:48 Beh, allora una delle più grandi è stata - quando appunto nel 1995 Alitalia ha cancellato Moet e Chandon dalla classe Magnifica dei fratelli Berlucchi. E allora riuscire a superare - superare, diciamo per motivi ovviamente non solo legati alla bontà del prodotto - ma riuscire a cancellare, soprattutto per noi produttori italiani, un vino francese. Lei sa che da sempre esiste questa spiritosa dialettica fra Francia e Italia, che di quella che è stata una sensazione di lavoro che galvanizza.

Stefano Totoro: 00:52:20 Galvanizza.

Pia Donata Berlucchi: 00:52:22 Una sensazione di lavoro straordinaria quella secondo me ecco. E poi, e poi ne sono venute anche altre. Insomma di lavoro - quando si fanno delle cose belle quando il nostro vino è presente in una tale posizione, quando soprattutto di prestigio ecco, ricordo quando con il compianto maestro Giorgio Strehler, Giorgio Strehler scelse la nostra bottiglia di etichetta nera, disegnata dal grafico famoso Franco Maria Ricci, la scelse per la sua commedia di Pirandello. Allora nel Piccolo Teatro di Milano ci furono tutte queste serate, che poi anche si spostò nel resto d'Europa sempre con la nostra bottiglia, dove la grande bellissima. Beh, nella vita direi che aver avuto una famiglia un marito, dei figli finora tutti in salute e quindi bravi, che hanno dimostrato, che conoscono il senso dei valori di ciò che si può fare e ciò che non si può fare e la soddisfazione dell'impegno di lavoro anche per loro. Direi che cosa vogliamo pretendere di più. C'è sempre qualcosa di più, ma dobbiamo accontentarci di quello che abbiamo no?

Stefano Totoro: 00:53:35 Mi piacerebbe un racconto della sua giornata tipo.

Pia Donata Berlucchi: 00:53:39 E' proprio sicuro che lo vuole?

Stefano Totoro: 00:53:39 A grandi linee.

Pia Donata Berlucchi: 00:53:40 A grandi linee, Allora va bene. Allora, magari verso le 6 di mattina accendo un telegiornale e vedo cosa succede, poi se ho fame vado in cucina mi mangio della frutta, poi ritorno a vedere cosa sta raccontando il telegiornale. Poi, se mi è rimasto indietro qualcosa da leggere del giorno prima, magari leggiucchio, leggiucchio qualcosa. Poi, magari vado in cucina, preparo qualcosa da mangiare per la sera. Ecco è così. Oppure sistemo qualcosa sempre della casa. Poi mi vesto. Poi dipende, se devo dirigermi in qualche aeroporto - allora agli aeroporti mi dirigo alle 6 e lì non riesco a far niente non accendo neanche le notizie del telegiornale, se invece vengo in ufficio allora magari cerco di essere in ufficio tra le 8 - 8.30. E a questo punto comincia a lavorare in ufficio, vedo appuntamenti, cose varie, i computer, le mail tutte queste cose. In azienda, poi quando ci sono naturalmente a turno, qui l'agronomo, l'enologo, il cantiere tutti che devono parlare con me, quindi la giornata scorre.

Stefano Totoro: 00:54:48 Con la tecnologia che rapporto ha?

Pia Donata Berlucchi: 00:54:48 Allora, ho dovuto imparare. Voi giovani adorate queste cose - io le ritengo in maniera secondo me equilibrata straordinarie, non sostituibili cioè io amo ancora molto la carta. E'inutile che le dica che le lettere importanti le scrivo a mano con penna stilografica, e ritengo ancora molto bello quando le ricevo a mano con penna stilografica. Significa proprio che siamo in lunghezza d'onda con quello che me le scrive. Però uso sempre i computer - che ho qua aperto, io lo uso naturalmente come posta elettronica, perché poi ci sono le ragioniere che fanno la loro parte. Ritengo che i giovani siano molto settoriali in queste cose ma fa parte del loro mentalità, come il fatto di fare una cosa sola volta. E cioè trovo che le cose vanno prese per quello che valgono, senza dare dei valori superiori a quello che hanno. Quindi le email sono stupende - ma se io voglio scrivere due righe all'ambasciatore che mi ha ospitato io le scrivo Gentile Signor Ambasciatore in penna stilografica, e quello è insostituibile. Poi un'altra cosa - io trovo che le macchine vadano supportate dal cartaceo. Per me il cartaceo è molto importante. Per esempio, anche perché mi posso trovare... Le famose 6 di mattina, vabbè non sono in ufficio, ma che voglio guardare qualcosa, non ho voglia di accendere le macchine. Se io ho un archivio che mi porta la stampa dentro, non dico di tutto ci mancherebbe altro. Ma per esempio, ecco Be Wine che è appena finito, Vinitaly che è finito.. Io lì ho il mio fascicolo con scritto Be Wine, e adesso ci sarà il Merano Wine Festival, c'è il fascicolo Merano Festival. Quando io scrivo, rispondo qualcosa di importante stampo e inserisco. Sono qui, fuori orario dò un'occhiata senza accendere. Ecco, invece devo dire che i giovani inseriscono solo nel computer, non amano il cartaceo. Secondo me è una perdita, perché perdi tempo. Perché, quando io chiedo, una cosa non se lo ricorda, se io ce l'ho qua, io glielo rispondo subito, ma se lo devo andare a cercare lì... Quindi il mio rapporto è che devo vivere con i tempi. Dovendo vivere con i tempi ho imparato a usare i computer - è chiaro che lo uso male, tante volte chiamo mio figlio e dico "Non sono capace a fare questa roba qua." Loro si divertono molto, si divertono molto a insegnarmi no? Io sto al gioco, quindi tante volte faccio capire, faccio vedere che so meno di quello so.

Stefano Totoro: 00:57:23 Lei viaggia molto, soprattutto per lavoro o le piace viaggiare anche per diletto?

Pia Donata Berlucchi: 00:57:23 Ho viaggiato tanto per diporto - quindi sono abituata a viaggiare, ho viaggiato tanto con mio marito per diporto. Adesso viaggio - direi adesso si va una settimana di vacanza e chiaro che è viaggio per diporto. Però viaggio soprattutto per lavoro, perché facciamo molte serate molte, e noi come fratelli Berlucchi con i nostri vini, i nostri Franciacorta in abbinamento ai cibi. E poi perché questo tipo di clientela che le dicevo prima - il famoso problema del marketing, la clientela del canale Horeca Doreca, detto alla francese ama vedere il produttore. E non da ultimo, secondo me ama molto vedere se si tratta di una donna. Questo io l'ho trovato positivo. Tanti mi hanno chiesto l'essere donna l'ha penalizzata? Secondo me, mi è stato di vantaggio.

Stefano Totoro: 00:58:11 Qual è l'incontro per la sua carriera che lei ritiene più bello?

Pia Donata Berlucchi: 00:58:15 Sa, è difficile dire così in 20 secondi il più bello. Io, io sono un ottimista di natura. Vedo sempre il lato positivo delle cose. Quindi per me ci sono molti momenti belli, molti momenti belli e dovrei pensarci, dovrei pensarci. Perché di trent'anni di vita ci sono stati molti momenti belli, divertenti, appassionanti commoventi. Le dirò che io metto sempre molto la parte sentimentale che fa parte proprio quello del DNA femminile, in quello che faccio. Perciò, da un lato c'è la soddisfazione di mercato, di ottenere un mercato difficile e dall'altra c'è la soddisfazione morale di avere un complimento da parte della controparte che ti lascia e che ti lascia molto soddisfatta. Ricordo un giornalista una volta a cui io spiegavo, non mi ricordo quale situazione e questo non interveniva, allora io alla fine della spiegazione gli dissi "Sono stata chiara?" questo mi guardò e rispose "No, lei non è stata chiara" a lui, io rimasi di stucco e questo continuò "Lei è stata trasparente." Il che io risposi "E' il più bel complimento della mia vita, lo ritengo il più bello". Lei, è stata trasparente.

Stefano Totoro: 00:59:32 Con la politca che rapporto ha?

Pia Donata Berlucchi: 00:59:32 Allora, non ho rapporto. Nel senso che non mi è mai interessata la politica, non l'ho mai seguita. Forse la seguo un po' di più oggi. Perché, non possiamo non seguirla perché abbiamo un tale bombardamento dappertutto che a volte cambiamo canale per non sentirli più. Purtroppo io sono in questo, terribilmente lombarda austro ungarica. Cioè, io sono del parere che ognuno nella vita facesse il proprio dovere. E cioè, che i professori insegnassero, che se gli studenti studiassero, che i medici curassero, che gli ingegneri costruissero, che i politici facessero il loro dovere, che la gente la smettesse di discutere, di litigare di, di. Ecco, se tutti si impegnasse a fondo il mondo con grande facilità sarebbe migliore. Perciò, è chiaro che io ho una mia intonazione politica, abbiamo votato da qualche anno a questa parte e non è difficile capire come e dove un imprenditore lombardo voti. Non credo sia difficile capirlo, dati tutti gli ultimi risultati che abbiamo visto. Perché la mentalità dell'imprenditore in particolare lombardo è quella, che ognuno faccia il proprio dovere. Io lo faccio come imprenditore, che lavoro 30 ore al giorno. Il mio ultimo operaio poverino, lo fa al migliore dei modi, io lo riconosco, lui prende il suo stipendio ha suoi contributi, avrà la sua pensione, se fa gli straordinari viene pagato. E quindi questa è la mentalità, non sfruttare la posizione l'istituzione. I famosi posti istituzionali sono cose che vediamo tutti i giorni. Sa, è molto duro che un imprenditore che dedica tante ore del suo tempo, tanta fatica accetti che in un posto pubblico ci siano 30 persone. Quando se l'imprenditore dirigesse ufficialmente ne avrebbe tre, questa è una follia pura. Però, quei tre che mette l'imprenditore è giusto che vengano pagati, anche pagati il doppio se lo meritano. Quindi è questa la mentalità dell'imprenditore, non è non pagare il dipendente. Tu dipendente fa il tuo dovere e imprenditore lo faccio come te, ma forse anche di più. E le dirò che il personale della mia azienda ha un rispetto e una stima enorme nei miei confronti. E le frasi che dicono è "Signora, ma lei non è stanca? Signora, ma lei lavora troppo". E' questo il rapporto dove tutti ci aiutiamo. Mi rendo conto che è utopico, impossibile pensare che una nazione funzioni così.

Stefano Totoro: 01:02:01 Le hanno mai proposto di...

Pia Donata Berlucchi: 01:02:01 A volte mi hanno proposto delle posizioni politiche- ho detto signori voi prima tutto non è, non mi piace come genere. Anche perché - se per caso io accettassi dopo due giorni mi metterebbero una bomba sulla sedia. Perché io sarei talmente schietta, talmente trasparente. Manderei tutti a farsi benedire, perché io sono molto buona ma sono anche molto severa. Ragazzi non mi tollererebbero.

Stefano Totoro: 01:02:23 Ha più nemici o amici?

Pia Donata Berlucchi: 01:02:25 Io credo di avere molti amici, mi sembra di avere molti amici - se fossi nella politica forse avrei molti nemici. Perché con questa mentalità, eh, questa mentalità avrei molti nemici. Ma nel campo in cui io lavoro e lavorano anche gli altri.-Perché le donne del vino, 730 socie è gente che sputa sangue dalla mattina a sera, perciò è il mio campo. L'imprenditoria nella quale io lavoro, è il campo dove lavoro. Quindi, direi che sono a contatto con persone che hanno la stessa lunghezza d'onda nel senso del dovere - che poi è diventa un piacere perché lavorare è un piacere. Però il grande senso della serietà, del dovere e dell'impegno. Lei capisce che non posso tollerare i perditempo coloro quelli che sfruttano. Come potrei accettare la politica con questa mentalità?

Stefano Totoro: 01:03:14 Nel tempo libero invece cosa le piace fare?

Pia Donata Berlucchi: 01:03:17 Beh io amo molto gli sport. Quindi l'inverno fuggo a sciare, la mia grande passione è lo sci, da discesa. Naturalmente posso fare anche il fondo ma preferisco la discesa. Poi nuoto, la bicicletta, faccio palestra - non mi chieda a che ora, magari alle dieci di sera vado in palestra fino a mezzanotte e quindi questo mi serve molto anche come scarica di tensione. Lo sport poi mi piace, perché mi piace il movimento, perché sono fortemente convinta da sempre che mens sana in corpore sano. E penso di riuscire a sopportare anche un ritmo di lavoro così impegnativo, proprio perché ho un forte allenamento fisico. Se no forse non ci riuscirei. Perché quando viaggio per lavoro con qualcuno che è con me, io vedo che a un certo momento tutti quelli che sono con me danno forfait. Io riesco a continuare e quindi penso che sia proprio l'allenamento fisico che mi dà anche questa, finché la mente e la salute lo permette, perché se poi non è malato. Quindi io amo molto gli sport. Però, poi chiaramente la cultura, anche quella dei ritagli di tempo, la musica in particolare, perchè mia madre...

Stefano Totoro: 01:04:24 Mi racconti qualcosa.

Pia Donata Berlucchi: 01:04:24 Perché mia madre è di mia madre era una pianista. Quindi la musica classica è la base della mia vita. Io suonavo pianoforte, adesso abbandonavo, mia figlia pianoforte. Tutti in casa nostra hanno suonato qualcosa violino, pianoforte, flauto. Tutti sono appassionati di musica classica. Però mi piace la musica quando è bella. Mi piace molto il jazz. Mi piacciono anche le canzoni, quando uno canta bene ha una bella voce - l'espressione musicale è sempre bella qualunque qualunque sia la forma, sia musica leggera sia una canzone di Sanremo,Frank Sinatra, Mina che so io Celentano, insomma chi sa cantare, Albano e quindi la musica mi piace molto. Amo molto leggere - e non ho tempo di farlo - Però, nei ritagli così la mia passione sono i libri storici, amo molto la storia e quindi mi piacciono le biografie. Adesso sto leggendo Ivan il Terribile. Mi piacciono molto le biografie di queste grosse personalità, per capire al di là di questi aspetti esteriori della loro vita quale è stata la loro mente e cos'è che ha mosso questi aspetti esteriori così eclatanti. Cos'è che...

Stefano Totoro: 01:05:46 Le piacciono le biografie di personaggi coraggiosi.

Pia Donata Berlucchi: 01:05:50 Di personaggi che sono stati famosi nel mondo, perché uno può essere famoso. Può essere la zarina, Caterina di Russia. La mia passione è Federico II di Svevia. Mi piace molto la storia li e la storia russa del '700. I russi, ho sempre amato molti i classici russi. Però anche gli attuali, Nabokov, Bulgakov...

Stefano Totoro: 01:06:09 Lei leggerebbe la sua biografia?

Pia Donata Berlucchi: 01:06:13 Per carità, banalissima sarebbe. Non avrei motivo di raccontare.

Stefano Totoro: 01:06:17 Però se dovesse dare una definizione di se, me ne ha date tante.

Pia Donata Berlucchi: 01:06:27 Mi sembra che non gliene ho detta nemmeno una.

Stefano Totoro: 01:06:27 E se lei invece dovesse dare una definizione di se, che cosa direbbe?

Pia Donata Berlucchi: 01:06:33 Ma potrei dirle un binomio estremamente sintetico, razionalità e sentimento. Le piace? No, è un binomio che sembra antagonista e che invece è complementare. La razionalità, che significa pragmatismo. Piedi per terra, buon senso, affrontare i problemi, sentimento, passione - dal latino patire, soffrire. soffrire non è solo un aspetto negativo, ma la sofferenza è uno degli aspetti dell'amore. L'amore fa soffrire, ma la sofferenza può anche essere una sofferenza piacevole. E quindi passione, coraggio, sfida. Allora se uniamo il pragmatismo da un lato, con la passionalità dall'altro. In fondo due sentimenti che sembrano antagonisti si rivelano complementari.

Stefano Totoro: 01:07:30 E questo è importante anche per il lavoro?

Pia Donata Berlucchi: 01:07:33 Secondo me è fondamentale o meglio io credo di star lavorando ancora, applicando questa complementarietà di due sentimenti antagonisti. Che sia giusto o che sia sbagliato non sta a me dirlo. Però, la situazione è così e non potrei cambiarla.