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Bertolucci, Attilio - 1984 - Roma

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Trascrizione

Eugenia Tantucci: 1:00:00:05 Discoteca di Stato, 7 marzo 1984. Attilio Bertolucci è nato a San Lazzaro, in provincia di Parma il 18 novembre 1911. Parma è stata la città dei suoi primi studi e lì ha pubblicato, nel 1929, il suo primo volume di versi “Sirio” e nel 1934, “Fuochi di novembre”, con l'editore Minardi. I versi di queste due raccolte sono riportati in quella successiva “La capanna indiana”, pubblicata nel 1951 e ripubblicata nel 1955. Ha frequentato all'Università di Bologna, la Facoltà di Lettere ed ha avuto come compagni Giorgio Bassani, Francesco Arcangeli, Antonio Rinaldi, assidui come lui alle belle lezioni di Roberto Longhi. Ha diretto per molto tempo la collana Fenice dell'editore Guanda. Ha collaborato al terzo programma della Rai per trasmissioni di critica d'arte e di cinema e alla rubrica televisiva L'approdo. Come consulente editoriale dell'editore Garzanti, ha curato la pubblicazione di antologie, tra le quali va ricordata la sua Antologia della poesia straniera del Novecento, nel 1958. Ha dato la sua collaborazione a diverse riviste: L'Italia letteraria, Circoli, Letteratura, Corrente, Botteghe Oscure, Paragone, La Fiera Letteraria. Pregevoli sono le sue traduzioni da Balzac, Dickens, Lorenz, Hemingway che figurano nella sua antologia della poesia straniera del Novecento. Nel 1971 ha pubblicato una nuova raccolta di poesie, con il titolo “Viaggio d'inverno”. Recentemente è uscito con l'editore Garzanti l'opera “La camera da letto”, da lui definita poema o romanzo in versi. La poesia di Bertolucci - dice Bortolo Pento - è una fedele registrazione della realtà, che tuttavia non si esaurisce in un piatto e meccanico realismo, poiché il lievito della personale e fresca sensibilità di cui è nutrita la natura di questo poeta emiliano, opera attivamente sul terreno e sui temi della vicenda autobiografica, selezionando i momenti e i termini di più acuta incidenza lirica, arricchendosi di una naturale forza poetica, trasferendoli sul piano di una impressionista e inventiva immaginazione: in ultima analisi, trasfigurare idoli e mitizzare idoli. Ne emerge una tenue fabulosità del paesaggio parmense, collinosa e pianeggiante insieme, delle trame stagionali, degli eventi familiari, per cui si può dire che l'idillio è una delle componenti più significative di questa poesia, fatta di mezzi toni ma non certo classificabili come poesie crepuscolari. Pasolini individua nella poesia di Bertolucci alcuni elementi essenziali: la tendenza all'elegia regionale specie nella prima lirica, Settembre, che diverrà determinante nella poesia del Novecento italiano. Una visione del mondo realistica, in quanto coerente con un preciso modo di essere, un'ideologia conservatrice illuminata, una formazione letteraria e stravagante, rispetto ai testi dell'iniziazione ermetica. Nella lingua usata dal poeta, insieme ai capricci metrici, alle trovate di ritmo e di rima, sono gli stilemi prosaici reperibili, sia in Pascoli - la riduzione all'umile - sia nella linea crepuscolare vociana - l'autoironia- che tuttavia restano indefinibili. Una catena di tali stilemi prosaici unisce “Sirio” a “In un tempo incerto”, senza interruzioni apparenti. La situazione espressa nelle poesie di “Un tempo incerto”, si presenta nuova per la lontananza del poeta da quei luoghi ove ha sempre operato, la sua paura di perderli. Si è votato nel dolore di starne fisicamente lontano. La nostalgia si veste di rassegnazione e Pasolini individua nella novità stilistica delle ultime venti poesie, Tre atti. Un ravvivarsi dei vecchi inesauribili motivi, un modificarsi della nostalgia nel senso della normalità, un accrescersi del barlume di allegrezza, presente in tutta la produzione del poeta, ma qui ravvivato dalla sensazione di una maggiore necessità della sua ansia. Si tratta di un meccanismo psicologico che si riflette nello stile, con distacco dai suoi luoghi. Avviene una frattura nella sua linea stilistica, la catena degli stilemi collaudati si presenta in una nuova serie serbandosi in apparenza invariata. Mentre prima infatti la prosa era il prodotto di un atteggiamento ironico, di protezione, ora è il prodotto di una riflessione resa possibile dal distacco. Basti leggere nei “Fogli di un album delle vacanze”, lunghi brani sciolti dove l'elegia, per la nuova tendenza realistica, insinuatasi nella mente del poeta, si cambia in modi epici da grande romanzo familiare in versi, anticipando la sua ultima opera: “La camera da letto”, con la descrizione del Vespro in cui la religiosità cosmica di Bertolucci, si veste delle forme storiche della confessione religiosa. Con intorno, bella come non mai la sua campagna, nell'accezione illuminante di proprietà: Il vergine teatro/ della mia proprietà, morendo il sole/ lentamente sulla raccolta del fieno. A proposito delle ultime poesie di Bertolucci, Giovanni Raboni mette in evidenza la novità del progetto metrico e della prassi usata. Egli dice che l'imprevedibilità e il fascino del suo lessico e della sua sintassi, si esercitano sempre in occasione nell'ambito di invenzioni, legature, distorsioni, abrasioni, smottamenti di natura specificamente ritmica. Nato forse nel più naturale dei modi, come tentativo di adeguare il respiro della scrittura a quello di una libera pronuncia mentale, cioè di non sottostare l'obbligo di cadenze precise prima nell'inconscio, nella memoria o altrove nella tradizione, il verso di Bertolucci si è fatto via via più inquietante, fino a realizzare uno dei più compiuti vari esemplari di metrica alternativa, desumibili dalla poesia italiana degli ultimi venticinque anni. La dislocazione delle parole rispetto al verso, la rottura del rapporto fra unità-senso e unità-verso fino ai limiti della apparente nonsenso, invece del doppio senso, del calambour sono riscontrabili anche nell'ultimo Bertolucci: nella sua ultima opera “La camera da letto”, avvicinandosi alla ricerca di Proust, condensa negli scenari dell'Appennino tosco emiliano, della pianura padana, della Versilia, la storia di una famiglia situata in un tempo formato di giornate lunghe e minuziose, due secoli di tempo. Dice Pietro Citati: come la Recherche, “La camera da letto” ha in comune anche la convinzione che tutta la realtà, soprattutto la realtà minime quotidiane e insignificante, la realtà alla quale noi non badiamo, pensando che i significati siano chissà dove, lontani oltre la linea dell'orizzonte, possono essere riflessi nello specchio dell'opera d'arte. E' visibile ed esemplare nel poema, il tessuto connettivo della vita familiare italiana nell'ultimo secolo: in primo piano i legami famigliari, i rapporti abituali scanditi da ore precise, il pranzo, la cena: Sino alla tarde resurrezione delle vostre figure/ nella luce cerimoniale della cena. Intorno il fervore di un mondo domestico, che si snoda tra consuetudini significative di un modo di essere metodiche, irrinunciabili. Osserva ancora Pietro Citati: nessuna tensione metafisica, attraverso questo mondo, come Folgora il mondo di Giorgio Caproni, la religione di Bertolucci è una religione dei corpi, del sonno oscuro, del cibo cieco, dei sensi opachi, della vita ripetute rituale della famiglia. Tutto ciò che esiste il tempo, la vita, la morte, i desideri, i colori, le ombre, viene accettato, giustificato, santificato. Il poeta si avvale nel suo poema di una grande varietà di versi, del verso libero in endecasillabi al settenario, al verso è anch'esso intimo e chiuso, ai versi tronchi che balenano improvvise tensioni liriche e l'impressione che resta, a lettura ultimata, è quella di avere percorso con la mente gli stadi di una vicenda intrisa di emozioni sfumate, in uno spazio e in un tempo irrimediabilmente perduti. Il poema di Bertolucci è come dice il poeta, la sfida a Edgar Allan Poe, che riteneva forse impossibile scrivere un poema. Bertolucci assicura che questo è solo il primo. Altri due ne verranno...

Attilio Bertolucci: 1:00:11:59 Infatti io a un certo punto ero rimasto un po'... Quando ha detto(...)... siccome era il libro che ha seguito, è stato molto importante per quelle cose che ancora nuovamente non abbiamo ancora registrato. La cosa di Raboni molto... Per “Il Viaggio d'inverno” e Citati quindi qui per tutto l'arco sono quattro impegni per l'avvenire. Ecco, lì veramente ho avuto un momento di perplessità. Anche Pasolini è già più complesso, che è una cosa che si ferma alla seconda edizione di... Alla terza, la seconda edizione de “La Capanna indiana”, questa è la terza, anche se non l'abbiamo detto...

Eugenia Tantucci: 1:00:12:50 Ah, questa è la terza.

Attilio Bertolucci: 1:00:12:53 Questa è la terza, cioè quella del '55. Questa invece è venuta... dunque, viene dopo “Viaggio d' inverno” che è del '71.

Eugenia Tantucci: 1:00:13:06 Allora forse bisognerebbe correggerla... Allora. Questo perché io...

Attilio Bertolucci: 1:00:13:11 Le cose da correggere sono due, dopo l'uscita di Viaggio d'inverno. Siccome era esaurita anche la seconda edizione della...

Eugenia Tantucci: 1:00:13:23 Io mi sono fermato al '55, dunque no, al “La Capanna indiana”, pubblicata nel '51 e ripubblicata nel' 55, invece?

Attilio Bertolucci: 1:00:13:31 Ripubblicato ancora nel '73. Nel 1971 si è esaurita, nel '83 e ristampata nel nell'84, anno dell'uscita de “La camera da letto”.

Eugenia Tantucci: 1:00:14:05 Nel 1984. Basta, c'è altro?

Attilio Bertolucci: 1:00:14:13 No, va benissimo, no, va benissimo perché adesso, in questa seconda puntata faremo “Il Viaggio d'inverno”, del quale siete stati informati da Raboni, e qui c'è proprio questa evoluzione che vediamo un po' e poi le leggerò qualche parte di questo libro interminabile, che è “La Camera da letto”, che sta avendo molto devo dire risonanza, è un po' allarmante, per me... stai registrando? Perché...

Eugenia Tantucci: 1:00:15:05 Senta, dopo aver letto tutto il suo libro...

Attilio Bertolucci: 1:00:15:11 L'ha letto tutto lei? Ecco questo è interessante. Posso farle una domanda, no perché ci sono stati letture a vari livelli, no? ci sono stati anche dei lettori semplici, proprio semplici ai limiti dell'avere sì e no letto dei romanzi che l'hanno letto sino in fondo. Essendo un libro molto complesso pieno di cose. In genere ecco la lettura invece, gli addetti ai lavori si svolge in due tempi, molti dice trascinati da questo flusso un po' narrativo diciamo, l'hanno letto tutto per tornarci sopra. E poi la cosa che mi ha più mi ha fatto più piacere diciamo, i lettori, proprio i miei poeti miei coetanei da Caproni a Luzi dice, dopo averlo letto, l'ho seguito così, loro che sono poeti di poesia lirica soltanto dice, invece trovano ancora il libro così pieno per loro, di furti, così leggendolo così in apertura di pagina cioè in fondo contraddicendo la sua narratività.

Eugenia Tantucci: 1:00:16:34 E le dirò che l'ho messo fra le mani di un ragazzo di terza liceo. E lui lo ha aperto qui dove sto aprendo io, a caso e mi ha detto, dopo aver letto alcune pagine, oh ma dì io voglio leggerlo questo libro.

Attilio Bertolucci: 1:00:17:00 È un fatto curioso perché...

Eugenia Tantucci: 1:00:17:02 Invece volevo dire una cosa personale, e cioè che la poesia a 13 anni, mi ha dato una grandissima emozione,

Attilio Bertolucci: 1:00:17:15 È una poesia è una cosa anche abbastanza....

Eugenia Tantucci: 1:00:17:19 Perché ha scalfito forse un mio retroterra che ha decisamente delle rispondenze e quindi penso che diventerà la mia preferita.

Attilio Bertolucci: 1:00:17:35 Infatti c'è chi ha detto è un po' intrigante, perché io l'ho scritto io dico, io ho scritto, io stesso ho scritto il risvolto. E così giocandoci un po' anche trovo degli alibi vi dico, per quello che ho fatto quest'impresa. Uno dico, c'era un tentativo non so se riuscirà, di contraddire al manifesto della poesia moderna che è un saggio di Edgar Poe. Non solo inventore del romanzo poliziesco, ma anche della poesia moderna, che dice appunto che non è possibile scrivere in tempi moderni un poema lungo e prende l'esempio solo tra il “Paradiso perduto”, perché la tensione lirica non può reggere a 8-10.000 versi, quella dell'autore, né può reggere l'attenzione del lettore a una... a una tale... numero di versi. E da questo dico, è nata tutta la grande poesia moderna, che è fatta anche di illuminazioni. Io delle poesie nei primi libri che sono di tre versi, addirittura. Poi, poi c'è un'altra cosa, io dico volevo forse continuare un libro di case, qui il retro di questo libro ha un autografo di un avo, che racconta cose memorabili e accadute nella famiglia, dunque io fingo di fare un po' di continuare questo libro. La vera ragione e la necessità vera, intima era di cercare nella mia vita e nei precedenti nelle famiglie, perché sono diventato... Mi sono messo a scriver poesie... Perché... Perché è nata la poesia. Questo non è esplicitamente, insomma dovrebbe venir fuori poi da... dai fatti non da qualcosa di più astratto. E qui poi questa parte che pubblico, che è la metà di quanto ho scritto e poi non è ancora finito di scrivere, invece degnamente è stato letto anche come un romanzo anche se un romanzo molto anomalo. In questo è stato detto da alcuni, in un momento un po' di crisi del romanzo un po' tradizionale anche, se forse si può fare un romanzo in questo modo. Io questo non lo volevo fare. Non è che volevo rinnovare il romanzo volevo solo scrivere dei fatti di famiglia. Esperimento.

Roberto Rossetti: 1:00:20:23 A me sembra che questo qui è un grosso impegno perché poi la poesia è l'io narrante la prima persona.

Attilio Bertolucci: 1:00:20:32 Sì no. Qui poi c'è un gioco addirittura schizoide. Adesso mi spiego: chi scrive - adesso parliamo de “La Camera da letto” - chi scrive, chi si autodefinisce umile analista e autore di eliminare gli annali per sette - otto capitoli parla delle famiglie da cui è nato. Quando entra in scena diventa un personaggio quindi in terza persona. Quindi io non dico, sai il personaggio che dice io. Si dice normalmente ecco questo è uno. Perché poi c'è una terza cosa, questo personaggio, che è dato con un iniziale e che poi in fondo l'analista, chi scrive, di tanto in tanto in queste che chiamo sequenze, sono belle lasse, non so come chiamarle come delle strofe di... di lunghezza irregolare che sono fra virgolette dei monologhi interiori, cioè parla in prima persona. Poi ritorna invece la narrazione, non è finita: l'analista si rivolge al suo personaggio che è se stesso. Quindi c'è tutto questo gioco abbastanza complesso, come lei ha visto però...

Eugenia Tantucci: 1:00:21:56 I Dialoghi di Platone e il soggetto spirituale...

Attilio Bertolucci: 1:00:21:56 Cosa dice?

Roberto Rossetti: 1:00:21:59 Contraddice certi canoni ormai consolidati della poesia.

Attilio Bertolucci: 1:00:22:11 Sì certo è stato un gioco.

Roberto Rossetti: 1:00:22:13 Che è una provocazione.

Attilio Bertolucci: 1:00:22:15 Si, cosa dice lei non l'ha citato, ma Citati dice è uno scandalo.

Eugenia Tantucci: 1:00:22:22 Io non l’ho voluto dire perché non lo sapevo ...

Attilio Bertolucci: 1:00:22:22 No è una parola che fa sembrare...

Eugenia Tantucci: 1:00:22:25 Ma siccome la usa anche Bassani in questo senso, perché per Bassani scandaloso è tutto ciò che è provocazione che però.... io ho detto non glielo metto...

Roberto Rossetti: 1:00:22:35 Poi ci sarà qualche cosa... adesso esageriamo. C'è qualcosa che rifletti un pochino anche nella presentazione. Ci sono alcuni punti anche dal punto di vista tecnico, e quando citi alla fine non si comprende più se continua la citazione, o se diventi tu.

Eugenia Tantucci: 1:00:22:57 No, perché è messa tra virgolette...

Attilio Bertolucci: 1:00:22:59 Verso la fine c'è... no, prima non c'è... questa cosa qui, io l'ho sentita un po' quando finisce di... Lei non finisce con Citati finisce....

Eugenia Tantucci: 1:00:23:14 No finisco con me...

Eugenia Tantucci: 1:00:23:17 Quindi il discorso che vede anche dice virgolette... E qui finisce il pensiero di Citati....

Attilio Bertolucci: 1:00:23:29 Prima non direi, l'ho sentito solo sentita come lei la fino a rimanere qui finisce.

Roberto Rossetti: 1:00:23:42 Lo dicevo anche perché è sempre stata molto molto ampia molto ampia. Posso dire anche così dare un suggerimento, all'inizio della presentazione, alla presentazione.

Attilio Bertolucci: 1:00:23:56 Potrebbe restringere un po'.

Roberto Rossetti: 1:00:23:57 No, hai dato dei giudizi. Hai dato un giudizio per esempio non so se il tuo pregevole traduzione, se l'aggettivazione non la devi... Ma pregevole chiedete se davvero queste cose vadano.

Attilio Bertolucci: 1:00:24:14 Posso dire un... un piccolo... quando lei parla di traduzioni di romanzi con me e con me o di libri critici parla di loro.

Eugenia Tantucci: 1:00:24:30 Per esempio Balzac, Dickens, Lawrence e...

Attilio Bertolucci: 1:00:24:34 Invece dell'antologia non ci sono questi, ma ci sono dei poeti da me tradotti che qui è inutile elencare.

Eugenia Tantucci: 1:00:24:42 Quindi non hanno figurano...

Attilio Bertolucci: 1:00:24:42 No, perché qui questi sono in volumi e non sono un antologia.

Eugenia Tantucci: 1:00:24:48 Allora non mettiamo addirittura, mettiamo solo...

Attilio Bertolucci: 1:00:24:53 Io direi senza forse dire chi ho tradotto, tradotto dagli scrittori francesi senza dire...

Roberto Rossetti: 1:00:25:03 Questo ma... senza nominare se...

Attilio Bertolucci: 1:00:25:07 Capisco che questo pregevole poi...è ma è che qui ti viene una confusione perché, siccome vicino all'antologia dopo gli stranieri, è stato anche molto successo. C'era un pezzo di Cecchi sul Corriere della Sera, in cui io non sono mie sono di tanti, era la prima volta dice lì l'anno, l'anno che era il '58, la prima volta che poesie tradotte dai più illustri poeti nostri dalle poesie di Eliot tradotte da Montale, a poesie non so di Esenin tradotte da Ungaretti così erano raccolte e non erano perdute dentro riviste introvabili. Fra i traduttori ci sono anch'io, anche questo per chiarire.

Eugenia Tantucci: 1:00:26:01 Senta vogliamo metterla lassù dove c'era... 1958 sì. E poi mettiamo ha tradotto...

Attilio Bertolucci: 1:00:26:11 E poi ha tradotto inoltre opere, quelle sono opere proprio mentre nelle antologie ho tradotto. Inoltre ha tradotto senza dire i titoli adesso opere di Hemingway....

Eugenia Tantucci: 1:00:26:28 E ci sono questi qui .... di. Poi questo quindi viene dopo. Poi cos'è che devo togliere? Ma è la fine, volevo dire. Qui finisce... finisce invece, di Citati, metto così ... Si può... anche santificato come peste.

Roberto Rossetti: 1:00:27:02 Questa è l'impressione che io, che è molto soggettiva non è assolutamente imperativa... A me sembrata molto lunga come... come tutta...

Eugenia Tantucci: 1:00:27:19 Perché lui ha tutti questi critici, bisogna pure dire... come l'hanno visto i critici..

Roberto Rossetti: 1:00:27:27 Sono ma forse mi è sembrato lo manteniamo, è chiaro, che di questo documento qui possiamo anche, magari così stringerlo con le stesse citazioni, proprio le stesse citazioni gli stessi autori forse, è chiaro che il nostro documento è un documento chiaro.

Eugenia Tantucci: 1:00:27:52 Peccato però perché si perde...

Roberto Rossetti: 1:00:27:56 L'ho detto io....

Attilio Bertolucci: 1:00:27:57 Io farei un po'... potrei personalmente potrei consigliare di stringere la cosa di Bortolo Penta, è un interpretazione ormai un pochino superata.

Roberto Rossetti: 1:00:28:15 Ecco quindi allora noi potremmo mantenere questo clima.

Attilio Bertolucci: 1:00:28:22 Qui è giusto proprio perché ... sì sì si ... si può anche un po' stringere... io sono cioè a me mi va bene tutto, io ho solo precisato questa cosa qui degli autori che ho tradotto, a me fa sempre piacere vediamo.

Roberto Rossetti: 1:00:28:51 io voglio dire perché poi questo, è anche un stiamo facendo una continua sperimentazione per cercare di raggiungere l'optimum per il futuro. Allora il discorso è questo, lei deve anche immaginare a chi può andare questo materiale. Lei consideri che lei ha parlato alle generazioni future. E su questo che lei poi si è rivolto... È chiaro che una presentazione è molto importante dev'essere sobria. È chiaro che manteniamo il documento il più ricco possibile. Però se noi intendiamo, per mantenere il documento e allora va tutto benissimo va benissimo. Queste nostre registrazioni, dipende. Se noi vogliamo riutilizzare questo per una composizione, per creare il volume pulito e tutto quanto da dare, tutto questo deve essere un tantino ritoccato, secondo quale strada vogliamo percorrere... direttamente gli autori.

Attilio Bertolucci: 1:00:29:54 Il fatto è che posso dire vogliamo....

Eugenia Tantucci: 1:00:29:59 Direi che in fondo il momento in cui decidessimo di rifare, di fare qualcosa di concreto: fermo restando che le cose loro, ne prendiamo dei pezzi e quelle rimangono uguali, lei non rimarrà mai uguale, per quanto concisa sia, sarà sempre molto al di sopra dello zero. Si richiama quello che viene, e si fa il pezzo per l'occasione.

Attilio Bertolucci: 1:00:30:24 La difficoltà è questa che non c'è, specialmente con la novità di questa ultima cosa, non c'è una sintesi critica. Ha capito, quindi lei a questo è stata già ripresa. Cioè ha preso una chiara definizione della prima parte dell'opera. Poi con quanto di mutato c'era in me ed è stato notato da Pasolini, poi molto importante, per una mutazione anche più evidente così, nel pezzo di Raboni. E poi la frase di Citati che è essenziale per l'ultima opera e quindi, io ho letto un po', sì non ho letto di tutta la prima parte nella seconda leggerò “Viaggio d'inverno” dei pezzi e quindi saranno coperti diciamo dai pezzi che sono stati scelti molto bene di Raboni e di di Citati. No quindi forse però si possono, stringere, che non è facile.

Eugenia Tantucci: 1:00:31:45 Può darsi che adesso, da questo ultimo libro nascessero delle nuove critiche.

Attilio Bertolucci: 1:00:31:52 No, ne sono nate già, non è passato un mese... Ed è presto per quanto siano già uscite delle cose. Per esempio il giorno in cui è uscito sul Corriere della Sera... Non è ancora uscito il lungo pezzo di Raboni, perché è uscito un pezzo in un pezzo di Stajano che è un bravissimo giornalista, ma che fa più un discorso che... Era uscito sulla Repubblica un pezzo di Gollino molto... No, no, no dico per dire quali e quante cose sono uscite poi un senso alla vista sul tempo nascevano di Silvio Ramat... Eccetera eccetera... E poi ci sono cose tanto, non so su Pampaloni sul Giornale. Perché poi che sta ancora registrando, ma questa arriva vicino al pettegolezzo. Siccome ho fatto questa presentazione - ha ragione sono cose interessanti molto forse per un futuro ammettiamo che ci sia studioso - il libro prima d'essere stato rilegato era così era, in quello stato di segnatura, non stampato ed erano stati date 8 copie a chi doveva presentare il libro in questa presentazione, convegno e quelli che hanno avuto più agio a leggerselo, infatti Citati ha fatto un prezzo molto impegnato. Poi siccome questo strano mondo del giornalismo essendo usciti sui due giornali che fanno più... Sono il Corriere della Sera e La Repubblica, nello stesso giorno, questo ha fatto notizia come ... Parlo con un po' di ironia. Il libro invece, essendo arrivato il libro rilegato, quello che vedete qui, ai critici normalmente soltanto proprio a ridosso di quei giorni dico che sono usciti questi, c'è stata una specie di piccola isteria per cui Pampaloni che un uomo molto critico, che mi aveva già parlato di me e altre volte, si è visto ordinare dal direttore del suo giornale, dice noi non possiamo andare oltre domenica, se questi sono usciti giovedì, si figuri un libro i 254 pagine e la domenica è uscito un pezzo, anche perché uno che ha molta... è bravo... Ma che è obbligato a una lettura... insomma.

Eugenia Tantucci: 1:00:34:30 Quindi io credo che la critica diciamo per esempio un certo rigore debba ancora uscire....

Attilio Bertolucci: 1:00:34:38 Sia Raboni che Citati hanno già scritto cose molto interessanti sul “Viaggio d'inverno”. Però nessuno ha fatto una specie di - idealmente sì aveva nell'orecchio il ricordo di quell'altro libro - ma vederlo anche questo in rapporto di altre cose, che diceva lei lo scandalo....

Roberto Rossetti: 1:00:35:07 Mi sembra che stasera sia andata molto bene, è un fatto ed è molto, molto ben fatto.

Attilio Bertolucci: 1:00:35:21 E ma mi piace questo che questa, è un'istituzione ufficiale così almeno questo in questo pomeriggio sia diventato molto, sul piano della critica militante anche della vita letteraria militante e...

Roberto Rossetti: 1:00:35:39 Io veramente la ringrazio che queste sono quelle parole che mi inorgoglisce.

Attilio Bertolucci: 1:00:35:45 No ma è stato lei che ci ha messi così a nostro agio e ci ha lasciato.

Roberto Rossetti: 1:00:35:51 Veramente una cosa che è un sogno. Fare appunto... Questa struttura renderla aperta, attuale non una struttura incancrenita, come appare sempre come appaiono sempre le strutture dello Stato, la ringrazio molto. Chiudiamo così con questa sera chiudiamo.

Attilio Bertolucci: 1:00:36:16 Era difficile poter continuare. No, lo potete capire anche voi.

Eugenia Tantucci: 1:00:36:20 Anzi perché cambierà completamente l'essere

Attilio Bertolucci: 1:00:36:24 Abbastanza se io... Io poi specialmente la seconda parte di “Viaggio d'inverno” anche con delle poesie certe volte un po' ardue e mai sul piano di quella cosa noiosa che è stata l'ermetismo... che è stato altrimenti ma con un certo spessore anche psichico con una certa densità... va bene...

Attilio Bertolucci: 2:00:00:04 [io comincerei questa lettura] con una poesia tratta da un libro pubblicato prestissimo da me. Avevo diciassette anni pressappoco, facevo la seconda liceale e sono stato spinto a pubblicarlo e m’accorgo dopo tanti anni, che alcune di queste poesie sono coerenti con le ultime cose che ho scritto. Quindi mi pare giusto cominciare in questo modo, cercando in questa registrazione di fare un po’ la storia di una vita anche così per le metafore che sono le poesie. E la prima poesia che leggo - io sarei del parere di leggere anche i titoli perché i titoli fanno parte della poesia - si chiama “Settembre”: Chiaro cielo di settembre/ Illuminato e paziente/ Sugli alberi frondosi/ Sulle tegole rosse/ Fresca erba/ Su cui volano farfalle/ Come i pensieri d'amore/ Nei tuoi occhi./ Giorno che scorri/ Senza nostalgie/ Canoro giorno di settembre/ Che ti specchi nel mio calmo cuore.

Attilio Bertolucci: 2:00:01:24 “Torrente”: Spumeggiante fredda/ Fiorita acqua dei torrenti/ Un incanto mi dai/ Che più bello non conobbi mai/ Il tuo rumore mi fa sordo/ Nascono echi nel mio cuore/ Dove sono? Fra grandi massi/ Arrugginiti, alberi, selve/ Percorse da ombrosi sentieri?/ Il sole mi fa un po' sudare/ Mi dora. Oh, questo rumore tranquillo,/ Questa solitudine/ E quel mulino che si vede e non si vede/ Fra i castagni abbandonato/ Mi sento stanco, felice/ Come una nuvola o un albero bagnato.

Attilio Bertolucci: 2:00:02:05 Queste tre poesie sono juvenilia quasi puerilia. Il secondo libro l'ho pubblicato nel '34 ed è quello che mi ha fatto entrare ufficialmente nella poesia italiana perché ho avuto due bellissime recensioni, una di Montale e una di Sergio Sogni. Leggerò alcune di queste poesie. “La Rosa Bianca”. Coglierò per te/ L'ultima rosa del giardino/ La rosa bianca che fiorisce/ Nelle prime nebbie. Le avide api l'hanno visitata/ Sino a ieri/ Ma è ancora così dolce/ Che fa tremare/ E’ un ritratto di te a trent'anni/ Un po' smemorata come tu sarai allora. “Amore”. La Luna coronata di margherite/ Ride nei vaghi occhi infermi/ Caprioli d'argento/ scherzano nelle radure del cielo./ I fiori si macchiano di sangue…/ Oh lontana, lontana in questa notte,/ Come una nave con le sue vele/ Nel mare scuro…/ Ma presto verrà il tempo/ Arido e melodioso dei papaveri,/ E tu sarai tornata/ Già donna.

Attilio Bertolucci: 2:00:03:32 “Epigrafe”: “O mors, quam amara est memoria tua homini pacem habenti in substantiis suis”. Fui una viottola un tempo./ Invasa dall'erba,/ soave e straziante silenzio/ è mia morte, acerba/ se pure da un alto ramo/ La cicala riprende il suo canto meridiano.

Attilio Bertolucci: 2:00:04:03 “Gli anni”: Le mattine dei nostri anni perduti/ I tavolini nell'ombra soleggiata dell'autunno/ I compagni che andavano e tornavano, i compagni/ Che non tornavano più. Ho pensato ad essi/ Lietamente./ Perché questo giorno di settembre splende/ Così incantevole nelle vetrine in ore/ Simili a quelle d'allora, quelle d'allora/ Scorgono ormai in un pacifico tempo/ La folla è uguale sui marciapiedi dorati/ Solo il grigio e il lilla/ Si mutano in verde e rosso per la moda/ Il passo e quello lento e gaio della provincia.

Attilio Bertolucci: 2:00:04:55 “Cronaca 1946”: Di tre ragazze emiliane, forse di là dell'Enza/ dove la razza è meno fine che da noi, ma dolce,/ più dolce e ardita s’evolve coi tempi/ la gente contadina al rapido mutare/ delle mode violente che innamorano,/ voglio dire e di un loro concerto nell'aprile/ al declino./ Le dieci del mattino, a Parma il sole/ uscito da un grigio di nuvole/ brilla sull’altoparlante fisso al tronco/ del platano, s’effonde/ già il tango sino alle rovine/ d’un teatro, aria di Sudamerica/ in bocca reggiana: non c'è nulla di più caro?/ Nulla di più intrepido degli strappi lunghi/ della fisarmonica e di quei sorridersi/ giovane dall'una all'altra, di sorelle/ o compagne di letto mentre intorno/ una pioggia improvvisa cade e sperde/ il buon pubblico ozioso che apre ombrelli/ di un nero che cangia in azzurro?/ Così vivevano la loro vita, musicanti e ballerine,/ figlie dei tempi, sfidando allegre la pioggia/ e gli anni difficili. Ora graziosamente/ profittando d’una ciocca bagnata/ una si pettinava a uno specchietto,/ le altre chine a un lavoro se a ponente/ in alto schiariva,/ ognuna lieta dell'alterno clima,/ di quel sole che fioriva e sfioriva,/ figura incerta della nostra vita.

Attilio Bertolucci: 2:00:06:46 Qui è passato del tempo, ci sono delle poesie dedicate ai figli. Prima c'erano le poesie d'amore, poesie dedicate ai figli. Adesso sentirete anche uno molto noto. “A Bernardo”: Batti la terra dura dell'autunno/ Tornando a casa rallenti la corsa/ ai piedi dove foglie e foglie portano/ dietro a un tuo rifugio fra gli alberi/ E' passata l'estate e passa ormai questo tempo di quiete giornate che segna appena il tuo/ piede impaziente/ a un sole che si vela abbandonandoci/ dove le viole fiorirono a mucchi/ selvatiche/ e le lucciole seguirono e si persero anch'esse/ ora solleciti lumi e fumi/ presagio dell'inverno.

Attilio Bertolucci: 2:00:07:46 Qui proprio come a pendant, ce n'è una al figlio nato più tardi, intitolata “A Giuseppe in ottobre”: Per quali strade di campagna vai/ nel sole troppo caldo d'ottobre/ la mano chiusa in sé la luce/ a metà del tuo viso, a metà l'ombra?/ E il quieto pomeriggio di un bel giorno/ il bel giorno cammina coi tuoi passi/ incerti fra le foglie che di ruggine/ macchiano i rustici viali dell'Emilia./ Come il passero ha rosse/ le sue penne e ci dice che è mattino ancora/ tu camminando assorto fai che venga/ sera e accogli nella pupilla severa/ di bambino i colori del tramonto./ Così per me s'apre e si chiude un giorno/ d'autunno entro vi si muove gente/ di queste parti e si ferma e discorre/ o tira via saluta altra porta/ secchi d'acqua lontano. Presto/ sarà l'inverno. Lasciate che fermi/ la stagione che indugia su una trama/ paziente.

Attilio Bertolucci: 2:00:09:11 Qui ancora un'altra per un figlio. “Bernardo, a cinque anni”: Il dolore è nel tuo occhio timido nella mano infantile che saluta senza grazia. Il dolore dei giorni che verranno già appeso sulla tua ossatura fragile in un giorno d'autunno che dipana quieto i suoi fili di nebbia nel sole il gioco si è fermato all'improvviso e ti ha lasciato solo dove la strada finisce splendida per tante foglie a terra in una notte sì che a tutti qui è venuto un pensiero nella mente della stagione che si accosta rapida. Tu hai salutato con un cenno debole un sorriso patito sei rimasto ombra nell'ombra un attimo ora corri a rifugiarti nella nostra ansia.

Attilio Bertolucci: 2:00:10:14 Queste sono tutte del… Vanno da questo lontanissimo libro a “La Capanna indiana” che è un poemetto... È stato allora una volta a Viareggio nel '51. E' un poemetto lungo che non potrei leggere. Non so se ne devo leggere una parte. Non so, cosa dite? Sono venuto un po' così informalmente, non ho fatto un progetto ma siccome, siccome nell'ultimo libro ci sono altre cose più di tipo narrativo magari portate a un altro livello, così, per aspettare, dico. Anche perché poi è stancante da leggere un po’. Non so se lei... Cosa dite? Per chi non ha…

Roberto Rossetti: 2:00:11:17 Riprendiamo tutto perché poi, dico, per noi rimane sempre...

Attilio Bertolucci: 2:00:11:23 Sì, infatti dice, mi diceva sempre il mio amico Caproni ce li puoi leggere quanto vuoi

Roberto Rossetti: 2:00:11:28 Sì, ma anche per esempio lei adesso così mi ha detto “sono un po' stanco, voglio riposarmi perché la tensione”, no...

Attilio Bertolucci: 2:00:11:37 Poi c'è stato e ci sono stati questi giorni un po’ duri di… di giri e interviste....

Roberto Rossetti: 2:00:11:45 No, ma anche così, nel parlare, noi manteniamo questa...

Attilio Bertolucci: 2:00:11:47 Per esempio una che non... che io avevo escluso, ma che può entrare poi, la potrei far entrare adesso. Lei ha chiuso, no? Siccome ho fatto un po' di ordine cronologico, ma non è… Una che mi pareva – adesso, ripensandoci, giusto di questo periodo - di leggere, è una che si chiama “Lettera da casa”, ‘93. La possiamo includere in questo primo… [voce fuori campo: “prego, continui, io continuo, non ho finito”] qui parlo proprio come diceva lei siccome abbiamo parlato e la serie è iniziata con il mio caro amico Giorgio Bassani. Questa è intitolata “Lettera da casa inviando versi a Giorgio Bassani”. Qui è l’estate,/ una sera dopo l’altra si aprono/ le finestre per dare aria alle stanze,/ allora riflettono gli specchi una campagna/ che il cucù intermittente di lontano/ chi sa dove, immalinconisce./ Un alto carro di fieno si presenta/ traballante, esce portandosi un ragazzo/ perso nel raggio obliquo del tramonto/ fra trofei verdi che già dolcemente,/ si piegano avvizziti (Addio, addio/ uscito dallo specchio dove vai?/ Oh, vicino, se si ode il tuo/ parlottare indistinto ma lontano/ come se le nostre spoglie ormai/ giacessero presso quelle che sono/ chiuse nel muro sbiadito.)/ Ora parla invisibile con uomini/ che scaricano il carro nel fienile/ e finito il lavoro lo isseranno/ a quel rosone di mattoni tiepidi/ che guarda verso la città distesa/ in una vertigine di pianura aperta/ nella sera.

Attilio Bertolucci: 2:00:13:56 Qui volevo aggiungere, siccome avete detto che posso anche commentare, che il rosone non è messo a caso perché qui c'è molta poesia sino a certo punto molto rurale e rustica perché io sono o sono nato ho abitato molto nella terra. Così le stalle i fienili sono fatte a modo di cattedrali, sono divisi in navate, le stalle e i fienili hanno veramente un rosone che si ispira misteriosamente, non so, non ho mai studiato questa cosa, veramente al Romanico quindi è curiosa questa cosa, volevo... no, piccole note che possono aver aggiunto. Se dobbiamo anche fare un esperimento di questa “Capanna indiana”, ma è lunga, vede, dopo devo leggere [...] è un poemetto da un lato molto limpido nel dettato, come avete sentito, così, però anche abbastanza misterioso. Posso aggiungere che “Capanna indiana” è il titolo di un romanzo, pochissimo noto, di Bernardin de Saint Pierre, ma dove la capanna “indiana” intende dell'India. Qui invece è una storia di bambini, di ragazzi già tutti fanatici di pellirossa indiani, in quell'altro senso, ed è un gioco di campagna di ragazzi figli di proprietari come l'autore e di contadini, che si giocano sotto una specie di capanna fatta con dei pali, di piante tagliati per usi agricoli, che diventa esattamente come quelle capanne degli indiani che tutti hanno visto infinite volte nei film western, così. Io proverò a leggerne una parte.

Attilio Bertolucci: 2:00:16:06 Dietro la casa s’alza nella nebbia/ di novembre il suo culmine indeciso:/ una semplice costruzione rurale/ ai limiti dei campi, una graziosa/ parvenza 2:00:16:20 sulla bruma che dirada,/ si direbbe una capanna indiana./ Qui dove gli attrezzi da lavoro/ giacciono rovesciati poi che il sole/ estremo di stagione ha chiuso il ciclo/ delle semine, con accorta mano/ i pali furono incrociati l'uno/ contro l'altro così da ricavarne un padiglione quieto nell'autunno./ Sulla terra indurita che conduce/ al solitario ritrovo [saltella]/ l'uccellino che chiamano del freddo/ e non s'accorge delle altre presenze/ sul sentiero, diretto forse a qualche/ ultima bacca rosseggiante al suo/ occhio acuto e tranquillo, di lontano./ Ma noi, noi quale promessa porta/ nell'aria fredda del mattino a tanto/ abbandono? Quale dolce cibo/ per le nostre bocche di fanciulli/ al di là del silenzio familiare,/ oltre l'ultima paglia marcia, dove il sentiero finisce, dove il sentiero muore?/ Ora il giorno è sereno su tutta/ la pianura sin dove la città/ appare chiuso sogno a noi, segreto,/ di grigie e rosse dimore silenti/ frammezzo i tronchi nudi delle piante./ Oh, sarà un tempo così calmo,/ segnato appena dal gentile invito/ del venditore ambulante nel sole/ di mezzogiorno, dal rumore netto/ di un sasso contro l'azzurra grondaia./ Allora nel silenzio udremo il grido/ dei nostri cari sempre più vicino/ e ansioso, poi fioco, perduto/ nella nebbia che rapida s’addensa/ di questi giorni appena il sole volge/ oltre il meriggio e pare che la notte/ discenda ormai, senza speranza.// L'erba che tocca fredda i nostri corpi/ distesi e accovacciati dentro l'ombra/ i nostri visi nascosti, i ginocchi dolenti,/ è già una dura erba d'inverno, morta. Eppure è il tempo più dolce dell'anno/ quando è la siepe brulla che recinge/ del suo braccio il deserto dominio/ si fa intima stanza allo smarrito/ passero già colore della terra./ Qui siamo giunti dove volevamo,/ nel mattino nebbioso camminare/ non stanca, e quando passa una carretta/ con un rumore di latte sballottato/ nello zinco che luce ad una spera/ fuggitiva di sole l'uomo dorme,/ anche il cavallo dorme e s’allontana/ incerto con il suo trotto paziente.// La casa si vedeva appena, presa/ nel sonno triste di un'alba qualunque/ di novembre, a una svolta dove al tempo/ di Pasqua s’odono le campane sciolte/ vibrare nella terra che si bacia./ Era allora che dietro alle persiane/ la famiglia si desta amaramente/, l'ultima mosca ronza moribonda/ nella chiusa cucina ove la brace/ dei primi fuochi autunnali dura/ sino alla prima donna freddolosa,/ giovane strega, montanara falsa./ Al suo soffio, al suo abile maneggio/ di stecchi già s’illumina la stanza/ che la finestra aperta ora riempie/ di nebbia a folate intermittenti./ Ma il tempo passa ed altre finestre/ si disserrano al giorno senza voglia,/ toccano lente l’edera stracciata/ e l'intonaco fragile. Ci siamo/ seduti sulla terra arata, quieti,/ guardando attorno, sgretolando/ una zolla appena umida del fiato/ di bruma che si va alzando adagio/ sul passo di due ragazzi soli/ prima, poi sempre meno distanti,/ finché si vedono avanzare insieme/ e scomparire parlottando,/ amici di tanti giorni lunghi un tempo/ che non finisce mai.// E come dolcemente il giorno cresce/ sulla pianura seminata ormai/ pronta al riposo dell'inverno, eppure/ oggi perduta dietro il sole ultimo/ che matura sui tralci rari grani/ abbandonati anche dagli storni./ Al suo calore il muro della casa/ intiepidisce, un calcinaccio cade/ con un tonfo attutito dei rametti/ del rosmarino arido, una donna/ canta felice da una stanza aperta/ che di qua non si vede, solitaria/ voce del tempo bello e dell'oblio./ Nessuno si ricorda, tanto cara/ è l'ora trascorrente sulla terra/ che un uccello lontano e silenzioso/ segna della sua ombra fuggitiva,/ nessuno si ricorda più di noi.

Attilio Bertolucci: 2:00:22:05 Quindi ho letto tutta una parte.

Attilio Bertolucci: 2:00:22:09 È una poesia che è stata molto amata anche dai due poeti di cui ho parlato di Montale e anche di Ungaretti e che è molto lontana dalla poesia di questi due poeti, come voi potete vedere, no? Questo lo posso dire e anzi posso dire una cosa, non è... è una piccola chiacchiera e Ungaretti che voi non avete forse, perché... ce l'avete? E che leggeva in quel modo che sapete. Ha fatto una lettura pubblica di mie poesie, sì e l'ha fatta mutando tutto registro, in questo modo un po' così come faccio io senza... Ecco.

Roberto Rossetti: 2:00:22:58 Io penso che questa, questa poesia possa ... possa piacere a Bassani, ho l'idea, non so, mentre sentivo che l’ascoltavo, non so, non è una battuta maligna, ma anzi, è una battuta affettuosa...

Attilio Bertolucci: 2:00:23:17 È piaciuta a tanti, ricordo, ma noi ci siamo trovati insieme… Io sono... Io sono arrivato all'Università di Bologna che lui, lui era più giovane di qualche anno. Anzi, io avevo già pubblicato questi piccoli libri di poesie, e lui non aveva pubblicato ancora niente, quindi c'è stato uno scambio. Poi lui è andato più verso il romanzo, poi è tornato alla poesia […], sì. Ecco, poi c'è stata una... Questa è una parte di questo poemetto ma leggerlo tutto sarebbe un po’...

Attilio Bertolucci: 2:00:23:54 Ma lei vorrebbe che...

Roberto Rossetti: 2:00:23:56 [...] lo gestisce soltanto...

Attilio Bertolucci: 2:00:23:58 Non si può...eh, non si può dividere in due in due puntate questa cosa? Ho letto la prima parte della “Capanna indiana”, si può tagliare questa e poi montarlo…

Roberto Rossetti: 2:00:24:14 sì, però certamente sarà una cosa diversa, perché lei in un secondo momento avrà...

Attilio Bertolucci: 2:00:24:18 un’altra voce...

Eugenia Tantucci: 2:00:24:18 No, non penso... Sento che c'è un livello comunque [...]

Attilio Bertolucci: 2:00:24:23 Io sono un po' orizzontale nelle cose […] No, lì poi, la poesia alza di suo, ma io non la faccio alzare. Intanto io adesso mi sentirei di finire, forse è interessante, perché poi qui dice c'è una cosa che dice: “qui siamo giunti dove volevamo” che chiude la poesia. Perché poi la cosa... Questa opera poetica si divide in tre parti, questo nel '51 chiudeva appunto con “La Capanna indiana” che leggiamo. Poi c'è questa - vedete tutta campagna di quelle parti lassù - poi c'è questo trasferimento a Roma e il libro “Viaggio d'inverno” è tutto frutto di questo secondo periodo, che magari torna ancora a cose di lassù ma c'è un'evoluzione anche di tipo stilistico, forse, e sempre credo con molta coerenza. Ma io sarei allora per finire la “Capanna indiana”. Lei, ho sentito che forse giustamente aveva...

Attilio Bertolucci: 2:00:25:44 Dunque noi siamo arrivati a questo “nessuno si ricorda più di noi”. Perché qui è tutto... Uno dei maestri miei più, più che un poeta è stato un grande prosatore, è stata la Recherche di Proust, quindi il tempo è una delle ossessioni dei personaggi anche poi di questo cosiddetto romanzo in versi. Quindi qui c'è sempre un mescolarsi di tempo, di tempi tempi... E’ stato detto anche una poesia “metereologica”, forse metereopatica. Allora, vede, è abbastanza lunghetta, ma la finiamo di leggere. Questa era la prima parte. Leggo la seconda.

Attilio Bertolucci: 2:00:26:33 Lì era molto l'autunno ma in questa la prima...

Attilio Bertolucci: 2:00:26:38 Verrà l'inverno e della capanna/ farà un presepe deserto, una villa rustica/ nel lontano occidente./ Una sera di nubi rosa e azzurre/ agli occhi inumiditi, la porta di casa s’aprirà con molti gridi,/ il crepuscolo entrando negli anditi/ lunghi si scontrerà con i ragazzi/ usciti a festeggiare la stagione/ mite improvvisamente.// Oh, ritrovata allora nella luce/ che all'appressarsi della notte più/ e più limpida abbuia sulla terra/ felice, antro intatto, appena/ celeste sulla bocca di nevosi riflessi./ Chi è entrato per prima leggero,/ con un salto, chinandosi, dice/ alta la meraviglia del tepore/ che l’accoglie, gli bacia le guance/ e le ginocchia ruvide di giochi./ Ma l'aria si rivela già troppo/ scura di fuori... Breve gioia, ormai/ sei consumata al finire d’un giorno,/ chi sa quando, ieri o domani,/ nel tempo che l’inverno declina.// Le stagioni vengono e vanno, maggio/ è tornato e non ce ne siamo accorti/ che quando abbiamo visto tentennare/ con giocondo barbaglio una lucerna/ fra le ombre del giardino e inondare/ la tovaglia, verniciare il rosso/ delle ciliegie, i nostri occhi incantati/ presto gravi di sonno, troppo presto/ mentre in chiacchiere e fumo va la sera./ E tu voce assolata che ci svegli/ l'indomani nel verde delle imposte/ chiuse aperte già, e te ne sei andata,/ siamo caduti in una rete d’oro/ mista di raggi e foglie, la mattina/ indugia il tempo non finisce mai.// Una giornata è uguale all'altra, solo/ il sangue che da una ferita riga/ il braccio nudo e fresco correndo,/ a una macchia il bel volto/ ombrato di piante; un’altra segna/ nel radioso tramonto l'apparire/ e il lento avvicinarsi polveroso/ d’un caro ospite, ancora non arriva/ la sua voce, parla l'occhio nero/ di lontano ridente, il cane abbaia/ sbucato fuori dalle viti basse/ tinto di sole occiduo. Ma quanti,/ quanti giorni sono passati, colati/ via, miele indistinto, nella curva/ del tuo erboso argine,/ Cinghio custode cui soavemente inoltra/ una carraia fitta di gramigne/ e margherite fredde ai nostri piedi/ in fuga.// Dove ci conduce l'ora di primo/ estate, uno dietro l'altro, muti,/ ciascuno separato, perso eppure/ chiuso nell’unanime impegno del gioco?/ Al di là del confine altro corso/ prende il rio e una cara paura/ e meraviglia fa intorno un paese/ bellissimo di piante sconosciute/ sotto nuvole ferme e uccelli in volo./ Il silenzio ci stringe d'erba alta/ e d'improvviso, subito quetato,/ muoversi di minute foglie in alberi/ che dolorosamente ci respingono,/ quasi d'altro pensoso, se volgiamo/ ad essi il volto interrogando.// Come era stato lungo dietro i tuoi/ passi sicuri arrivare là dove/ ora ci sconvolgeva inaspettata/ un'aria ignota, vibrante,/ presagio di futura beatitudine,/ di quell’eterno che ci strazia. Tu/ guida senza incertezze trovasti/ in te la forza di strapparci via/ e nel confuso margine il sentiero/ ci riprese fidenti: fu una corsa/ nel tempo del mattino umido/ di rugiada e di voci familiari,/ poi più vicino a casa, l'intesa/ silenziosa, e la stanchezza alle ossa/ contro il muro tiepido/ nel battito del cuore che si placa.// Mai più pensammo, mentre il mezzogiorno/ s’animava d’intorno, rivedremo/ un luogo così dolce, e ci prendeva/ fastidio della vita. Intanto/ il sole si velava, sentivamo/ che il giorno andava mutando di volto/ per le nubi e le rondini più basse/ stridule sin dentro le stanze oscure/ ormai e fresche di pioggia aspettata./ Quando venne il tramonto la campagna/ ci aprì canali illuminati, terra/ nera e tenera, muri lentamente/ di nuovo asciutti, un'estrema/ felicità di esistere era nell'aria.// Come agosto finisce la mattina/ dopo una notte di piogge si sente/ (il cielo è più profondo) che l'autunno/ sta per venire, ci si guarda intorno/ e non si sa che fare, tutto/ è fresco, rinnovato da uno smalto/ malinconico di perplessità./ Allora si gironzola, si sta zitti,/ sappiamo che c'è tempo, ma che pure/ l'anno dovrà morire, e il bel cielo,/ il verde delle piante, il rosso delle ruote ad asciugare/ l'incudine che suona di lontano,/ lento cuore del giorno, tutto parla/ d’una partenza prossima, un addio.// La memoria è una strada che si perde/ e si ritrova dopo un'ansia breve/ tranquilla, già nel sole di settembre/ scottante sulla schiena è un'altra estate/ che le vespe ronzando sulle ceste/ dell'uva bianca indorano e si mischia/ al loro volo il rumore nascosto/ e perenne del grano che ventila/ un vecchio attento e polveroso./ Finché c'è lui in giro il tempo è buono/ da noi...

Attilio Bertolucci: 2:00:33:15 E qui, più breve, leggo la terza parte.

Attilio Bertolucci: 2:00:33:21 Dov’è volato l'uccello che nell'ora/ più calda ti è passato sopra/ alto, e i pali, i tronchi giovani/ di gaggia che ti formano, capanna/ deserta, si sono rigati di freddo/ un attimo nella quiete del sole?/ Andava a oriente, la pianura spoglia/ gli fuggiva di sotto, questo luogo/ del nostro cuore al tempo che più dolce/ del vivere si sente, come un’acqua/ sotto foglie cadute, il fluire/ ininterrotto. Qui lasciava qualche/ ora di giorno, affrettando a sé la fine/ della luce, già presa la pupilla/ in lontane città distese, fiumi/ più ampi che da noi nell'imminente/ oscurità dei ponti e delle torri. Qui/ lasciava quel breve, quell'estremo/ saluto che alla terra il cielo invia/ al crepuscolo e i nostri occhi stanchi/ di seguire un uccello che si perde/ consola l'ombra lunga delle piante/ sui prati, il guizzo tenero/ più su, più su in un cornicione friabile/ di villa assorta, del sole che muore.// Un luogo è quale stilla nella mente/ del fanciullo ai giorni che la rondine/ va e torna... Qui siamo giunti dove volevamo.

Attilio Bertolucci: 2:00:34:51 Qui l'ho letta tutta. Ecco vede sono abbastanza... La può lasciare questa. “Il Viaggio d'inverno” in questa evoluzione, non programmata ma naturale, ci sono alcune poesie che hanno fatto impazzire alcuni attori che le hanno recitate, da Romolo Valli a Albertazzi perché sono metà cinque, chiamiamole quartine senza, senza mai un ... Quindi se si...il direttore che non è niente di che noi possiamo farne in due tempi.

Roberto Rossetti: 2:00:35:38 Io non ho alcuna difficoltà. Si può fare certamente.

Attilio Bertolucci: 2:00:35:43 Anche abbastanza presto, dico. Solo che è una cosa da... Dico adesso, oggi è mercoledì. Io ancora, [perché sono ...] sì, poi è abbastanza giusto in fondo perché qui c'è una parte della prima mia operosità poetica. E c'è veramente un certo stacco. Sentirete in questo “Viaggio d'inverno” che è stato chiamato come è stato - è stato il titolo anche della famosa raccolta di Lieder di Schubert, “Winterreise” - ed è anche, allude così anche all'avanzare, della stagione, dell'età, anche, e c'è anche una piccola ode a Roma, dico, non siamo sempre là, e altre cose, quindi … Un po' fare un altro piccolo blocco, così, ecco.

Roberto Rossetti: 2:00:36:45 Va bene

Attilio Bertolucci: 2:00:36:47 Dunque adesso io, non so, per loro quando? Per lei anche? Lei ha dei problemi?

Eugenia Tantucci: 2:00:36:55 Io potrei forse il 14. Perché, l’11 …

Attilio Bertolucci: 2:00:37:59 Il 14 mi andrebbe benissimo, perché il 13, ahimè, sono … Il 13 è un martedì, credo.

Roberto Rossetti: 2:00:37:07 Adesso vediamo, vediamo ogni giorno ha detto....

Eugenia Tantucci: 2:00:37:10 Come dicevo prima all'amico Bertolucci, io ho questo incarico che mi ha dato il Provveditore [sì, sì] di organizzare gli incontri delle scuole [sì] il 12 al Vassalli e al Gioberti, il 13 ho […] al Pierre e Marie Curie. Io potrei il 14.

Attilio Bertolucci: 2:00:37:28 Io il 13 ho proprio una cosa molto impegnativa, il 14 sono libero di tutte anche le cose che si sono accompagnate all'uscita di questo libro. Per lei come va?

Roberto Rossetti: 2:00:37:41 Ma per me va benissimo, è un mercoledì.

Attilio Bertolucci: 2:00:37:46 Alla stessa alla stessa ora.

Roberto Rossetti: 2:00:37:47 Alla stessa ora.