DIGITAL LIBRARY
TI RACCONTO IN ITALIANO

Home Collezioni Artisti e Architetti Sartoris, Alberto - Roma - 1987

Sartoris, Alberto - Roma - 1987

INFORMAZIONI

 Metadati Dublin Core

 Metadati MPEG-7

Descrittore DC | Descrittore MPEG-7

Trascrizione

Francesco Vincitorio: 00:00:04 Oggi, 18 dicembre 1987, abbiamo con noi Alberto Sartoris. Alberto Sartoris tra due mesi, se non mi sbaglio compie, anzi, meno di due mesi, compie 86 anni.

Alberto Sartoris: 00:00:23 87 anni.

Francesco Vincitorio: 00:00:23 Scusi, le avevo tolto un anno. Nato, appunto a Torino nel 1901, in breve: architetto, urbanista, saggista, critico, storico dell'arte. Ha dietro di sé una lunga storia, che molte biografie riassumono. Io gli chiedo subito, lei viene mi pare da un giro di conferenze in varie parti del mondo, perché lei continua a fare queste conferenze?

Alberto Sartoris: 00:01:04 Glielo dico subito. Io sono un po' considerato come un missionario, mi sposto ecco per spandere la buona notizia, ossia la notizia della logica, della ragione, della razionalità. Mi affido, come esempio, all'architettura e alle arti plastiche. Considerando però, che l'architettura e le arti plastiche costituiscono tutta la globalità dell'uomo. L'architettura per me, non è soltanto la costruzione di una casa, ecco, è proprio dare un senso della vita nuova, alla città. E quando io progetto un edificio, io penso che si dovrebbe poter sempre dire, che questo edificio dovrebbe costituire la casa della felicità.

Francesco Vincitorio: 00:02:05 Queste sue idee in fondo lei le sta portando avanti, salvo errore, dai primi anni venti?

Alberto Sartoris: 00:02:11 Sì, da quando ero studente, io ho conosciuto Marinetti a Ginevra nel 1919, mi ha lasciato una grande impronta, mi ha creato questo slancio verso la bellezza, verso l'innovazione. Anche da studente ho già incominciato questo, questo lavoro di missionario.

Francesco Vincitorio: 00:02:32 Di apostolato.

Alberto Sartoris: 00:02:36 Di apostolato.

Francesco Vincitorio: 00:02:36 In questa sua azione lei ha avuto tanti compagni di strada, cito per esempio Casorati.

Alberto Sartoris: 00:02:48 Casorati, perché io, vede, ho vissuto poco con gli architetti, perché gli architetti sono sempre stati un po' dei nemici, ancora oggi dico, che i peggiori nemici dell'architettura sono gli architetti, non tutti si intende. Io ho vissuto specialmente con gli artisti, coi poeti, ma in tutti i paesi che ho frequentato io ho conosciuto i maggiori poeti del momento, i maggiori pittori, scultori e architetti e ho vissuto con loro. Ho cercato di non essere un uomo provinciale e di essere un uomo internazionale, ma sono sempre rimasto un uomo mediterraneo. Io non ho cambiato nazionalità, sono sempre italiano, benché l'Italia ha fatto poco per me, visto che io insegno in Svizzera da moltissimi anni.

Francesco Vincitorio: 00:03:48 Cosa intende quando dice Mediterraneo?

Alberto Sartoris: 00:03:51 Perché io credo che, dove non c'era luce, dove non c'è il sole, non ci può essere architettura. Dove non c'è il vino, la strada dell'arte è anche la strada del vino, nulla a che vedere con chi si ubriaca. E infatti, nel nord, abbiamo oggi delle architetture, ma queste architetture non avrebbero potuto essere concepite, se non fossero state immaginate da architetti del mondo della luce e del sole. Per me tutto viene appunto da questa zona, diciamo dall'oriente, ecco, da questa zona che chiamiamo mediterranea, che comprende per me persino la Finlandia, perché Alvar Aalto era un architetto mediterraneo, non era mica un architetto nordico. Ma però, diciamo questa grande cerchia del mediterraneo comprende la Svizzera, la Francia, il Portogallo, la Spagna, l'Austria.

Francesco Vincitorio: 00:04:54 A proposito di questa sua esperienza con Casorati, del famoso teatro di Riccardo Gualino, lei ricorda, può dirci qualcosa?

Alberto Sartoris: 00:05:04 Posso dirle una cosa. Sin da studente ho pensato alla sintesi dell'arte. Io sono stato molto felice, il mio maestro che era l'architetto Annibale Rigotti mi ha presentato Felice Casorati, e lui ha mi ha chiesto di collaborare con lui, perché l'ordinazione del teatro di Gualino non l'avevo ricevuta io, l'aveva ricevuta lui. Mi ha scelto come architetto. Io ho disegnato un architettura, che hanno poi chiamato architettura del mio periodo metafisico, tutta in bianco grigio e nero, nel quale si è inserita molto bene la scultura di Casorati. Casorati era un pittore e tutti i bassorilievi del teatro sono stati scolpiti col pennello.

Francesco Vincitorio: 00:05:55 Quando lei dice metafisico, il suo periodo metafisico, mi viene in mente, mi collego al Mediterraneo. Ecco lei perché dice il suo periodo metafisico, è un periodo che è passato?

Alberto Sartoris: 00:06:09 No, non è passato, perché è una delle tappe della mia attività. Ecco, come c'è una tappa forse quella di oggi la chiameremo con un altro nome, ma c'è sempre una metafisica dentro, ossia questa bellezza astratta, il purismo della mia architettura che non ha nulla a che vedere col calvinismo, come mi è sempre stato rimproverato.

Francesco Vincitorio: 00:06:36 Quando adesso lei parlava appunto in pratica del purismo a me è venuto in mente un altro suo compagno di strada, Le Corbusier. Dal famoso congresso del Castello castello di....

Alberto Sartoris: 00:06:49 La Sarraz.

Francesco Vincitorio: 00:06:53 Esatto. Ecco, che cosa lei ricorda adesso a distanza di tanto tempo di quelle sue esperienze?

Alberto Sartoris: 00:07:01 Ricordo quell'anno, quella battaglia magnifica, che è stata svolta in cinque giorni, dove sono state veramente dettate, diciamo le leggi della nuova architettura. Con sei quesiti ecco, che sono stati risolti. Uno solo, lo...Non mi vergogno di dirlo è stato un grande fallimento per noi. Noi avevamo pensato che l'architettura di Stato avrebbe potuto aiutare lo svolgimento naturale dell'architettura moderna. Invece non è stato il caso, perché noi pensavamo a un uomo. Pensavamo che un uomo può fare molto in un paese, infatti se poi quell'uomo ha la genialità dell'invenzione, è un uomo che può aiutare l'architettura, se non l'ha è un uomo che la distrugge. Noi pensavamo all'esempio del presidente della Repubblica Cecoslovacca Edvard Beneš, che era un grande amico e ammiratore di Le Corbusier e abbiamo visto che sotto il regno di quest'uomo la Cecoslovacchia era diventata il paese più moderno del mondo, in pochi anni. Tutto era basato sul tipo dell'architettura razionale o funzionale organica, per me è la stessa parola, dall'edificio pubblico fino alla casa rurale. Morto quell'uomo, anche la Cecoslovacchia ha cambiato aspetto, colore e profilo. Allora dopo abbiamo visto cosa è successo in Russia, dove si è usato il Costruttivismo poi, dove sono state costruite le cose più brutte del mondo ecco, tutto. Poi abbiamo visto la Polonia, che stava appunto prendendo la strada anche della Cecoslovacchia e ricadere di nuovo a zero. Oggi non crediamo più l'architettura di Stato. Poi c'è stato un altro esempio, quello del Brasile quando il presidente Kubitschek dice a un architetto, Niemeyer fammi una città completa. E nel '72 come questa città era molto contrastata, il presidente della Repubblica Kubitschek mi ha detto poi che ero il suo sosia, ecco che dovevo fare attenzione muovendo bene le strade perché lui lo volevano...ammazzare. E allora ha chiesto a tre architetti, a Le Corbusier, a me e a Nervi, il nostro parere su Brasilia. Allora, noi pensando sempre alla funzione dell'uomo di Stato che può creare una corrente, noi abbiamo dato Le Corbusier un parere favorevole, perché è difficile trovare un uomo di Stato che dica a un architetto fai una città, e lo lasci libero totalmente di farla. Invece Nervi, questo grande costruttore, ha dato parere sfavorevole, perché ha detto che tutte le strutture erano all'incontrario, perché la struttura di Nervi è l'arco. Invece, la struttura di Niemeyer è il contrario dell'arco. Così, altro esempio di architettura di Stato riuscito, ma in tutti gli altri paesi lo Stato è stato un fallimento, non ci crediamo più, anzi, adesso noi siamo contro l'architettura di Stato.

Francesco Vincitorio: 00:10:43 In alternativa?

Alberto Sartoris: 00:10:45 In alternativa, noi crediamo soltanto all'architettura degli architetti. Sono loro che bisogna convincere, perché come dico, gli architetti sono i peggiori nemici dell'architettura, perché vede piuttosto che fare una cosa brutta, io non so, sarei andato a vendere dei giornali quando ero giovane; quando non ho più potuto costruire, più esprimere le mie idee costruendo, le ho scritte, mi sono messo, sono diventato scrittore e sono diventato un polemista feroce. Non so se..

Alberto Sartoris: 00:11:19 A proposito di città, ecco mi viene in mente il suo famoso progetto con Terragni del '28, del '38, della città satellite operaia di Rebbio. Che ricordo lei ha, e quale giudizio oggi darebbe su quel suo progetto?

Alberto Sartoris: 00:11:40 Adesso io, siamo anche contrari un po' alle città satelliti che diventano soltanto dei dormitori. Siamo piuttosto favorevoli adesso, a organismi autonomi alla periferia delle città, in modo da non ammucchiare tutta la gente in una città che non li può contenere, per non tenerli lontani. E poi quando, quando l'operaio ritorna in questo nuovo nucleo, deve trovare tutto, il teatro, il cinematografo, le scuole, non deve trovare soltanto la casa per dormire. E allora, io ero un po' concepito su questo tipo qui, era a pochi chilometri da...

Francesco Vincitorio: 00:12:30 Como.

Alberto Sartoris: 00:12:30 Como. Però, noi con Terragni l'abbiamo concepito come una città veramente indipendente, era fatta per seimila operai e questi seimila operai, avevano la chiesa, avevano in quel momento lì anche la Casa del Fascio diciamo, che poteva poi diventare la casa del popolo, avevano le scuole ed avevano persino uno stadio. E poi c'erano tipi di case piccole, delle case medie, delle case grandi. Perché, lei non deve obbligare l'operaio a vivere una casa grande, se lui preferisce vivere in una casa piccola. Certi amano vivere in una casa grande e non una casa piccola. Noi avevamo studiato anche un sistema economico, perché la parola economica in architettura per me non vuol dire granché. Perché, la casa dell'operaio dovrebbe essere quella che costa di più, perché, la casa del signore ogni anno può fare qualche cosa, o fare una manutenzione diciamo puntuale, ecco invece una casa appartenente allo Stato... Quando poi è inaugurato non c'è più nessuno che se ne occupi, dunque deve costare molto per essere solida, per resistere. E poi deve costare molto perché noi abbiamo la casa con la sala da pranzo, abbiamo il boudoir, poi abbiamo il fumoir abbiamo... L'operaio non ha che ha il suo soggiorno e camera da letto. Questo soggiorno deve essere enorme, perché tutta la vita dell'uomo è contenuta in questo soggiorno, in un angolo ci sono i bambini che studiano, in un altro angolo c'è il papà che si riposa guardando la televisione, nell'altro c'è la madre che sta rammendando le calze. Ecco, tutto questo qui diviso non da pareti, ma soltanto da mobili. Ecco un mondo, loro dovrebbero avere un mondo completo in una sala vasta. Invece adesso fanno un soggiorno che sarà 4x5 quando è grande.

Francesco Vincitorio: 00:14:36 Queste sue parole mi fanno pensare una cattiveria di Portoghesi che è stata detta nei suoi confronti, mi ricordo, affettuosamente. Quando disse, in fondo la caratteristica fondamentale di Sartoris, è nel senso di San Domenico, è il candore, un puro di cuore. Ecco come risponderebbe a un'obiezione di questo genere?

Alberto Sartoris: 00:14:55 Io rispondo, lo accetto. Perché vede io sono un amico di Portoghesi, perché trovo che è uno scrittore straordinario. Però io non sono d'accordo assolutamente con il postmoderno. Anzi dei congressi io lo affronto con la mia violenza, non ce l'ho sempre, perché io sono piuttosto un sentimentale diciamo, però quando devo dire la verità, la so dire. Però non accetto questo...

Francesco Vincitorio: 00:15:24 Il termine candore?

Alberto Sartoris: 00:15:30 Sì, io preferisco essere un candido che uno stupido. Però il professor Leonardo Urbani, dopo quando sono andato in Sicilia, a Palermo a un congresso, dove ero stato invitato - lui allora ha fatto presentando la mia mostra, ha fatto una specie di risposta a lui - allora lui ha parlato di freschezza, ma non di candore perché dice, quando si vedono questi disegni che sono stati fatti negli anni '20 e '30, c'è da chiedersi se li abbia disegnati oggi, talmente sono freschi talmente sono puri e talmente sono ancora attuali ecco. Benché, il filosofo Michele Cometa, siciliano, abbia detto che io sono sempre stato un architetto inattuale, ma lui l'ha detto come un complimento, inattuale per dire che vede. Infatti oggi, se qualcuno mi chiedesse "Mi può costruire la casa del Poeta" non cambierei nulla. Perché, io la trovo naturalissima. Cambierei forse il materiale, perché il materiale che abbiamo oggi, io non l'avevo, quando ho disegnato la casa del Poeta.

Francesco Vincitorio: 00:16:47 Adesso lei fra le due scelte, candore giustamente ha preferito freschezza. Se le ponessi, quale preferisce, essere considerato un architetto inattuale, oppure un architetto attuale, quale preferisce, e perché?

Alberto Sartoris: 00:17:04 Inattuale, perché io sono l'avanguardia, malgrado la mia età.

Francesco Vincitorio: 00:17:10 E le avanguardie sono sempre inattuali?

Alberto Sartoris: 00:17:13 Perché l'avanguardia è una selezione, l'avanguardia finisce sempre per avere ragione. Ma più tardi, quando non c'è più l'uomo che l'ha creata ecco. Perché come ho detto in tutte le mie conferenze: per me non esiste nelle arti l'evoluzione, esiste soltanto la metamorfosi. Tutte le epoche, tutte le epoche, tutti i listini hanno raggiunto un vertice, quello che non ha poi fatto la meccanica, la meccanica fieramente, il progresso perché un'automobile di 50 anni fa, la si può vedere come un bel gioiello. Ma le auto di oggi funzionano meglio e sono anche certe volte più belle, perché quando un Pininfarina le ha disegnate, le correzioni si ammirano anche.

Francesco Vincitorio: 00:18:01 Invece nell'arte?

Alberto Sartoris: 00:18:03 Nell'arte, no. Il Partenone e il tempio di Karnak sono delle opere di avanguardia e lo rimangono, perché hanno raggiunto il vertice. Ecco, invece la meccanica dell'epoca di Karnak non ha raggiunto il vertice. Allora, è per quello che io dico che la parola razionale, che serve a noi semplicemente per identificare la nostra corrente, è sempre esistita. Perché Brunelleschi, Bramante sono gli architetti razionali, hanno saputo costruire correttamente e hanno saputo costruire naturalmente, pensando che l'armonia e la bellezza debba esistere dell'architettura. Ecco, perché non si fabbrica mica. Questo qui ce l'ha l'architetto nella mano e nel cervello, altrimenti non è un architetto. Poi bisogna fare una differenza tra costruzione e architettura, si può insegnare la costruzione, si può diventare un costruttore, se lei non ha la vocazione dell'architetto, non c'è nessuno scuola che la possa far diventare architetto.

Francesco Vincitorio: 00:19:08 Questo mi fa pensare, se non sbaglio, lei che sta preparando un libro, o perlomeno forse sta per uscire, e mi pare di aver sentito, che si intitolerà "Tempo dell'architettura, tempo dell'arte". Questa insistenza, che viene fuori da queste parole che lei sta dicendo, in fondo lei ancora è fermamente convinto che un architetto deve essere un artista. Lei unisce continuamente questo termine architettura e arte.

Alberto Sartoris: 00:19:36 Perché anche il pittore, se il pittore...certo l'architetto deve conoscere la tecnica della costruzione altrimenti non è architetto, è soltanto disegnatore ma si può dire anche per il pittore. Il pittore se non conosce la tecnica, la chimica dei colori non può dipingere o dipingere dei quadri che dopo tre mesi si scostano.

Francesco Vincitorio: 00:19:58 E che cosa li unisce? Cosa li unisce, perché invece lei insiste in questo termine architetto-artista, che cosa deve avere?

Alberto Sartoris: 00:20:07 Perché l'architetto deve inventare, come il pittore deve sempre fare le cose inedite. Lei infatti vede, quando io ho scritto il mio libro "Gli elementi dell'architettura razionale", che è stato il primo panorama mondiale dell'arte, era per far vedere che l'architettura razionale che si faceva in Estonia, non era quello che si faceva in Francia o in Germania o in Italia. Perché il razionalismo, è stato tracciato molto violentemente da questo concetto, l'ho detto, tutte le architetture saranno uguali, invece no. Noi rispettiamo, lo diciamo, l'aria del luogo e del sito. Infatti, in Estonia le architetture moderne erano tutte di legno, perché non hanno pietra. E poi questo qui è un concetto antico. Ecco perché, perché, perché gli italiani non lo hanno fatto come i francesi delle grandi vetrate? Perché, loro avevano migliaia di pittori geniali, avevano bisogno di muri. Ecco, per quello che le architetture antiche del periodo gotico e romanico italiano sono più chiuse delle francesi, perché i francesi contano sulle dita i pittori che avevano, invece noi, non li possiamo nemmeno contare, perché non li conosciamo nemmeno ora tutti.

Francesco Vincitorio: 00:21:30 Lei ha citato questo libro fondamentale del '32, se non mi sbaglio...

Alberto Sartoris: 00:21:35 Del '32, ma concepito nel '26, perché quell'epoca lì era molto difficile documentarsi. Io ho viaggiato molto, ecco, però poi gli architetti non avevano delle buone fotografie. Oggi gli architetti amano anche la pubblicità, non è vero? Tutti gli architetti manderebbero delle magnifiche fotografie, anche quelle che non stanno costruendo.

Francesco Vincitorio: 00:21:59 Ecco, a distanza di oltre 60 anni, da quel famoso libro, che è andato nelle mani direi di quasi tutti gli architetti, consenzienti o non consenzienti, è stato un...

Alberto Sartoris: 00:22:12 Anche a delle imprese edilizie, perché copiavano i progetti facilmente. Perché il carattere del mio libro erano le grandi tavole, ecco dove si può copiare tutto e vedere tutto. Adesso invece fanno dei libri molto interessanti, che sembrano dei libri di raccolte numismatiche, perché i disegni sono piccolissimi.

Francesco Vincitorio: 00:22:33 Ecco, la domanda che volevo farle, se dovesse, se le ricapita in mano questo libro di oltre sessant'anni fa, lei cambierebbe qualcosa?

Alberto Sartoris: 00:22:44 Adesso le posso dare una novità: questo libro avrà, in aprile, la quarta edizione, fatta da tre grandi case editrici di cui non posso dire il nome perché... Questo libro, quando l'ho fatto io, avevo per idea appunto di far vedere tutte le opere moderne che sarebbero diventate classiche. Perché le opere razionali, come le opere antiche diventano classiche, è questa la loro forza e io credo che toglierò su 1200 soggetti, ne toglierò una trentina, dove mi ero lasciato attrarre dall'affetto e dal cuore. Ecco, avevo forse pubblicato delle cose proprio dignitose, ma che non hanno resistito alla corrosione del tempo. E aggiungerò un appendice, dove segnalerò la continuità di questo movimento, dove ci saranno delle opere di giovani architetti come lui, perché avete molto aiutato i giovani. Ma sempre con quel con quell'idea che questo libro deve rimanere non un trattato, ma un panorama delle opere moderne che diventeranno classiche col tempo.

Francesco Vincitorio: 00:24:03 Per quanto riguarda l'arte, sempre tenuto conto di questo suo duplice continuo interesse, lei è stato molto vicino al cosiddetto Gruppo di Como,

Alberto Sartoris: 00:24:14 L'ho fondato io nel '35, sono io il fondatore, benché non ci siano pochissimi critici che lo riconoscono quel merito.

Francesco Vincitorio: 00:24:25 Ecco allora...

Alberto Sartoris: 00:24:25 Dicono che l'ha fondato Radice, che l'ha fondato Terragni, non è vero, l'ho fondato io, ed è anche nel gruppo di Como che ho conosciuto mia moglie. Perché era appunto quella mia idea della sintesi delle arti. Allora ho chiesto a Terragni e a Cattaneo, perché io facevo la spola tra la Svizzera e Como. Cattaneo all'incirca, tutti a tutti quegli architetti autentici del gruppo di Como e della regione lombarda, e poi a pittori come Manlio Rho, come Carla Badialli, come Mario Radice. E poi, oltre a quel gruppo di Como, per me pensavo anche a uno dei più grandi pittori astratti del nostro tempo, che è Mauro Reggiani. Ma lui non ha fatto mai parte del gruppo di Como, marginalmente perché non era a Como ecco. E li vede ho già ha creato una sintesi delle arti. Perché in quell'epoca lì per esempio, anche Terragni ecco, quando lui doveva scegliere un artista, lui e la sua visione della pittura era una visione se vogliamo, non è ancora una visione astratta. Invece, quando infatti... Quando lui ha fatto quel magnifico edificio la Casa dell'artista sul lago....

Francesco Vincitorio: 00:25:44 Ah, la villa già.

Alberto Sartoris: 00:25:46 C'è un'opera, c'è un nudo, non c'è un'opera astratta. Quando Figini e Pollini hanno fatto anche quella loro magnifica casa a Milano, non so più se poi alla Biennale o alla Triennale...

Francesco Vincitorio: 00:26:01 Alla Triennale.

Alberto Sartoris: 00:26:01 Hanno messo una scultura di Fontana che non è una scultura astratta. Io ho rimproverato questo qui a tutti questi architetti che ammiravo ecco.

Francesco Vincitorio: 00:26:10 Ecco, questo lei ha usato la parola rimproveravo, quindi arte, solo arte astratta, secondo lei?

Alberto Sartoris: 00:26:16 No, però perché io non chiudo mai l'orizzonte, vede. Quando è stato, quando è nato il futurismo ecco, hanno detto adesso è finito, l'arte è finita. Dopo il futurismo, ce ne sono stati degli "-ismi". Io ho vissuto sei mesi sugli -ismi alla Radio Losanna, perché ho raccontato la storia degli -ismi, ce ne sono 120 e mi pagavano ogni volta 50 franchi. Adesso per me, l'arte che si inserisce, perché vede io ho abolito la parola decorazione. Se vogliamo fare la sintesi dell'arte bisogna parlare di incorporazione delle arti plastiche dell'architettura, mi spiegherò meglio. Per me, per ora è l'arte astratta. Per esempio, io rimprovero a Le Courbusier che ammiro molto, che ho difeso con molti artisti, sono andato in galera una volta perché avevo difeso lui ecco.

Francesco Vincitorio: 00:27:17 Come è andato in galera?

Alberto Sartoris: 00:27:17 Tre volte sono stato arrestato, glielo Racconterò... sempre, sempre su diciamo con lettere anonime.

Francesco Vincitorio: 00:27:27 Questo in Italia?

Alberto Sartoris: 00:27:29 In Italia sicuro, e io ho dovuto lasciare l'Italia per questa ragione qui, io ho lasciato Torino, perché ho saputo soltanto chi mi denunciava. Non voglio fare nomi.

Francesco Vincitorio: 00:27:40 Può farlo, tanto questo è un testo che ripeto apparirà tra 50 anni.

Alberto Sartoris: 00:27:43 Tra gli altri Pagano.

Francesco Vincitorio: 00:27:46 Pagano in fondo lo aveva sostenuto in Casabella invece no?

Alberto Sartoris: 00:27:50 Sì, ma per esempio, Pagano mi ha sostenuto in Casabella quando abbiamo fatto la pace. Ma prima ci ha criticati, ha criticato molto Terragni, siamo stati più duri, molto feroci, poi io ho scritto anche degli articoli contro Pagano.

Francesco Vincitorio: 00:28:05 Ecco in questo...

Alberto Sartoris: 00:28:05 Poi dopo abbiamo fatto la pace, perché io amo avere degli amici, non degli nemici se possono vedere. Vedi, per esempio, Cesare De Seta, che adesso mi ha scritto quel libro che voglio comprare. Alcuni anni fa non ho mai parlato male di me, ma faceva delle riserve, diceva che ero svizzero, io invece sono italiano. E adesso però - è un uomo intelligente che ha riconosciuto di aver preso una cattiva strada - adesso veramente mi ha reso felice, scrivendo belle pagine magnifiche su di me.

Francesco Vincitorio: 00:28:41 Ma questo discorso, cioè, mi sorprende, lei veniva perseguitato.

Alberto Sartoris: 00:28:46 Perseguitato.

Francesco Vincitorio: 00:28:47 Perché seguiva questo discorso dell'architettura razionale?

Alberto Sartoris: 00:28:50 Perché vede, quando no, perché io sono stato forse imprudente, io ho attaccato Pagano, ecco. Perché non potevo ammettere, perché lui era diventato diciamo il padrone di Torino e non si poteva far nulla senza andare a chiedere a Pagano e lui faceva un architettura che io condannavo, ecco. Perché quando ha fatto l'architettura, la sua, la più moderna del tempio, il Palazzo della Fisica, nell'Esposizione di Torino, è una copia di un padiglione belga. Poi la sua architettura la consideravo teutonica ecco, non mediterranea, che è una cosa diversa. Dunque quest'uomo qui, invece di dire, di avere, di non essere orgoglioso...Io non sono orgoglioso quando io vedo il bilancio della mischia, perché sono stato chiamato mediterraneo, mi ha detto, un giorno vieni qui a Roma, abbiamo bisogno di te perché tu non hai paura di fare polemica. Io l'ho difeso, perché Terragni era stato accusato di plagio ecco e io ho potuto provare il contrario.

Francesco Vincitorio: 00:29:54 Ma che accusa gli facevano a lei, perché lei è stato imprigionato tre volte?

Alberto Sartoris: 00:29:58 Ma prima dicevano che ero ebreo, poi dopo antisemita, non si mettevano nemmeno d'accordo. Poi fascista e poi antifascista, poi massone e poi bastardo. Tutte queste cose qui da solo le spiego perché, sa che Pier Maria Bardi.

Francesco Vincitorio: 00:30:20 Che è stato anche a Roma.

Alberto Sartoris: 00:30:22 Mi ha sempre difeso ecco, benché io non avessi le sue idee, perché lui era un uomo del regime. Però bisogna dire che lui ha approfittato dell'appoggio del regime per fare delle cose straordinarie. Io devo il mio viaggio, il primo viaggio dell'America del Sud a lui. Perché quando hanno fatto una missione dove c'era Pirandello, Bragaglia, Bontempelli, dovevano mettere anche un architetto, stavano per mettere Piacentini e allora Bardi ha detto, no mettete un giovane architetto, io ce l'ho sotto mano, che è un intellettuale e poi che non si vergogneranno di averlo accanto a Pirandello, Bragaglia e Bontempelli. Perché se lei mandavano Piacentini era un uomo molto noto, ma molto negativamente. Ecco, è riuscito a impormi e io sono partito per l'America del Sud, dove ho fatto delle conferenze che hanno influenzato molto l'America del Sud.

Francesco Vincitorio: 00:31:24 Quindi lei...

Alberto Sartoris: 00:31:25 Questo Bardi ha ceduto allo Stato tutto il suo archivio, perché lui vive in Brasile.

Francesco Vincitorio: 00:31:33 Certo.

Alberto Sartoris: 00:31:33 Questo archivio è la storia dell'architettura in Italia e in questo archivio io ho le fotocopie che mi ha mandato Bardi, dove ci sono tutte le denunce di quelli che mi hanno fatto arrestare tre volte. Una volta ero a Parigi, nel '37. Sono entrato nel padiglione Geran, che non era ultimato dell'Italia, che faceva Piacentini ecco. Sono entrato lì, ho parlato con gli operai e poi ho visto che la facciata c'erano delle grandi balconate. Ma dove è la scala per andare su quelle balconate? Non c'è, sono posticce. Allora io, benché fossi povero, perché io non mi vergogno di dirlo, ho mandato un telegramma con risposta pagata a Piacentini, sono qui nel suo padiglione, mi dica dove sono le scale per andare sulle terrazze. Non ho avuto risposta, però quando sono ritornato a Bussoleno sono stato arrestato e la scusa è che io ho avevo creato lo sciopero del padiglione italiano e sono stato messo in galera. Allora fin lì ho telefonato subito a Marinetti a Roma e Marinetti è venuto a Torino, è andato in prefettura, ha fatto uno scandalo, un schiamazzo del diavolo. Dico la verità, è stato veramente un grande italiano, sono venuto lì per me e tre volte così. Le due altre volte su denuncia di Pagano. Altra cosa: io tutti i progetti che presentavo erano bocciati, non riuscivo a capire perché. Io ho avuto l'elenco della commissione di Ornato, sa quella che giudica i progetti, c'era il nome di Pagano.

Francesco Vincitorio: 00:33:21 Quindi, anche la sua assenza dall'E42, è spiegabile con questa posizione?

Alberto Sartoris: 00:33:28 Sì, quando sono andato - io ho fatto un padiglione - non l'ho fatto, l'ho disegnato in collaborazione con Piacentini, ma il mio nome non figura. Come per esempio, molti progetti di Terragni o di concorsi come il Palazzo del Littorio io ho partecipato ecco, ma non avevo diritto di firmare, perché il progetto sarebbe stato rifiutato ecco, però adesso lo posso dire. Dunque, una volta a Terragni mi ha detto "Adesso vieni con noi, andiamo a vedere il pittore", che era l'ordinatore di tutta la mostra, adesso non mi ricordo più il nome.

Francesco Vincitorio: 00:34:08 Oppo.

Alberto Sartoris: 00:34:08 Come?

Francesco Vincitorio: 00:34:08 Oppo.

Alberto Sartoris: 00:34:09 Oppo, Cipriano Efisio Oppo, bene. C'era anche Marcello Nizzoli, un mio grande ammiratore. Siamo andati a Roma mi ricordo in piazza, dove c'è la statua dell'elefante.

Francesco Vincitorio: 00:34:23 Piazza della Minerva.

Alberto Sartoris: 00:34:25 All'Albergo della Minerva, dove c'era l'albergo dei preti, del cardinale - noi avevamo delle grandi camere ,vecchie come mi piace, mi piace il grande, non il piccolo. Poi allora siamo, l'indomani, ci siamo presentati nell'ufficio di Oppo - io sono rimasto in anticamera, ecco - Terragni e Nizzoli sono entrati, hanno parlato con Oppo, poi gli hanno detto siamo qui con Sartoris, non potresti affidargli anche una cabina telefonica da disegnare, non lo ricevo neppure. Ecco perché, non sono così, perché io passavo per un antifascista, invece ero più italiano di lui. Poi dopo lui si è rifugiato in Svizzera, c'è stato il crollo ed è venuto a leccarmi i piedi, per non dire altro ecco. Beh, io ho dimenticato le brutture che mi aveva fatto, io l'ho ricevuto bene. La storia, si racconta con queste piccole cose qui che sono molto importanti.

Francesco Vincitorio: 00:35:32 Sono convinto, sono convinto. Ecco, un'altra storia che a me così, interesserebbe in questi termini, proprio il discorso di Le Corbusier. Proprio su questo suo famoso libro del '32, lei richiese, salvo errore, una prefazione così gli scrisse una prefazione, sulla quale si è molto discusso.

Alberto Sartoris: 00:35:55 Sì.

Francesco Vincitorio: 00:35:55 Lei cosa può dire adesso, cioè era, erano delle riserve quel Le Corbusier?

Alberto Sartoris: 00:36:01 Glielo spiego subito, prima di tutto aveva ragione di fare delle riserve, perché quando si fa la prefazione, è l'unica prefazione che abbia fatto in vita sua, perché lui non le ha mai fatte per gli altri, l'ha fatto per me, perché mi considerava molto, perché io l'avevo difeso, le racconterò poi se mi interroga sul castello di La Serraz...

Francesco Vincitorio: 00:36:23 Eravate insieme nella stessa camera. .

Alberto Sartoris: 00:36:25 Nella stessa camera...Io ero il beniamino del congresso, avevo 27 anni ecco, ero il più giovane di tutti, sono stato scelto da lui come delegato italiano e dal professor Karl Moser, che era il presidente del Congresso e dalla signora de Mandrot. Lui ce l'aveva con la Germania e la Germania ce l'aveva con lui, sa, c'è' odio, ebbene. E allora, la parola razionale i tedeschi l'hanno presa, l'hanno accolta subito, ma con il loro spirito meticoloso.

Francesco Vincitorio: 00:36:56 Teutonico.

Alberto Sartoris: 00:36:56 Teutonico. Allora, Le Corbusier diceva "loro il razionalismo lo confondono con la maniglia, con la cerniera, con la serratura", ecco. Dunque, diciamo piuttosto architettura moderna tout court. Ma io nell'ultima conferenza, molto polemica, che ho fatto per difendere Le Corbusier a Losanna, dove assisteva anche lui, ho spiegato, ho parlato di questo, di questo incidente qui. Poi ho detto però, Le Corbusier, quando ha creato la sua corrente di pittura, l'ha intitolata purisimo, non l'ha intitolata pittura, tout court ecco. Dunque, io posso anche rimproverare qualche cosa a Le Corbusier, neanche fosse il mio ammiratore, poi ha anche aggiunto questo. Quando lui ha abbandonato - questo qui ritorno al discorso della personalità - quando lui ha abbandonato questa corrente purismo, che aveva accettato, è stato influenzato specialmente da Fernand Léger. La pittura che ha fatto dopo, sotto...Diciamo la cupola di Fernand Léger, è una pittore che secondo me non va d'accordo con la sua architettura. La pittura della sua architettura è la pittura purista che aveva fatto poi...

Francesco Vincitorio: 00:38:07 E Ronchamp?

Alberto Sartoris: 00:38:07 Ronchamp appunto, Ronchamp, la risposta, è una sfida. Quando tutti i critici - perché lui è stato maltrattato, quell'uomo li, in tutti i modi, nel pensiero, nel lavoro sempre - hanno detto Le Corbusier non riesce a superare il concetto dell'angolo retto e dell'architettura cubista. E lui ha sbattuto sulla faccia di questi critici, malintenzionati ecco, la libertà, la lirica del tempio di Ronchamp. Disgraziatamente lui lo ha poi decorato e non incorporato con la pittura, che non va d'accordo con la sua architettura.

Francesco Vincitorio: 00:38:54 Io voglio un pochino essere provocatore a mia volta - giustamente lei ha citato le opere pittoriche, abbiamo parlato di Ronchamp - lei non pensa che abbia segnato queste opere, adesso come lei sa, a Parigi, gli ha dedicato questa enorme mostra, in cui ci sono moltissime di queste pitture post puriste. Per esempio penso ai nudi di donna, che abbia segnato invece, indicato una crisi, in fondo di Le Corbusier, cioè il credere anche a dei valori istintuali, meno razionali?

Alberto Sartoris: 00:39:31 Molte di queste nudi di donne sono stati fatte prima dell'epoca purista ecco.

Francesco Vincitorio: 00:39:37 Però, questi di questi anni posteriori sono più densi di sensualità, se così possiamo dire.

Alberto Sartoris: 00:39:43 Io non oso raccontare un episodio...

Francesco Vincitorio: 00:39:45 Cioè ripeto, se può, sarebbe interessante, per esempio sono chiavi di lettura.

Alberto Sartoris: 00:39:48 Quando Le Corbusier è venuto a Milano, ecco è stato ricevuto molto bene da tutti gli architetti milanesi e poi hanno scelto l'architetto Carminati, ecco. Era un amico di Terragni, hanno fatto anche la Casa del Fascio di Lissone assieme. Questo Carminati era un frequentatore di postriboli, conosceva tutte le prostitute di Milano, era un bon vivant, ma un uomo molto simpatico, non uomo volgare, ma lui era lì, in quell'ambiente lì. Poi ha detto, adesso bisogna fargli riconoscere le donne italiane a Le Corbusier. Allora questo Carminati conosceva tutte le donne libere - non dico le Ciccioline dell'epoca, perché Cicciolina sarà forse una donna seria - io non lo so. Allora, è andato a ballare con una magnifica ragazza, che si manteneva, che vendeva il suo corpo. Adesso tu passerai la notte col più grande architetto del mondo, mi raccomando, ti pagheremo profumatamente e Le Corbusier ha accettato. E poi l'indomani, quando Carminati, non so, lo raccontò qui - come lo direte fra cinquant'anni - quando Carminati è andato a pagare la donzella ha chiesto "Com'è andata la notte?" "Sarà il più grande architetto del mondo, ma non chiava bene". Allora, queste donne, che sono poi delle donnacce, che dipingeva lui, chissà dove le aveva viste, dove le aveva sognate. Quello lì, è la negazione per me dell'arte di Le Corbusier. Come per esempio, io non sono d'accordo, quando fanno la risurrezione delle prime opere di Le Corbusier, io le condanno. La prima opera diciamo, che prima del razionalismo di Le Corbusier, è la villa Schwob, la villa Turque, quella lì una cosa stupenda ecco, anche se non assomiglia, diciamo alle opere puriste, ma le altre dove, ecco. Vede io, adesso mi faccio un piccolo complimento, perché io non ho avuto questo stadio intermedio. Anche quando ho avuto il mio periodo, diciamo dell'aristocrazia torinese, di cui parla così bene Jacques Gubler, in un volume che forse lei non ha.

Francesco Vincitorio: 00:42:16 Certo, lo conosco.

Alberto Sartoris: 00:42:18 Bene, ecco. Perché, anche quando ho fatto delle opere che sembravano, diciamo molto meno razionali di quelle che faccio ora ecco, non c'era quel distacco enorme, che c'è con le cose di Le Corbusier, che sembrano degli chalet, con quelle opere stupende. Perché io dico che, Le Corbusier è uno degli architetti più grandi di tutti i tempi.

Francesco Vincitorio: 00:42:44 Ecco, direi che probabilmente questa sua grande coerenza - di cui lei dice è un elogio, ma è una constatazione del suo lavoro - qualcuno invece, la considera in fondo una gabbia, nella quale lei si è un po' chiuso, ecco a cosa risponderebbe a queste persone?

Alberto Sartoris: 00:43:02 Andate a vedere la mia mostra, ecco. Perché, avete pubblicato durante sessanta anni sempre le mie 5 o 6 stesse...

Francesco Vincitorio: 00:43:11 Opere.

Alberto Sartoris: 00:43:12 Andate a vedere l'officina, che ho costruito con lui ecco.

Francesco Vincitorio: 00:43:18 Dica il suo nome, così rimane...

Alberto Sartoris: 00:43:19 Cataldi, Emanuel Cataldi.

Francesco Vincitorio: 00:43:19 Ecco, per l'appunto non rimane il suo nome.

Alberto Sartoris: 00:43:23 E' stato il mio miglior allievo, più che allievo, un discepolo, pur rimanendo sempre molto indipendente, perché io agli allievi non dicevo fate quello che faccio io, cercavo di creare la scintilla dell'invenzione presso l'allievo. E questo ragazzo - al quale do del tu, ci diamo del tu - abbiamo fatto due lavori assieme e uno si sta costruendo ancora adesso. Emanuel Cataldi, lui ha il suo studio di architettura.

Francesco Vincitorio: 00:43:53 Questo suo, diciamo recriminazioni, che nelle mostre vengono mostrate soltanto le sue alcune delle sue, delle sue assonometrie?

Alberto Sartoris: 00:44:03 Perché, non sono curiosi, la gente, poi perché io adesso, soltanto ora c'ho un po' di soldi, per poter presentare. Perché sa come è? lei è invitato a fare una mostra, poi non c'è nessuno che vuole pagare le assicurazioni, né il trasporto, allora sceglievano sempre quelle poche opere che conoscevano già, infatti tutte le volte che io ho spedito delle opere, per l'ultima mostra che mi ha fatto Baldi in Brasile. Tutte le mie opere sono ritornate rovinate, Nessuno mi ha risarcito.

Francesco Vincitorio: 00:44:34 A proposito...

Alberto Sartoris: 00:44:35 Invece adesso le verranno presentate con sistemi che si possono anche lavare.

Francesco Vincitorio: 00:44:41 A proposito delle sue opere, adesso, ripeto, vicino a 87 anni come abbiamo detto, che li compirà tra poco. Se dovesse pensare alla sua prediletta oggi?

Alberto Sartoris: 00:44:56 È molto difficile, ma per esempio se dovessi...Quella che ha avuto maggior successo.

Francesco Vincitorio: 00:45:05 No no, quella che lei ama di più.

Francesco Vincitorio: 00:45:06 No, mai io le amo tutte ecco, le amo tutte perché le vedo, le ho create nello spazio e non mi danno fastidio, sono come delle nuvole ecco. Ecco, ma io se dovessi, allora è un concetto, diciamo utilitario. Io vorrei costruirmi la casa che avevo pensato di costruirmi a Firenze.

Francesco Vincitorio: 00:45:32 Dove?

Alberto Sartoris: 00:45:33 Ecco, che figura. Vede, questa casa, questo progetto me lo aveva ordinato un mio ex nemico, Pagano. Perché Pagano su Casabella, nel 1942 credo, ha chiesto a dieci architetti di disegnarsi la propria casa ideale. Allora io l'ho disegnata, pensando che avrei voluto costruirla a Firenze. E in questo caso ho fatto delle invenzioni, ci sono dei balconi che escono dalla facciata, come il balcone dal quale parlavano i generali, come si chiama quel balcone, dove provavano gli uomini di Stato?

Francesco Vincitorio: 00:46:17 Sì, insomma quelli...

Alberto Sartoris: 00:46:17 Hanno un nome...

Francesco Vincitorio: 00:46:19 Non mi viene adesso in mente, ma comunque il discorso dei balconi....

Alberto Sartoris: 00:46:23 Perché il balcone è contro la facciata è fuori dalla facciata, lei non vede nulla, invece con quel balcone che si stacca dalla facciata, lei passeggia, vola camminando.

Francesco Vincitorio: 00:46:34 Ma aveva già individuato lo spazio a Firenze?

Alberto Sartoris: 00:46:37 Avevo un divieto, ma l'avrei voluta costruire sulla collina, che conoscevo molto bene.

Francesco Vincitorio: 00:46:42 Perché aveva scelto Firenze?

Alberto Sartoris: 00:46:45 Ho scelto Firenze perché mi piace per la città, perché è una città diciamo importante dal punto di vista artistico - come lo è Roma - ma è più piccola, si può fare tutta la città a piedi. Perché io ho sempre concepito, diciamolo, l'istruzione di un architetto ecco, quando si visitava una città si poteva visitare a piedi o in tram, non in automobile.

Francesco Vincitorio: 00:47:10 E non per caso, anche perché Firenze in fondo, ha questa matrice razionale?

Alberto Sartoris: 00:47:17 Razionale e umanista. Io sono molto attratto dallo spirito del... Di Firenze. Perché vede, durante la guerra, quando non potevo più disegnare, io ho fatto tutta una serie di studi su Ficino, sui Medici, su tutti i filosofi di quell'epoca.

Francesco Vincitorio: 00:47:40 Neoplatonici?

Alberto Sartoris: 00:47:41 Platone, neoplatonici, mi è interessato moltissimo, poi vede io, quando ero bambino, ho studiato anche teologia. Perché mio padre aveva conosciuto - io sono nato nella religione cattolica - però, mio padre ha conosciuto un italiano che era il pastore della chiesa evangelica di Ginevra, ha detto un ragazzo, un ragazzo intelligente. Se tu me lo affidi, io non ho figli, sono molto ricco, sarà il mio successore. Allora io ho studiato teologia con questo pastore e ho anche insegnato la domenica il catechismo ai bambini. E tutto questo qui mi è servito, perché per me, io sono stato poi attratto dall'arte religiosa e ho disegnato tanti edifici, due, uno solo l'ho costruito. Ma quando sono andato in Turchia per esempio, tre volte quando sono entrato in… a Edirme, pensando che era Adrianopoli prima, ho pensato al famoso poema di Marinetti, lo avrei voluto poter declamare a Edirne, ho visitato il capolavoro di Selimiye, quel grande architetto ottomano. Sono entrato in quella moschea e lì, ho avuto come in nessuna parte del mondo, il senso della religiosità. Non c'era nessuno in quella chiesa, non era una chiesa cattolica, non ha nessuna importanza. Allora vede, io tutto questo qui lo devo anche a queste piccole lezioni, di quello, di quel pastore protestante, per quello che hanno detto che ero un calvinista ecco. Dimenticando che tra Ginevra e Torino c'è un'affinità di pensiero straordinario, perché sa che la madre di Cavour era ginevrina ecco. Quando noi siamo andati a Ginevra, io avevo alcuni mesi ecco, la colonia italiana non era una colonia di poveracci, manovali [...] colonia di intellettuali. E il direttore del Servizio di Igiene era professor Battelli detiene il record di tutto, il più grande farmacista di Ginevra era un triestino irredento, Benecchi, Benecchi, si chiamava. E così mia madre aveva fondato una società drammatica teatrale che si chiamava La Ausonia e gli attori erano tutti questi avvocati, questi intellettuali italiani, che erano rifugiati a Ginevra. Perché a Ginevra si interessavano moltissimo alla civiltà mediterranea italiana. Mia madre ha potuto avere un piccolo teatro che esiste ancora, adesso c'è un cinema al coperto, perché venivano i ginevrini ad ascoltarla. E poi una cosa impressionante, perché mia madre era una declamatrice straordinaria. Allora, ogni anno, il primo maggio li invitavano i socialisti e gli anarchici - non c'erano i [...] a Ginevra - per declamare un poema di cui non ricordo più l'autore - ma dev'essere un tipo come Carducci - che si chiamava la Santa Russia dell'impiccatore.

Francesco Vincitorio: 00:51:05 Lei sente che questo periodo lo ha segnato?

Alberto Sartoris: 00:51:05 Non mi ha segnato. Vede, io considero gli anni'20 e '30 come una grande civiltà. Però una civiltà che non ha ancora potuto dare tutti i suoi frutti, è per quello che io ritorno sempre su questo razionalismo, che si è fermato nel '23. Adesso riprende, riprende con degli architetti come lui, con degli architetti come Mario Botta. Riprende sotto altre, sotto le forme di questa metamorfosi, ecco. Perché pensi, che l'arte islamica ci ha impiegato non so quanti secoli per imporsi, il barocco per esempio, c'è il barocco che ha coperto tutto il mondo, l'arco del suo spirito, ci ha impiegato mica soltanto cinquant'anni ecco, lasciamoli il tempo anche al razionalismo di imporsi, è quello che io sto dicendo.

Francesco Vincitorio: 00:51:59 Quindi lei, lei sente che forse stiamo ritornando a nuova stagione del...?

Alberto Sartoris: 00:52:06 Perché lo sento, perché adesso questo qui è il campo dei giovani. Ecco, vedi per esempio, io sono molto triste di pensare anzi ho attaccato, ho scritto contro Gardella, che ha fatto quel capolavoro di Alessandria. Adesso lui è libero di cambiare, ma non ha il diritto di parlare contro il razionalismo ecco, perché lui ci ha vissuto sopra, e io no. Allora, quando io ho fatto una grande conferenza, che hanno detto che era, il mio canto del cigno, ma io non credo, che si chiamava "Attualità del razionalismo", l'ho fatto al Politecnico di Losanna poi dopo...

Francesco Vincitorio: 00:52:46 Quando?

Alberto Sartoris: 00:52:46 Due anni fa, poi se gli interessa gliela mando, è in francese.

Francesco Vincitorio: 00:52:48 Sì, sì, sì, va benissimo, la ringrazio.

Alberto Sartoris: 00:52:50 Prego. Allora, io ho parlato di tutto questo qui, ho parlato del razionalismo, del costruttivismo, per spiegare che tutti questi movimenti sono stati inchiodati dal regime del potere, ma stanno rinascendo, stanno nascendo attraverso i giovani. Perché, io tutti i giorni ricevo telefonate da tutte le parti del mondo, di gente che vuole parlarne, perché sanno che io sono un uomo candido ecco, che sono un uomo puro e fresco. Io li ricevo, anche se sono delle volte molto stanco. Poi vede, per esempio, lei ha visto il catalogo della mostra di Le Corbusier a Parigi?

Francesco Vincitorio: 00:53:31 Sì, sì.

Alberto Sartoris: 00:53:31 C'è una colonna, su questa colonna...

Francesco Vincitorio: 00:53:34 Un enciclopedia.

Francesco Vincitorio: 00:53:36 Sa chi l'ha scritta questa colonna? L'ha scritta una professoressa cecoslovacca che insegna in America. Ecco, che è venuta a trovarmi due anni fa, perché sta facendo una monografia su di me. Dunque vede, anche adesso il mio nome si intrufola dappertutto, come un veleno ma non come quello, un veleno, come quello del Postmodernismo. Ecco, perché i giovani si sentono attratti, ritrovano un po' di coraggio.

Francesco Vincitorio: 00:54:06 Quindi, questa chiacchierata la possiamo concludere, con abbasso il Postmodernismo?

Alberto Sartoris: 00:54:12 Abbasso tutti gli archeologismi e tutti i passatismi, che distruggono l'arte. Perché io il fatto di innovare, è il rispetto della tradizione.

Francesco Vincitorio: 00:54:25 Noi siamo in una sede particolarmente piena di storia e quindi, queste ultime parole - purtroppo il nastro sta per concludersi - mi pare che sia molto importante appunto, sentire dalle sue parole questo abbasso, questo concetto di una tradizione non capita. Ecco, questo mi pare molto molto importante. La ringrazio davvero molto molto professore.

Alberto Sartoris: 00:54:48 Grazie a lei.

Francesco Vincitorio: 00:54:51 Ecco, mi pare che sia venuta molto bene, anche perché tiene, è vero?

Alberto Sartoris: 00:54:56 Non so, lo deve chiedere a lei.

Francesco Vincitorio: 00:54:57 Direi di sì, direi di sì.