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Magnoni, Teodosio - Roma - 1988

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Trascrizione

Francesco Vincitorio: 00:00:04 Oggi, 26 maggio 1988 abbiamo di fronte Teodosio Magnoni nato a?

Teodosio Magnoni: 00:00:14 Offanengo è un paese vicino a Crema, al nord.

Francesco Vincitorio: 00:00:19 Ah, sei della Bassa...

Teodosio Magnoni: 00:00:19 Tra Crema e Cremona, la bassa padana.

Francesco Vincitorio: 00:00:24 Bassa padana.

Francesco Vincitorio: 00:00:26 Il?

Teodosio Magnoni: 00:00:27 Il 2 dicembre del 1934.

Francesco Vincitorio: 00:00:28 Bene, se dovessimo fare come ha fatto Le Corbusier, la carta d'identità: occupazione?

Teodosio Magnoni: 00:00:39 Occupazione: artista.

Francesco Vincitorio: 00:00:39 Artista, bene. Artista, vogliamo specificarlo che tipo di artista, dove opera, in che ambito?

Teodosio Magnoni: 00:00:45 Attualmente, attualmente nella scultura.

Francesco Vincitorio: 00:00:49 Sei uno scultore, va bene, bene questo è molto importante. Allora, adesso io dico quello che io so di te, così ti stimolo. Scultore, scultore il quale mette lì dei pezzettini, su un muro partendo dal muro, verso il pavimento pezzetti di ferro e così via - con i quali circoscrive lo spazio, dico molto vagamente. Ecco questo discorso dello spazio è un discorso che ha sempre intrigato tanta gente. Io ricordo anche adesso, recentemente Heidegger proprio batteva su questo discorso lo spazio è l'arte, quindi ti porto in un livello di discorso che a me mi interessa molto. Ecco perché fai queste cose e cosa cerchi?

Teodosio Magnoni: 00:01:39 Queste - tu accennavi a pezzettini di metallo, barre metalliche appoggiate alla pareti - sono degli strumenti che uso, che ho usato e che uso ancora per le mie opere. E che sono una, fanno parte di una fase che sta intorno al '68. Ancora prima io avevo avuto questa necessità, proprio urgenza di interessarmi dello spazio, intorno al '65. Adesso brevemente ti faccio una piccola scaletta, per dirti perché mi interesso a questo, allo spazio. Allora provenivo dalla pittura, una pittura informale e usavo degli oggetti che inserivo in questa pittura informale - intorno al '65 costruivo anche degli oggetti. Ed era, mi sembra una necessità comune ad altri artisti in Italia - quella di un certo senso occupare, quasi conquistare o comunque prendere coscienza dello spazio. Sfondare ad esempio la superficie era un problema - anche di Fontana tu ti ricordi certamente. Ed era una necessità che anch'io ho sentito molto, molto prepotente intorno al '65. Pertanto ho costruito delle strutture, li chiamavo io, che poi era uno dei perimetri, i perimetri, che circoscrivevano chiamiamolo così lo spazio. Facendo poi, creando poi questa esterno, interno, esterno cioè mettendo in evidenza lo spazio che in sé non esiste se non lo fai agire, cioè lo spazio esiste solo nel momento in cui si fa agire.

Francesco Vincitorio: 00:03:45 Cosa intendi dire per questo agire?

Teodosio Magnoni: 00:03:47 Il momento in cui tu lo riveli. Allora, questa barra appoggiata alla parete contrapposta a una linea nera, era uno strumento se vuoi per far uscire, per tirare fuori lo spazio dal suo anonimato, dalla sua, dal suo nulla, dal non percepito, dal non percepito, questa è un po' la...

Francesco Vincitorio: 00:04:20 Ecco, il fatto di riallacciare un idea, un idea - in questa sua riflessione - proprio sottolineava come di fatto l'arte - lui parlava dell'arte, dello spazio e qui vorrei chiarire, ma tu hai già risposto, ma vorrei approfondire questo discorso: con queste barrette tu cerchi di circoscrivere lo spazio, oppure di indicare anche che fuori di questa barretta c'è lo spazio? Perché questo è il problema, cioè il circoscrivere - senza dubbio è un discorso di spazio, però c'è anche questa rivelazione di uno spazio che è esterno alla barretta con la quale tu incapsuli lo spazio.

Teodosio Magnoni: 00:05:01 Dunque secondo me, può essere - questa tua domanda - può essere l'opportunità per chiarire una cosa: nel fatto di spazio, entra la metafisica. Cioè, se tu intendi che oltre questa barretta e lo spazio all'esterno è uno spazio metafisico, io lo lego nel mio lavoro. Cioè, questo è uno spazio che è molto legato al reale, al fisico. Io in alcune occasioni ho finito proprio, io faccio delle sculture con lo spazio, lo spazio è la materia delle mie sculture. Ora questa fisicità dello spazio è in effetti anche un gran parte mentale, cioè lo spazio è anche un fatto mentale che viene rivelato, tirato fuori e fatto percepire con queste sculture.

Francesco Vincitorio: 00:06:09 Questo che tu dici è molto importante, questa citazione metafisica - abbiamo parlato di Heidegger - quindi e metafisica parliamo di De Chirico. De Chirico puntava sul mistero, metafisica come mistero. Tu mi pare che invece punti a una non-metafisica, nel senso che dai coscienza e quindi è un discorso che si muove in un altro ambito di consapevolezza, al limite quasi razionale, d'altra parte tutti i tuoi strumenti, tendono a questo grande rigore di coscienza quasi razionale dello spazio.

Teodosio Magnoni: 00:06:42 Sì, sì.

Francesco Vincitorio: 00:06:42 Ecco, siamo d'accordo?

Teodosio Magnoni: 00:06:42 Siamo d'accordo.

00:06:42 Però c'è un elemento nel tuo lavoro - che io chiamo metafisica invece- che è lo stupore quando ci si accorge di questo spazio

Teodosio Magnoni: 00:06:57 Perfetto, proprio lo stupore, la sorpresa se vuoi così, però io sarei contrario a chiamarlo metafisico, per la semplice ragione che comunque questo stupore è contingente al reale del presente, in cui tu lo percepisci. Tu ti ricordi un lavoro mio - io sono lo spazio dove io sono. Che poi era una citazione di un poeta, Arnaud. Dunque questo spazio, questa metafisica - come la chiami tu - in effetti non è illusionistica, non rimanda a una cosa a qualcosa al di là, è sempre contingente al momento in cui si percepisce. Per questo dico che è più reale che metafisico. Questa magicità è un fatto, e forse è un fenomeno - così voglio dire nuovo, così così inusuale. Che poi una cosa che mi interessa moltissimo - non dico l'originalità a tutti i costi, il nuovo a tutti i costi, ma l'inusuale in un certo senso.

Francesco Vincitorio: 00:08:06 Quindi la sorpresa.

Teodosio Magnoni: 00:08:07 Della sorpresa, questo è quello che io definisco il nuovo, proprio perché ha questa novità, questa inusualità. Questa, che però secondo me non è che rimanda a situazioni misteriose.

Francesco Vincitorio: 00:08:26 Direi che - non so se ti rendi conto - che stai dando delle definizioni che potremmo dire classiche. In fondo, a questa consapevolezza - e guarda te a chi stavo pensando - mentre tu dicevi queste cose, stavo pensando a Piero della Francesca nientepopodimeno. Mi capisci?

Teodosio Magnoni: 00:08:44 Sì, sì.

Francesco Vincitorio: 00:08:44 Perché hai capito?

Teodosio Magnoni: 00:08:46 Certo.

Francesco Vincitorio: 00:08:46 Perché dico Piero della Francesca?

Teodosio Magnoni: 00:08:48 Ma io credo di aver già intuito e ti do ragione. Sono dei - non dico degli amori - perché Santo Dio, non ci si può innamorare di situazioni così - però delle grandi sorprese sempre anche per me questi classici.

Francesco Vincitorio: 00:09:06 Ecco, appunto in particolare Piero Della Francesca per esempio?

Teodosio Magnoni: 00:09:09 Sì senz'altro, naturalmente. Questa sorpresa se vuoi, questa chiamala originalità, inusualità. Ed era una situazione che ancora io sento molto, molto pregnante ora e... Sto facendo delle cose che appunto sono fuori non dico dal comune, ma dalla - come si può definire - dal normale, dalla normalità che hanno sempre questa sorpresa.

Francesco Vincitorio: 00:09:50 Ecco, dimmi una cosa, però appunto: abbiamo nominato Piero della Francesca e tu usi le barrette. No, addirittura invece mi hai detto, vengo dalla pittura, ma tu hai rifiutato la pittura totalmente - sei diventato scultore addirittura - e soprattutto invece di usare delle figure - come appunto usava Piero della Francesca e otteneva dei risultati straordinari per così dire no? Tu invece usi delle barrette di ferro, come ci sei arrivato e perché adoperi e non operi con la figura?

Teodosio Magnoni: 00:10:36 Questa abbondanza, questa quantità di emozionalità che dava la pittura, era una situazione che per me era eccessiva, emozionalmente eccessiva. Questo, questa, questa pittura di gesto, aveva raggiunto proprio una saturazione per me. Trovavo che era un modo così coinvolgente.

Francesco Vincitorio: 00:11:08 Troppo espressivo.

Teodosio Magnoni: 00:11:12 Troppo espressivo, di esistere proprio, di essere nel lavoro. E così è iniziata un'associazione continua di queste emozionalità - e poi naturalmente mi sono accorto che questo rapporto di diminuzione e esaltazione, non esaltazione ma rivelazione dello spazio, diventava una cosa più razionale e mentale e anche fredda. E questo mi ha molto...Mi è piaciuto di più operare in una situazione del genere. E questa diminuzione è continuata, fino veramente ad arrivare addirittura anche solo fili tesi, come sai - in certi ambienti che io ho costruito - solamente tirando un filo e mettendo una diagonale sul pavimento. Questa è una, cioè questa diminuzione poi devo dire che qui c'è la considerazione del materiale. Cioè il materiale ha un suo linguaggio, ha una sua pregnanza e - nel caso mio che mi interessava di più tirar fuori lo spazio - questo limite disturbava, mi veniva scomodo usare. Allora meno ne usavo, in un certo senso e più mi veniva utile, per esempio per tirare fuori queste situazioni.

Francesco Vincitorio: 00:12:43 Non so se ti sei accorto che hai dato una quasi definizione dell'arte concettuale, cioè hai usato il termine sottrazione, no? Questo rifiuto di una certa espressività, questa saturazione del materiale. Tu sai che in fondo l'arte concettuale nasce proprio intorno prima di quegli anni.

Teodosio Magnoni: 00:13:03 Certo, certo.

Francesco Vincitorio: 00:13:03 Cominciano i primi segni e nasce proprio come reazione in fondo, a questa esuberanza informale, tra virgolette che tu avevi citato. Quindi fa parte di una grossa linea di tendenza che ha attraversato l'arte. Ecco, ti vedi in questo gran filone, cioè ti considereresti tu un artista concettuale o no?

Teodosio Magnoni: 00:13:30 Non nel senso - adesso vediamo un po' di stabilire il termine esatto che cosa definisce - cioè, concettuale direi che l'esempio da cui è Kossuth. Certo partiamo da questo artista. In questo senso non lo sono, ma lo sono più e vuoi legato a una tendenza minimale che ha anche una forte componente concettuale.

Francesco Vincitorio: 00:14:00 Fra l'origine forse, ma una vera origine sì.

Teodosio Magnoni: 00:14:04 Però, c'è anche da dire che io sono cresciuto a Roma - se vuoi io lavoro a Roma dal '59, pertanto e non solo, non ho mai viaggiato negli Stati Uniti e pertanto l'esperienza mia è proprio locale, se si può dire così. Le intuizioni mi provenivano da situazioni, vuoi da Fontana, oppure direi Lo Savio, questa secondo me è una situazione più nostrana. Effettivamente, e poi tu sai nel giro di pochi di pochi mesi, si sono conosciuti questi lavori americani eccetera e non è che sia stata una conferma, però è stata una...Vedere che c'era un certo parallelismo. Allora, io mi riconoscerei effettivamente più in una situazione - originariamente più locale, più romana o comunque più...

Francesco Vincitorio: 00:15:10 Dicendo romano però...

Teodosio Magnoni: 00:15:13 No, forse non è il termine giusto...

Francesco Vincitorio: 00:15:14 Ecco, anche perché Roma non ha avuto poi tante di queste esperienze no, appunto morto Lo Savio, non è che ha avuto tante esperienze così di sottrazione come tu le hai chiamate, no?

Teodosio Magnoni: 00:15:27 Infatti, ecco soprattutto direi che non c'è stata, non direi che cito, non potrei citare altri, altri artisti.

Francesco Vincitorio: 00:15:34 Ecco, questo discorso dello spazio. E però, anche qui mi va bene, che tu abbia rifiutato il discorso consultante, anche perché la cosa curiosa è che poi questa esasperazione concettuale - come tu sai, come spesso succede - ha portato alla saturazione inversa, ci ha portato alla saturazione della sottrazione, se così possiamo dire no, per intenderci e su questa crisi del concettuale, che cosa è emerso? Che certi artisti che proprio non avevano sposato, fino a questi estremi il discorso della sottrazione avendo mantenuto e direi - tu sei proprio l'esempio, questo discorso dello stupore che era poi dei minimalisti probabilmente no. In fondo tu, non dico sopravvivi, ma continua ad andare avanti questo discorso di sottrazione, rottamazione, aggiustamento ecc. Cioè, non hai subito la crisi del concettuale.

Teodosio Magnoni: 00:16:35 No decisamente, proprio l'ho vissuta da spettatore, se vuoi - vedevo che queste esperienze si stavano ...

Francesco Vincitorio: 00:16:47 Radicalizzando.

Teodosio Magnoni: 00:16:48 Radicalizzando.

Francesco Vincitorio: 00:16:49 Certo.

Teodosio Magnoni: 00:16:50 Si sentiva già che devo dire, nelle opere stesse che erano già così profondamente radicali, radicalizzate che non c'era possibilità di ulteriore elaborazione se vuoi. E io invece ho avuto così stimoli e situazioni da altre - come l'ho spesso dai fatti poetici - non come fatti poetici ma come poeticità da citare Heidegger, che io intorno al 1979 - 1980 comincio a...

Francesco Vincitorio: 00:17:38 Trafficata.

Teodosio Magnoni: 00:17:39 A praticarlo, sempre con una - tu sai, non e che, con un certo distacco se vuoi - tu leggi una cosa che ti aiuta a far scattare certe situazioni, non è che poi la filosofia se la leggo la prendo in blocco così. E allora, ad esempio questi nuovi lavori sullo spazio come luogo. Questa è una situazione che sta appunto intorno agli '80, che ho praticato per quattro anni ed erano molto molto stimolanti per me. Vale a dire era un ulteriore definizione dello spazio, in modo molto diverso dalle precedenti che era più virtuale, questo spazio che appare...ad esempio ho fatto un lavoro. Accadere lo spazio appare e sparisce contemporaneamente. Cioè, questo apparire e scomparire, questo che io lo sento anche una sorta di movimento di energia.

Francesco Vincitorio: 00:18:58 Tu hai parlato di poeti, no? Ecco soltanto per precisare. Qualche appunto fratello, compagno di strada poeta, che ti ha un po' così o confortato o con il quale hai discusso mentalmente?

Teodosio Magnoni: 00:19:13 Ne ho due, uno è il carissimo Alfredo Giuliani - già negli anni '60 ci frequentavamo con altri amici musicisti di Nuova Consonanza - lui ha scritto una cosa molto bella per me in occasione di una mostra e devo dire che l'ho sempre molto ammirato, abbiamo fatto un libro di poesie assieme. Poi, un altro caro amico - un poeta svedese Jesper, un filologo - ora sta in Francia e ci vediamo più di rado purtroppo. Ma probabilmente farò un libro in autunno con lui, che è un filologo strutturalista splendido, mi piace molto. E anche lui ha scritto delle cose - abbiamo parlato molto, lui mi ha fatto scoprire o comunque mi ha messo su questa strada comunque mi ha segnalato certe situazioni.

Francesco Vincitorio: 00:20:08 Ecco, finora abbiamo fatto un tantino un discorso, quasi di carattere storico no, abbiamo fatto seppur una micro storia, ma in fondo è la storia dei nostri giorni. Parliamo un attimino del futuro. Cioè, potenzialmente questo tuo discorso, lo senti ancora pieno di problematiche, di sollecitazioni per un discorso che continua ad andare avanti e affronta ancora di più questo problema dello spazio, cioè c'è ancora tanto spazio secondo te davanti a te al discorso dello spazio?

Teodosio Magnoni: 00:20:44 Ma non lo so. Devo dire che lo sento non dico entrato in crisi ma sento una situazione per me abbastanza a lungo praticata, sì diciamo così, ed il problema è della situazione del mio lavoro attuale, che mi fa pensare che in effetti mi sto staccando da questa situazione, o comunque non è la sola condizione che mi interessa. Nei lavori attuali c'è questo, di nuovo questo sorpassamento dell'estetica e dell'esaltazione - ad esempio o comunque non è che devo sorpassare questa negazione dell'esaltazione estetica per una situazione - facendo delle... Anche il termine scultura di nuovo mi si presenta problematico, lo so, sono delle così, dei lavori bidimensionali e tridimensionali che non hanno nessuna differenza tra l'uno e l'altro. Pertanto mi fa pensare che lo spazio in fondo non è che giochi più così, così grande ruolo in questi lavori qui. Perché, la scultura tridimensionale è molto molto simile a un lavoro bidimensionale - sono veramente una stessa cosa quasi. Allora, non gioco più con questa esaltazione, ma tiro fuori queste estensioni spaziali. Mi interessa una certa, certa forma - non proprio un formalismo, una certa forma non estetica, ma certo non esaltata, ma una forma che abbia... Che sia molto dinamica che sia quasi - non dico che sia simbolica nel modo più assoluto - però abbia una tale pregnanza che contenga il proprio suo nascere e il suo finire, cioè che contenga la fine di se stesso se possibile. Cioè, non c'è questa elasticità, queste enorme espansione, questo sfondamento.

Francesco Vincitorio: 00:23:15 Stiamo parlando quasi delle galassie. Ascolta e tu sai, le tue teorie no? galassie si espandono, galassie si concentrano però...

Teodosio Magnoni: 00:23:27 Ho sentito, ho detto qualcosa di chiaro almeno in questa ultima fase?

00:23:31 Direi che se mi consenti con molta presunzione - tu sai che la presunzione è una mia virtù - per me è molto chiaro, Però devo dire che mi rendo conto che probabilmente per chi non conosce il tuo lavoro lo è meno, quindi aspetteremo.

Teodosio Magnoni: 00:23:49 Vedi, io lo sto facendo ora, dovrei definirlo...

Francesco Vincitorio: 00:23:51 Oltretutto, ecco questo mi interessa molto - che è un lavoro in progress che stai facendo. Però proprio, tu hai messo il dito, con questa tua battuta, su una realtà, cioè in fondo - sai ne abbiamo anche parlato- malgrado la solidità teoretica e sperimentale del tuo lavoro, tu sei un artista in un certo senso non noto come si suol dire - non appartieni a quella categoria dei big, senti un po' di ironia su questo nome buffo no?

Teodosio Magnoni: 00:24:30 Sì.

Francesco Vincitorio: 00:24:30 Ecco, tu ne sei cosciente?

Teodosio Magnoni: 00:24:34 Sì sì, io credo che in un certo senso, la provoco questa non notorietà. Cioè credo - io sono stato in alcuni periodi...Ero molto assillato, di impegni, mostre e dopo mostre, viaggi dopo viaggi, preparazione di documentazione e l'ho trovato altamente stressante e devo dire anche dannoso per il mio lavoro. Non sono neanche una persona molto abile nei rapporti se vuoi nella diplomazia.

Francesco Vincitorio: 00:25:13 Nel tuo marketing

Teodosio Magnoni: 00:25:15 E in fondo i lavori che propongo io, non è che siano facilmente circolabili - da far circolare anche da far vedere - hanno sempre almeno delle volte delle necessità particolari, certi spazi isolati, certe esposti concentrati, locali - questa cose che mi ha sempre reso tutto molto più faticoso, di chi viaggia con le tele arrotolate sottobraccio. Ecco, forse questa ha provocato questa non notorietà, non fama o comunque...Credo che nel campo di chi è informato qualcosa sa sul mio lavoro, però come dici tu non sono una star.

Francesco Vincitorio: 00:26:06 Ecco e questa condizione di cui tu hai tratteggiato i vantaggi...No, ecco ti comporta anche qualche svantaggio?

Teodosio Magnoni: 00:26:14 Notevolmente, Certo. Questo isolamento, isolamento non è proprio. Sia chiaro che poi uno fa delle scelte - per fortuna sono solamente lievemente costretto a fare delle scelte - in genere sono delle scelte che sono fatte, mi sono permesso, mi posso permettere di fare delle scelte personali, proprio senza molti condizionamenti. Però, è chiaro c'è sempre un po' di insoddisfazione per non avere questa facilità nel far vedere il proprio lavoro nel modo migliore, per esempio e anche una certa difficoltà a collocare questi lavori, diciamo di mercato.

00:27:10 Ti genera mai qualche dubbio sul tuo lavoro, questa condizione di non notorietà?

Teodosio Magnoni: 00:27:17 Ma, devo dire che questo è un problema abbastanza secondario perché conosco - almeno anche ho tali rumori nelle orecchie di persone così note, ma così decisamente scadenti, che non mi fa... Non mi creo complessi. Perciò, la notorietà sa ha un suo limite, in certe situazioni. Mi piacerebbe che il mio lavoro potesse essere visto con più precisione, perché questa frammentarietà e poi un'aspirazione mi sembra giusto, tutto lì. Ovviamente avere meno fatica a fare... A vendere...

Francesco Vincitorio: 00:28:11 A portare avanti questo discorso. Ecco, questo indica una notevole forza - io non l'ho mai messo in dubbio questo, però pone anche dei problemi che appunto problemi pratici in un certo senso. Tu sai meglio di me che appunto certe notorietà, il danno di certa notorietà, deriva proprio anche dal fatto che questa notorietà risolve in modo a mio avviso eccessivo il problema economico, perché li fa diventare ricchi, tra virgolette, poveri di spirito ma ricchi di denaro, possiamo dire questi - che tu giustamente dicevi che noti che non ti suscitano la minima invidia, anzi ti fanno guardare, quasi benedire la condizione in cui tu ti trovi. Però bene o male esiste un limite.

Teodosio Magnoni: 00:29:04 Certo.

Francesco Vincitorio: 00:29:04 Oltre il quale poi è la domanda che si pone credo, che si porranno i posteri - quei famosi posteri che ci ascoltano - Diciamo, come lo risolve sto problema un artista, cioè come lo risolveva un artista degli anni '80 - da quando noi siamo -questo problema. Cioè, di accettare anzi quasi gradire la non notorietà, perché questa può essere una corruttela anche sul piano del proprio lavoro Però devi vivere, come pensa? che testimonianza lasciamo?

Teodosio Magnoni: 00:29:36 Questo è sempre stato il problema, uno dei grossi problemi - tu sai che io, per tanti anni ho fatto in estate, alcuni mesi d'estate anche un'altra attività, ora non la faccio più. Tu sai che molti artisti insegnano e fanno gli artisti. Cioè, vivere col proprio mestiere, chiamiamolo così è molto problematico. Il mercato ha delle sue regole, esigenze di produzione, di quantità, di presenza, di presenzialismo. Di tutte queste cose che capisci che un'artista, che all'età di 50 anni ha fatto 150 mostre personali e abbia magari 300 mostre collettive, deve aver veramente speso molto del suo tempo a viaggiare, camminare in giro. D'altra parte, la quantità, la concorrenza diciamo che c'è, che esiste in questi tempi costringerebbe a spendere una così grossa quantità di energie per rincorrere certe situazioni, però rimane sempre il problema, della sopravvivenza chiamiamola così, produrre questi lavori che hanno una sua - ci si deve adattare - adattare a fare altre cose. Qualcosa poi naturalmente entra nel mercato in qualche modo - io ho fatto scenografia, ho fatto altre cose - certo non si è ricchi, non sono ricco nel modo più determinato - faticosamente si tira avanti. Ma in fondo, se uno non si pone l'obiettivo di fare molti soldi con la pittura o con l'arte, allora l'altra alternativa è quella di arrangiarsi a sopravvivere, mi sembra non ci possano forse essere vie di mezzo. Trovo comunque che il mercato come si sta o comunque la gestione dell'arte, del prodotto artistico come si sta profilando ora è molto pericolosa, molto mercificata. Cioè, hanno una quantità tale di produzione, di prodotti da vendere - hanno ormai questo sistema di escalation dei prezzi, dell'alzata dei valori che è una struttura così, così intoccabile se vuoi, che uno non può solo stare a guardare poi in fondo.

Francesco Vincitorio: 00:32:28 Preferisci stare alla finestra anzi a continuare a lavorare.

Teodosio Magnoni: 00:32:33 Non so, io non ho la forza, non ho l'energia di correre così molto.

Francesco Vincitorio: 00:32:38 Ma direi che forse però hai tanta energia perché malgrado tutto ciò, continui ad essere così deciso nel proporre costantemente questo tuo discorso.

Teodosio Magnoni: 00:32:50 Ma è anche divertente così.

Francesco Vincitorio: 00:32:52 Ecco, un ultima domanda, è l'ho proprio qui come boutade finale, ma tu sei contento?

Teodosio Magnoni: 00:32:56 Sì sì decisamente sì, naturalmente con grandi alti e bassi. Adesso stiamo un po' ironizzando, un po' sulla situazione, ma ci sono periodi in cui voglio assolutamente smettere. Mi sembra che poi un’arte non è una cosa che si deve per forza fare. Sì, si deve per un'artista vivere, questo senz'altro ma non è necessario che si debba sempre diventare oggetto.