In base al testo dell’intervista trascritto, indicare se questa affermazione è vera o falsa.
Teodosio Magnoni: [00:01:39] Queste - tu accennavi a pezzettini di metallo, barre di… barre metalliche appoggiate alla parete e…– sono degli strumenti che uso, che ho usato e che uso ancora per le mie… le mie opere. E che sono una… fanno parte di una fase che sta intorno al '68. Ancora prima io avevo avuto questa necessità - proprio urgenza – di… di interessarmi dello spazio, intorno al '65. Adesso, brevemente, ti faccio una piccola sca… scaletta, per… per dirti perché mi interesso a questo… a questa… allo spazio. Allora provenivo dalla pittura, una pittura informale, usavo degli oggetti che inserivo in questa pittura informale; intorno al '65 costruivo anche degli oggetti. Ed era, mi sembra, una necessità comune ad altri artisti in Italia, quella di, in un certo sen…, occupare, quasi conquistare o comunque prendere coscienza dello spazio. Sfondare, ad esempio, la superficie era un problema anche di Fontana - tu lo s… ti ricordi perfettamente - ed era una necessità che anch'io ho sentito molto… molto prepotente intorno al '65. Pertanto costruito… ho costruito delle strutture – le chiamavo io - che poi eran dei perimetri - dei perimetri - che circoscrivevano - chiamiamolo così - lo spazio. Facendo poi, creando poi, questa esterno-est… interno-esterno, cioè mettendo in evidenza lo spazio, che in sé non… non esiste, se non lo fai agire; cioè lo spazio esiste solo nel momento in cui si fa agire.
Intervistatore: [00:03:45] Cosa intendi dire per questo agire? Chiarisci.
Teodosio Magnoni: [00:03:47] In cui… nel momento in cui tu lo riveli. Allora, questa barra appoggiata alla parete, contrapposta a una linea nera, era uno strumento - se vuoi chiamiamolo così - per far uscire, per tirare fuori lo spazio dal suo anonimato, dalla sua… dal suo nulla…
Intervistatore: [00:04:09] Dal non percepito.
Teodosio Magnoni: [00:04:10] Dal non percepito, bravo grazie, sì. Questa è un po' la...