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Intervista a Toti Scialoja (rispondi alle domande)

Comprensione scritta B1-B2

I MOMENTI DI ALLUCINAZIONE

In base al testo dell’intervista trascritto, mettere nell’ordine giusto queste frasi.

Intervistatore: [00:31:58] Da parte di un maestro di scenografia come te, lo capisco e d'altra parte che… è talmente vero quello che tu dici: “L'ultimo innamoramento, non di Goya, ma del pennello di Goya”.

Toti Scialoja: [00:32:08] Sì è vero, fu quello, sì. Io ho avuto diversi momenti-chiave della mia pittura, sia che… momenti che ho risolto, con una forza interna mia, con delle… trovando delle… in me certe risorse, sia risolvendolo come incontro, anche abbastanza allucinato, con altri… altri artisti, ecco. Goya è stato un momento mio di allucinazione. Prima di Goya ho avuto un altro momento di allucinazione, quando andai a Mosca nel '75 ero ospite di un mio carissimo amico - compagno di scuola, di sport - che era il povero Piero Vinci, che quando poteva mi faceva stare con lui nella sua ambasciata a fargli compagnia, per un mese, due mesi, quanto volessi, quando… sia a New York che a Mosca. Allora io andai ospite suo all'ambasciata ed ebbi - solo per questo privilegio enorme non turistico - di avere contatti con i pittori del dissenso a Mosca, cosa che era anche un po' pericolosa per i pittori, ma io riuscii ad avere questo contatto, perché la… la moglie di… di Piero Vinci, Maria Laura - donna eccezionale, di una enorme vivacità e una enorme spiritualità – e… e… era appassionata di questi pittori e scultori che cercava di aiutare, che frequentava... sì, poverina, sì. E allora io ebbi questo contatto con questi pittori e fui travolto, fui sconvolto dalla… dall'ammirazione, dall’emozione: vedere questi disgraziati che non potevano esporre, non potevano vendere, non potevano avere il minimo nome sulla stampa, non potevano vivere, in poche parole, come artisti, che si limitavano a lavorare, nelle loro stanzette minuscole con quadri piccoli - perché non c'era posto per quadri di… di… di… di più di 100 punti - in un angolo della stanza, un cavallettucio e dipingevano questi quadri e si limitavano a lavorare senza poter avere i colori e le tele perché questi erano dati soltanto per assegnazione sin… sindacale. E questi non erano iscritti al sindacato, perché non erano accettati dal sindacato, in quanto erano pittori semi-astratti, non dico astratti, ma insomma non erano proprio figurativi, ce… celebrativi, fotografici, realismo so… socialista, no? E allora, questi poveri… questi poveri martiri - personaggi proprio a… di Dostoevskij - seguitavano a lavorare. E non erano neanche premiati, perché come pote… come puoi fare dei bei quadri in queste condizioni, senza avere scambi, senza vedere la qualità di altri quadri, altri pittori, senza comunicazione col mondo? Come puoi fare della bella pittura? Loro facevano della brutta pittura, però ci credevano e la facevano contro tutto e contro tutti, sfidando… sfidando tutti, mantenuti dalle loro mogli che insegnavano. Cose… cose inve… inverosimili, cose di una drammaticità che non si può neanche immaginare, un occidentale non… non riesce a concepire una cosa così. E allora io avevo una tale emozione cioè: ma io che sto facendo? Che cosa sto facendo? Io devo tornare proprio a una pittura che sia proprio quella che dicevo, la mia anima… trovar… per ritrovarci dentro la mia anima intera e cercare di fare la pittura più generosa possibile e darmi tutto a… alla pittura. A quel momento mi ero un po' a… arroccato in una forma un po' più concettuale di quantità, ritmiche verticali che… che davano il senso del tempo, la scansione temporale però era tutto un pochino più… più raffreddata...

Intervistatore: [00:36:07] Più mentale.

Attività di riordino

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