In base al testo dell’intervista trascritto, scegliere la risposta giusta.
Intervistatore: [00:10:36] Ecco, dimmi una cosa: e tu in questa storia del segno e della memoria, gesto-segno-memoria, rispetto al tuo sviluppo, in fondo, di artista, quand’è che è venuta a galla questa problematica? Man mano, i due… soprattutto questi due punti focali, che poi sono punti che ti caratterizzano: il gesto-segno e la memoria, come attualmente?
Guido Strazza: [00:11:01] Sì, ma questo forse… non… non saprei nemmeno dirlo io. Dovrei analizzare un pochettino la mia vita di artista che, come sai, io ho avuto una vocazione sicura molto tardiva. Io ho fatto degli altri studi, ho fatto degli studi di ingegneria, perciò di matematica, che mi hanno molto marcato. Molto marcato, ritengo adesso, in senso positivo perché, per me, la matematica, l'ingegneria, diciamo meglio - perché sai la matematica dell’ingegneri… dell'ingegneria è una matematica finalizzata a scopi precisi - l'ingegneria, ancora oggi per me significa, fondamentalmente, capacità di sintesi elegante. Non so bene se questa ti esprima… voglio dire: una trave ben calcolata è più bella di una trave mal calcolata, ha proporzioni più giuste, è più semplice eccetera. Nervi, che era un maestro di questo, è un calcolatore elegante, va bene? E di… difatti era considerato un grande calcolatore. Quel ponte molto sottile che c'è a piazzale delle Belle Arti lì… che è un ponte della fine dell'Ottocento, ha in chiave uno spessore di 13 centimetri - ci passano… ci passavano sopra i tram, ci passavan sopra le cose - è una cosa di straordinaria eleganza. Il che vuol dire - ecco la seconda parte di ingegneria - che conosci a fondo i materiali, sai come lavorano, sai… Una trave per un ingegnere è qualche c… è una struttura che lavora: qua è tesa, là è compressa, qua soffre, qua si può rompere, eccetera, eccetera. Cioè, c'è una immedesimazione con le tensioni interne e le possibilità di resistenza dei materiali… che mi fa capire, anche una foglia, un essere vicino, un esse… capisci? È u… una maniera di comprensione del mondo, ma legata alle cose e alla materia. Questo è l'ingegneria, che porta con sé naturalmente un impianto - come vedi - insieme poetico e molto mentale, razionalizzante. E poi, il fatto che, avendo dovuto abbandonare la professione, quando ormai la mia vocazione per la pittura è diventata violenta, e ho vissuto sempre una specie di… di… di… di… - insieme - di divisione in due della mia vita e nello stesso tempo di unione di queste due cose, che continuano a sopravvivere in me. E allora… forse questa è una piccola spiegazione non so, di… di… di… del fatto di fare, della contraddizione - che poi ho anche teorizzato nel libro, che mi sembra anche abbastanza giusto – è la contraddizione la chiave di volta dell'espressività di un artista. Cioè, se tu vuoi affermare: No! Tu devi accennare al sì in qualche parte, è in questa drammatica contrapposizione che risiede la potenza della provocazione e dell'espressività che ti dicevo.