In base al testo dell’intervista trascritto, ricostruire le frasi corrette. Attenzione, tra le risposte c’è un’opzione extra.
Renzo Vespignani: [00:16:00] Sì, ma… Album di famiglia, come dire, è il rovescio… speculare del… dell'Imbarco per Citera ed è infatti dipinto in anni di riflusso, diciamo così, rispetto all'ondata e alla crisi sessantottesca.
Intervistatore: [00:16:17] Era del '71, mi sbaglio? No? Pressappoco no? Album di famiglia?
Renzo Vespignani: [00:16:21] No no… ’71, sì… ’70 o ’71…Io per le date, guarda…
Intervistatore: [00:16:22] Ecco, '71. Ecco, mi pare…
Renzo Vespignani: [00:16:25] …non mi ricordo quando sono nati i miei figli, figurati quando sono nati i miei quadri. Comunque, siamo lì, in quegli anni lì. È successivo all'Imbarco per Citera.
Intervistatore: [00:16:37] Ma certo.
Renzo Vespignani: [00:16:37] Ed è il ciclo del riflusso, proprio, il ciclo del fallimento. E quindi, anche lì, in una maniera abbastanza grottesca, anzi scopertamente autoironica, c'è questo lungo viaggio, dentro la famiglia, dentro il quotidiano, dentro i confini angusti… quasi per dire: “Va bene, da questa rivoluzione mancata, che noi abbiamo vissuto da pagliacci e poi alla fine siamo entrati in un privato che è… che è ugualmente pagliaccesco, che è ugualmente… abbastanza finto, abbastanza...”. Però, con qualche ricerca strana, ti ricorderò, dell'Album di famiglia, due… due linee di corsa diciamo: una era appunto questa auto ironica, piena di autoritratti, di ritratti di mia moglie, dei miei figli piccolissimi - mi ricordo un ritratto di Marta piccolissima, ai piedi di questa scultura di Jones, sai che è una scultura così erotico… erotico-pornografica - e, un'altra cosa, il ramo estremamente grottesco, ci sono le mie tre… tre mascherature. Ci sono tre autoritratti, in cui io sono mascherato. Uno… in uno da Van Gogh, in un altro da eretico, con un cartello appeso, dove si diceva che ero stato messo alla gogna perché non amavo Duchamp e un altro, ancora più grottesco, in cui sognavo di essere Lautrec, allora ero vestito da nano e mi atteggiavo a nano; questo era una cosa. L'altro poi, però, c'era un filone un pochino più serio, che io poi ho sviluppato in una serie di disegni - purtroppo di cui non è stata mai fatta una mostra organica - che era quella delle radici come si… direi, freudianamente, del… la ricerca delle figure genitoriali. C'erano dei quadri su mio padre, su mia madre - in quegli anni ancora viva e molto vecchia – e questa era una linea più seria che avrebbe avuto uno sviluppo, che però è un po' passato così tra me e i collezionisti, diciamo, dallo studio ai collezionisti, non ha mai avuto una cosa clamorosa.