In base al testo dell’intervista trascritto, mettere nell’ordine giusto queste frasi.
Intervistatore: [00:36:21] Ecco, ma, direi che però anche questo è importante, perché in fondo io… - almeno come mia impressione - affrontate tutte e due… lui, in un altro momento, e tu prima, ma poi ci ritorni - e penso soprattutto all'ultimo, ma in fondo con agganci anche col primo tuo modo di guardare – tu, in fondo, guardi alla borgata romana in un modo diverso da quella di Pasolini.
Renzo Vespignani: [00:36:46] Eh, in un modo diverso, anche perché io la guardo… l'ho sempre guardata in un modo diverso. All'inizio, perché l'ho vissuta non da viaggiatore nella borgata - com'era dopo tutto, in ultima analisi di Pasolini - quindi, anche con entusiasmi abbastanza fuori luogo e con cattiveria, anche abbastanza fuori luogo. Io sono stato un abitante - sono nato e cresciuto nelle borgate - sono… ero un abitante delle borgate, ero un ragazzo di borgata io, insomma, non… non andavo a trovare i ragazzi di borgata. Quindi la mia missione è stata anche molto sentimentale, molto patetica, a volte addirittura dolce, struggente della periferia romana. Le periferie romane non sono solo terribili - come molta gente così, per cifra, intende - se le vai a vedere sono anche un po' rapsodiche certe volte nelle... nella loro ricerca di dolcezza, quasi disperata, quasi di cercare nel… nell'immondizia la bellezza di… nell’immondizia il prezioso, che non era l'atteggiamento pasoliniano - che era il contrario semmai - insomma, di cercare di trovare nella bellezza l'immondizia, insomma. E quindi, questo già è una linea di distinzione sottile, però abbastanza… abbastanza marcata. Poi a me interessava non tanto in questo - vedi che io poi, quando ho detto che sono poi un neorealista sui generis - non mi interessava tanto il popolo in quanto popolo, tutto il discorso sui valori popolari che andavano perduti a me mi ha sempre un pochino interessato meno. Io ho sempre assistito più freddamente allo spostarsi… allo spostarsi delle tendenze e dei ceti sociali all'interno di questo scatolone che… che è Roma. Non ho mai voluto dare un valore a un certo momento piuttosto che un altro. Ho voluto essere, quasi, soprattutto un testimone, e Pasolini non vuol… non ha voluto essere un testimone ma un denunciatore, un… un giudice tutto sommato. E io sono un testimone e continuo a testimoniare dopotutto, insomma. Se tu li analizzi un po' bene, anche quest'ultimo ciclo, così terribile, così anche… spudorato, si dice a Roma, eh? Così spudorato… ti accorgi che non c'è… non c'è nessuna volontà di giudizio o di dannazione. Io non rappresento i mostri per dire: “Guardate che mostri”, io rappresento queste cose e sono così, mi pare di vederle così e… e mi sembra anche meraviglioso e sempre stupefacente che siano così. La vita è sempre stupefacente, insomma, è sempre stupefacente e straordinaria.