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Elio Filippo Accrocca: [00:39:20] Ancora… ancora una pagina dal… da Videogrammi della prolunga ed ha per titolo Il galantuomo.
Più si avanza negli anni e più si parla all'imperfetto, tempo senza più inganni e senza agganci - tu credi - col presente. Mentre questo è coinvolto nel raggiro del futuro, almeno nell'illusione del momento, breve spazio nel limite che ignori, quel che è stato è stato, lo so, il vasto del tempo. Però, più procedo e più vasto si fa, quel galantuomo. Interno, esterno, arbitrio, ambiguità come soggetto-oggetto. La facciata che muta il dentro, il fuori, come la parete di casa, il prima, il dopo, la finzione alterna momenti che prolungano il passato o è già presente, il futuro che veglia alla tua porta e transita alla mente come una macchina targata. Questa, quella e scorre nella scacchiera del doppio senso, ma non è la tua Mini, questa è una Opel, due Ritmo, una Talbot, due moto che… e ti coinvolge il traffico. E tu sei, nel movimento delle cose, punto, linea, tragitto di pensiero, fantasia, ma realtà del babuino sei, concretezza di eventi, sei frammento di vita, gesto del cosmo, parte apparente, cumulo di echi, innesto, impronta. Tu sei la prolunga, inarrestabile forma che precede il mio passo e io che ti seguo, bersaglio come sulla facciata-parete i quadri-porte, corrosione di tempi, oblunghi strati di colori scalfiti, dallo scarico dei giorni. Numeri e nomi, insegne e titoli, rettangoli verticali, orizzontali. Nulla è sotto vetro per la polvere degli anni e prendono corpo figure incise da parole mischiate nello spazio dell'imprudente ragno come sul rettifilo di… si intersecano gli angoli remoti del nuovo profilo che assumono… che ass… si intersecano gli angoli remoti del nuovo profilo che assumono le strisce sulla strada, come un quadro d'asfalto che calpesto col tuo passo di velo, sovrappongono reale e irreale, nella cornice di pagine invisibili che ignorano il metro falso degli addetti al caos. Ma ha nome questa strada o si finge d'asfalto l'invisibile materia tinta di date, e non mi accorgo che ancora resto incerto, tra i bordi delle strisce.
Quindi è questo continuo passaggio tra realtà e fantasia ma, in percentuale maggiore, è la realtà, la realtà drammatica e dolorosa a volte.