Leggi il testo della trascrizione del frammento dell'intervista e stabilisci le giuste corrispondenze.
Elio Filippo Accrocca: [00:47:56] Ora prendo qualcosa dal… da un… da un libretto, appunto, intitolato Copia difforme. Prendo… vediamo… prendo la pagina intitolata Tavola pitagorica.
Questi i tuoi metri d'aria, quale altro spazio ti inventi? E a che m'affido – chiedi - se altra presa non ho? Non hai che ricattabile groviglio di malcerte presenze, queste, che usurpi al tempo gli avanzi della vita che hai speso, niente in seme hai conservato, niente da raccogliere. Il campo non ha filari che l'ombra della mente, non sei rimasto sul marciapiede o dietro una vetrina, hai sempre dato del tu alla vita. E ancora ne paghi il conto. Il resto mancia, dici. Sei cliente di parola ma, guardando il tuo viso, mi riporti indietro con gli anni. Rivedo la figura di quand'eri all'inizio della tua meraviglia, tra parole d’un libro che è fiorito in un gesto. Accanto a te il sapore della casa, il tempo che incide tra il passato e l'istante, come la fuga delle cose intoccabili, la tua immobilità, forma di pietra che respiro al tuo fianco. Niente musica da camera, quella è armonia, fuga, contrappunto, composizione d’analisti e teorici, concerto di canzoni, sinfonie d'orchestre, per spartiti che inventi senza note. Gli astratti esecutori sulla scena: Quartetto d'archi, quintetti per fiati. Riconosco le voci che all'esterno riportano profili d'altra età, ma è diversa la musica che intona il tempo oggi e disorienta chi parla senza voce come te, babuino. Misurabile è solo la distanza della vita, un metro divisibile o moltiplicabile per numeri pari o dispari, da calcolare dentro i calendari, di invisibili alfabeti. L'altra distanza è un numero incalcolabile, impreciso, fuori ogni rapporto d’una astratta tavola pitagorica. L'unica materia da affidare alla memoria è questa.
