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Riccardo Cucciolla: [00:17:42] Ritorno al discorso: qual è il… il settore che io prediligerei? Io direi… direi subito il teatro, perché il teatro è la dimensione perfetta di un attore che voglia interpretare un personaggio, che voglia ripercorrere, sera per sera, questo itinerario psicologico… emotivo. È chiaro che si entra in scena, con la solita tremarella, passa immediatamente, appena si è entrati, si calpesta il… il… le… le… le tavole del palcoscenico e poi si va avanti vivendo - con la concentrazione che merita il nostro lavoro e merita il pubblico che ci ascolta - vivendo appunto le evoluzioni del personaggio, dalla A alla Z, e questo significa completezza di… come dire, di parabola. Mentre in cinema, in cinema… è bellissimo il cinema, è bello il cinema, molte volte ti… ti… ti regala delle cose che il teatro non ti può dare. Cioè il primo piano, per un attore, è veramente il massimo, cioè con pochissimi movimenti del… del viso si riesce ad esprimere tantissime cose, mentre l'attore di teatro deve fare moltissime cose in più per far capire che questo viso, in questo momento, sta muovendosi, sta soffrendo, sta vivendo una gioia o un dolore e quindi… e questo comporta un maggiore sforzo e molte volte una diversa disciplina, sarei per dire, muscolare-emotiva, se si potesse dire. E… e quindi, voglio dire, il teatro comporta questa onestà di situazione psicologica e questa, come dire, coerenza, che dall'inizio alla fine deve portar l'attore a vivere il suo personaggio. Mentre il cinema, che regala appunto queste… questi… queste… queste possibilità di vivere in avanti, di venire in mostra - di essere in mostra - molto meglio, però comporta certe crudeltà, che sono imprescindibili. Una scena di pianto, di riso… va spezzettata perché: adesso riprendiamo dalla parte di lui, adesso pre… dalla parte di lei, e si… ed è un alternarsi e uno spezzettamento emotivo che comporta una tecnica. Io per esempio… s…. mi considero - chiedo scusa, per chi mi ascolterà un giorno - mi considero un attore naif, non ho imparato nulla che mi sia stato insegnato secondo una scuola, eccetera eccetera. Ho imparato vedendo, ho imparato rubando come tutti gli altri attori, come si fa questo lavoro. Ma comunque sia, non seguo delle regole, non seguo uno stile, uno schema proprio che mi porti... Allora, se io faccio questo gesto sono sicuro che mi porta al pianto: no. Sono sicuro di no, perché non lo so che cosa mi succederà. Persino oggi, che ci siamo così affettuosamente, lusinghieramente riuniti, io non… ho preferito non sapere che… di che cosa avremmo parlato. Parlo di me, parlo a braccio, parlo senza stile, senza stilemi, diciamo. E di questo mi faccio forza e, nello stesso tempo, questo… questo comporta dispendi molto… grossi, dispendi nervosi, dispendi di… di concentrazione, perché infilarsi nel bagno caldo della giusta dimensione di una situazione, di un'atmosfera, comporta grossi dispendi nervosi e… e… e grosso impegno e grossa buona volontà e desiderio grosso… grande amore, proprio,… per quello che si fa. Questo io lo provo leggendo una lirica di un poeta, lo… lo provo leggendo o interpretando un brano di Shakespeare o di Pirandello o di Cechov, eccetera eccetera. Non so quanto io sto uscendo dal seminato, io sto parlando, mi auguro di… di non parlare, come si dice a Napoli, a schiovere. Bene, andiamo avanti.