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Roberto Rossetti: [00:50:55] Bene, stavamo per farle un'altra domanda, riguardava questa volta ciò che Eduardo De Filippo disse in una - celebre ormai - lezione tenuta a Montalcino, nel 1983, quando parlava… quando parlò appunto di tradizione e di lascito, che si lascia ai giovani, appunto, che si dà ai giorni. Ma lei già ce l'ha detto tutto questo. Questa lezione di Eduardo, lei la… la potrà ascoltare lì, in un disco di questo cofanetto che oggi noi desideriamo appunto offrirle e che con la collaborazione dell'Università di Roma noi facemmo per la parte, appunto, che riguarda Eduardo, l'anno scorso. Ecco, quindi, mi pare che tutta la sua esperienza – un po’, ma non tutta - vorrei ancora invitarla a dire se c'è qualche altra cosa che lei può lasciare… può dire, insomma, ai giovani, più che lasciare, un momento. Perché, quando parlava Eduardo… non sto facendo un paragone, lui era molto anziano naturalmente, lei non lo è affatto. Però ha una… quanto ci ha detto? Ha più di 40 anni di esperienza.
Riccardo Cucciolla: [00:52:13] Il discorso di lasciare non è un discorso che mi turba minimamente, anche se, tutto sommato, appunto, 63 anni non sono un'età proprio di, così, categorica dipartita. Ma, ripeto, non mi… non mi turba minimamente perché io ho avuto la ventura straordinaria e incredibile di sposare - dopo aver perso la madre dei miei figli, nel '71 - di sposare nell'82, una ragazza più giovane di me di trent'anni. È una storia… come dire, una favola straordinaria che io sto vivendo e veramente posso dire, appunto, accingendomi a lasciare... Non si dicono bugie, questa è una cosa che posso lasciare, la mia verità, la mia verità di una straordinaria esperienza che sto vivendo, di un’euforizzante esperienza di un uomo che rivive un'altra carriera… vive un'altra carriera di vita, felice, accanto ad una donna intelligente che mi regala un affetto straordinario, insomma, lusinghiero. Ebbene quando ci siamo… abbiamo deciso di sposarci, io avevo già fatto il discorso: “Ma guarda, ricordati che, tu sai, sei… sei più giovane di mia figlia, eccetera eccetera” e lei mi ha spiegato che la vita va gestita, amministrata, puntando su un'intensità di felicità per cui valga la pena di vivere. E lei dice: "Quanto durerà questa intensa… questa intensa tranche di vi… di vita a me non interessa, io voglio viverla con te". È chiaro che lei si poneva il… il... il pro… non il problema… si poneva la prospettiva di una mia morte che precederà la sua, è chiaro, in linea di massima - se poi il buon Dio vuol fare il dispetto di far morire altre persone prima di me, questo non sta a me, voglio dire – e, alla luce di questa serena prospettiva, io faccio tutti i programmi della nostra vita con una serena visione del futuro. E allora dico: “Ho comprato questa scatola, è bella, è molto bella così tu la ritrovi”, capisci? Ma detto così, con una tale tranquillità senza nessuna emozione, cioè è la prospettiva del… del domani più logico, che ci attende. Quindi, voglio dire, questa… questo discorso del lascito, non mi… non mi turba minimamente. Ripeto, io potrò vivere 5 anni, 20 anni… non lo so, ma non mi… non mi turba, quindi, solo… è la responsabilità di dire: “Lascio”. Allora, bisogna lasciare delle cose giuste.