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Margherita Guidacci: [01:00:57:18] Prenderò una parte, appunto, molto personale, di Giorno dei santi, che è la parte in cui mi descrivo, mentre allattavo la mia bambina: avevo avuto la mia figlia, appunto, mia figlia era nata in ottobre, quindi il giorno dei Santi era proprio piccinina e io la avevo al petto. È la parte sesta di questo poemetto.
Molte volte Novembre è ritornato
nella mia vita, e questo che oggi ha inizio
non è il peggiore: quieto
benché non privo di apprensione. China
mi trova su una culla, dove l'ultima
mia nata dorme il misterioso
profondo sonno dell'infanzia, ancora
ospite più che cittadina in questo
nostro mondo per lei straniero. Sento
la dolce ondata del latte salirmi
al seno: tenerezza
che di sé gonfia tutte le mie fibre,
dilata i miei confini. Qui lo stanco
sangue si rifà puro a una segreta
sorgente, si rifà vergine e può
calmar la sete di vergini labbra.
Il mio corpo è strumento di miracolo
come già fu nel dare vita. Il seno
è la collina favolosa, scorrono
i fiumi d'abbondanza in un'età
d'oro, che segnerà
per la creatura ignara il più profondo
alveo della memoria, a cui più tardi
ritornerà nel sogno o nel dolore.
Per lei intatta è l'immagine; per me
che ne sono occasione, la scolora
già il tempo, amaramente. È forse l'ultima
volta che ho un figlio al seno, poiché incalzano
gli anni ad inaridire
la mia linfa. Oggi sono
ancora un vivo albero, frusciante
di foglie, benedetto
di succhi, ma in cammino è la stagione
spoglia che su di me si chiuderà.
Tanto più dolce è questa sosta, prima
ch'io stessa sia l'autunno: pure un'ombra
di presagio la vela e di paura.
Il passato si stende alle mie spalle
come una lunga via. So del futuro
solo una cosa: che difficilmente
potrà uguagliare per me la durata
del tempo ch'è trascorso.