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Luciano Lucignani: [02:00:23:29] Passati degli anni e un giorno Vittorio mi dice: “Io vorrei fare una cosa italiana, che ne dici se chiediamo a Flaiano di adattare quel suo famoso racconto, Un marziano a Roma?”. Quindi raccontai quello che m’era successo, dissi: “Malgrado tutto, io sono sempre del parere che è meglio perseverare nei vizi, quindi una volta che è andata male, o perlomeno in modo difficoltoso, ma con una buona conclusione continuiamo”. Andammo a trovare Flaiano, gli dicemmo questa cosa insieme e lui, lì per lì, come sempre succedeva, molto entusiasta: “Sì, viene benissimo, si può fare una cosa con le musiche, una specie di commedia musicale. Vittorio tu nel marziano sei perfetto, con una tuta grigia d'amianto così, bello questo… persona che cammina per via Veneto, che fa voltare tutte le ragazze… Sì sì, mi pare un'idea straordinaria, adesso ci provo”. “Quando ci fai sapere qualche cosa?” gli chiedemmo “Ma, è questione di quindici giorni, venti giorni”. Per una quindicina, venti giorni, noi rimanemmo buoni ma Flaiano non si fece vivo, passò un mese e Flaiano non s'era ancora fatto vivo, passò un altro mezzo mese e lui continuava a tacere. A un certo punto gli facemmo delle telefonate e non lo trovavamo, ora era sempre fuori casa, ora era a Cinecittà, un'altra volta era da Ponti, un'altra volta era con Fellini, cominciammo a pensare che forse c'era qualche cosa di marcio, se non in Danimarca, perlomeno in casa di Flaiano, e una mattina decidemmo di andarlo a trovare. Per essere sicuri di trovarlo in casa dissi: “Vittorio andiamo lì alle otto di mattina, non credo che a quell'ora sia da Ponti, o a Cinecittà o in altre parti”. Arrivammo lì alle 8, suonammo, non ci apriva nessuno, suonammo ancora, poi picchiamo… finalmente sentimmo la voce di Flaiano, che domandava - molto insonnolita e impastata ancora – “Chi è?” e noi dicemmo:“Gassman e Lucignani”. Lui venne a aprire, con il pigiama ancora, con una vestaglia che aveva indossato sopra, senza occhiali e mi disse: “Mamma mia, siete come quelli che vanno per le case a vendere le enciclopedie” - questa fu la… la maniera con cui ci salutò – “Che arrivano a quell'ora presto per trovare il cliente indifeso, alzato a allora dal letto, pronto a qualunque cosa pur di cacciare via l'intruso”. Gli parlammo di… del Marziano a Roma, lui ci ascoltò, ci offrì un caffè e a un certo punto ci fece vedere un taccuino, un taccuino di quelli sui quali si tengono gli indirizzi, i numeri di telefono. Mi disse: “Questo è il diario del marziano” ed era tutto riempito di pensieri di cose... E dissi… noi dicemmo: “Va beh, ma col diario che ci facciamo, la commedia?” dice: “La commedia è andata meno… un po' più lenta” e ci mostrò un foglio, due mi pare fossero perché uno era il frontespizio. Nel primo c'era scritto, Ennio Flaiano, Un marziano a Roma, commedia in tre atti… 1960, in fondo. Lui usava della carta gialla per le commedie perché usava la carta rosa per gli articoli del mondo, la carta azzurra per quelli che dedicava ai giornali, la carta bianca per le cose che scriveva per sé , insomma per non fare confusione, anche perché era un po' civettuolo in queste cose. Sul secondo foglio, sempre di carta gialla c'era scritto, Atto primo, scena prima. Basta, Un marziano a Roma finiva lì. Disse: “È andato un po' lento, finora più che Atto primo, scena prima non sono riuscito a scrivere”. “Caro Ennio, bisogna che tu la fai…”.