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Giovanni D'Anna: [00:29:10] Vorremmo, professore, che lei ricordasse forse qualche… qualche particolare, qualche cosa che oggi le torna in mente con piacere, dei lunghi anni del suo magistero romano. Dunque, lei è venuto a Roma nell'immediato dopoguerra e… ed è succeduto a Funaioli nella cattedra di letteratura latina nel 1948-49 e rimasto titolare di letteratura latina fino al 1977, all’anno in cui è andato fuori ruolo. Ecco, in questi, diciamo, quarant'anni d'insegnamento nella Facoltà di Lettere di Roma, c'è qualcosa che oggi le torna alla mente, con un particola… con particolare vivezza, con particolare piacere?
Ettore Paratore: [00:30:01] Io cominciai a Roma, come titolare di grammatica, nel '47 -'48.
Michele Coccia: [00:30:07] Il famoso corso di cui demmo l'esame in otto.
Ettore Paratore: [00:30:10] E poi passai alla letteratura latina. Quindi io sulla cattedra di Roma - da… calcolando l'insegnamento di un solo anno di grammatica e l'insegnamento per ventinove anni di letteratura latina - io sulla cattedra sono rimasto esattamente trent'anni, nella facoltà di Roma. E naturalmente questa lunghezza di… di magistero è affollata di ricordi, per lo più piacevoli. Perché, quando io salivo sulla cattedra - e non ho mai letto, ho sempre parlato a braccio - quando salii… salivo sulla cattedra mi sentivo affollare dentro di me un sacco di particolari culturali che durante la lezione non riuscivo neppure a esaurire completamente, perché sentivo che la… l'enorme pubblico, che seguiva le mie lezioni, veniva trascinato dalla vivacità con cui io cercavo di illustrare ogni minimo particolare dal testo letto, inquadrandolo in una prospettiva spirituale e letteraria molto più ampia di quanto di solito non si faccia nei corsi che commentano dei testi. Ci furono dei corsi - come appunto quelli relativi a Seneca tragico, quelli relativi a Petronio, quelli relativi a Lucano e, uscendo fuori dalla letteratura argentea, quelli relativi a Virgilio, quelli relativi a Plauto - che mi hanno dato veramente una grande soddisfazione. E non posso dimenticare gli anni ‘59-'60, '60-‘61 in cui ebbi ad alunna la povera figliola mia, che ora mi è stata sottratta, la quale mi suggerì, perché li sentiva consoni al suo spirito, i nomi di Lucrezio e di Petronio. Fu quel biennio, in cui feci due corsi che furono tra i più felici - almeno a mio giudizio - tra quelli che abbia fatti, quelli appunto su Lucrezio e su Petronio.