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Michele Coccia: [00:37:07] Ecco, professore, vorrei tornare un momento sugli anni romani, lei disse, una volta, che la sua venuta a Roma era legata anche al desiderio di avere come collega Gennaro Perrotta. Io vorrei ricordare qui un episodio bellissimo - che io cito sempre ai miei scolari - del quale siamo stati testimoni D'Anna e io: eravamo tutti nella sua macchina e accompagnavamo Perrotta alla famosa trattoria di via dei Mille, dove pranzava. Pioveva a dirotto, lei guidava e, mentre guidava parla… discuteva con Perrotta su due autori della letteratura, uno della letteratura greca, Alceo e uno della letteratura latina, Orazio e naturalmente - strano a… a notar… a dirsi per un uomo di apertura mentale pari a quella di Perrotta - Perrotta difendeva a spada tratta Alceo e lei invece - molto bene - difendeva Orazio. E quando fummo arrivati davanti alla fatidica trattoria, e per… e Perrotta stava per immergersi nella pioggia, lei gli librò il colpo del cartoccio, perché gli disse: "Ma pensa all'Ode a Regolo". Perrotta fece: “Wowowowo” sa quelle specie di boatini che faceva lui e se ne andò a mangiare. Ecco, che cosa ha significato per lei, l'incontro con Gennaro Perrotta?
Ettore Paratore: [00:38:29] L'incontro con Gennaro Perrotta è stata una conferma gioiosa di quello che già io mi ero figurato di lui, leggendo i suoi maggiori titoli, come per esempio il saggio sui tragici greci, come per esempio il Saffo e Pindaro, come per esempio il saggio su Sofocle. Io, al momento di conoscerlo, ero quasi sicuro di trovare in lui quello che la lettura dei suoi lavori mi aveva suggerito. Ero sicuro di trovare in lui, proprio in grazia della sua cura per gli aspetti estetici degli autori studiati, un conoscitore come me di letterature moderne e spessissimo il nostro discorso - che era, si può dire, quotidiano, perché ci si incontrava ogni giorno - verteva su autori moderni, sia pure in rapporto con gli autori classici da noi prediletti.
Michele Coccia: [00:39:34] Tra noi studenti si favoleggiava che la biblioteca di Perrotta comprendesse 6000 volumi di letterature moderne e che ci pareva una grossa somma, una grossa quantità, soprattutto in relazione a non essere quelle le sue letture di mestiere, diciamo, ma letture un po' stravaganti. Ecco e a Perrotta lei ha dedicato il Tacito.
Ettore Paratore: [00:39:56] Esatto. Ho dedicato il Tacito, come ho dedicato la Letteratura al mio maestro Funaioli, come ho dedicato a Mancini il mio volume su Persio. E ho voluto così riconoscere quello che io dovevo a certi studiosi, che mi avevano aperto la mente riguardo a tante cose, per esempio Mancini, riguardo alle Georgiche, attraverso il suo commento a questo poema. La mia familiarità con Perrotta, in fondo, integrò quello che era quanto Funaioli mi aveva dato da scoprire. E appunto, potenziò e indirizzò la mia tendenza alla comparazione con le letterature moderne. Non posso dimenticare, per esempio, un particolare, in un giorno di conversazione, e potrei chiamare a testimone Bruno Gentili, che era presente alla conversazione. Si stava parlando niente di meno che degli autori drammaturgici elisabettiani ed io affermai che in fondo, accanto a Shakespeare, io apprezzavo moltissimo per esempio, Webster e Ford, che anche loro avevano dato una visione profondamente sgomentante di quello che sono le passioni umane. Perrotta mi stava per abbracciare, in quanto condivideva pienamente questo mio giudizio, anch'esso maturato attraverso la meditata lettura di quei drammi.