Leggi il testo della trascrizione del frammento dell'intervista e scegli la risposta giusta.
Michele Coccia: [00:51:16] E adesso, sappiamo, sta lavorando proprio a un argomento dannunziano, cioè questa presenza del classico in D'Annunzio.
Ettore Paratore: [00:51:24] E devo fare appunto una relazione a un seminario, che il collega Gigante ha organizzato all'Università di Napoli, su D'Annunzio e il mondo classico. E ho terminato proprio in questi giorni il mio contributo - 45 pagine - che sono già una minima parte di quello che avrei dovuto dire.
Michele Coccia: [00:51:49] E Pasquali ha scritto: Classicità e classicismo in Gabriele D'Annunzio. Prima di leggere il saggio, io pensavo che ci me… Pasquali ci facesse vedere quanto di autenticamente classico, come appunto valutazione reale e aderente, diciamo, alla realtà del mondo classico ci fosse in D'Annunzio e quanto invece di classicistico, cioè di… non dico orpello, ma insomma di classicità di maniera. Invece mi pare che Pasquali abbia soprattutto insistito sugli aspetti di tutto il D'Annunzio, anche quello non ispirato al mondo classico, in quanto autore classico della letteratura italiana, se ho capito bene. Cosa ci dice lei di questa dicotomia, come sentiva D'Annunzio il mondo classico, solo classicisticamente o anche classicamente?
Ettore Paratore: [00:52:42] Guardi, io sono un dannunzianista e uno di quelli che ha preso lo spunto dalla celebrazione del centenario della nascita per riavviare la considerazione di D'Annunzio, anche al di là di Alcyone e al di là delle Prose d'ombra, per mostrare come in fondo della sua enorme produzione, bisogna tener conto punto per punto.
Michele Coccia: [00:53:10] Anche D'Annunzio prosatore.
Ettore Paratore: [00:53:12] Però debbo confidarvi che questo mio ultimo lavoro mi ha condotto, mi ha imposto di concludere che in fondo il rapporto di D'Annunzio col mondo classico è piuttosto un rapporto del tipo… di quello che è stato nella letteratura decadente dell'ultimo decennio del secolo scorso, per esempio il rapporto della Francia, facciamo per esempio il nome di Pierre Louÿs. Anche D'Annunzio in fondo, nella sua considerazione del mondo classico, ha sentito tutto quello che poteva favorire e agevolare il suo decadentismo. Io ho dovuto concludere che in fondo, per quanto concerne la letteratura latina, l'autore che D'Annunzio sente profondamente sul serio e rielabora, è Ovidio. E per quanto concerne la letteratura greca, sono quegli autori dei primi secoli della letteratura greca - Omero, i lirici, Eschilo e Sofocle, senza arrivare a Euripide - che Nietzsche ha determinato come veri rappresentanti di un aspetto trionfalmente pagano della letteratura greca, soprattutto vista in contrapposto coi valori del cristianesimo. La grecità in D'Annunzio ha un posto enorme. Laus vitae, che descrive a principio il suo viaggio in Grecia, è proprio una… compendio di tutta quanta la sua conoscenza e il suo amore per la grecità, ma questa grecità ce la dà, in fondo, camuffata sotto gli aspetti del superomismo nietzschiano e quindi lontana da quell'ideale kalokagathia, che invece il vero ideale che la spiritualità greca è riuscita a comunicare e al cristianesimo e al mondo d'oggi.