Leggi il testo della trascrizione del frammento dell'intervista e indica se l'affermazione è vera o falsa.
Paola Montefoschi: [00:01:34] Soffermandoci sulla figura e sulle attività di Petroni, ci sorprende mettere a fuoco, fittamente avvolta la sua vicenda umana e letteraria, una rete sottile, quasi impalpabile, di contrasti e di visioni laceranti e questa ipotesi di un io diviso, di uno sdoppiamento di umori e di intenzioni costituisce di per sé una contraddizione di fondo per uno scrittore, in realtà, considerato di grande coerenza. Innanzitutto una tendenza connaturata, quasi morbosa, un po' intellettualistica, alla solitudine, residua anche di un'infanzia ritrosa dei rapporti difficili, contrasta con l'esigenza dettata da un severo imperativo morale - e dalla lezione della storia - di una cordiale apertura verso gli altri. Nelle pagine iniziali di Il mondo è una prigione, il r… il romanzo sui giorni di prigionia patiti alla fine del conflitto che, pubblicato in volume nel 1949, ha dato la maggior notorietà al suo autore, c'è un ragionamento che spiega questa disposizione. Ve lo leggo: «Da quel giorno mi sentii più vicino agli altri, amai più consapevolmente coloro che amavano il passato per istinto e per elezione, ma che trascuravo nella vita. Mi avvicinai di più a chi soffriva nel mondo sconvolto dalla guerra e non dalla guerra soltanto. Però, quel fastidio di esistere, quella noia di convivere, a varie riprese, m’assaliva quando meno vi pensavo. Spesso mi pareva che in ciò vi fosse tutto il significato del mio più raffinato ed intellettuale passato, vi fosse un me stesso che le vicende avevano allontanato e che ora si vendicava con quegli assalti oscuri e pieni di tristezza». Questo dissidio, tra il desiderio di una vita appartata, quasi il timore - come dice lo stesso Petroni - «di venire intimamente violato dalla presenza altrui» e la necessità di uscire dalla propria solitudine, in cerca di comunicazione, insomma la continua oscillazione tra il polo dell'impegno e quello del ripiegamento interiore è motivo che si ripete nell'opera ciclica costituita dai romanzi di Petroni. Da Le Lettere da Santa Margherita del 1946 attraverso appunto a Il mondo è una prigione fino a La casa si muove del 1950, Noi dobbiamo parlare del 1955, Il colore della terra del 1964, La morte del fiume del 1974. Ed è motivo che trovò una commossa e vibrante enunciazione teorica nella conferenza Rivolta e comunione, tenuta a Parigi nel 1952. Diceva l'oratore: “Tra lo stato di solitudine interiore e il bisogno di alta e compiuta socialità è un alternarsi di speranza e pessimismo, è la costanza di un dubbio instabile che, obbligati ad accettarlo così com’è, tutti sentiamo il bisogno di rivolgerlo verso una ricerca comune.