Leggi il testo della trascrizione del frammento dell'intervista e indica se l'affermazione è vera o falsa.
Maria Luisa Spaziani: [01:00:02:22] Queste sono la preistoria della mia poesia. Io ho avuto la strana fortuna di uscire nello Specchio di Mondadori, fra Cardarelli, Ungaretti, Sinisgalli, quando ero totalmente inedita e, vorrei aggiungere, ero donna, cosa che non mi è mai stata un’agevolazione nella storia e spero che fra venti o trent’anni, quando forse ancora si sentiranno queste mie parole, la situazione sia cambiata. Ma insomma, che una giovane donna del tutto inedita uscisse nello Specchio del Mondadori, era una specie di miracolo e anzi io vorrei raccontare un piccolo episodio per rendere il peso specifico di questa mia conversazione, così, più leggero, un piccolo episodio che si ricollega proprio al… al fatto che io sia uscita nello Specchio di Mondadori. Dunque, io ero figlia di un industriale torinese e mio padre, Ubaldo Spaziani, era un industriale di macchine per l’industria chimica e dolciaria. Era un uomo estremamente allegro e ottimista e vedeva tutte le mie… i miei esperimenti, le mie speranze, i miei tentativi di affermarmi in qualche modo, attraverso il giornalismo, la letteratura, con grande simpatia, con indulgenza, sottintendendo che non sarei mai riuscita a fare niente, però era un fatto per così dire sportivo. Per cui un giorno mi ha detto: “Ma guarda che è facilissimo pubblicare le poesie, non hai che da scrivere ad un editore, quello sicuramente si farà pagare, noi lo paghiamo, così ti togli questo capriccio e non se ne parla più”. L’editore scelto è stato nientemeno che Tallone, quel piemontese che aveva una grande tipografia ad Alpignano, vicino a Torino e anche in Place des Vosges a Parigi. Grande tipografo – considerato uno dei successori del… di Aldo Manuzio addirittura eccetera – il quale era un tipografo, non era un… un editore, ma io allora non vedevo la differenza. Per cui scrivo e lui… mando le poesie, lui mi dice naturalmente che le poesie son bellissime e mi chiede 300 mila lire. Mio padre mi fa l’assegno di 300 mila lire. Nel momento in cui andavo alla posta ho detto: “Ma perché devo pagare subito e non provare prima a essere respinta da Mondadori, dai grandi editori?” Difatti ho preso una busta da una cartoleria, ci ho messo dentro il mio manoscritto, l’ho mandato all’edizione dello Specchio – via Corridoni, Milano e… nemmeno raccomandato – e non ci ho pensato più. Parto per Parigi con la mia prima borsa di studio nel ‘53 e non più di 20 giorni dopo mi arriva il contratto Mondadori. A questo punto io ho pensato che fosse uno scherzo di mio padre, perché noi avevamo un giardiniere che era fratello o cognato – non so – di uno spedizioniere di Mondadori e siccome mio padre era molto portato alle burle, ho pensato che si fosse fatto dare un modulo di contratto. Pensi a che punto potevo arrivare allora di macchinazione romanzesca. E… e… quindi non ne ho avuto una gioia, sì una gioia, ma anche una grande perplessità. Esco sul Boulevard Saint Michel e incontro Beniamino Joppolo, uno scrittore calabrese che era molto famoso negli anni ‘40 e ‘50, quasi come Tommaso Landolfi. Dico: “Beniamino, devo chiederti un… un consiglio, ho ricevuto questo”. Lui guarda e dice: “Ma come sullo Specchio di Mondadori, congratulazioni!”. Dico io: “Un momento, guarda che dev’essere uno scherzo di mio padre”. Lui guarda questo… questo contratto e dice: “Ma no, le firme sono tutte vere, io li conosco tutti, guarda che è vero”. Difatti io spedisco il contratto e a giro di posta ricevo la… la comunicazione che il libro non avrebbe potuto uscire prima di sei mesi, pensate, oggi si aspetta tre anni per far pubblicare un libro, no? E il libro è uscito. Ora, il mio stupore – e lo stupore anche dei miei amici, dei miei contemporanei vorrei dire – il mio stupore era dovuto – e ancora oggi lo è dovuto – a questo fatto: che la parte più interessante del libro, quella che si chiama Primavera a Parigi, è stata scritta dopo l’arrivo di questo contratto. Prima si trattava di quattro poesie di gusto, come le due che io ho letto per esempio, ecco, sono poesie forse graziose, retrospettivamente, se volete, anche interessanti ma, insomma, non erano tali, secondo il mio severo auto-giudizio attuale, non erano tali da far sì che una persona del tutto inedita e sconosciuta entrasse nello Specchio di Mondadori.