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Maria Luisa Spaziani: [04:00:41:33] Da un punto di vista documentario, più che poetico, varrà forse la pena di leggere la Minima antologia palatina. Devo subito dire che scrivendo queste poesie io non ne avevo l'impressione che fossero destinate a far parte di un libro. Poi il successo veramente straordinario che hanno avuto, così diffuse dappertutto, lanciate addirittura dagli elicotteri sulle terre terremotate e poi c'è stata recentemente la proposta, addirittura di inciderli sul marmo - è uscita sul Gazzettino di Venezia la proposta da parte di al… alcuni abitanti del Friuli - hanno fatto sì che io le riprendessi in considerazione. Come tutti ricordiamo, nel 1976 c'è stato uno spaventoso terremoto del Friuli, e una rivista mi telefona e mi dice: "Potrebbe farci subito una poesia sul terremoto del Friuli?", cosa che io ho considerato veramente molto spudorata, molto, come dire, mi sono profondamente vergognata di questa… di questa offerta. Se non che, la sera stessa durante il telegiornale - tutto dedicato naturalmente a questa grande sciagura nazionale - ho visto un bambino con una corda al collo a cui era appesa una chiave, e questo bambino diceva, abbiamo perso la casa, ma io, mamma e papà abbiamo deciso di tenerci la chiave per ricordo. Non so per quale ragione, l'immagine di questo bambino con questa chiave al collo mi ha fatto un'impressione più profonda di tutte le altre immagini di quella sera e durante la notte sono nate queste poesie, sono dei quadretti su situazioni immaginate e poi stranamente - non vorrei addirittura alludere alla profezia di cui si parlava nella precedente poesia – eh… stranamente tre almeno di queste situazioni si sono verificate davvero: quella della cantante, quella della psicanalista e… e quella degli sposi.
Minima Antologia Palatina, ai vivi e ai morti del Friuli.
Gli sposi
Grazie alle rate
avevamo la cucina bianca,
il lampadario a gocce,
le tende del salone,
la culla di Roberto
con tre mesi di anticipo.
Abitavamo già la nostra tomba
dandole un altro nome.
Elena, l'archeologa
Da anni amavo Schliemann
sognavo di scavare a Micene
fra inerti e zolle e vederne affiorare
armature e fulgide collane
e il diadema di Paride.
Ma mi sfreccia sugli occhi
una banda di topi nostrani,
sul petto il macigno di una macchina Singer.
La morte mi ha svegliata
per me, ora gli altri scavano.
La madre immigrata
Tutto era pronto
per le nozze di Melina:
il velo, i bicchieri in fila,
sei parenti da Trapani,
le mie unghie laccate in rosso
per la prima volta.
Ora le mani sono artigli di ferro
che scavano, scavano sanguinando
alla ricerca di lei,
con la sua prima notte in antri senza sogni.
Lo studente di psicanalisi
Solo con strazio
tu vedrai le viscere della terra,
lui disse: “Odi te stesso”.
Caro professor Freud
un suo umile allievo
le manda un doppio grazie
dalle viscere
per quella bella epigrafe,
da lei scritta anzitempo.
Patrizia la cantante
Mi diceva il maestro:
“Non sforzi la voce,
il venti alla prima Udine,
il timbro è perfetto”.
Parlavo solo a gesti
avevo grandi ambizioni.
Ma Ombretta da due giorni
è sotto qualche trave
e raspo tra i mattoni
come una cagna impazzita
e ululo da farmi sentire a Ortisei.
Roberto
Dormivo dentro il ventre
della mamma, quando un boato
annullò la promessa.
Nessuno si giustifichi o mi spieghi,
non c'è lingua comune tra me e i vivi
e tutto sommato non ne vale la pena.