Trascrizione
Davide Conti: 00:00:13 Allora, sono Davide Conti, è il giorno 18 ottobre 2023, mi trovo a Roma, presso l'Istituto dei Beni Sonori e Audiovisivi, per realizzare un'intervista all'onorevole Claudio Petruccioli. L'intervista si inserisce nell'ambito del progetto denominato Ti Racconto in italiano. Voci della storia degli anni '60-'70, l'Italia repubblicana dal boom economico allo stragismo, finalizzato a documentare e valorizzare e promuovere la cultura e la lingua italiana attraverso interviste biografiche a personalità impegnate nella politica, nelle istituzioni, nella economia, nell'associazionismo, nella cultura, per un approfondimento 00:01:00 sulla storia dell'Italia contemporanea, promosso e coordinato dall'Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi. È presente all'intervista il dottor onorevole Claudio Petruccioli. Le sue dichiarazioni saranno parte integrante della collezione di fonti orali dell'Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi. Intende autorizzare la registrazione sonora e la eventuale ripresa delle immagini della sua intervista?
Claudio Petruccioli: 00:01:28 Autorizzo.
Davide Conti: 00:01:30 Intende inoltre autorizzare a titolo gratuito, senza vincoli temporali, anche ai sensi degli articoli 10 e 320 del Codice Civile e degli articoli 96 e 97, legge 22.04.1941, n. 633, Legge sul diritto d'autore la pubblicazione e/o diffusione parziale o integrale, in qualsiasi forma e su qualsiasi mezzo di diffusione, anche online, delle proprie immagini, interviste, riprese effettuate nell'ambito di questo progetto, 00:02:00 cedendo i diritti di utilizzazione all'Istituto?
Claudio Petruccioli: 00:02:03 Lo autorizzo.
Davide Conti: 00:02:08 Dunque Claudio Petruccioli, dirigente politico più volte eletto in Parlamento, prima alla Camera poi al Senato, è stato tra l'altro Presidente della Commissione Vigilanza della Rai e poi presidente della Rai nel nostro paese. Ecco, partiamo da una prima così, ricognizione sulla sua estrazione familiare, la sua radice diciamo così, familiare. Lei nasce a Terni, ma appunto poi dopo su, quasi subito si trasferisce a Foligno.
Claudio Petruccioli: 00:02:48 No, no, no, è più complicato. Io intanto sono nato nel marzo '41. Quindi i miei genitori, ho riflettuto, eh 00:03:00 sono stati dei grandi ottimisti. Si erano sposati nell'aprile del '40. E più o meno credo che mi abbiano concepito nei, nei giorni in cui è stata proclamata la guerra, quindi questo è un segno di notevole ottimismo. Eh, erano, mio padre era ferroviere, tecnico delle ferrovie. Non personale viaggiante ma, era, per riferire il contesto familiare, lui era un orfano di guerra. Orfano della prima guerra mondiale. Era nato nel 1912. Il padre, eh, che tornò dalla guerra molto malmesso, morì infatti nel marzo del '19. 00:04:00 Fra l'altro è sepolto, mio padre era di Bevagna, in Umbria, è sepolto lì. Mio padre e mia madre sono sepolti lì e devo dire che ho provato una notevole emozione il giorno che eh, un giorno che andando a cercare il, la tomba di questo mio nonno, che io non ho mai conosciuto, ho scoperto che era, è morto, il 22 marzo, cioè del '19. Esattamente ventidue anni prima che io nascessi, perché sono nato il 22 marzo. Non so se mio padre che non, quando me ne sono reso conto non c'era più, abbia mai collegato queste due date, ma effettivamente è una cosa che mi ha molto colpito, perché la 00:05:00 coincidenza perfetta eh, sicuramente per mio padre. In quel giorno in cui morì il padre nasce il figlio, è una cosa, comunque mio padre era cresciuto di fatto senza famiglia, perché a sei anni, sette anni è stato, lui aveva anche un fratello minore, però il primogenito evidentemente per le leggi dell'epoca era, godeva diciamo delle provvidenze degli orfani di guerra, il che voleva dire andare in, studiare in collegi o orfanotrofi e ha fatto tutta la scuola. Praticamente lui la famiglia l'ha vissuta pochissimo e questo ha avuto, adesso non entro nei particolari, diciamo di carattere psicologico, ha avuto un peso poi nella sua vita e anche nella vita in un certo 00:06:00 senso dei suoi familiari, dei suoi figli. E mia madre, mio padre si è diplomato come perito elettrotecnico in un istituto di eccellenza di allora, nell'Istituto di Fermo che produceva, faceva, formava periti industriali di eccellente livello. Eh, gli ingegneri di oggi forse non tutti raggiungono quei livelli e anche se il suo sogno è sempre stato quello di diventare ingegnere, ma non aveva o di laurearsi comunque. Mia madre, coetanea di mio padre, figlia di un operaio della Terni. Loro abitavano a Terni. E la storia di mio nonno è un pezzo della storia 00:07:00 d'Italia. Io mi sono dato un po' da fare per ricostruirla e ho anche rintracciato le, le ascendenze. Insomma, lui era figlio di un minatore e era romagnolo di Mercato Saraceno, nato nel 1900, nel 1881. E ci fu una crisi delle miniere, in quel periodo nella lì, nella Romagna, per cui si trasferirono e abitarono in un primo tempo a Spoleto. Si trasferirono perché 00:08:00 lui trovò lavoro alle miniere di lignite di Morgnano in Umbria. E purtroppo in un incidente di miniera morì. E morì quando mio nonno aveva dieci anni o poco più. E allora, siccome queste miniere di Mogniano facevano parte della società che comprendeva anche l'incipiente, le incipienti Acciaierie di Terni e per diciamo rimediare a questo, a questo lutto, che era anche un gravissimo danno economico per questa famiglia, dire, mio nonno a dodici anni, comunque giovanissimo, da ragazzino venne assunto alla Terni e dove lui ha lavorato per più di cinquant'anni. 00:09:00 Sempre operaio, se e di quegli operai eh, orgogliosi del che non, io l'ho, ne ho incontrati ancora poi nella mia vita sociale, politica, ma di quella purezza diciamo dell'operaio che vive il suo essere operaio come un avanzamento sociale e non, non ho più. Era legato all'epoca, era legato all'epoca e mio nonno ha sposato una, una figlia di una famiglia contadina abbastanza benestante, insomma proprietaria di, di lì, di Trevi, di vicino. E, e, e 00:10:00 hanno avuto tre figlie. Io ho le fotografie. Va bene questo, eh raccontare queste cose?
Davide Conti: 00:10:09 Assolutamente sì.
Claudio Petruccioli: 00:10:11 Oppure sono troppo privato?
Davide Conti: 00:10:13 No, no, no va benissimo.
Claudio Petruccioli: 00:10:14 E, e da dalle foto oltre che da racconti poi di mia madre, delle mie zie, tre figlie, la mia madre era, mia madre, era la più giovane delle tre, anche nate a notevole distanza di di, di anni, perché la prima era nata nel 1904, lei è nata nel '12, quindi otto anni di distanza. E questo è un particolare, un particolare rilevante perché è la prima, la zia Eugenia, l'hanno fatta studiare ed è diventata ragioniera. 00:11:00 Anche se poi non ha mai esercitato la professione. Le altre due invece hanno fatto semplicemente la scuola fino alle, diciamo il primo ciclo di otto anni e poi e questo io ho capito più volte discorrendo con mia madre che era un suo grande rammarico, lei e avrebbe voluto studiare eh, mia madre, non come le donne di quel, di quell'epoca. Il termine femminismo non sapevano neanche cosa fosse, però era una testimonianza vivente del, del bisogno delle donne di, di affermarsi di, di, di studiare, di e che cosa, per dare l'idea di questo mio nonno, che è stata 00:12:00 una figura molto importante nella mia vita, anche perché ha compensato una certa carenza della figura paterna, dovuta non solo a ragioni psicologiche, ma anche a ragioni logistiche, di cui possiamo poi parlare più avanti, perché lui eh, ha dovuto spostarsi anche eh, per ragioni di lavoro in luoghi anche lontani. Per esempio lui è stato per, per alcuni anni dal '54-'55 fino al '58 è stato...Lo faceva anche per, per ragioni di carriera, è stato il dirigente delle Officine Riparazioni di Palermo, 00:13:00 di Palermo. Quindi noi abitavamo in Umbria, lui stava a Palermo. Lui aveva cercato di trasferire la famiglia, ma mia madre si impuntò e non vuole andare e quindi allora poi noi, io andai una volta che avevo quindici anni. Lo ricordo ancora il viaggio con mia madre, andammo a trovarlo a Palermo. Era un odissea, perché si faceva in treno e così via. E che cosa devo, devo dire, volevo dire di mio nonno, mio nonno era, diciamo lui si considerava a, quando io, io sono nato nel '41, quindi diciamo ho cominciato, ho i ricordi che cominciano da, da diciamo dall'inizio degli anni '50 a fine anni '40. Poi su queste cose diciamo negli anni '50. Si considerava 00:14:00 comunista mio nonno. E ma che tipo di comunismo? Lui non è mai stato iscritto. Lui era, il suo riferimento era la CGIL. Lui ha vissuto la nascita della CGIL unitaria, degli inizi del Novecento. Ed era orgogliosissimo della tessera della CGIL del primo anno della CGIL a cui lui si era iscritto. Io poi quando lui è morto, l'ho cercata da tutte le parti, non l'ho trovata questa questa tessera, chissà dove è andata a finire, perché sarebbe un un cimelio importantissimo e poi a cui attribuiva un valore affettivo grandissimo, ed era un lettore, un lettore del Paese. Paese, non Paese Sera. Il 00:15:00 Paese del mattino, che erano diciamo erano quei lettori i socialcomunisti che non appartenevano a nessun partito, ma che erano per un'Italia...Nenni, i suoi idoli erano Nenni e Togliatti, ma anche Nenni. Fino a quando? Fino a quando Nenni non prese la strada del centro sinistra. E la strada del centrosinistra provocò una grande delusione in, non delusione, un rammarico e una critica di mio nonno nei confronti di Nenni. E io ricordo benissimo un colloquio che lui ebbe con me ragazzo. Io già cominciavo a interessarmi di politica e anzi entravo in quel momento nella politica, al finire degli anni, degli anni'50. E, e mi disse: perché vedi 00:16:00 Claudio, dice mio nonno era un, si direbbe un socialista unitario, si potrebbe dire riformista, ma non lo so, riformista. Io sì, lo considero riformista, perché questo discorso che lui mi fece criticando Nenni, dice perché bisogna fare sempre i passi sicuri. Quando si muove un piede per poggiarlo e fare il passo, bisogna prima esser sicuri che il terreno regga e che ben piantato e altrimenti non, non sollevare l'altra gamba. Però bisogna sempre andare nella direzione giusta, perché se si cambia direzione allora è un'altra cosa. E secondo lui Nenni, facendo il centrosinistra, aveva 00:17:00 cambiato direzione. Ecco, questo è il contesto diciamo politico e poi il contesto culturale che è stato altrettanto importante. Culturale lo dico in senso lato eh, ma lo dico con convinzione, perché mio nonno era molto, che aveva fatto solo la quinta elementare, ma scriveva un italiano perfetto, con una calligrafia infantile, ma assolutamente ordinata. Per lui la cultura era, era come il lavoro. Era, la strada dell'emancipazione della, della crescita e, ed era ovviamente, non solo lui, era un'epoca quella lì e tanto che lui, eh, lui e la moglie, evidentemente e 00:18:00 avevano una cura straordinaria del, dell'abbigliamento loro e delle e delle figlie. Io ho le fotografie di mia madre, di mio nonno, di mia nonna, delle zie e da bambine. E poi via via, beh ce ne sono, ce n'è una delle tre sorelle diciamo, appunto a distanza di età di otto anni, le, con dei colli, non colletti, ma colli ampi di pizzo che venivano, allora erano di moda, che sembra una foto delle, delle sorelle di Cechov. Questo è proprio, se uno dicesse che quelle tre sono figlie di un operaio della Terni e così via, oggi dice ma no, ma non prendermi in giro, quelle lì sono di 00:19:00 una famiglia non solo borghese, ma colta. E lui, tanto lui almeno una volta l'anno, lui portava la famiglia a Roma all'opera, perché era appassionato d'opera. Romagnolo, era appassionato d'opera e pensare a una famiglia operaia, che parte allora dall'Umbria per venire a Roma, andare all'opera è una cosa molto significativa di, di, un orientamento, di un modo di vedere la vita e di concepire il proprio ruolo nella società, nella società. Lui considerava il lavoro e la cultura, di cui lui a suo modo, lui era molto, molto apprezzato come operaio. E, ed era diciamo poi man mano, era stato sempre 00:20:00 nella categoria degli operai, non è che è andato, era molto apprezzato. E una delle cose che mi ricordo che mi raccontava con più orgoglio, era che un giorno una pressa delle acciaierie non, perdeva non, non, non funzionava bene e allora tutti si affannano, anche gli ingegneri, le cose per metterla a posto e questa pressa però non si riusciva a sistemarla e lui, mi raccontava che si rivolse al suo caporeparto e disse: ma guardi, però, guarda però che forse se si fa quella cosa lì, forse si mette a posto, e dice beh Fabbri, adesso Fabbri, si chiamava Fabbri, di, della Romagna, insomma Mussolini era figlio del fabbro 00:21:00 e è un mondo questo qui e lui era più o meno credo coetaneo di Mussolini. Mussolini che è dell'82 e lui era dell'81, quindi siamo, siamo proprio e, e lui fanno questa, questa diciamo intervento sulla pressa e lui dice: allora la rimettono in funzione. E mi raccontava: io stavo lì che guardavo con un'ansia e così via questa pressa che scendeva, perché quando scendeva poi perdeva, dice quando scende e tiene. E tutti che mi dicono: bravo Fabbri! Questa per lui era, credo che, che per lui fosse l'equivalente di quello che, se io avessi fatto l'università sarebbe stato per me, se 00:22:00 fossi restato all'università sarebbe stato per me la conquista della cattedra. Ecco, questo era i, l'equivalente da come me lo, me lo raccontava. E la domenica poi, e così con questo concludo questo omaggio anche a un, a un'epoca e a una persona, lui si vestiva alla perfezione, con il vestito buono, il panciotto e aveva un orologio d'oro con la catena d'oro. E questo era, era un uomo non alto, forte, compatto. E questo era mio nonno. Come avrà, si sarà capito è stata una figura molto importante nella mia vita, anche perché io quella, quella definizione 00:23:00 che per me è la definizione sintetica del riformismo giusto, quello dell'andare avanti con i piedi però sempre in una certa direzione, la devo a lui, la devo a lui e, e non é...Che cosa volevo dire, perché io sono nato a Terni? Allora, mio padre. Mia madre si sposano nel '40. Sono nata a Terni come tutti gli altri, ho altri due fratelli, uno morto purtroppo, più giovani di me, perché io ero il primo. E siamo nati tutti a Terni, ma anche se a Terni non siamo mai vissuti, perché, perché dunque i miei genitori nei primi mesi del matrimonio, credo di essere stato concepito lì io o a Cagliari eh, mio 00:24:00 padre fu comandato prima dalle ferrovie a Firenze, poi richiamato alle armi come ufficiale di complemento. Lui era ufficiale, era tenente, era stato rilasciato dopo la ferma con il grado di tenente. Tenente del Genio, per ragioni di, di competenza, della cosa fu comandato a Cagliari, quindi andò a Cagliari. E stavamo a Cagliari, stavano a Cagliari. Quando un mese prima di, si diceva sgravare, insomma di partorire eh, mia madre vuole andare a casa della madre. Perché si partoriva a casa della madre, quindi 00:25:00 a, con la guerra in corso prende un aereo da Cagliari scende a Roma poi va a Terni. Lì nasco io, dopo un mese riprende questo neonato di un anno, torna a Roma, riprende l'aereo e va a Cagliari. Quindi il mio primo volo in tempo di guerra l'ho fatto a un mese, a un mese e siamo stati a Cagliari. Siamo stati a Cagliari. Ho le foto e io ormai avevo più di due anni, al Poetto, al mare siamo stati a Cagliari fino a che, fino a che ci sono stati i grandi bombardamenti del giugno '43, eh. Io ho voluto studiare un po'questa cosa, 00:26:00 perché mia madre me li raccontava e in modo molto, me li ha raccontato in modo, cioè mi faceva capire che furono molto spaventosi. Volevo capire se era la sua, una sua esagerazione invece no. E poi perché ho ricostruito sui libri cioè, che con quei bombardamenti Cagliari si svuotò, tutti andarono via da Cagliari, tutti, fu una, una fuga. E fu una delle prime città che furono bombardate in quel modo. Perché poi gli altri bombardamenti, sul continente diciamo, vennero dopo. E questo, questo, oltretutto questi bombardamenti coincidono con, coincidevano, anche questo l'ho capito 00:27:00 poi dopo, cercando di ricostruire il momento attraverso le letture, coincidevano con l'ipotesi caldeggiata dai, dagli inglesi di uno sbarco in, in Sardegna anziché di uno sbarco in Sicilia, che si eh, collegava, faceva parte della strategia costante dei, degli inglesi nella Seconda Guerra Mondiale. Loro volevano, si propone, l'ipotesi, era fare della Sardegna una specie di portaerei per tenere sotto, impedire all'esercito tedesco che stava diciamo nella parte peninsulare di ritirarsi e arrivare poi e poter arrivare ai Balcani. Quella era la strategia inglese, sempre attenta 00:28:00 al Mediterraneo. E quindi l'ipotesi che dopo i bombardamenti potesse esserci un aggravamento della situazione militare in Sardegna, era un'ipotesi credibile comunque, che girava, che girava. E questo spiega il fatto che mio padre disse: Nno, andate in continente, andate in continente. Quindi noi partiamo di nuovo in aereo e da quel momento diventiamo sfollati in Umbria, in Umbria in un podere vicino a Bevagna di, di una mia zia, di una mia zia zia paterna cioè la moglie di un fratello di mio padre. E siamo stati lì praticamente fino alla fine della guerra. Senza più avere, avere contatti con, con mio padre e lui non sapeva 00:29:00 niente di noi, noi non sapevamo niente di lui. E mi è venuto da ridere quando mi sono reso conto che se fossimo restati in Sardegna, per noi la guerra era finita e invece di qua abbiamo conosciuto la, la ritirata tedesca e io lì comincio ad avere qualche ricordo e ce n'è uno fra l'altro stranissimo. Mia madre era molto intelligente e come ho detto prima, si rammaricava di non poter, di non aver avuto l'occasione di, di studiare e così via, ma l'episodio che adesso racconto è sorprendente. Io ricordo, ero bambino, ragazzo, bambino piccolo perché sarà stato il '44. E ricordo che c'era la ritirata dei tedeschi, quindi era già quando ormai i tedeschi, 00:30:00 diciamo dopo Cassino, dopo le cose risalivano, risalivano la cosa e molti erano sbandati, erano sbandati e naturalmente questo metteva molti in allarme. Ricordo il contadino che, il contadino Silvio, che era il mezzadro della cosa, è stato anche lui una figura importante nella mia, perché mi portava sempre con lui, mi portava sempre con lui. Ricordo benissimo che era tutto preoccupato, perché c'erano i tedeschi in giro, erano sbandati. Insomma un giorno arrivano in casa e lui mi ricordo, era preoccupato. Allora fece sparire, c'era nella cantina, c'erano tutti prosciutti, le cose così. Fece sparire tutto tranne un pezzo di lardo, perché se non ci fosse stato niente temeva che quelli e infatti quei tedeschi 00:31:00 portarono via il pezzo di lardo. Io ricordo, in camera io dormivo su un pagliericcio di foglie di, di, di granturco perché era, ma ci dormivo bene non è che e ricordo che nella camera, dove poi dormiva anche mia madre e c'era anche mia zia, zia Minerva si chiamava. Ecco, un'altra parentesi: Minerva di Bevagna. Mio padre si chiamava Ilvet, I-L-V-E-T. Mi ricordo che tante volte, io, mia madre gli abbiamo detto: ma da dove viene? Non lo so, non lo so. Bevagna è un paese, era un paese, adesso credo che non sia più, non 00:32:00 si caratterizzi più per questo, era un paese famoso perché i bambini nella stragrande maggioranza dei casi, tranne forse le poche famiglie ricche, diciamo avevano nomi non da calendario, non di santi. Quindi il, Ermete, il, il io andavo dal, Ermete era il migliore amico di, di mio, di mio padre. Io perché finita la guerra poi tornato mio padre, siamo stati per, prima andare a Foligno, siamo stati per un, un paio d'anni a Bevagna. Il, e il barbiere da cui andavo si chiamava Eschilo. E posso fare un elenco sconfinato di nomi. Comunque 00:33:00 tutti i nomi, Addis Abeba, detta Beba e via via andare. Insomma, era proprio una, che evidentemente nasceva dall'anticlericalismo delle, lì, era il cuore dello Stato Pontificio e quindi eh, per tornare al, alla questione che dicevo del, del, dell'abbandono di Cagliari, noi e del tedesco, io ricordo una cosa sorprendente. Mia madre aveva sul comodino vicino al letto la foto di mio padre in, in divisa. E forse credo che il mio ricordo, mi sembra che il mio ricordo sia, sia esatto perché io ce l'ho 00:34:00 proprio fotografico, come delle volte avviene per i bambini piccoli. Ma per altri versi ha dell'incredibile, perché lì siamo al '44 e, e c'è stato l'8 Settembre. E, e mi ricordo che mia madre prende, nel mio ricordo c'è mia madre che prende questa foto. E la fa vedere come per dire siamo amici al tedesco, dicendo: ecco, questo è mio marito, combatte e così via. Come se non sapesse niente di quello che era successo. Ma, eppure, ma però non c'era la radio. Non c'era la radio. Mi ricordo che non c'era la radio, perché a noi ridettero la radio quando ci 00:35:00 trasferimmo a Foligno nel 1947 e dopo un paio d'anni che eravamo stati a Bevagna. E venne ridata la radio che avevano a Cagliari e arrivò la radio con l'avviso di pagare i canoni e di tutto il tempo che non era stata usata, pena il sequestro degli immobili. E mi ricordo che mia madre era terrorizzata. Qui vengono, ci portano via le cose, ecco quindi la radio non c'era, i giornali figuriamoci nella campagna. E quindi può anche darsi che ci fossero anche delle persone non illetterate o disinteressate, perché ci aveva il marito eh, sotto le armi e così via, che non 00:36:00 sapevano niente di quello che era successo, del fatto che italiani e tedeschi non combattevano più insieme. È una cosa che che io ho nella testa. Forse, forse è un falso ricordo, eppure in me è nettissima questa, questa cosa. E comunque la cosa si risolve, quando nel, tarda primavera, nella tarda estate o nell'inizio d'autunno del '44, era una bella giornata di sole. Io mi ricordo, io stavo lì sull'aia e mia madre aveva lì, dov'erano sfollati, dal contadino Silvio e con mia zia Minerva e mia madre, aveva mia madre, allora aveva trentadue anni, quindi era giovane. 00:37:00 E aveva questi vestitini a fiori di cretonne, come si diceva di questo tessuto. E a un certo punto la vedo, comincia a urlare e a correre verso una figura lontana e, e ad abbracciare, che abbraccia. Era mio padre che era riuscito a tornare. Si avvicinano, lei mi dice: Claudio, papà. E io, per me era un estraneo e non, non, non lo, non lo ricordavo da quando, allora avevo già quasi tre anni e mezzo, quasi quattro, quindi già questa scena la ricordo perfettamente, perfettamente quindi non ho i dubbi della, della cosa e niente 00:38:00 poi andiamo a, a Bevagna. Prendiamo un appartamentino in paese. Mio padre va a lavorare alla Officina di Riparazioni di Foligno, che era un'officina importante. E tutte le mattine in bicicletta erano otto, nove, nove chilometri. Mi ricordo ancora questa bicicletta con i cerchioni di legno. Di legno, questi particolari sono,
Davide Conti: 00:38:37 Restituiscono...
Claudio Petruccioli: 00:38:38 Restituiscono il, la bicicletta di legno per, per, e passarono alcuni anni prima che mio padre si comprasse e la bicicletta, diciamo una bicicletta con cerchioni di metallo. E lui la mattina andava, la sera e cercò, cercò 00:39:00 di iscriversi, si iscrisse all'Università di Perugia, all'unica facoltà che allora era consentita ai, ai diplomati, cioè economia e commercio. Lui avrebbe voluto iscriversi a ingegneria, ma non c'era niente da fare e cominciò a fare e dette, lui tornava la sera, si metteva poi in uno sgabuzzino a studiare e dette alcuni esami, fino a che e questo è un altro particolare che forse ha influito sulla mia vita, fino a che a un certo punto certo la famiglia, perché poi erano nati, era nato il secondo fratello. Il terzo invece, nascerà quando già siamo a Foligno e quindi dopo nel '47 è nato, infatti a maggio '47 e 00:40:00 lì a un certo punto e mollò, perché un esame non ce la faceva proprio. La vita era, ma era la materia. E che materia era? Economia politica. E a me e a me, visto quello che poi ho fatto dopo, più volte mi è venuto il dubbio. Mio padre voleva che facessi ingegneria, voleva che io, il primogenito, completasse il suo sogno. E io invece feci filosofia e poi tutto quello che è seguito. E lui? E lui e mi sono detto tante volte ma forse io, mentre lui voleva che io facessi ingegneria per completare il suo sogno, io ho fatto quello che ho fatto, perché volevo abbattere l'ostacolo di fronte al quale lui si era, si era arreso, aveva dovuto arrendersi, è questo è 00:41:00 una cosa. Poi andiamo a Foligno, io vado, passo direttamente, vengo iscritto nel '47 alla, alla, alla scuola elementare, ma mi mettono in seconda, perché già sapevo leggere e scrivere, perché me l'aveva insegnato mia madre. E questo dice già del rapporto che mia madre aveva con me, come mi curava e così via. E siamo stati per tre, quattro anni in un appartamento abbastanza strano, diciamo in un palazzone nobiliare diviso e così via. Un posto, lo ricordo un po'come uno di quei palazzi di Escher, con tutte scale con, fino a che e, e questo dice anche, è 00:42:00 la testimonianza di, di come l'Italia allora cominciò subito però a darsi da fare, nel '51 avemmo un appartamento nelle nuove, nuove, nelle nuove costruzioni delle Case per Ferrovieri, in un bel palazzo che ancora bello, a Foligno che lo vedo quando vado e così via, in un bel palazzo e lì diciamo è stata la nostra sistemazione fino al 1958, quando io ho, quando mio padre è stato trasferito al, alle Officine di Roma San Lorenzo, dopo essere stato quattro anni a Palermo. E la descrizione che ho fatto del palazzo, 00:43:00 della sistemazione, avevamo una bella casa a quel punto, sinceramente. E spiega anche perché mia madre non volesse abbandonare dopo tre, quattro anni che stavamo lì e piantar tutto, andare a Palermo, non...Insomma, poi ci trasferimmo a Roma. E, e questo è tutto diciamo, per la parte familiare non so se c'è, se mi verrà in mente qualche altra cosa. No, potrei dire ecco, per passare alla politica.
Davide Conti: 00:43:36 Sì, lei nel 1959 si iscrive al Partito Comunista.
Claudio Petruccioli: 00:43:41 Ecco, per passare alla politica, diciamo riferendomi alla famiglia, eh di mio nonno, ho detto. Mio padre, mia madre. Mio padre era, diciamo 00:44:00 durante nella parte conclusiva della guerra, lui prima credo che non avesse nessuna nessun orientamento politico. Faceva il suo lavoro. Nella parte finale della guerra si politicizza, tanto è vero che quando torna diventa comunista. Si iscrive al Partito Comunista e diventa segretario della sezione comunista di Bevagna. Mio padre era religiosissimo, di una religiosità perfino, anche lui era un uomo intelligente, anche colto diciamo, avendo fatto una scuola importante, almeno diciamo in certe cose. La cultura, la cultura umanistica forse meno, anche se 00:45:00 e l'ultima cosa che ha fatto, prima di morire stava leggendo I Promessi Sposi, quindi almeno come desiderio. Certo, poi ha avuto anche i figli che avevano aperto orizzonti, ma mio padre, questa religiosità soprattutto nei confronti della Madonna, secondo me era molto anche un suo, un sostegno per l'assenza della famiglia. Ma mio padre era una religiosità, non credo solo esteriore, ma che molti segni esteriori che per me erano incredibili. Lui tutte le sere si faceva il segno della croce, prima di andare a dormire, 00:46:00 faceva la preghierina, cioè le cose che aveva imparato evidentemente in, in collegio. E la Madonna, baciava l'immagine della Madonna e comunque era comunista. Quando arriva il diktat di Pio XII...
Davide Conti: 00:46:23 La scomunica.
Claudio Petruccioli: 00:46:24 La scomunica. Lui pianta il Partito. Per dire quanto era forte la sua...E mi ricordo di aver assistito a delle discussioni quando ero ragazzino fra mio padre e mia madre, eh che molto significative, perché mia madre gli diceva: ma tu sei un baciapile e secondo me non hai votato, non hai votato neanche per la Repubblica, eh, nel...ù.
Davide Conti: 00:46:55 Nel referendum.
Claudio Petruccioli: 00:46:56 Nel referendum. No, non era, lui protestava: io ho votato la Repubblica, il che è probabile perché il, lui ancora quando c'è stato il referendum, ancora la scomunica non si era, non c'era stata. Ma nel '48 lui vota Democrazia Cristiana. Mia madre invece ha sempre votato socialista. La figlia dell'operaio della Terni, lei votava socialista. E c'erano le cose, questo fino e così arriviamo al momento in cui entro in politica. Entro in, apro gli occhi sulla politica. Nel 1963 eh, quando c'è la, Giovanni XXIII...
Davide Conti: 00:47:45 Il Concilio Vaticano Secondo.
Claudio Petruccioli: 00:47:47 Krusciov e soprattutto il genero di Krusciov, come si chiamava? Beh, adesso il nome non mi viene, che ha ricevuto da Giovanni XXIII. Si 00:48:00 va a votare e mio padre vota. Passa tranquillamente dalla DC, dove aveva votato fino al '58 al PCI. Perché? Perché il, l'impedimento diciamo religioso, era stato rimosso. Mia madre continua a votare socialista. E anche quando e anche quando i socialisti c'è la, la, nel '68 che c'è stato il centrosinistra e così via. Lei non vota comunista, ma vota PSIUP, chiaro? Queste, questi itinerari sono, anche questi itinerari, mentre mio padre ha votato comunista, quelle sono state sì le penultime elezioni purtroppo. Perché poi mio padre nel '72 è morto 00:49:00 ed è morto in un modo tragico. Perché lui stava per andare in pensione e ormai era diventato sovrintendente, quindi non stava più in officina ma lavorava, aveva un ufficio alla stazione Termini. Noi abitavamo, avevamo la casa in viale Scalo San Lorenzo e lui andava a piedi lungo le mura eh, a lavorare. E un ragazzo di sedici anni senza patente lo ha ammazzato, l'ha preso, l'ha colpito da dietro. Mio padre non aveva mai, ha avuto l'auto. Non aveva mai guidato. Se gli avessero detto che sarebbe morto in un incidente stradale, si sarebbe messo a ridere. Ecco, questa è la cosa, questa ecco, queste sono diciamo i miei, miei antecedenti, i miei antecedenti politici. 00:50:00 Io perché divento, mi iscrivo al PCI nel '59, quando entro all'università? Eh, fra l'altro il mio passaggio a Roma è stato un passaggio, una prova molto impegnativa e anche educativa. Ecco, mi piace ricordare questo passaggio scolastico prima di affrontare il tema politico. Perché io arrivo da, da Foligno dove avevo fatto il liceo classico fino alla seconda e arrivo dovendo fare la terza liceo. L'ultimo anno di liceo. E quindi entro in una classe già strutturata, già strutturata, già con le sue gerarchie, le amicizie e così via. Io, un burino per dire. Anche perché io l'accento folignate-umbro, parlavo 00:51:00 un italiano corretto, ma l'accento era quello. Quindi già quello, l'accento mi, mi individuava e arrivo con una eh, con una, con dei voti altissimi in tutto, in tutto otto, nove, otto, nove. Vado mi iscrivo al Pilo Albertelli, perché era il liceo più vicino al mio. Mi iscrivo al Pilo Albertelli e vado in questa classe che aveva già appunto la sua gerarchia. Mi ricordo il più bravo, si chiamava Garabello. E, e fatico molto, cioè è una prova seria per un ragazzo di, diciamo devi, devi introdurti in una, in una comunità che poi è una comunità 00:52:00 che parla in un modo un po' diverso da te. E in più col carico dei voti che c'hai, che, che fa pensare ovviamente ai tuoi compagni: ma questo chi è, chi crede di essere questo? E lì e lì ho incontrato veramente un, dei professori straordinari, in particolare uno, che, che poi il professor Lo Giudice di greco e latino. Allora, nel '59 credo che i licei classici in Italia fossero meno delle sedi universitarie che ci sono oggi. Quindi erano...E gli insegnanti nei licei classici, come questo professore di greco e latino, Lo Giudice erano, credo oggi avrebbero le cattedre 00:53:00 universitarie tranquillamente. Ma non è per questo che lo ricordo, ma per la, per la, per la lezione umana che per, per l'educazione che fu capace di, di trasmettermi. E di cui poi ho fatto a tempo a ringraziarlo, perché quando io sono diventato presidente della Rai nel 2005 un giorno mi arriva una, una busta con una letterina e una foto, che mi mandava il professor Lo Giudice, eh, che ricordo, la foto era la foto della nostra classe della terza liceo di allora e, e mi diceva l'indirizzo. Lui abitava qui, in via Gregorio, nei pressi di via Gregorio VII. Si andava a trovarlo naturalmente. 00:54:00 Io andai a trovarlo con grande entusiasmo e rievochiamo. Entro in questo appartamento modesto, con questa piccola libreria di piena di, di...Poveri ma lavoratissimi classici greci e latini che lui conosceva in una maniera...Ma qual è la lezione che mi dette? E io vado, faccio il primo, primo compito di traduzione dal greco al latino, all'italiano. Riporta i compiti e li distribuisce, Garabello otto, gli altri, Petruccioli due, tre, due o tre, tre, tre. Io resto, me lo dà. Ricordo ancora benissimo il foglio, con un grande cerchio rosso che lo circondava, 00:55:00 la traduzione. Resto di sasso. Finisce l'ora, si esce e il professore mi chiama: Petruccioli, puoi restare? E io resto. Professore, che c'è? Dice hai visto la cosa? E dico sì, eh. Dice: beh, ti sei chiesto..? Dico, beh, no, non ho capito bene perché c'è questo cerchio rosso. Di solito gli errori si segnavano rossi e blu nel e dice: sì appunto, ma questo l'ho fatto perché eh, capisci adesso, da quello che ti dice, tu dici che tu conosci il, il greco, la grammatica, la sintassi e sai ma tradurre non significa mettere una parola dopo l'altra e tradurre 00:56:00 rispettando la grammatica e la sintassi. Ma significa partire da un testo scritto in un'altra lingua e in un'altra epoca e tradurlo in una maniera che sia...e così lui mi insegnò che una cosa importantissima che io non...E da allora io sono diventato forse il suo allievo prediletto, tanto come dimostra l'episodio che ho raccontato, che ho raccontato successivamente. Comunque faccio la, faccio la, la maturità. E anche lì ho un'altra lezione, questa volta da parte di un professore che tengo, tendo a definire un po' stronzo. Perché 00:57:00 allora le, le, le commissioni erano fatte da esterni, c'era solo un un membro interno, ma gli altri erano tutti...Ed è, io avevo in particolare conquistato Albertelli, una professoressa di filosofia che mi ammette, bontà sua o accidenti a lei, non so cosa dire. Mi ammette alla maturità con nove in filosofia. Ora questo nove in filosofia deve aver particolarmente irritato il commissario che mi interrogava, che era un giovane. Hanno avuto trenta, trentacinque anni, che avrà pensato, ma questo nove in filosofia, mica me lo ero dato io, me l'ha...Perché io leggevo libri e 00:58:00 in più e così via. Lasciamo perdere, questa professoressa mi ammette con nove. Mi siedo e lui mi fa: eh, perché la filosofia di Kant si chiama criticismo? E allora io comincio. Avevo letto i libri su Kant, non solo il...Comincio a spiegare la critica della ragion pura, la critica del giudizio, la critica della ragion pratica. E lui mi fa parlare, per un po' di minuti. Poi mi dice: no, scusi però io le ho fatto una domanda precisa: perché la critica la filosofia kantiana si chiama, viene definita criticismo? Io 00:59:00 gli dico professore, cercavo di spiegare e ricomincio. Comincio esibendo le mie letture, le mie, i miei approfondimenti. Mi fa parlare ancora qualche minuto e poi dice: no, guardi, ma la risposta è molto semplice, la filosofia kantiana si chiama definita criticismo da krino, verbo greco che significa giudico e siccome è una filosofia del giudizio, si chiama criticismo. Beh, dico ma professore, questo certo, lo sapevo, ma credevo che volesse dire...Non gli ho detto quello che pensai subito. Ma queste sono le cose che stanno scritte nel, nei, nei, come si chiamavano in quei libricini per la preparazione degli esami?
Davide Conti: 00:59:51 Nei Bignami.
Claudio Petruccioli: 00:59:52 Nei Bignami. Sì, appunto non gli dissi questo per fortuna, se no mi bocciava addirittura. E vado a vedere i quadri, tutti buoni voti, filosofia sei, quindi da nove a sei, altra lezione comunque salutare, datami da uno stronzo secondo, me perché non si fa così, però anche quella nella vita è servita. E forse questo spiega anche la mia tigna. Perché io quando vado a, a iscrivermi mi metto in coda alla, alla...
Davide Conti: 01:00:36 All'università.
Claudio Petruccioli: 01:00:36 All'università per iscrivermi al primo anno. Sapevo che mio, ma con mio padre avevo parlato e con mia madre. Mio padre voleva che mi iscrivessi a ingegneria, per le ragioni che ho detto prima e però io ho detto no, finalmente troviamo un compromesso, io scrivo architettura 01:01:00 sulla domanda di iscrizione al primo anno. Quindi io in fila ho i documenti dove c'è scritto architettura. E così sapevano i miei genitori quando ero in fila. Il mio secondo, il mio, il mio, mio fratello si è iscritto a architettura dopo. Ma mentre sto in fila faccio le mie riflessioni e dico beh, ma io non posso cominciare con, la mia vita con un compromesso di questo genere, per cui quando arrivo lì alla cosa, mi cancello architettura, scrivo filosofia. E poi mi sostenni l'onere, loro presero atto in silenzio, di dirlo ai miei genitori quando sono tornato a casa. Ma forse in quella decisione ha inciso anche il 01:02:00 precedente e il precedente, quello smacco del, della maturità, passaggio dal nove al sei. Ecco io avevo già in mente, già ero orientato verso la filosofia, però forse non ci fosse stato quello, non lo so non posso dirlo, ma insomma questo è quanto, punto. Io quando arrivo all'università mi iscrivo al Circolo universitario. Devo dire che io mi consideravo già comunista, perché e io nel '56 facevo le manifestazioni per l'Ungheria con lo stesso spirito con cui ho fatto poi le manifestazioni per l'Algeria, per il Vietnam, per Cuba e lì era un popolo che veniva aggredito e veniva e io manifestavo. Poi 01:03:00 io fino a quel, avevo quindici anni, quindi ancora non capivo le cose della politica, non mi consideravo vagamente di sinistra così, ma insomma cioè mi consideravo antidemocristiano, per ragioni culturali. Perché c'erano state delle cose che mi avevano fatto veramente incazzare. Quella che ricordo di carattere culturale, quella che ricordo con più rabbia ancora adesso, allora c'era ancora la censura teatrale eh, che e questo episodio che venne vietata una rappresentazione, non venne dato il nulla osta a una rappresentazione teatrale della Mandragola di Machiavelli, capito? Ora questa qui la considero un'offesa personale. Un'offesa personale, cioè era una cosa che mi 01:04:00 sembrava intollerabile e così via, per cui io, la Democrazia Cristiana era l'avversario, era il conformismo, era tutto quello che non, a un ragazzo di quell'età non, che faceva il liceo classico, magari anche in modo un po' presuntuoso e così via, non, non gli andava giù non gli andava. E quindi mi consideravo di sinistra, ma ancora non mi ero posto il problema della scelta di quale sinistra. Anche perché non, solo che quelli sono gli anni nei quali comincia la differenziazione che che c'è si, si era accentuata.
Davide Conti: 01:04:39 Dal '56 in poi c'è...
Claudio Petruccioli: 01:04:41 Poi ma lì diventa palese in modo, diventa palese di fronte agli occhi di tutti perché i socialisti cominciano a fare, a cercare l'accordo di centrosinistra con la Democrazia Cristiana. Anche comprensibilmente, perché la situazione era, di questo poi potremo parlare successivamente. 01:05:00 E per cui diciamo il partito che si opponeva, era il Partito Comunista, era il Partito Comunista. E io avevo anche conosciuto alcuni, in particolare uno, un vecchio, uno studente degli anni della Albertelli, che stava all'università, di cui ero diventato amico e così via e con cui avevo grandi scambi culturali. Si parlava del, di Pasternak, del dottor Zivago, si parlava del, del, degli ultimi libri di Pasolini, Ragazzi di vita, le polemiche. E poi si parlava del Gattopardo, altra polemica vivissima e così via. E io andavo qualche volta anche alle presentazioni 01:06:00 delle discussioni di questi libri, all'Istituto Gramsci, che allora stava in via Sicilia, che a me sembrava un tempio della, della cultura ed era in effetti un luogo dove, dove le discussioni erano molto serie, molto impegnative, perché mi portava questo, questo amico che si chiamava Elio Mercuri. Conoscevo anche ragazzi più, più grandi di me, che già stavano all'università. E insomma arriva l'università, proprio Elio Mercurio mi dice: vieni, c'è una riunione del Circolo universitario stasera. Io per la verità, vado senza capire bene eh, che questo Circolo universitario che era il Circolo universitario comunista. Vado lì e vado lì, beh, allora ti iscrivi e dico sì e tirano fuori la tessera del, della Federazione Giovanile, era allora. E, e 01:07:00 io che già ero orientato mi iscrivo, non è che fu fatto contro, in maniera diciamo contro la mia volontà, ero già predisposto, ma voglio dire, non è che l'iscrizione, non è che fu un atto molto meditato, era quasi una iscrizione a un circolo universitario, che era il Circolo universitario comunista, di cui poi, che allora aveva, eh quattrocento e rotti iscritti all'Università di Roma e quattrocento persone all'Università di Roma erano tante perché eh, credo che il, gli iscritti in tutto a Roma in quell'anno fossero dodicimila. E comunque ricordo con, ricordo con chiarezza che il numero di matricole iscritte, iscritte al primo anno di filosofia, dove mi iscrissi io erano centodieci, eravamo centodieci, ecco questo era 01:08:00 ancora, era l'estrema propaggine di una università di élite, ancora il, l'esplosione di massa arriva con i baby boomer, che vengono qualche anno dopo. Io non appartengo all'edizione. Io il '41-'42-'43 non siamo dei baby, i baby boomer cominciano dal '45 ed è una cosa che, mi sono reso conto nella vita e anche nella vita politica e non solo nella mia esperienza, ma anche attraverso l'esperienza di amici, compagni di altri partiti. Quei tre, quattro, cinque anni fanno una notevole differenza, fanno una notevole differenza. Per esempio nella diversa esperienza della...Io ho avuto come insegnanti e ho avuto degli insegnanti straordinari, che 01:09:00 mi hanno, che poi...Questa la devo raccontare...Centodieci, al primo anno di matricole di filosofia, bisogna considerare il, la misoginia di molti dei, degli insegnanti. Perché i maschi su cento, su centodieci eravamo neanche un quarto, neanche un quarto. I professori, anche quelli più bravi, consideravano le femmine, non come, come persone che venivano per prendere il pezzo di carta, andare a insegnare. Il, concentravano la loro attenzione sui maschi, 01:10:00 perché lì poteva esserci, e il, il potevano esserci soggetti che diventavano i cultori della materia, i loro eredi possibili. Io ho vissuto questa esperienza con fior di maestri. Ugo Spirito, che era professore di filosofia teoretica mi convocava praticamente tutti i sabati pomeriggio a casa sua. Tanto che mi erano nati anche sospetti innominabili, chiedo scusa a lui, cosa assolutamente eh, diciamo veramente, di cui però e parlavamo due, tre ore, due, io e lui da soli. È Guido Calogero, 01:11:00 professore di due materie, una storia della filosofia antica, Guido Calogero, un conoscitore del greco straordinario. Dopo Lo Giudice, che mi ha insegnato il greco davvero leggendo Aristotele in greco, perché così era, è stato, è stato Calogero. Chabod, Chabod, io sono, avuto, ho fatto il corso di storia di storia moderna con Chabod.
Davide Conti: 01:11:37 Federico Chabod.
Claudio Petruccioli: 01:11:39 Sapegno,
Davide Conti: 01:11:40 Natalino Sapegno, sì.
Claudio Petruccioli: 01:11:42 E questi sono stati i miei, ma anche anche uno considerato di destra, il latinista, Oddio mio adesso, è Paratore, Paratore, Ettore Paratore. Un professore, un insegnante gigantesco. 01:12:00 Io ricordo le sue lezioni nell'aula magna, nell'aula magna faceva lezioni lui, della Facoltà di Lettere e Filosofia di Roma dove c'entrano eh, sette, ottocento persone poi tutti in piedi e sulla, sulla De Rerum Natura, beh veramente, la cosa gigantesca. I miei insegnanti, ma non è che erano questi, è il rapporto che, che instaurano con, con eh, con gli studenti e li prendevano di persona e ci parlavano, ci discutevano e approfondivano, volevano capire, davano le dritte, indicavano il libro da leggere e così via. Quindi questo per spiegare la differenza poi con l'università di massa, 01:13:00 quello che, eh quando si dice, un po' che è decaduto il, la scuola, per colpa di nessuno, ma io credo di aver vissuto, di aver sperimentato il momento in cui questo per un fatto numerico, purtroppo, adesso forse con le tecnologie nuove si potrà recuperare, non lo so, ma certo è impossibile eh, con, con i numeri di oggi è che instaurare quel tipo di rapporto, che invece quelli nati tre, quattro anni prima dei baby boomer hanno potuto sperimentare ancora, ecco tutto qua. Allora io divento segretario quasi subito del Circolo universitario e, e così comincia la mia vita, la mia vita politica. Comincia con la politica universitaria. 01:14:00 Io sono segretario del Circolo universitario nel luglio '60. E la mia esperienza politica è duplice. Io son stato fino al '61, '61, un paio d'anni. E duplice perché come segretario del Circolo universitario di Roma io entro subito, io, non io come segretario, entro subito in contatto con i massimi dirigenti del Partito, non solo di Roma ma anche nazionali, perché? E questa è un'altra particolarità generazionale 01:15:00 di, di quelli che non sono baby boomer diciamo. Perché poi i baby boomer caratterizzano il '68. Noi no e sarà anche Occhetto, quando Occhetto più vecchio, un po' più più vecchio di qualche anno di più, perché lui è del '36, quindi cinque anni e più, più vecchio di me. Quindi lui per esempio nel '56, lui aveva vent'anni e quindi è tutt'altra esperienza rispetto alla mia. Lui glielo chieda, chiedeteglielo, lui era contro l'invasione della cosa, fra quelli che erano ed erano parecchi. Però stava a difendere la Federazione del Partito di Milano contro gli assalti dei fascisti, quindi è tutto diverso diciamo il, il e 01:16:00 la vita e l'esperienza del '56. Cinque anni di differenza che però fanno eh, fanno. Allora io, eh in che senso noi siamo particolari? Perché noi siamo i primi giovani, quelli che nel '58-'59 hanno diciassette, diciotto anni che in coincidenza con il centrosinistra, come ho raccontato prima, si riavvicinano al Partito dopo il salasso che c'era stato nel '56, perché nel '56, soprattutto la Federazione Giovanile Comunista aveva subito un tracollo di iscrizioni. Più della metà non avevano rinnovato l'adesione e quindi noi eravamo soprattutto giovani, studenti universitari eravamo considerati preziosi 01:17:00 dal, dai dirigenti del Partito e ci dedicavano un'attenzione particolarissima, un'attenzione particolarissima. E per cui io, come segretario del Circolo universitario, se dovevo discutere di qualche cosa e così via, telefonavo o alla Segreteria della Federazione romana o addirittura in Direzione e dicevo, devo fare una cosa, può venire un compagno e, e veniva o Bufalini, che era il Segretario della Federazione o Alicata o Ingrao. Non so se, se...
Davide Conti: 01:17:39 Grandi, grandi figure.
Claudio Petruccioli: 01:17:41 Grandi figure che venivano per questo, per questo perché prestavano un'attenzione particolare. Quindi diciamo, io entro in rapporto, inoltre poi c'è un particolare che è successivo che, che 01:18:00 io dopo sul finire della mia, della mia, del mio mandato da segretario del Circolo universitario, siccome frequentavo il Gramsci per studiare, che intanto si era trasferito da via Sicilia a via Tagliamento e io frequentavo il Gramsci e mi proposero a un certo punto, una era il Segretario generale, era Franco Ferri e mi proposero una borsa di studio, come dicevano 20.000 lire al mese. Non era una cosa, però io frequentavo la mattina, andava all'università, il pomeriggio andava al Gramsci e lì io ho conosciuto tutta la cultura di sinistra diciamo, intorno al Partito Comunista di quel, perché 01:19:00 si facevano lì, c'era la rivista Società, c'era la rivista Politica ed Economia. Si facevano riunioni continue e si facevano in un modo particolarmente aperto, aperto a chi? Anche a quegli intellettuali che nel '56 si erano allontanati. Quindi era una, una sede un, culturale e politica particolarmente interessante, particolarmente viva particolarmente, perché era usata anche come tentativo di recupero della cosa. Questo per dare il quadro eh, dal punto di vista della politica militante questa diciamo la posso considerare una, la preparazione come si vuole culturale alla politica, no? questo contatto con i dirigenti, il Gramsci, gli intellettuali...Io cominciai a scrivere. Le 01:20:00 mie prime, le mie, i miei primi, le mie prime prove, che ho, me le sono ritrovate e di pubblicate, sono una recensione agli scritti e economici di Fanfani, pubblicata su Politica ed Economia. E una recensione a Materialismo ed empiriocriticismo di Lenin, pubblicato su Rinascita. E una recensione a risorgimento e capitalismo, no, no al risorgimento e capitalismo, a una Storia dell'industria italiana, pubblicata su Rinascita. Questo è, ecco, queste erano appunto le mie prime, i miei primi, in quella, in quel contesto, in quella, eh...Per 01:21:00 quanto riguarda la politica militante, la politica-politica diciamo, era quella all'università. Era il periodo nel quale era stato aperto il problema, perché la situazione delle organizzazioni universitarie che allora erano una cosa molto seria...Questo non, ci sono libri che lo, ricerche che lo testimoniano, non sto a farla molto lunga, ma io queste cose le ho anche scritte quindi lo, sono molto rapido. Insomma le organizzazioni universitarie e la vita politica universitaria erano una cosa molto seria per partecipazione, livello culturale, importanza che a queste veniva dato dalla politica dei partiti, 01:22:00 dalla politica ufficiale. Le organizzazioni erano, c'era a Roma, c'era il FUAN, i fascisti che erano forti. C'era l'Intesa Universitaria, che erano i cattolici e poi c'era a sinistra, c'era c'era l'Unione Goliardica Italiana, che erano laici radicali, socialisti. E l'Unione Goliardica Italiana aveva avuto una prima, una una prima scissione e a destra si era formata l'AGI, l'Associazione Goliardica Italiana, che erano diciamo i liberali. L'UGI erano restati socialisti e radicali sostanzialmente e poi c'era il CUDI, che erano i comunisti. Fino al '57- '58 quando cominciò, si 01:23:00 aprì il problema della unificazione, no? Della unificazione che però avveniva su, avveniva sede per sede, insomma non...A Roma c'era l'UGI e c'era, c'era stato il CUDI. Prima di me però, io avevo trovato già un passaggio quasi realizzato, cioè la, la, l'ingresso del, del, la discussione all'interno della, della, dell' UGI romano, Unione Goliardica Romana, per decidere se si dovevano far entrare i comunisti o meno. L'Unione Goliardica Romana si spacca su questo, come da altre parti. E però quelli favorevoli 01:24:00 all'ingresso dei comunisti sono minoranza, vincono i contrari. Quindi l'Unione Goliardica Romana resta nelle mani, del, diciamo della parte non dico più di destra, perché questo, comunque più contraria all'unità con i comunisti. È uno, uno dei leader di questa posizione era Fabrizio Cicchitto, che conobbi, conosco io già da allora, siamo amicissimi oggi. E invece la, si formano i Goliardi Autonomi. I Goliardi Autonomi sono l'associazione goliardica fatta da Sinistra Socialista, radicali e comunisti, che però non avevano ottenuto la maggioranza. Come si risolveva il problema della rappresentanza ufficiale 01:25:00 dell'Unione Goliardica Italiana? Al Congresso nazionale. Al Congresso nazionale arrivavano le delegazioni, le due delegazioni e lì e poi il congresso decideva chi era la delegazione ufficiale. Io nel maggio 1962, si, i delegati erano tre per ogni associazione, vengo delegato, uno dei tre delegati alla, al congresso dell'UGI di Bologna da parte dei Goliardi Autonomi. E vado a Bologna. Io non avevo, non ero mai stata a Bologna, non avevo mai. Ho preso treni per fare viaggi, quindi vado a Bologna. Per me era già un, cioè io nella sostanza dei viaggi che avevo fatto era Foligno-Terni e per andare a trovare 01:26:00 i nonni e Foligno-Senigallia per andare al mare d'estate. E Roma poi, quindi diciamo questo era il mio... Quindi il viaggio a Bologna per me era già una, eh insomma, varcava l'Appennino. Ecco questo è, e in quella lì conobbi Occhetto, che era nel Consiglio c'era alla, nell' UGI e nei congressi dell'UGI veniva eletto un consiglio di goliardia, che era di, dei, di non so quanti. Undici, nove non so quanti e poi veniva eletta la Presidenza, il Presidente, la Presidenza. E conobbi lì, eravamo mi ricordo delegati dei comunisti, eravamo quattro: Occhetto, io, Claudio Sabbattini, 01:27:00 che poi diventerà un famoso...
Davide Conti: 01:27:07 Dirigente sindacale.
Claudio Petruccioli: 01:27:08 Dirigente sindacale, poi morto e un sardo, Eugenio Orrù, di cui non poi ho perso le tracce. E nel corso di quel congresso l'UGI nazionale decide che la organizzazione romana aderente all'UGI nazionale siamo noi e i Goliardi Autonomi, l'Unione Goliardica Romana non fa parte più dell'Unione Goliardica Nazionale. E, e quindi quando si fa, Occhetto era, usciva perché poi si preparava a diventare segretario della Federazione Giovanile. Il congresso ci sarà a Bari, nel novembre dell'82... 01:28:00
Davide Conti: 01:28:01 Del '62...
Claudio Petruccioli: 01:28:02 Del '62, scusa, dell'ottobre del '62. E era durante la crisi di Cuba che sì, mi ricordo, per la morte di Ardizzone, che era morto in una manifestazione,
Davide Conti: 01:28:20 Giovanni Ardizzone.
Claudio Petruccioli: 01:28:21 Giovanni Ardizzone, per Cuba e prendemmo un sacco di botte, mi ricordo da, dalla, dalla polizia. E comunque nel Congresso di Bologna, io, che elegge Gianni De Michelis presidente, io vengo eletto vicepresidente. Siamo due vicepresidenti, io e Gastone Sclavi, che anche lui poi sarà un sindacalista importante, anche lui purtroppo morto. E, e da lì, da 01:29:00 lì diciamo io continuo a fare la politica universitaria. E però a Bari, ecco, questo è, a Bari, io anche a causa della mia figura di vicepresidente vengo, cioè in pratica diciamo di, di punto di riferimento degli studenti universitari del PCI, che nell'Unione Goliardica Italiana, mi propongono per la segreteria. Ma questa proposta per la segreteria però, ha una storia. Per dire, questo già insegna sia la libertà politica che avevamo e sia anche però lo schematismo 01:30:00 della nostra..Io potrà sembrare strano, ma io a Bari nel 1962 guidai l'opposizione alla elezione di Occhetto a segretario della Federazione Giovanile Comunista. Perché? Perché noi, noi, noi romani, ma insieme con noi poi anche i piemontesi, i siciliani, per vari motivi consideravamo che la candidatura di Occhetto fosse inquinata dall'alleanza, ai nostri occhi di destra con Claudio Sabbattini che guidava gli emiliani, si rivolterebbe nella tomba, Claudio Sabbattini se...ma allora perché l'Emilia era 01:31:00 considerata da noi la destra. Questo lo schematismo è così. Ma e poi la libertà però, perché noi, noi candidando proprio, per contrastare non solo, candidammo un altro, Luciano Guerzoni, il, che poi sarà deputato deputato, se, segretario, Presidente della Regione Emilia e così via, che era il responsabile dei giovani operai e della Gioventù Operaia nella segreteria uscente. Quindi si votò nel comitato centrale della Federazione Giovanile, si votò dopo una discussione aperta fra se votare Occhetto o Guerzoni. E il, 01:32:00 lo speaker del, per il sostegno di Guerzoni ero io, che andavo lì e dicevo sostenevo Guerzoni, perché gli operai, la cosa insomma, tutte. Occhetto era presentato col sostegno della Direzione del Partito. C'era Luciano Barca, che aveva candidato Occhetto, una cosa e là, cioè si vota. E Occhetto passò per cinque voti, tanto per dire che cos'era però, la, la vita politica di quella organizzazione. Erano, eravamo quasi 200.000 iscritti. Quindi una cosa che nel partito non sarebbe stata possibile, ma che nella Federazione Giovanile tuttavia veniva considerata normale, normale. E io ricordo un episodio 01:33:00 però, che forse è lì ecco, fu l'inizio della mia, del mio rapporto di amicizia anche con Occhetto che quando si votò eh, e Guerzoni si astenne diciamo correttamente. Mentre Occhetto fu il primo ad alzare la mano sul suo nome, a dimostrare il carattere, la determinazione diciamo un aspetto che mi fece pensare che c'era un elemento di leadership in quel, in quel, in quella persona che io conoscevo, non conoscevo praticamente. E, e poi dopo eletto il segretario si fa la, la Commissione per fare la Segreteria del Comitato per, per comporre. C'è la sospensione dopo due, tre ore ci rivediamo e c'è la proposta. E 01:34:00 fra la proposta c'è anche il mio nome. E io mi alzo e dico: no, sentite, io non, vi ringrazio, io darò tutto il mio impegno, che del resto c'è già come vicepresidente dell'UGI e dirigente degli studenti universitari, ma io non voglio fare il funzionario di partito, eh. Io lavoro all'università, lavoro non mio, mi, comincio, il mio, il mio ambito, il mio posto di lavoro è quello. Insomma, io avevo in testa, lo avevo in testa, avevo in testa, in realtà ero combattuto, però non avevo deciso la, siamo nella, alla fine del, del '62. E, e lì si apre una discussione su questo e 01:35:00 ci furono due interventi, che alla fine mi misero nell'angolo. Uno di, Pio Marconi. Pio Marconi e poi è diventato socialista, ma allora era nel Circolo universitario comunista con me. Era, eravamo, avevamo condotto la battaglia in congresso insieme, la battaglia politica insieme, lui si alza. Lui eh, di, era poi di, di l'ho capito bene successivamente, di, di simpatie trotskiste diciamo. C'era anche questo, questi aspetti un po' ridicoli, dice ma lui si alza. E forse anche per quella e rivolgendosi dice: Claudio, ma tu non puoi dire di no, dice per, proprio per la battaglia che abbiamo condotto insieme 01:36:00 e qui adesso abbiamo il segretario, è stato eletto. E se tu non non entri nella segreteria sembra quasi...sembra, sembra l'anticipo del, dell'undicesimo congresso. Sembra quasi che tu voglia cristallizzare la divisione. Ma io ti ho detto, gli ho detto, ma io non voglio cristallizzare niente e no, no queste sono cose importanti. Insomma lui fece il discorso del corretto e questo, fin qui però io gli avevo replicato. Se non che c'è un secondo intervento di un giovane, un po' più giovane di me, di Milano, operaio del TIBB, Tecnomasio Italiano Brown Boveri, era una fabbrica che aveva condotto.
Davide Conti: 01:36:51 Una vertenza sindacale.
Claudio Petruccioli: 01:36:52 Le prime grandi lotte degli elettromeccanici, quindi aveva il, il, l'alone del, erano le, la ripresa delle lotte operaie. E, e noi avevamo condotto anche la battaglia, anche un po' in nome di un operaismo. Figurati i romani e l'operaismo, però noi facevamo l'azione come Circolo universitario nelle fabbriche, facevamo un lavoro proprio, era un orientamento politico il nostro che creava anche qualche problema nella Federazione romana e, e che si chiama Aldo Brandiali, che era stato proposto e lui aveva accettato, come membro della segreteria per occuparsi dei giovani operai. Oltre tutto Aldo Brandiali aveva, era un bellissimo ragazzo, una testa bella. Vivace, bei capelli, sveglio, 01:38:00 parlava bene, insomma un dirigente vero, eh, e che prende la parola lui e mi si rivolge personalmente e mi fa questo discorso: ma caro Petruccioli, io ti capisco benissimo. E io? Anche io, mi hanno fatto questa proposta, ma io mi sento lacerato perché il mio, il mio mondo è la fabbrica, i compagni della fabbrica lì e la mia vita. E io ho paura di questa però, però quando il Partito ci chiama...Insomma, l'ha messa in modo tale che se avessi continuato a dire no, sarei apparso agli occhi di tutti una merda, diciamo pure la verità. Ecco, questo per cui io e di fronte a questo dico, vabbè facciamo una prova. Tanto è vero che io, per quasi un anno ho 01:39:00 lavorato facendo a tempo pieno il lavoro nella segreteria della Federazione Giovanile, senza prendere una lira di, di stipendio perché non volevo sancire.
Davide Conti: 01:39:14 Questo vincolo diciamo.
Claudio Petruccioli: 01:39:16 Poi alla fine le cose, la forza delle cose e allora e lì è cominciato la mia vita politica da funzionario di partito, ecco.
Davide Conti: 01:39:31 Che approda nel 1966 alla segreteria della Federazione.
Claudio Petruccioli: 01:39:36 Sostituisco Occhetto, perché intanto fra me e Occhetto si era creato un rapporto molto stretto di, di non sempre di coincidenza eh, perché non è mai, però diciamo di, di oltre che di amicizia personale anche di sostegno convinto, reciproco e tant'è. Tant'è vero che poi lui, quando va via propone 01:40:00 il mio nome e io vengo accettato dalla direzione del Partito come sostenitore. Non vorrei farla molto lunga, ma ci avrei tante cose da raccontare, eh...
Davide Conti: 01:40:13 IO proseguirei verso, diciamo così, lo sguardo, con lo sguardo sul 1968, che ha appunto questo ingresso dentro la vita della Repubblica Italiana, modificando naturalmente la cultura politica, il costume, i rapporti. Ecco, da questo...
Claudio Petruccioli: 01:40:34 Anche se sia ben chiaro, io accetto questa cosa, ma quel periodo lì, il periodo del centrosinistra è stato non solo per me, ma per, per il Partito Comunista, per l'organizzazione giovanile e per la politica universitaria un periodo cruciale. Un periodo cruciale perché, per quel che riguarda la politica 01:41:00 universitaria ci sono i, eh i prodromi del '68, con la crisi della rappresentanza, della rappresentanza studentesca e la crisi delle organizzazioni studentesche universitarie che, il tutto per un certo verso era stato anticipato. Incunaboli di questa cosa sono anche in questo caso di carattere culturale. Perché proprio il mondo giovanile, il mondo giovanile in particolare della, dei fine anni '50, primi anni '60, è protagonista di una straordinaria, non da solo, ma in alcuni casi da solo, perché si tratta di proprio riviste giovanili, 01:42:00 in altri casi partecipando a iniziative editoriali dei gruppi politici eh, di Sinistra Cattolica, Questitalia, Wladimiro Dorigo, eh, Mondo Nuovo della sinistra socialista, i Quaderni Rossi, ma per esempio Giovane Critica, Quaderni Piacentini, la nostra rivista la Città Futura, che eh, che che io, cominciai io a fare, riprendendo il titolo del numero unico di Gramsci, che feci tre numeri e che era la rivista degli studenti comunisti. Poi visto il successo che ebbe, eh, Occhetto la fece diventare la rivista, con dei mutamenti grafici e erano riviste che eh, 01:43:00 superavano le 10.000 copie di, di diffusione. Quindi questa, questa qui, le altre forse anche di più, ma tutte queste riviste anticipano culturalmente il '68, eh, e sono una e si intrecciano con la vicenda politica del centrosinistra, del centrosinistra e con le vicende politiche del Partito Comunista, l'Undicesimo Congresso, il, eh per esempio noi volevamo fare il congresso della Federazione Giovanile Comunista molto, io ho ancora le tesi che, che il progetto di tesi che avevamo messo a punto, molto spostato a sinistra. In senso diciamo consiliare eh, gramscian-leninista 01:44:00 se vogliamo, eh. Prima dell'Undicesimo Congresso, facemmo una gran quantità di discussioni con la direzione del Partito che, fino a che poi ci dissero giustamente, secondo me il congresso lo fate dopo. E fecero l'Undicesimo Congresso. Però tutte queste storie sono storie, eh politiche.
Davide Conti: 01:44:23 Che stanno dentro.
Claudio Petruccioli: 01:44:23 Politiche come per esempio un'altra cosa: il modo come si reagì all'articolo di Amendola sul partito unico, che Amendola fa subito dopo la morte di Togliatti nel '64.
Davide Conti: 01:44:39 Lo ricordiamo, l'articolo proponeva l'unificazione tra il Partito Socialista e il Partito Comunista.
Claudio Petruccioli: 01:44:45 Beh insomma, sì, si dice il Partito era una risposta a Bobbio eh, per, ed era una analisi, partiva da un giudizio su, su sull'esperienza storica della sinistra in Italia 01:45:00 e in Europa occidentale e diceva, diciamoci la verità, qui nessuno dei due, né i socialisti né i comunisti sono riusciti a trovare lo sbocco di, e per, per, per la sinistra di, di andare verso il socialismo. Insomma questo era la cosa, quindi bisogna capire che si tratta di due posizioni che, che, incomplete che devono trovare un punto di sintesi, un punto di sintesi per e nello stesso tempo lui però poneva il problema del rapporto con.
Davide Conti: 01:45:43 L'Unione Sovietica.
Claudio Petruccioli: 01:45:45 Sullo sfondo con prudenza ma c'era, c'era quello. Noi come, mentre ci fu la risposta del Partito, diciamo tendente a assorbire, fatta da Longo fondamentalmente, assorbire, Longo-Berlinguer. 01:46:00 Assorbire, sopire, non drammatizzare. Noi invece, insieme anche con altri, con altri dirigenti di altre organizzazioni giovanili, per esempio Signorile eh, noi cercammo di rispondere così. Signorile, per non dire pupillo e quelli dirigenti della Federazione Giovanile del PSIUP, che intanto che non era piccola eh, perché aveva avuto una certa consistenza la, facemmo un convegno delle organizzazioni giovanili all'Eliseo, di cui ho gli atti e sono di grande interesse in cui la, li ho dati a Cicchitto recentemente, che se li voleva leggere, perché anche lui ha, è intervenuto in quel in quel convegno. E la 01:47:00 posizione nostra era quello che dice Amendola è giusto, che bisogna fare una unificazione, ma questa unificazione non la si può fare su posizioni moderate. La si può fare solo su posizioni avanzate di, di sinistra. Ecco, questo era la e questo, tutte queste cose, io accenno semplicemente, ma ognuna di queste cose è un capitolo di storia della, della sinistra, della sinistra che spiega anche l'approccio che poi io, ma non solo io, Occhetto, che ormai non era più nel Partito, non era più nella Federazione Giovanile, ma era passato nella Segreteria del Partito, abbiamo avuto nei confronti del '68, che non era di cedimento, ma era di stare dentro e di lavorare di sperimentare nei fatti 01:48:00 diciamo, non, nella pratica politica, nel movimento politico che c'era e di massa e sperimentare questa idea che su posizioni avanzate eh, si creava un'unità che altrimenti non si poteva, non si sarebbe creata. Questo era la nostra posizione di allora, di allora, eh, e...
Davide Conti: 01:48:32 Da questo punto di vista come avete, avete vissuto per esempio l'approccio anche differente all'interno del Partito, penso all'approccio di Longo nei confronti del movimento studentesco, piuttosto che gli articoli celebri di Amendola che invece...
Claudio Petruccioli: 01:48:47 Noi eravamo, eravamo schierati con Longo, anzi Longo era schierato con noi. Beh, adesso poi ti dico un particolare noto a tutti, ma dico sarebbe stupido che non raccontassi qui, dico 01:49:00 il, l'incontro di Longo con gli studenti e con la delegazione degli studenti. E fu organizzato da me e da Alberto Iacoviello, che era un giornalista, Alberto Iacoviello in modo, ma anche perché Oreste Scalzone è mio cugino. È figlio di una sorella, di mia, di mia, di mia madre, della zia Eugenia, della più grande. E Oreste Scalzone è diventato, Oreste Scalzone è del '47, quindi di sei anni più giovane di me, lui è diventato, diciamo si, è orientato in maniera consapevole forse lo era già a, a 01:50:00 sinistra a causa mia, perché io ero già, lui nel '61-'62, aveva quindici anni e nel '63 ne aveva sedici. Io andavo a trovare mia zia, io ero già un personaggino diciamo ai suoi occhi, ero un, nella Federazione Giovanile Comunista, nel, nel movimento studentesco. E lui era molto religioso, molto religioso, partecipava alla vita, anche se era di orientamento radicale. Mi ricordo che un giorno io andai a trovare mio nonno e poi mia zia e mi ero portato dietro da leggere in treno, sai quelle, quei 01:51:00 libricini Garzanti che poi, eh, mi ricordo la copertina gialla ed era la voce enciclopedica, era Henri Lefebvre, Il Marxismo, che leggere, per leggere. Arrivo lì a casa e Oreste lo vede e mi implora che glielo lasci e io gli lascio questo, questo libro. Dopo due mesi mi arriva un, lui ha sempre avuto una forte tendenza...
Davide Conti: 01:51:33 Alla scrittura.
Claudio Petruccioli: 01:51:33 A scrivere le cose, mi arriva un papiro, un papiello intitolato, lo ricordo ancora, il separatismo, che era il, per l'aldilà vale la religione della cosa e per l'al di qua vale il marxismo. Chiaro quella, quello credo che sia stato il primo passo 01:52:00 suo per una strada che poi è andata anche in, ecco altro...
Davide Conti: 01:52:07 E senta, il 27 aprile del 1966 c'è il primo fatto davvero importante,
Claudio Petruccioli: 01:52:17 Paolo Rossi...
Davide Conti: 01:52:17 Con la morte di Paolo Rossi all'università..
Claudio Petruccioli: 01:52:18 Paolo Rossi eh, Paolo Rossi è il momento nel quale, è il momento, forse l'ultimo momento di vitalità, delle istituzioni studentesche rappresentative. Perché io che poi ero entrato, ero stato anche vicepresidente dell'Unione Nazionale Universitaria e con Nuccio Fava presidente. Fu UNURI, che si chiamava UNURI, l'Unione Nazionale della 01:53:00 rappresentanza che prese in mano la cosa, la grande manifestazione in cui ci fu anche Nenni, la, partecipò Nenni e così via fu promossa da UNURI ed era UNURI, che si faceva garante anche per quanto riguarda durante l'occupazione, che non ci fossero interventi della polizia e così via. Però UNURI, era ormai appunto, era nella fase finale ancora e aveva un, era riusciva a interloquire con le istituzioni statali ma non, non più con le assemblee.
Davide Conti: 01:53:40 Con la base studentesca...
Claudio Petruccioli: 01:53:41 Ormai quella, la base studentesca cominciava ad andare in, e quello fu il primo, il primo segno, poi ci furono le occupazioni del '67, poi il '68 e così via. Noi volevamo star dentro, siamo stati dentro, siamo stati dentro, siamo stati dentro 01:54:00 prendendoci anche e non, non la violenza no, non veniva esercitata violenza fisica nei, nei nostri confronti, ma le fischiate, gli insulti, le risate, le cose però eravamo là...
Davide Conti: 01:54:22 Certo.
Claudio Petruccioli: 01:54:22 Eravamo là. E quindi là, lo scontro, invece Amendola, che era molto severo nella cosa e di questo, c'è una, una testimonianza, non so se tu la conosci. Ti do del tu, è fastidioso, no...
Davide Conti: 01:54:46 Tranquillo, non c'è nessun problema.
Claudio Petruccioli: 01:54:50 Dammi anche tu del tu, perché se no dice, se mi dai del lei, me ne sono accorto adesso. E il, eh del, 01:55:00 nel, nel '78...Nel '78 io, ed è una famosa, anticipo queste cose qui, poi dopo nel montaggio faranno quello che vogliono. Nel '78 io Amendola stava male, già stava male poi morirà dopo due anni.
Davide Conti: 01:55:22 Nell'81.
Claudio Petruccioli: 01:55:24 E, e facciamo io che ero nel '78 condirettore dell'Unità, faccio con lui un confronto che viene raccolto da, adesso non ricordo il nome scritto da, un da un, uno dei più bravi. Le firme piu autorevoli dell'Unità, adesso il nome non me lo ricordo, ma insomma è facile da ritrovare, su a dieci 01:56:00 anni dal '68 e lì, in quella, in quella, in quella cosa fra me e Amendola, viene fuori proprio la, la diversità del '78 poi. E c'è già stato...
Davide Conti: 01:56:20 Il sequestro Moro.
Claudio Petruccioli: 01:56:22 Non so se è avvenuto, non forse, noi, no, no, è prima del sequestro Moro. Lo sai perché? Perché nella cartella che è stata trovata di Moro, del, e poi...
Davide Conti: 01:56:47 in una delle borse, c'era quel ritaglio.
Claudio Petruccioli: 01:56:50 C'era un articolo, l'ultimo che lui ha scritto che voleva mandare al Giorno in cui 01:57:00 Moro si occupa di questa, di questa discussione fra me e Amendola sulla cosa, che è un modo per tornare sul '68 e così via. Tanto è vero che lui, è pubblicato poi nel libro Garzanti sugli ultimi e insomma è l'ultimo scritto di Moro, dedicato a questo scritto, a questo confronto. E Moro mi ricordo, dice gli argomenti del giovane di Petruccioli sono argomenti che, di cui però ha ragione Amendola, ha ragione Amendola cioè nell'individuare, nell'individuare, perché Amendola individuava, Amendola contrapponeva al '68 il '60. Il '60 era a suo avviso il movimento, il sussulto del '60 contro...
Davide Conti: 01:57:57 Il governo Tambroni
Claudio Petruccioli: 01:57:58 Era ancora, no ma al di là del governo, aveva ancora, era nutrito della cultura democratica antifascista. Il '68 invece era nutrito di un'altra cultura, che era già una cultura ostile ai partiti, alla democrazia potenzialmente antidemocratica, insomma qualcosa da cui bisognava e che era questo il punto del, del, di sé e Moro su questo. Perché era, beh è una cosa abbastanza, fa venire i brividi se ci si pensa, eh, perché ce l'aveva nella borsa e lì dentro c'era un problema storico della, della nostra vita nazionale.
Davide Conti: 01:58:47 Che stava dentro anche la sua vita personale.
Claudio Petruccioli: 01:58:50 E che stava, stava diventando. Eh sì, questa è, e a ripensarci in modo così, adesso quasi come se 01:59:00 ci ripensasse per la prima volta, lo sapevo da tempo.
Davide Conti: 01:59:04 Però è significativo.
Claudio Petruccioli: 01:59:05 Però è che, che che quello fosse l'ultimo articolo eh, comunque diciamola la, la discussione era questa, la discussione era questa.
Davide Conti: 01:59:22 Su questi elementi e se...
Claudio Petruccioli: 01:59:24 Era questa è. E poi prego le domande...
Davide Conti: 01:59:29 Sì sì, da questo punto di vista diciamo, l'Italia rappresenta un, un caso particolare nel senso che il movimento degli studenti giovanile del '68 riesce ad incontrarsi con il movimento operaio del 1969, a differenza di quello che accade in Francia piuttosto che in Germania. Nel nostro paese c'è questo incontro tra operai e studenti.
Claudio Petruccioli: 01:59:58 Tieni conto che questo tema del rapporto operai studenti era dominante già all'inizio degli anni '60. Quando io divento vice, vicepresidente dell'UGI noi organizziamo la presidenza con Gianni De Michelis e Gastone Sclavi, organizziamo il seminario in Emilia al seminario di Monte, eh, non me lo ricordo, di Monte, non è Monteveglio, perché Monteveglio è, dove sta? Dove stava? La, vabbè, un momento mi verrà in mente. E l'oggetto, 02:01:00 il centro della discussione di quel seminario, di due giorni, tre perché erano così le, erano seminari e poi si facevano anche delle goliardate. Andammo a rubare la, la campana in chiesa, facendo incazzare il prete in una maniera. Gliela riportammo in processione, con la processione goliardica. Dopodichè però, si facevano le discussioni, le discussioni vere. E il centro della discussione, perché c'erano, c'era stata la ripresa, operai e operaie eh, era il cosiddetto Roso, che era l'acronimo del Rapporto organico studenti operai. In Rosso, che era come si è nutrito degli 02:02:00 suggestioni dei Quaderni Rossi, delle, delle, di queste, ma era, era il centro dell'attenzione di tutti, di tutti, della necessità di collegarsi con il mondo del lavoro. C'erano anche poi erano cose che venivano, anche da riflessioni, come si può, culturali e che si potrebbero definire tecnocratiche, perché uno dei, dei punti e di fondo, di, che noi del movimento degli studenti di allora, di sinistra ma non solo di sinistra, della rappresentanza che prendevamo come riferimento essenziale, erano gli studi dell'ingegner Martinoli sulla, sulla arretratezza dell'Italia che si doveva, si poteva superare solo, e questo veniva fatto in confronto con gli studi, con la 02:03:00 situazione, con altri paesi e così via, con un forte aumento di laureati, quindi di scolarizzazione, quindi di aumento del, dell'istruzione superiore. Visione tecnocratica, ma che si collegava quindi anche, quindi non era soltanto l'ideologismo, era anche la conseguenza della, della parabola ascendente della, della economia italiana che eh, era stata, era stata caratterizzata dal miracolo, che ci influenzava, no?
Davide Conti: 02:03:36 Siamo dentro quella che nel convegno celebre dell'Istituto Gramsci viene individuato come neocapitalismo.
Claudio Petruccioli: 02:03:42 Come neocapitalismo, come neo capitalismo e che però non veniva considerato in modo lobbistico, capito? Ma come appunto per, per farci 02:04:00 i conti bisognava anche vincere l'egemonia dello sviluppo. Quindi Martinoli, era uno dei nostri riferimenti, gli studi di Martinoli. Questo per capire, perché non è solo è qualcosa di, di singolare, cioè di fronte all'andamento ecco, diciamola così, se dovessi tentare una sintesi storica di quel, di quegli anni '60, di fronte all'andamento lento della politica, no? Della politica che pure aveva suscitato delle speranze, la politica del riformismo insomma, sì, io, io, noi leggevamo, io leggevo Quaderni Piacentini, leggevo i libri, le pubblicazioni della sinistra, I Quaderni Rossi. Ma leggevo, ma 02:05:00 leggevo anche gli atti del convegno di San Pellegrino.
Davide Conti: 02:05:03 Certo, della Democrazia Cristiana.
Claudio Petruccioli: 02:05:04 della Democrazia Cristiana che erano una, che erano un impegno serio, erano, ti mettevano di fronte, erano analisi serie, non erano delle chiacchiere. E lì anche se io non polemizzai, anche scrivendo con Amendola e con la sua frase, chi ha più filo tesserà più tela. E polemizzai dicendo non si tratta solo di quantità di filo, ma anche del tipo di trama eh, che questa fu la mia risposta alla sua cosa. Beh, però era comunque una competizione per l'egemonia sulla via del...
Davide Conti: 02:05:54 Dello sviluppo...del progresso...
Claudio Petruccioli: 02:05:56 E del progresso che si credeva che, si credeva infatti poi e la posizione di Amendola e la posizione, diciamo dei contestatori, fra i quali c'eravamo anche noi nel convegno del Gramsci e che ebbe come protagonisti primi Bruno Trentin e Luigi Spaventa e fra l'altro giovanissimo Luigi Spaventa, aveva 'età di Occhetto, era già un brillante docente universitario di economia. Però anche lì c'era un punto di contatto, perché Amendola da una parte diceva noi la borghesia italiana, noi la sconfiggiamo perché è una borghesia stracciona. Se noi prendiamo in mano la bandiera dello sviluppo a cominciare dal Mezzogiorno eh, noi mettiamo fuori gioco la borghesia, perché la borghesia non...gli 02:07:00 altri dicevano no, attenzione, tu sbagli a dire che la borghesia italiana è stracciona, perché non è stracciona. E poi ti dirò un particolare divertente, anche questo mi è venuto in mente adesso, perché qui il capitalismo è andato avanti. Addirittura uno, uno dei libri e che, che citavamo in maniera, in maniera sbagliata era Lo Sviluppo del Capitalismo in Russia di Lenin, che anche lì era una forzatura del, della, una lettura forzata del, del...
Davide Conti: 02:07:45 Processo.
Claudio Petruccioli: 02:07:45 Del processo storico per giustificare le conseguenze, no? E anche noi eh, eravamo così, perché però, qual era il punto di contatto con, anche con, con la visione. Tutti 02:08:00 e due pensavamo che la borghesia si sconfigge, si sconfigge se, andando, essendo interpreti del progresso e dello sviluppo migliori di lei, migliori più, più non solo più giusti, ma anche più efficaci,
Davide Conti: 02:08:18 Più avanzati,
Claudio Petruccioli: 02:08:19 Più avanzati di lei, cioè mettendo dentro più cose. Amendola si, si fondava sull'arretratezza, loro non ce la fanno, noi dicevamo no, non, non possiamo contare su questo, noi possiamo farcela se andiamo oltre quello che loro sono, sono capaci di fare. Questa era la, la cosa che per esempio oggi è andata completamente perduta. Come dinamica di, di confronto culturale all'interno della sinistra questo ormai non c'è più. Beh, certo è comprensibile perché i tempi, i tempi sono diversi. Tanto per dirti, io una, io con altri 02:09:00 quando ero segretario del Circolo universitario comunista, partecipammo, facemmo, mettemmo insieme, perché poi la politica la facevamo anche così, c'era Carlo Cicerchia, che anche lui è morto poverino, che era capo del, del servizio dell'Ufficio studi della Federbraccianti. In occasione del centenario dell'Unità d'Italia, si pubblica un, i risultati di un grande.
Davide Conti: 02:09:38 Di un incheista.
Claudio Petruccioli: 02:09:39 Di un censimento, di un censimento, un censimento della popolazione. E poi c'è tutta la parte della produzione, il censimento dell'agricoltura. Lui, che era poco più giovane di noi, ci recluta e mette su un seminario che è un seminario di studi, di 02:10:00 studi teorici e di analisi dei, dei risultati del, del censimento. E tutto il nostro sforzo e in questo, in questo riesame delle cose, era di smontare la griglia aziendale e le, e le, la definizione del tipo di azienda del censimento, per trasformare quasi tutte le aziende in aziende capitalistiche. E quindi come facevamo, come, come facevamo questa cosa qui? Facevamo, si analizzavano le colture, cioè si diceva se è un'azienda di 02:11:00 cinque ettari, se sono colture specializzate e così via e in effetti che hanno bisogno di manodopera eh, acquisita sul mercato, sono aziende capitalistiche la, la, l'agricoltura italiana ormai è capitalistica. E tutte queste cose, il contadino, il mezzadro, ovvero quasi niente, è tutta una finzione. Questa era l'approccio, io feci uno studio, ma uno studio impegnato in cui ho lavorato per mesi, perché mi venne dato il compito di ricostruire il processo di meccanizzazione dell'agricoltura. E quindi andai, mi ricordo che stava vicino a piazza Fiume, alla sede della Associazione 02:12:00 Italiana Macchine Agricole. E mi misi lì e studiai tutto. E in effetti sulla base dei eh, dei, il lavoro anche lì dei consorzi agrari, che erano nelle mani della bonomiana. Però i soldi che i consorzi agrari hanno hanno tirato fuori negli anni '50 per la meccanizzazione dell'agricoltura è una cosa impressionante, se si fa, io le moto pompe eh...
Davide Conti: 02:12:33 C'era una politica di investimenti.
Claudio Petruccioli: 02:12:35 Investimenti. Di meccanizzazione dell'agricoltura negli anni, la, i consorzi agrari e quindi la bonomiana cosiddetta. Beh, insomma gli investimenti in agricoltura sono stati una cosa seria, io lo so perché studiando quella, quella cosa lì, la, la meccanizzazione dell'agricoltura all'inizio degli anni 02:13:00 '50 e alla fine degli anni '50 è incommensurabile, è incommensurabile. Ecco è questo, cominciano appunto le prime sono le motopompe, ma poi però ci sono i, tutto il resto ecco eh, della, della meccanizzazione: le mietitrebbie, i cose eccetera, eccetera e così. Quindi quegli anni non sono anni, sono anni...
Davide Conti: 02:13:30 Che vengono da una radice, da un processo di lunga, di lunga data, di lungo corso sono...
Claudio Petruccioli: 02:13:35 Sono eh, sono eh, sono forse stati gli anni sulla base di quello che è la mia esperienza lunga e sono stati forse gli anni nei quali, eh, la discussione, nella, beh la discussione fra 02:14:00 i partiti della sinistra non era molto, perché c'era...
Davide Conti: 02:14:07 Uno schematismo più rigido.
Claudio Petruccioli: 02:14:08 C'era un irrigidimento, date le relazioni politiche e così via. Ma con le riviste dentro, le, i partiti e dentro il sindacato, con le riviste giovanili e le organizzazioni giovanili, beh la discussione politica che c'è stata negli anni '60, io non lo ricordo più in tutti i decenni successivi. Nulla, non ricordo più nulla di paragonabile, sia per livello, per ampiezza dello spettro problematico e per quantità di partecipanti. Per quantità di partecipanti, io non, già negli anni '70 c'è una, perché 02:15:00 la parte più, più militante del movimento si, si isola e diventa poi il movimento del '77 e la parte poi che va al terrorismo. E negli anni'80 poi già la situazione è tutta diversa. E così, ma negli anni '60, negli anni '50 non è così. Non è così perché c'è l'irrigidimento staliniano, ci sono i fatti d'Ungheria ma...
Davide Conti: 02:15:33 C'è ancora la Guerra Fredda
Claudio Petruccioli: 02:15:34 Negli anni '60, gli anni '60 sono anni straordinari per la, per la ampiezza della, della discussione, del confronto culturale. E non ho ricordato gli effetti che sul mondo cattolico ha il, eh il Concilio, che è enorme, è enorme. E 02:16:00 tutto questo nelle organizzazioni giovanili si rifletteva liberamente.
Davide Conti: 02:16:08 E questo è che...
Claudio Petruccioli: 02:16:10 Cosa, allora che cosa? Eh, io se dovessi dirti personalmente, se dovessi dire un momento autobiografico in cui io sento la frattura, perché, perché tutto questo non, non fiorisce in senso fecondo, positivo. E una parte, parte grande invece va e l'altra si rinchiude di nuovo e si impaurisce. Perché, parliamoci chiaro, il compromesso storico è prodotto dalla paura.
Davide Conti: 02:16:47 Ci arriveremo però più avanti, faremo uno specifico focus su questo.
Claudio Petruccioli: 02:16:51 Però te lo dico subito: l'altra parte si impaurisce, si impaurisce, eh? Mentre il dibattito, il confronto delle idee, prima alimenta ipotesi politiche ottimistiche, no? Fiduciose. Dopo prevale la paura. E qual è il momento in cui si passa dalla fiducia alla paura? E' Piazza Fontana. Io te lo dico come esperienza personale mia. Io sono segretario della Federazione Giovanile Comunista fino al, al marzo '69. A luglio vengo, mi mandano in Abruzzo. Fra l'altro l'unica regione in Italia, d'Italia dove non ero mai stato. Perché? Perché 02:18:00 nel '70 erano, fissate, previste le elezioni regionali e in Abruzzo c'era un casino per la questione del capoluogo...
Davide Conti: 02:18:12 Anche lì arriveremo...
Claudio Petruccioli: 02:18:12 Il segretario regionale del, dell'Abruzzo era aquilano e per avere Aquila capoluogo e come tale, non poteva metter piede da tutte dalle altre parti. Mandano me. Ma io ricordo con assoluta precisione il momento in cui so di Piazza Fontana. Ero in una sala del Comune di Chieti che stavo facendo un'assemblea pubblica e stavo dicendo, stavo polemizzando con Nenni, che 02:19:00 in qualche discorso, articolo in quel periodo aveva rievocato il diciannovismo, stavo dicendo questo. Mi si avvicina un compagno e all'orecchio mi dice: sai, c'è stata una bomba, una strage a Milano e poi altre bombe a Roma e poi mi fa sciolto il Parlamento. E io dico, scusate, sospendiamo. Questo qui aveva detto sciolto il Parlamento, invece voleva dire che il Parlamento era stato aggiornato, ha detto, capito male, ha sciolto il Parlamento. E immediatamente io, che stavo dicendo, polemizzando con Nenni sul diciannovismo, ho detto ma forse, forse noi ci stiamo sbagliando. Io mi sto sbagliando, forse 02:20:00 quello che dice Nenni...E lì, è il momento, quello è il momento. Se ci sono stati tanti, io ho reagito così. Io ho reagito così e quello è il momento in cui si passa dalla fiducia, anche eccessiva che ti fa che, che ti portava a immaginare gittate lunghissime, alla paura. Al, passare alla difensiva quello è, quello è da questo punto di vista, quella meravigliosa Piazza del Duomo con il popolo che, che, sta lì e che fa muro.
Davide Conti: 02:20:48 Il giorno dei funerali.
Claudio Petruccioli: 02:20:48 Il giorno dei funerali. È straordinario, è una cosa che, che ti dà il senso di quanto forte fosse sia la democrazia italiana. Però è difensiva, 02:21:00 chiaro eh, e lì c'è, lì c'è...
Davide Conti: 02:21:08 Cambia il segno.
Claudio Petruccioli: 02:21:09 Cambia lì e lì, quell'evento lì è un, è un evento periodizzante nella, nella eh, io in tutte le cose che ho scritto in effetti, questo lo racconto, lo racconto nel libro eh, quello su L'Aquila lo racconto questo, questo detto, racconto, che ho raccontato adesso perché è proprio come io sono diventato. Mi sono iscritto al PCI, sono diventato comunista dopo il '56 e senza e portandomi dentro il mio '56. Così, dopo e quello è il '56 è una data periodizzante. E beh, l'altra data periodizzante che, 02:22:00 che determina il cambiamento proprio e l'altro ancora è Moro, queste sono le, e poi l'ultima la caduta del muro, questo, questa.
Davide Conti: 02:22:14 Siamo già...
Claudio Petruccioli: 02:22:15 Sono quattro le, le, i momenti in cui si, le coordinate, il modo i dati oggettivi, ma anche il modo come tu guardi le cose cambiano.
Davide Conti: 02:22:26 Si dispongono dappertutto, certo.
Claudio Petruccioli: 02:22:30 Questo se devo dare una testimonianza soggettiva.
Davide Conti: 02:22:33 Era proprio questo come, come ha vissuto quel, quel passaggio così dirimente? Perché appunto...
Claudio Petruccioli: 02:22:42 Sì, ma io ti dico, questo fatto, questa coincidenza che io stavo dicendo, ma no Nenni come al solito, come stavo dicendo, come nel '64 aveva detto tintinnar di sciabole e così via, per giustificare i cedimenti e così la solita storia. 02:23:00 E in quel momento mi danno questa, questa notizia.
Davide Conti: 02:23:05 E la radice della politica del compromesso storico intesa come ritrarsi, è appunto un tentativo di uscita dalla strategia della tensione con questa...
Claudio Petruccioli: 02:23:18 Che viene motivato con il Cile eh, scusami eh. Io, io adesso oggi io faccio anche delle critiche a Berlinguer. Lì, proprio in quel passaggio, oggi, perché dopo il voto del '68, beh la situazione politica, la situazione sociale di movimento, culturale in Italia era assolutamente favorevole ad una iniziativa positiva del Partito Comunista nei confronti del Partito Socialista, perché è vero che c'era stata 02:24:00 nel '56 la divaricazione, ma poi nel '68, dodici anni dopo, c'era la sperimentazione da parte socialista delle difficoltà del governo di centrosinistra. Là il fallimento, perché a luglio '91 viene e l'unificazione socialista viene...
Davide Conti: 02:24:26 A luglio '69.
Claudio Petruccioli: 02:24:27 Sì, sì, che ho detto?
Davide Conti: 02:24:29 Sì, sì, no, non è...
Claudio Petruccioli: 02:24:30 A luglio '69 viene, viene...
Davide Conti: 02:24:34 La scissione.
Claudio Petruccioli: 02:24:35 Cioè la unificazione finisce e socialisti, socialdemocratici si, si dividono di nuovo. In più il Partito Comunista, di fronte, sulla Cecoslovacchia non aveva rotto con l'URSS, perché non avendo la rottura con l'URSS, non avviene mai, però, però aveva preso una posizione diversa da quella del 02:25:00 '56 ed era una posizione che gli aveva, eh, che gli aveva guadagnato degli apprezzamenti, sia in sede nazionale sia in sede internazionale. Quindi in quelle condizioni con il Partito Socialista praticamente privo di strategia e che ha fatto le prove politiche ed elettorali eh, che aveva fatto, con il movimento che c'era nel paese. Ma perché a quel punto non aprire un discorso prima di tutto, per cercare di raccogliere con quella forza del sindacato, con la spinta sindacale all'unità che c'era nelle parti più avanzate del movimento. Perché eh, invece Berlinguer per due anni tace e parla solo nel '73 e con di fronte a cosa? Nel frattempo, peraltro, l'incubazione 02:26:00 del compromesso storico era cominciata. Non so se hai letto il libro mio e di Macaluso, ma noi affrontiamo questo e Macaluso dice che attraverso Ancora, attraverso il, l'iniziativa di Moro, era già iniziata. Barca e per, perché evidentemente Moro si rendeva conto di tutto questo, di tutto questo.
Davide Conti: 02:26:28 Beh, a novembre '68 Moro rompe all'interno della Democrazia...
Claudio Petruccioli: 02:26:32 Si rendeva conto di questo, in termini sociali, culturali, internazionali e così via. E non voleva isolare la Democrazia Cristiana eh, e fa questa, e avvia eh, questo, questo poi, e questo si sposa con il timore nel libro, nella discussione che, che faccio con Macaluso nel libro e gli 02:27:00 dico, avete enfatizzato in maniera eccessiva la, la crescita pur relativa che c'è stata, relativa che c'è stata, del voto missino. C'è stata una certa crescita, ma lì secondo me la paura era altra ed era quella, eh, della sindrome greca. Era quella che era la paura internazionale, secondo me questo era il punto. Adesso che ci ragiono su meglio, questo era il punto, ma comunque queste sono riflessioni ipotetiche che, che però non c'è dubbio che le condizioni per una politica non estremistica, ma diciamo di, di, volta a dare uno sbocco politico che non si limitasse alla, alla miglioramento 02:28:00 dei rapporti a sinistra, ma che partisse da lì c'erano tutte. C'erano tutte e invece questa cosa qui non fu fatta del...Con, con Longo, con Longo si discuteva del Partito Socialista nella direzione del Partito, perché io come segretario della Federazione Giovanile vi partecipavo, se non tutte le, in tutte le riunioni della direzione, una volta sì, una volta no. Con Berlinguer, del Partito Socialista non si parla più neanche in direzione. Viene quasi dato per, in via di esaurimento, chiaro?
Davide Conti: 02:28:47 Sì, sì questo è un elemento sicuramente molto interessante, proprio per la lettura, diciamo così che...
Claudio Petruccioli: 02:28:54 Io parlo sempre, ma è chiaro, devo parlare io, però dimmi tu...
Davide Conti: 02:29:00 No, no ma questi va benissimo così, perché deve essere proprio una conversazione, un colloquio libero senza vincoli di, le domande servono per dare una traccia.
Claudio Petruccioli: 02:29:10 Io vado avanti, dietro poi sì, cose che mi vengono in mente.
Davide Conti: 02:29:13 No, no, va benissimo così. E l'altro elemento è appunto rispetto a Piazza Fontana, come viene vissuta all'interno del PCI? Questo, quel passaggio, cioè quel passaggio del '69, della strage di Piazza Fontana. Diciamo complessivamente quel, quell'arco ristretto, ma molto intenso in termini di, di eventi che va dalla strage del 12 dicembre '69, fino alle rivolte di Reggio Calabria, al golpe Borghese, fino alla rivolta de L'Aquila.
Claudio Petruccioli: 02:29:48 Certo, certo è quello e queste cose, che poi sono gli esordi di Berlinguer leader del Partito, perché Berlinguer diventa vicesegretario 02:30:00 a Bologna a febbraio '69, eh? La questione dominante, non dimentichiamo, di quel congresso è Il Manifesto. La frase che resta diciamo nelle, nelle cronache è quella, quando Berlinguer risponde alla Rossanda citando Machiavelli, che, che senso ha parlare di riferendosi all'Unione Sovietica. Quindi già dopo, dopo, la, la...
Davide Conti: 02:30:55 L'invasione...
Claudio Petruccioli: 02:30:56 La Cecoslovacchia. Lì lui dice: che senso ha parlare di regimi e di principati e così via, che non esistono in natura? Quindi che rompete i coglioni a parlare di un socialismo diverso da quello che c'è lì, chiaro? Perché poi questo era il punto. Il punto che non, che non viene mai superato neanche, neanche molto più avanti, che si risolve solo con la caduta del Muro, parliamoci chiaro, che anche nei momenti di maggiore, quel, quel cordone non viene quel...
Davide Conti: 02:31:41 Vincolo esterno rimane.
Claudio Petruccioli: 02:31:43 Ma perché viene considerato oggettivo, oggettivo, perché quello comunque è il tema dominante del mio confronto con Macaluso. Quello comunque è, il, la realizzazione, 02:32:00 la testimonianza storica del fatto che la catena del capitalismo è stata rotta nell'ottobre del '17. Poi questi sono quello che sono, ma quella rottura lì non si, non, non si può dimenticare, perché altrimenti si perde il riferimento del socialismo. Questo è...
Davide Conti: 02:32:25 E' il nodo.
Claudio Petruccioli: 02:32:26 È il nodo, è il nodo della, della questione, è inutile che ci si gira intorno e questo è il nodo della questione. E che per certi versi ancora vive nelle forme assurde di adesso, no? Perché perfino l'autocrazia putiniana viene considerata l'erede di una rottura dell'egemonia del capitalismo nel mondo. Questo è 02:33:00 perché non è così, certo.
Davide Conti: 02:33:02 È un segno della storia che è difficile. Ha impresso talmente...
Claudio Petruccioli: 02:33:08 Questo...
Davide Conti: 02:33:08 Significato che...
Claudio Petruccioli: 02:33:10 È una cosa che, che pesa ancora in modo paradossale, in modo culturalmente, come si può dire, ributtante, ma però, però esiste, esiste. Questa è la, la cosa, allora lì che cosa succede? Succede Piazza Fontana, succedono i moti dei capoluoghi, che io so quanto enfatizzati. Quanto enfatizzati perché erano oddio, erano cose, anche in Abruzzo non è che furono sciocchezze. Io ero, poi dopo se vuoi parliamo precisamente di questo e perché lì, 02:34:00 poi io ho voluto anche scriverci un libro, per spiegare e devo dire che quel libro è utile. È utile quel libro perché intanto ti fa capire cosa era la politica, il partito in quel periodo in una regione, se non proprio meridionale, comunque con molti tratti di, e poi come si facevano le scelte, insomma. Io dopo di questo, pesò enormemente la conclusione del, dell'elezione del Presidente della Repubblica alla scadenza del mandato. Cioè il fatto che i voti missini, che Leone fosse stato eletto con i voti missini. Con una responsabilità anche nostra, anche del PCI, perché il PCI, ecco l'anticipazione del 02:35:00 PCI in quella circostanza, facendo anche un errore di, di realismo, perché Moro per primo aveva detto: no, io non accetto. Il PCI, Berlinguer puntò tutto su Moro e non si spostò mai da lì. Fino a che fece incazzare perfino Ugo La Malfa, che disse la DC, vabbè, eleggiamo Leone comunque, anche con i voti dei fascisti, questo detto da La Malfa. E dico, che tutto gli puoi dire tranne che fosse indifferente nei confronti di questa questione qui. E dico, perché introdurre nel gioco politico il 02:36:00 Movimento Sociale, i primi a pagare il prezzo sarebbero state le terze forze, che venivano messe fuori gioco, no? E questo, oltre all'atteggiamento, come si può dire personale, le scelte stesse...
Davide Conti: 02:36:16 Sul piano politico avrebbero pagato dazio, rispetto a questo appunto.
Claudio Petruccioli: 02:36:19 Quindi eh, e poi i voti, i voti che ci furono al sud e con l'avanzata al sud fondamentalmente del Movimento Sociale. A causa però di una questione precisa, perché poi furono voti che vennero presi soprattutto alla Democrazia Cristiana e al Partito Liberale, che era la reazione alle, alla modifica dei patti agrari, che erano state fatte, che avevano colpito alcune posizioni di rendita particolarmente 02:37:00 diffuse nel Mezzogiorno. Questo era il, il eh, queste cose messe in fila, eh. Poi il timore anche del referendum, del referendum sul divorzio. Perché l'anticipazione della, del voto dal '73 al '72 avviene anche per far slittare...
Davide Conti: 02:37:33 Lo scioglimento anticipato delle Camere.
Claudio Petruccioli: 02:37:35 Lo scioglimento...
Davide Conti: 02:37:35 Prodotto di quella scelta per evitare...
Claudio Petruccioli: 02:37:39 Dico ci rendiamo conto di che cosa vuol dire, che Leone viene eletto a fine anno '71 e dopo qualche settimana scioglie le Camere? E questo viene fatto anche perché il PCI aveva, non 02:38:00 voleva evitare il referendum sul divorzio, che era programmato nel '72. Quindi e quindi una, tutta una cosa difensiva, tutta una cosa, cioè tutto quello che era stato dal '67-'68, ma dall'inizio degli anni '60 in quel modo, come ho raccontato io, con quella con quella con, sì la la prima la sperimentazione, poi il varo, poi la, la realizzazione del centrosinistra, ma accompagnata nel frattempo da un fermento enorme, che, che poi sfocia con tutti i rischi del caso, nel '68. Poi quella, quella coltellata del 12 dicembre. E da quel momento si vedono, come se tutto quello che era accaduto prima fosse sparito e si vedono solo le cose negative fino a che, al 02:39:00 culmine di una festa dell'Unità straordinaria...Ecco, di questo ti voglio parlare, perché io nel'71 venni mandato poi a Milano, nella segreteria della Federazione, diciamo ad essere un po'rieducato dalla scuola della classe operaia, dopo i problemi che ho avuto in Abruzzo. E, e nel '73 noi facemmo la Festa dell'Unità di Milano. Quella Festa dell'Unità di Milano è un fatto di un'importanza straordinaria, importanza straordinaria, perché a Milano c'era stato, prima che arrivassi io, nel Partito uno 02:40:00 scontro politico proprio a ridosso dei fatti di Piazza Fontana. Il Partito si era diviso. Una parte voleva dare la parola d'ordine di presidiare le sedi del, le federazioni, le sezioni, le sedi sindacali e così via, cioè come se fossimo alla vigilia di...
Davide Conti: 02:40:26 Uno stato d'assedio.
Claudio Petruccioli: 02:40:29 Però prevalse e guarda caso quella era considerata la destra allora, piuttosto la destra che la sinistra a Milano, perché poi queste cose di destra e di sinistra sono sempre...E prevalse e soprattutto dopo la prova dei funerali, eh, che fu fatto. Venne la parola d'ordine, fu uscire, uscire, uscire, L'Unità e 02:41:00 venne costituito il Comitato antifascista, per iniziativa anche di Aniasi, Comitato unitario antifascista...
Davide Conti: 02:41:10 Del sindaco di Milano per...
Claudio Petruccioli: 02:41:11 Per la difesa dell'ordine repubblicano. E quindi una cosa di tipo, ciellenistico, larga però, larga con una partecipazione larga, sindacati, associazioni di vario tipo e così, partiti. Quindi l'orientamento, quando io vado nel, della, del segretario Cervetti in particolare, eh, e in questo senso io poi fui, lo aiutai molto devo dire. Valutai molto a Milano, perché ero portatore proprio per l'esperienza del '68 e di questo, di questo io ancora non ero, avevo subito lo shock di Piazza Fontana. Ma 02:42:00 non ero passato al pessimismo, chiaro? Allo spirito difensivo. No, io ancora vedevo, vedevo i rischi, i pericoli e così via. Ma il, il Cervetti era, diciamo l'interprete di questo, perché era diventato segretario sull'onda di questo, di questo scontro e così di, di questa prospettiva positiva, di questa...E io lo aiutai in modo particolare. E lì quella fu un'altra esperienza, forte, forte, pesante ma formativa, accidenti, per quanto mi riguarda. Beh, espugnando politicamente la Statale, con quello che si chiamò il Comitatone. Quello là 02:43:00 lo feci io e io andavo, allora il movimento studentesco dominava la Statale, eh? E l'agibilità politica la decideva il movimento studentesco, cioè decideva chi poteva entrare, che poteva parlare e così via. E io ebbi il compito di occuparmi dell'università. E cominciai ad andare a tutte le assemblee, a chiedere la parola e a parlare in aula magna, in cui c'erano, c'erano, a parte quelli fuori, c'erano almeno mille persone, con tutto il, il vertice, a cominciare da Mario Capanna, schierati alla presidenza. E quando mi davano la parola, ironizzando tutta l'assemblea 02:44:00 che cominciava a scandire L'Aquila, L'Aquila. Ma io parlavo e con la tigna siamo riusciti poi a fare il Comitato, il Comitato e ad affermare il diritto di tutti a prendere la parola nelle assemblee, fino a che ci fu l'assemblea a quella cruciale con gli operai in tuta bianca della Pirelli, che proteggevano il, il, l'ingresso nella, nella eh, della Statale. E passarono anche i democristiani e presero la parola, in un casino che non ti dico, ma parlarono dentro la Statale, in nome del fatto che la democrazia vale per tutti, nessuno può diventare e l'amministratore suo, a suo, a suo piacimento della libertà di parola. Ma quella 02:45:00 è stata una battaglia importantissima nella, nella città. E, e arriviamo alla Festa dell'Unità del '73 e ci arriviamo con la, sentendo che questa politica aveva fatto presa nella città, per cui era la festa nazionale. Tu conosci Milano, le feste nazionali dell'Unità, io ero stato nel '66 a parlare al comizio finale con Amendola. Ero segretario da poco, segretario della Federazione Giovanile. Si facevano intorno all'Arena, ma non a tutta l'Arena eh, era l'Arena e poi quello spicchio di, di terra che sta da una parte, verso lì dove passa il tram, adesso non mi ricordo come si chiama quella 02:46:00 via. E i comizi finali eh, si facevano sotto un, in un, in un viale con dei platani, in cui arrivavano c'entravano al massimo cinquemila persone, ecco e infatti io ricordo il comizio del '66 con, con Amendola, che pur Amendola a Milano era. Nell'Arena si facevano gli spettacoli, ma uno ogni tanto eh, sì, si reclutavano due o tre cantanti di cosa si facevano gli spettacoli. C'erano due o tre ristoranti, delle cose e poi qualche mostra. Nel '73 la festa nazionale noi decidiamo, decidiamo a Milano di prendere tutto il Parco Sempione, 02:47:00 da Piazza del Cannone compreso il, il, eh, il Castello Sforzesco, fino all'Arco della Pace. Tutto, tutto, tutto. La Festa dell'Unità, alla Festa dell'Unità, prima le feste nazionali de L'Unità si faceva una iniziativa per sera, un'iniziativa politica o un'iniziativa spettacolare o un'iniziativa culturale. Noi facciamo, io mi occupo del programma della cosa. Mettiamo su un programma in cui si fanno, ci sono diversi centri e così via in cui facciamo dieci iniziative contemporanea per sera, dieci, quindici. Dal jazz alla, una cosa che costruiamo una, una rete televisiva interna e facciamo il telegiornale del, 02:48:00 della festa. Beh, i ristoranti diventano trenta, quaranta. Insomma, un salto di qualità e diventa un episodio straordinario nella vita della città e segna il salto delle feste del L'Unità. La Festa dell'Unità da quel momento diventano fino, fino a, diciamo fino alla morte di Berlinguer. No, anche no, no, però no, anche dopo, perché anche anche ricordo che anche però...Mmm no, no, no fino, fino alla morte di Berlinguer. Perché dopo cominciano a ridursi, infatti a Milano, poi venne spostato alla, agli, si lasciò e venne 02:49:00 al Palalido dove c'è quella, la Montagnola venne, diventò, venne fatto lì e così da ancora a, a Bologna in alcuni continuarono ancora per un po' di tempo, ma perché la storia delle Feste del L'Unità...
Davide Conti: 02:49:20 Sì, sì assolutamente.
Claudio Petruccioli: 02:49:21 È una, è una storia che fa capire l'andamento del, dell'organizzazione di massa e anche delle politiche culturali, del rapporto con la città, dei rapporti. Se si vedono i programmi e con le altre forze politiche così, ecco, va beh, eh, noi facemmo questa, questa festa contro, contro, controcorrente, in un certo senso. Eh,
Davide Conti: 02:49:54 Certo.
Claudio Petruccioli: 02:49:54 Perché era della fiducia, dell'apertura. Veniva, venne tutta Milano alla Festa dell'Unità.
Davide Conti: 02:50:01 E questo ricordiamolo in un contesto in cui c'era stato, la, dopo oltre alla strage di Piazza Fontana c'era stato l'assassinio del commissario Calabresi, la strage alla Questura...
Claudio Petruccioli: 02:50:12 Sì certo, però sempre contrastate da questo spirito diciamo positivo e unitario e fiducioso, fiducioso e volto a isolare questo era, non, non un...
Davide Conti: 02:50:28 Ritrarsi.
Claudio Petruccioli: 02:50:29 Non ritrarsi, non, non impaurirsi. Questo eh, e questo è, questo certo era dovuto anche al legame, al rapporto con il Partito Socialista, con il Partito Repubblicano, con i settori cattolici e la stessa Democrazia Cristiana, perché nel, nel comitatone eh, c'era la Democrazia Cristiana anche come partito, oltre ad esserci i, i professori, Rumi 02:51:00 il, il democristiano. Poi c'era il socialista che adesso non ricordo il nome, ma un nome, anche uno storico importante. E ed era, era questa la vita, la vita della, della città e le scelte politiche e ci furono due, se, due fatti coincidenti con con quella festa, che durò dieci giorni. E si superò per la prima volta una, una soglia di, di incasso allora inimmaginabile, perché se si andava sulle decine di milioni. Superammo il miliardo di, di lire di incasso in quella festa. E coincise con due eventi: uno che mi creò 02:52:00 un sacco di problemi a me, perché c'erano, avevamo fatto per raccogliere i, i giovani avevamo fatto una, un, non so un campeggio, un campeggio. E lì naturalmente arrivarono anche i napoletani. Però a Napoli era scoppiato il colera e quindi incombeva questa cosa del colera, per tutto il tempo, perché se per caso veniva, veniva una, quindi era, eh, e l'altro, e l'altro evento alla fine. Alla fine, in quei giorni fu il golpe del, golpe in Cile. Il golpe in Cile, da cui dopo poche settimane sgorgarono gli articoli di Berlinguer.
Davide Conti: 02:52:56 Su Rinascita.
Claudio Petruccioli: 02:52:57 Che è la sistemazione di una politica che però...
Davide Conti: 02:53:02 Che viene da lontano. Quindi che non è diciamo, così contingente, non è esclusivamente il frutto diciamo di quegli eventi traumatici.
Claudio Petruccioli: 02:53:10 No, no, no, del resto poi se li legge se, se uno legge gli articoli è detto. Nel Cile si dimostra una cosa, che vale anche per noi, che se si tenta una cosa senza la Democrazia Cristiana senza, con, va a finir male.
Davide Conti: 02:53:33 Sì sì. Questo questo è importante insomma.
Claudio Petruccioli: 02:53:35 Questo...
Davide Conti: 02:53:36 E questo elemento del compromesso storico rappresenta anche una, per così dire messa in mora del conflitto sociale, cioè una messa in mora almeno parziale di quel tipo di mobilitazioni che avevano caratterizzato gli anni precedenti.
Claudio Petruccioli: 02:53:52 No, no assolutamente, anzi direi che adesso sarebbe un, un far torto a Berlinguer e a chi ha aderito, ha sostenuto, anche io, quella politica. Poi ti dirò, perché e la ratio più profonda del mio, del mio, di tanti altri poi, sostegno a quella politica, che non è in contrasto con tutto quello che ho detto fin qui. E la scommessa era che quella politica potesse, dovesse essere sostenuta da lotte molto ampie, da movimenti, da conquiste. E un po' ci sono anche state, magari enfatizzate, ma per esempio i movimenti tendenti alla democratizzazione, alla creazione di istituti democratici nelle scuole, ti ricordano i...
Davide Conti: 02:54:54 I decreti delegati del '74.
Claudio Petruccioli: 02:54:54 Delegati. Eh, ma alcune poi alcune battaglie furono straordinarie, furono vinte, a parte si costituì il Servizio Sanitario Nazionale. Ma ci fu il disarmo, la smilitarizzazione della polizia. Non ci furono delle conquiste...
Davide Conti: 02:55:14 Sul piano sociale l'accordo sul punto di contingenza, a metà degli anni '70
Claudio Petruccioli: 02:55:17 Aspetta, quello avvenne in sede sindacale e avvenne, quello fu per molti versi un errore, perché quello avvenne più per, per iniziativa, cioè non ci si rese conto dei danni che avrebbe provocato successivamente, perché quella, quella, quell'accordo che fu un accordo di vertice fra la Confindustria, Agnelli e i sindacati e determinò poi un appiattimento salariale micidiale. E questo fu, fu creò poi dei problemi. Senza quello non ti spieghi neanche la marcia dei 60.000, dei 40.000 02:56:00 a Torino, perché quella lì è conseguenza dell'appiattimento delle, delle retribuzioni e quindi quella è una cosa da considerare con grande attenzione, a parte. No, quello che mi, l'intenzione era invece di accompagnare con un movimento il più largo unitario possibile la, e a questo veniva affidato il fatto che l'azione, diciamo la presenza, la presenza nella maggioranza non sarebbe stata una un'abdicazione, un'abdicazione, questo, solo che bisogna tener conto, eh beh, di quello che, che è avvenuto negli anni '70. Gli anni '70 si aprono a Ferragosto, con la denuncia di 02:57:00 Bretton Woods da parte di...
Davide Conti: 02:57:04 La fine della convertibilità del dollaro.
Claudio Petruccioli: 02:57:06 La convertibilità del dollaro in oro. Ora, se tu hai letto la grande trasformazione di Polanyi, sai l'importanza di questi eventi e per quanto riguarda la determinazione degli equilibri e degli sviluppi complessivi. Non solo, ma dopo c'è, abbiamo celebrato il 50º, la guerra del Kippur, la crisi...
Davide Conti: 02:57:32 Petrolifera certo.
Claudio Petruccioli: 02:57:34 Le domeniche a piedi. E poi c'è l'inflazione a due cifre, vicino al 20%...
Davide Conti: 02:57:47 Sì, sì come precipitato di tutto questo.
Claudio Petruccioli: 02:57:49 Durante durante la, c'è, c'è sì la, la, il punto di contingenza che però con, con un'inflazione di quel genere l'appiattimento 02:58:00 retributivo...
Davide Conti: 02:57:59 Sì, quello forse appunto è un tentativo di...
Claudio Petruccioli: 02:58:05 Un tentativo. L'altro invece un tentativo positivo, che straordinariamente viene dimenticato. Beh, in quel periodo ci fu un prestito nazionale, eh. Anche io, anche io come tutti i lavoratori dipendenti, per alcuni mesi una parte dello stipendio erano dei buoni del Tesoro a da, da riscattare anni dopo. Li abbiamo riscattati, ma dico abbiamo, la retribuzione monetaria sarà...
Davide Conti: 02:58:44 Era minore sì...
Claudio Petruccioli: 02:58:45 Era minore o, questo, quello era effettivamente contro l'inflazione, quello sì, quella e fu fatta, fatta. Quindi i movimenti in una situazione 02:59:00 di inflazione di quel genere, non erano anche eh, e quando ci furono, furono anche usati e curvati, anche quando forse non oltre, al di là di quello che oggettivamente erano contro la politica di, di presenza nella maggioranza. E il simbolo di questa è la, la vignetta di Forattini in occasione del, del...
Davide Conti: 02:59:31 Dello sciopero dei metalmeccanici.
Claudio Petruccioli: 02:59:33 Sciopero dei metalmeccanici.
Davide Conti: 02:59:33 Lo ricordiamo, viene rappresentato Enrico Berlinguer, il segretario del Partito Comunista in vestaglia, in pantofole borghesi diciamo, mentre alla finestra si vede sfilare il corteo dei metalmeccanici.
Claudio Petruccioli: 02:59:45 Il grande corteo dei, dei metalmeccanici, impaurito lui dalla, dalla cosa fu una grande manifestazione ed, ed effettivamente ebbe un peso politico perché eh, il 03:00:00 dubbio che quella, quel movimento invece che aiuta di fronte alle resistenze che c'erano, che potesse, anziché aiutare potesse invece e far precipitare. E questo, questo c'era...
Davide Conti: 03:00:24 Era un elemento presente.
Claudio Petruccioli: 03:00:25 Era un elemento presente. E poi con la cosa di Moro, eh perché, li, al di là della questione diciamo drammatica, già in sé del sequestro e così via. Beh, lì il sequestro e l'assassinio di Moro, eh, e 03:01:00 in un certo senso far riemergere, rivitalizza la paura del 12 dicembre. E la questione però non è in questo, solo, solo una, un cedimento, attenzione! Perché è abbastanza impressionante. È abbastanza impressionante. È come se noi abbiamo parlato della storia visibile e vissuta fin qui. Ma è come se poi ci fosse un'altra storia sotto. Perché queste due io, io non sono, sono contro la dietrologia...
Davide Conti: 03:01:55 Certo.
Claudio Petruccioli: 03:01:56 Sono proprio contro. Però queste due date che segnano un arco, un decennio, in mezzo al quale succede tutto quello che succede. Beh, anche quella è un'altra storia che, che fronteggia e comunque l'episodio conclusivo, cioè la, l'evento terroristico che chiude l'arco, quello, quello del sequestro e assassinio di Moro, con tutto quello che è accaduto per quanto mi riguarda e trova un, una 03:03:00 persona che ha incamerato in maniera ormai definitiva il problema della sinistra che deve governare. Cioè fino a prima del compromesso storico, con tutte le titubanze le critiche che ci potrà, le riserve che ci possono, fino a prima del compromesso storico le cose funzionavano in modo tale per cui, tu Partito Comunista potevi ancora giocare la carta, io influiscono sulla vita della nazione anche.
Davide Conti: 03:03:44 Dall'opposizione.
Claudio Petruccioli: 03:03:44 Anche dall'opposizione. Dopo quella prova lì e quella conclusione non potevi ritrarti. Io sentivo che non potevamo ritirarci 03:04:00 dalla, dalla sfida del governo.
Davide Conti: 03:04:02 Cioè il tema era all'ordine del giorno.
Claudio Petruccioli: 03:04:05 Eh no, perché, perché non potevi tornare a prima, non potevi tornare a prima. Tanto che io ebbi qualche dubbio. Io che ho fatto il sinistro prima e così via, ebbi qualche dubbio sull'uscire dalla, dalla maggioranza. Perché dico, se usciamo dalla maggioranza non la riprendiamo più, il bandolo, anche lì. Per non uscire dalla maggioranza, però non so se sarebbe stato sufficiente, ma era assolutamente necessario aprire un discorso col Partito Socialista. Non considerare che tutto era nel dialogo con la Democrazia Cristiana, perché 03:05:00 con la morte di Moro il, quel quadro e quindi dell'interlocutore cambiava...
Davide Conti: 03:05:06 Venuto meno certo.
Claudio Petruccioli: 03:05:08 E tu dovevi capire che, che dovevi avere una e invece questa lì e c'è stato un altro secondo me, debolezza di Berlinguer perché non ci ha provato non, la questione della, eh presidenza socialista. E se si fosse determinato un riavvicinamento eh, della, una riduzione della forbice che si era allargata enormemente durante la cosa, avrebbe potuto essere giocata in modo diverso. Poi vabbè, Berlinguer è morto e quindi cosa succede dopo non si può dire. Io che cosa posso dire? Posso dirti, perché io da quel momento ho sempre pensato che se 03:06:00 il PCI non era in grado di affrontare e risolvere positivamente, dare una risposta positiva a, alla, all'equazione del governo del paese aveva finito...
Davide Conti: 03:06:16 La sua funzione.
Claudio Petruccioli: 03:06:16 La sua funzione storica.
Davide Conti: 03:06:18 Questo è veramente un tema dirimente...
Claudio Petruccioli: 03:06:23 Questo, questo per spiegare, per spiegare a me e poi per spiegare, ma io, io lo so perché queste cose qui sono, sono testimoniate dalle cose che ho detto, fatto in, e anche prima della svolta e così via, questa era. Perché, perché come fai a eliminare? A obliterare il tema governo, dopo quell'esperienza che hai fatto e vista anche, quella conclusione che ti mette davanti, 03:07:00 se non altro come incognita o come domanda senza risposta. I conti da fare con un'altra storia su cui tu, non riesci a giocare, a influire. E anzi una storia da cui nascono le paure di tutti, di tutti. Perché quella storia lì, quella storia lì è una storia in cui giocano non solo forze italiane, ma anche non sul caso Moro, lascia stare giocano tutti.
Davide Conti: 03:07:42 Sì, sì, sulla dinamica complessiva diciamo così, degli equilibri politici italiani e c'è un, ci sono più piani. Questo è...
Claudio Petruccioli: 03:07:52 Non c'è niente da fare. C'è una, non è, non è lo Stato profondo, no, non è lo Stato profondo. È il terreno su cui tu cammini, che non è un terreno solido, amico. Per tornare, se fosse vivo mio nonno e gli direi sì, ma questa tua teoria dello stare attenti dove metti i piedi, perché sulla roccia che sia ben, beh, però deve essere solido il terreno, perché se no è, ma adesso forse sto parlando in modo quasi incomprensibile.
Davide Conti: 03:08:35 No, no invece no. Su questi, su questi temi invece vanno colti, vanno colte le questioni politiche, i nodi politici, cioè i nodi politici di fondo, sono al di là della vicenda specifica del sequestro Moro, sono i temi che da quella faglia emergono.
Claudio Petruccioli: 03:08:53 Io non so se tu hai letto una mia cosa che è stata pubblicata sul Mondo Operaio, su, su questa cosa di Moro, che io affronto questa questione qui. Mondo Operaio ha fatto quasi un numero intero.
Davide Conti: 03:09:09 Monografico.
Claudio Petruccioli: 03:09:10 Cosa poi con interventi di Craveri, poi abbiamo fatto anche tante discussioni, ma insomma la morte di Moro, l'assassinio di Moro è un nodo della, della comprensione dell'Italia non e di tutta, di tutto dell'Italia e dell'Italia come è lei, come la politica, ma come nel mondo, nel, nell'Europa nel, in Medio Oriente e io devo dirti che da questo punto di vista, adesso che le cose sono tutte, con quello che sta succedendo, beh, mi è ritornata fuori, questa volta 03:10:00 davvero una paura, che l'Italia così indebolita nella sua, perché allora, l'infrastruttura democratica era...
Davide Conti: 03:10:16 Solida.
Claudio Petruccioli: 03:10:17 Molto più forte. Adesso forse, come si può dire, la maturità democratica della, della popolazione nel suo insieme forse è...
Davide Conti: 03:10:28 Più diffusa.
Claudio Petruccioli: 03:10:29 E' cresciuta. Però l'infrastruttura.
Davide Conti: 03:10:36 Istituzionale repubblicana,
Claudio Petruccioli: 03:10:38 Istituzionale, organizzativa e così via e quasi, quasi è sfibrata e, e con queste forze che noi vediamo agire nel mondo che hanno di fronte, queste sì, hanno obiettivi che le portano a 03:11:00 scegliere forme di, di lotta, di guerra e di terrorismo come si dice, asimmetriche, nuove anche perché consentite dalle tecnologie, ma che sono molto attente a individuare i punti, gli anelli deboli. Beh l'Italia col debito che ha, con la questa situazione può essere vista come...
Davide Conti: 03:11:28 Un punto di rottura.
Claudio Petruccioli: 03:11:29 Perfino la presenza del Vaticano può agli occhi di alcuni apparire come un incentivo a colpire qua. Però qui stiamo, stiamo come si vuole. Ma a me importava mettere in evidenza il punto, questo mi importava, sì molto, perché questo l'ho vissuto profondamente. E spiega poi largamente quello che sono stato, come mi sono mosso dopo, dopo 03:12:00 e alla fine, dopo gli anni '70.
Davide Conti: 03:12:07 E la fine del Partito Comunista l'ha vissuta in presa diretta, con un ruolo...
Claudio Petruccioli: 03:12:13 Sì ma ti dicevo, io poi vengo a questo, questo io, cioè il fatto perché io ho, cioè se dovessi dire che cosa, come ho cominciato, gli anni '60 e come sono uscito dagli anni '70. Gli anni '60 li vedevo con tutti gli arricchimenti, le complicazioni culturali. Vedevo comunque il mio impegno, l'impegno della sinistra, del, del PCI, dei movimenti e così via come impegno che aveva come obiettivo il potere. Beh, alla fine degli 03:13:00 anni '70 non è che io sono cambiato, certo, sono evoluto culturalmente, ma al centro c'è il tema governo, che è anche potere, ma è governo.
Davide Conti: 03:13:15 È qualcosa di diverso.
Claudio Petruccioli: 03:13:16 È una cosa diversa, e il potere si prende, il governo...
Davide Conti: 03:13:23 È una visione palingenetica della società.
Claudio Petruccioli: 03:13:25 Il governo lo devi adesso, lo devi conquistare, ma lo devi esercitare. Questo è il, il mio, quello che posso dire di quel ventennio. E anche le vicende, eh la vicenda de L'Aquila cosa è stato? La vicenda de L'Aquila, io lì mi sono mosso come, come chi governa. Io lì ho fatto un'esperienza di governo, perché la situazione 03:14:00 era, era...Mi hanno mandato lì, era, si eleggevano trenta consiglieri regionali. Questa era la situazione, a parte la situazione del partito che, che L'Aquila, che Pescara e non c'era confronto.
Davide Conti: 03:14:17 Poi bisognava scrivere lo Statuto.
Claudio Petruccioli: 03:14:21 Aspetta. Ma la posizione degli altri era, democristiani e socialisti, noi. Eh, ognuno diceva io voterò ogni singolo. Io sono per Pescara, io sono per L'Aquila, io sono per quella. E veniva che erano alla pari e dice quindi, decideranno i, no quaranta, erano i, quindi questi trenta consiglieri erano divisi in metà. E metà quindi e dovranno decidere i comunisti, che, che sono un partito disciplinato. Infatti 03:15:00 noi prendemmo dieci, dieci consiglieri. E io capovolsi, dapprima capovolsi il eh, il teorema. Dissi no, noi i nostri voti sono pronti a votare compatti su una soluzione concordata con le forze democratiche, perché bisogna fare uno Statuto e lo Statuto deve essere fatto con la, l'articolo. E così facemmo e così facemmo. E infatti lo Statuto che approvammo allora, che fu approvato da trentotto consiglieri su trentanove presenti, uno assente. Il, quello Statuto non è più stato toccato, non è più stato toccato, è quello ed è lo Statuto che nell'articolo dice capoluogo 03:16:00 della Regione Abruzzo, sede della Giunta e del Consiglio, è la città de L'Aquila. A causa della varietà della cosa eh, i, gli uffici degli assessorati alla pesca e così via, sono da una parte e quelli, gli altri sono, eh erano più numerosi quelli di Pescara che quelli de L'Aquila. E poi si diceva il consiglio decide. Può decidere se riunirsi anche al di fuori della sua sede naturale, dalla sua sede istituzionale che è...No, no, non so se anche la Giunta, non credo che il Consiglio. Su questo, nessuno l'ha più toccato, perché e la cosa e io li riuscì a fare un'operazione 03:17:00 con, poi certo ci fu quella fiammata di protesta che portò alle distruzioni dei, dei, alle, alla devastazione delle sedi dei partiti e anche della sede del, del PCI che era considerato eh, il più responsabile dagli aquilani perché...Ecco, però quello lì, fu un'esperienza adesso che ci penso, che posso dire di governo, di governo con un partito che non era pronto allora, ad affrontare temi di governo. Perché io mi ricordo sulla questione delle autostrada eh, che dicevo? Ma scusate, l'autostrada è arrivata fino a L'Aquila. Si doveva fare fino, cioè l'autostrada era 03:18:00 Roma-Pescara. No, non era fatta, perché io non ho mai fatto. Allora faceva ancora la Salaria, si faceva la, si faceva la, l'autostrada fino a, a L'Aquila e c'era a, lì il capoluogo del Fucino, come si chiama? O Dio mio, Avezzano. Ad Avezzano c'era un dieci chilometri di deviazione, che poi avrebbero dovuto continuare fino, saranno, e io dicevo ma scusate, ma perché si devono fare due, per poi sfociare, innestarsi sull'Aurelia, sulla Adriatica. A una distanza dall'Adriatica di meno di trenta chilometri, eh, le due cose. Con il traforo del Gran Sasso, tutte le opere. Dico se ne scelga 03:19:00 una. Una, perché non è che se devi andare si sceglie quella per L'Aquila e va bene, si usciva a, sotto Teramo, a coso erano trenta chilometri, un quarto d'ora di macchina arrivavi a Pescara e viceversa eh, l'autostrada per L'Aquila c'era già, per L'Aquila era già stata fatta. Era già in funzione Roma-L'Aquila, era già in funzione. Quindi diciamo la dopo L'Aquila, fino a dopo, fino a che non si non si sbuca, sbocca, sbuca nella valle del Vomano e poi a, nel Teramano, a venti, trenta chilometri e venti chilometri dalla costa non c'è anima viva, non c'è anima viva, l'unica cosa per cui serve il traforo del Gran Sasso adesso è per la ricerca scientifica, parliamoci 03:20:00 chiaro, eh vabbè, scusa.
Davide Conti: 03:20:04 No, no, no. E l'altra, l'ultima questione, diciamo che volevo affrontare era appunto il passaggio sulla fine del Partito Comunista, che è proprio...
Claudio Petruccioli: 03:20:16 Sulla fine del Partito Comunista io ti posso dire ho scritto, fatto, ma c'è una cosa che...Doveva esser vivo Berlinguer. Berlinguer è morto a sessantadue anni nel, nell'84. Nel, nell'89 avrebbe avuto 67 anni. Quindi era giovane ed era giusto che fosse lui a, a fare la scelta. Noi 03:21:00 abbiamo fatto quello, abbiamo fatto, abbiamo, abbiamo potuto, abbiamo saputo. Ma la continuità della, con lui ci sarebbe stata...
Davide Conti: 03:21:23 Ci sarebbe stata anche il retaggio del passato, su quello che poi sarebbe stato il futuro.
Claudio Petruccioli: 03:21:30 Sì, però, e quindi sai quell'evento naturale, in un certo senso ha privato il Partito Comunista di una verifica, alla quale aveva diritto. Questo penso adesso ti 03:22:00 sembrerà strano, ne parlo come una persona però, e però Berlinguer era nato con il Partito Comunista insomma, era coetaneo, eh? E poi tanto il Partito Comunista nei primi ventidue, ventitrè anni, le...Berlinguer era...Era il Partito Comunista...
Davide Conti: 03:22:28 Era stata un'altra cosa. Prima del '44 il Partito Comunista.
Claudio Petruccioli: 03:22:31 Non c'era, non c'era lui. Quando lui apre gli occhi sulla politica e fa le prime lotte per il pane è quando il Partito Comunista riemerge da vent'anni di clandestinità e di una storia e cambia tutto poi, cambia, è un altro.
Davide Conti: 03:22:52 È il figlio della svolta del Partito, della svolta di Salerno.
Claudio Petruccioli: 03:22:56 Sì, appunto.
Davide Conti: 03:23:00 E quindi...
Claudio Petruccioli: 03:23:01 Noi siamo, siamo un'altra, siamo noi siamo. Berlinguer ha vissuto il '56, era nella direzione del partito, ha vissuto da dirigente già giovane, ma gli anni dello stalinismo, era già nella direzione del Partito quando la Direzione del Partito vota la richiesta sulla richiesta di Stalin di... Insomma non è solo e ha vissuto la storia. E l'ha vissuta introiettando, tenendo dentro di sé le contraddizioni della storia. Noi, noi, noi dopo, noi abbiamo lavorato per risolvere le contraddizioni, ma per rompere quindi, allora 03:24:00 noi, noi è vero che portavamo un elemento di rottura dentro. Perché già all'inizio...
Davide Conti: 03:24:09 Nascevate come generazione..
Claudio Petruccioli: 03:24:13 Già all'inizio se io ripenso alle polemiche degli anni '60, non solo con Amendola, ma anche le cose di Togliatti che non ci convincevano. Io ero amicissimo, quasi personale, era amicissimo personalmente di Lucio Colletti, che era mio assistente all'università. E ed ero affascinato dal suo discorso. Lui poi era era stato, bada bene, lui era fra i firmatari del, del manifesto dei centouno e sull'Ungheria quindi...
Davide Conti: 03:24:56 Gli intellettuali...
Claudio Petruccioli: 03:24:57 Non è che fosse un, un filo-sovietico e così via ma lui però era, aveva un approccio di tipo leninista al tema della conquista del potere e quindi e respingeva era critico dell'approccio togliattiano della via costituzione, della Costituzione che è la strada su cui si procede per andare...
Davide Conti: 03:25:30 Verso il socialismo.
Claudio Petruccioli: 03:25:32 Verso, la considerava, un'illusione, una sciocchezza e io e io con, con lui. E io per dire io, ma gli altri, perché? Perché? Perchè ragionavamo in termini...Questo è l'aspetto importante da me, che adesso vedo e capisco da un po'di anni e che 03:26:00 son venuto via via scoprendo, perché? Perché avevamo ragione di cogliere la contraddizione sulla via della Costituzione, con un programma di riforme, di cose. Tu però puoi, devi tracciare una strada che preveda il governo, perché se invece mi lasci aperta la questione dell'elemento, del salto di sistema, allora la Costituzione, perché il momento in cui come diceva Colletti è la prova della pajata. Se tagli, c'è una linea sopra la quale è pajata, sotto la quale merda. Il, il salto di qualità se 03:27:00 si deve passare da un sistema all'altro, se non si è berstaniani eh, il salto di qualità c'è. Non c'è niente da fare. E allora bisogna scegliere. Quando facemmo il convegno dei, delle organizzazioni giovanili negli anni '60, quella diciamo per rispondere alla, alla, all'auspicio unitario di...
Davide Conti: 03:27:33 Di Amendola.
Claudio Petruccioli: 03:27:34 E io feci un intervento per dire o si fa l'unità, lì sono orgoglioso di quell'intervento, perché o si fa l'unità, diciamo su un'ipotesi rivoluzionaria per, oppure se no ha ragione Nenni. Cioè volevo dire, se no la via è quella del governo. Non 03:28:00 puoi avere un partito che diciamo non sceglie fra queste due ipotesi e che questo è, e quindi diciamo la insoddisfazione che negli anni '60. All'inizio, anche sotto la pressione...
Davide Conti: 03:28:22 Degli eventi...
Claudio Petruccioli: 03:28:23 Dedgli eventi, della cultura in cui, e risolvevo inclinando da una parte. Dopo vent'anni e la, la soluzione la vado a cercare dall'altra parte. Ecco questo è il, la storia di politica, per quello che conta di Petruccioli, non so se...
Davide Conti: 03:28:46 Grazie, grazie davvero tantissimo per questo contributo eh, così importante, significativo. Io devo leggere per concludere l'ultima formula: nel rinnovarle il nostro ringraziamento 03:29:00 per aver acconsentito alla registrazione, le chiedo se desidera porre dei vincoli alla consultazione dell'intervista appena realizzata.
Claudio Petruccioli: 03:29:08 Non pongo nessuna, nessun vincolo e aggiungo che tanto i vincoli sono impliciti, perché credo che tante cose sia difficile capirle.
Davide Conti: 03:29:22 E...no...
Claudio Petruccioli: 03:29:22 Spero che non siano così incomprensibili per chi dovesse prestarvi attenzione.
Davide Conti: 03:29:28 No, grazie.